Feb 04

Grande attesa per l’edizione 2024 della Sartiglia. Per saperne di più…

A Oristano l’ultima domenica e martedì di carnevale si corre, per antica tradizione, la Sartiglia, uno degli ultimi tornei equestri di origine medievale ancora presenti in area mediterranea.

La giostra della domenica organizzata dal Gremio dei Contadini, mentre il Gremio dei Falegnami sovrintende alla corsa del martedì grasso. La corsa vede protagonisti dei cavalieri mascherati che tentano con una spada e con una lancia di legno, detta stocco, di infilzare un anello a forma di stella, sospeso ad un nastro teso di fronte alla Cattedrale di Santa Maria Assunta, lungo la via Vittorio Emanuele.

Le due corse, identiche nelle fasi salienti, si differenziano in alcuni dettagli: la domenica i nastri che stringono le maniche della camicia e mantengono maschera e cilindro del Componidori – il Capo corsa che sovrintende all’intera manifestazione – sono rossi, mentre sono rosa e turchini il martedì; la sua maschera lignea color terra la domenica, mentre il martedì di color rosa carne; ancora, la giubba di pelle del capo corsa, detta “coiettu”, allacciata anteriormente con stringhe di cuoio per il Componidori del Gremio dei Contadini, mentre il Capo corsa del martedì reca un “coiettu” legato sul davanti da borchie argentee a forma di cuore; infine, i pantaloni sono color miele la domenica e s’indossano dentro gli stivali da cavallerizzo, invece il martedì arrivano sino al ginocchio e fungono da sovrapantaloni.

Il giorno della Sartiglia un araldo a cavallo accompagnato da alfieri, tamburini e trombettieri, percorre le vie della città e si ferma nelle piazze principali per leggere il bando: l’avviso della corsa che si terrà nel pomeriggio. Il Componidori si dirige verso il luogo della vestizione, accompagnato in corteo dal Gremio e da “is massaieddas”, giovani ragazze in costume sardo che compiranno il rito della vestizione. Il cavaliere – scelto tra i cavalieri oristanesi dal Presidente del Gremio per ricoprire l’importante incarico – prende posto su una sedia collocata su un tavolo, “sa mesitta”, e da quel momento non dovrà più toccare il suolo fino alla sera, quando, terminate le corse, “is massaieddas” gli toglieranno la maschera. Prima della posa della maschera, “is oberaius” fanno un ultimo brindisi con l’uomo che sta per diventare Componidori, chiedendo al Santo la protezione per il cavaliere. “Is massaieddas” posano la misteriosa maschera sul viso: il momento più solenne ed emozionante della gioiosa giornata perché l’uomo smette di esistere e al suo posto appare a tutti un semidio, avente l’onore di condurre i cavalieri alla giostra equestre.

Il corteo composto da 120 cavalieri in maschera riuniti in gruppi di tre, che vestono colorati costumi di foggia sarda e spagnola e montano cavalli bardati con coccarde multicolori. Il Componidori, affiancato dai due compagni di pariglia, “su segundu cumponi” e “su terzu cumponi”, guida il corteo verso il teatro tradizionale della giostra.

La corsa si svolge nell’antica città murata, lungo la strada che conduce dalla reggia dei re d’Arborea alla Cattedrale di Santa Maria, fino all’ospedale medievale di Sant’Antonio Abate. Su questa strada apre la corsa il Componidori con il “segundu cumponi” eseguendo tre incroci di spada sotto la stella appesa ad un nastro verde. Su questa via, spronato il cavallo, il Componidori tenterà d’infilzare la stella con la spada. Successivamente la prova sarà ripetuta da quei cavalieri scelti dal capo corsa per tentare la sorte. Più stelle saranno spiccate dal nastro, migliore sarà l’annata e rigoglioso il raccolto dei campi. Al Capo corsa e ai suoi due aiutanti di campo competerà una seconda prova cercando di cogliere la stella con lo stocco, l’elegante lancia di legno.

Concluse le discese alla stella il capo corsa riceve “sa pipia de maiu” e, giunto davanti all’antico castello giudicale, a gran galoppo, ripercorre il tragitto riverso all’indietro sul cavallo, benedicendo la folla. Terminata questa prima fase della manifestazione, il corteo si dirige verso la via Mazzini, il cui tracciato costeggiava anticamente le mura turrite della città, teatro delle spericolate e acrobatiche evoluzioni delle pariglie. Al tramonto, chiusa la festa, il Componidori e i cavalieri, attraverso le vie del borgo, fanno ritorno al luogo della vestizione dove “is massaieddas” compiono il rito della svestizione, togliendo la maschera al capo corsa e facendolo ritornare “uomo”. Da quel momento iniziano i festeggiamenti in onore dell’eroe del giorno e del suo seguito, con un banchetto che vede la presenza di tutti i partecipanti alla giostra.

I Gremi in Sardegna

In Oristano, contadini, sarti, falegnami, carreggiatori, scarpai, muratori, ferrai, vasai, bottai, fabbri e armaioli erano riuniti in corporazioni d’arti e mestieri. Tali associazioni, chiamate gremi, erano del tutto simili nella struttura e nell’organizzazione alle corporazioni spagnole.

Originariamente menzionati con il nome di maestranza, offici, confraria o germanidad, a partire dal XVII secolo invece attestato il nome gremio, ancora oggi adoperato, che deriva dall’espressione “in gremio”, ovvero il mettersi “in grembo”, sotto la protezione di uno o più Santi patroni. I gremi sardi rispecchiano le caratteristiche sostanziali ed in particolare le formule statutarie mutuate dalle associazioni di mestiere barcellonesi, adeguate alla realtà locale. Le assemblee degli associati si tenevano nella cappella o nell’oratorio della chiesa intitolata al Santo patrono. Lo statuto dettava norme per la costituzione, l’amministrazione, i doveri religiosi, la disciplina professionale, gli esami per i nuovi soci, le controversie di lavoro, le norme per la conservazione dei libri amministrativi e contabili e la cura delle cose necessarie alle cappelle. Ogni associato era vincolato al rispetto di molteplici doveri religiosi, morali e sociali, poiché il principio di mutualità tra i soci era alla base del gremio.

L’associato era obbligato a partecipare a tutte le funzioni liturgiche ufficiali, alla solennità del Santo patrono e ai funerali dei soci. Durante la festa del patrono, il gremio sorteggiava o eleggeva i nuovi amministratori: il maggiorale, che ne era il rappresentante (talora erano due), e i probi uomini, sorta di consiglio particolare del maggiorale.

Grazie ad eredità, donazioni o pagamento di crediti, i gremi entravano in possesso di case e terreni, la cui rendita costituiva un’unità importante sul totale delle entrate di cassa. Inoltre, accrescevano i propri beni immobili con l’acquisto di terreni e la costruzione di edifici.

I maggiorali controllavano tutti gli introiti. Le voci delle uscite cambiavano secondo le diverse attività, mentre erano comuni a tutti i gremi le spese concernenti le feste dei Santi patroni, l’acquisto della cera per le candele e le spese relative ai funerali degli associati. L’attività dei gremi documentata fino alla seconda metà del XIX secolo, quando la legge del 29 maggio 1864 li abolì de iure, obbligandoli alla trasformazione in società di mutuo soccorso. Attualmente queste istituzioni sono ancora operanti nelle sole città di Sassari e Oristano.

Le fasi della Sartiglia nel dettaglio:

La Vestizione

La cerimonia della Vestizione è il momento che determina l’inizio della Sartiglia. Si tratta di un rito lungo e complesso in cui gli abiti tradizionali vengono cuciti addosso a Su Componidori, il cavaliere protagonista della giornata, che si trasformerà agli occhi dei presenti in un semidio.

La mattina della corsa Su Componidori, dopo aver fatto visita ai cavalieri nelle scuderie, si dirige presso la casa del presidente del Gremio. Da qui partirà il corteo con il quale il gruppo dei tamburini e dei trombettieri, le “Massaieddas”, “sa Massaia Manna”, i componenti del Gremio e Su Componidori si recano nella sede del Gremio in cui avverrà il rito.

Un volta arrivati a destinazione Su Componidori raggiunge la “mesitta”, il tavolo nel quale si compirà il rito. A partire da quel momento, sino alla cerimonia della Svestizione alla sera, il cavaliere non potrà toccare il suolo con i piedi.

La cerimonia viene presidiata da “Sa Massaia Manna” e dalle “Massaieddas”.

“Sa Massaia Manna” ha il ruolo più importante di tutta la cerimonia di Vestizione: dirige le operazioni di vestizione del Capocorsa. Si posiziona ai piedi de “sa mesitta”, osserva l’operato delle Massaieddas e dà indicazioni su come vestire in modo ottimale Su Componidori.

Le “Massaieddas” sono giovani ragazze, vestite con il tipico costume sardo della città di Oristano, che si occupano di cucire addosso a Su Componidori l’abito. Sono loro che portano al gremio le varie componenti del vestito durante il corteo.

Vestito del Gremio dei Contadini

Su Componidori del Gremio dei Contadini indossa una camicia bianca i cui sbuffi vengono raccolti da dei fiocchi rossi. Sulla camicia viene indossato il “coietto”, una giacca smanicata che ricorda l’antico indumento da lavoro, stretto sul petto da lacci di pelle. Su Componidori del Gremio dei Contadini indossa una maschera color terra.

Vestito del Gremio dei Falegnami

Su Componidori del Gremio dei Falegnami indossa anch’esso una camicia bianca i cui sbuffi sono raccolti da fiocchi rosa e celesti. Delle borchie d’argento a forma di cuore chiudono sul petto il coietto. La maschera è chiara color cera.

La fine della Vestizione

La cucitura della maschera e il posizionamento del velo ricamato e del cilindro sul capo avviano verso la conclusione la cerimonia.

Conclude il rito la sistemazione di una camelia sul petto de Su Componidori: rossa quella del Capocorsa della Domenica, rosea quella de Su Componidori del Martedì.

Al termine della vestizione, il cavallo del Capocorsa viene portato nella sala e Su Componidori dalla “mesitta” monta in sella al suo destriero.

In quel momento il Presidente del Gremio gli consegna “sa Pippia de Maiu”, il doppio mazzo di pervinche e viole mammole, che rappresenta la rigenerazione della natura: la fine dell’inverno e l’ingresso della primavera. Con questo “scettro” Su Componidori benedirà i presenti.

Dopo aver benedetto e salutato tutti i presenti si compone quindi il corteo diretto alla volta della via della Cattedrale per dare inizio alla corsa alla stella.

La corsa alla Stella

Al termine della cerimonia della vestizione de Su Componidori, il corteo dei cavalieri, guidato dal Capocorsa e preceduto dai trombettieri, dai tamburini e dal Gremio, si dirige alla volta della via della Cattedrale di Santa Maria Assunta.

Il passaggio del corteo è uno dei momenti più emozionanti della manifestazione. La città e i turisti provenienti da ogni parte del mondo attendono con impazienza il passaggio de Su Componidori, il protagonista della corsa.

Rapisce l’imponenza dei cavalli, l’eleganza dei cavalieri rivestiti degli antichi costumi della tradizione sarda e spagnola, l’esplosione dei colori delle bardature, il tripudio delle trombe e dei tamburi.

La Corsa alla Stella è la fase principale e più conosciuta di tutta la manifestazione. Consiste in una corsa al galoppo dei cavalieri per cogliere con la propria spada la stella sospesa.

La stella di acciaio, uno dei principali simboli della Sartiglia, è appesa al centro della pista con un nastro verde, davanti agli occhi di migliaia di spettatori che ammirano ogni anno la manifestazione.

Il triplice incrocio di spade tra Su Componidori e il suo secondo sotto la stella dà inizio alla corsa. A partire da quel momento inizia la sfida.

Su Componidori sarà il primo a tentare la sorte, cercando di cogliere al galoppo il bersaglio. Sarà poi la volta di Su Segundu e Su Terzu (i suoi due aiutanti).

Successivamente potranno cimentarsi nell’impresa tutti gli altri cavalieri a cui il capocorsa darà l’onore della spada. Infatti lui e solo lui potrà scegliere chi tra i cavalieri partecipanti potrà tentare di cogliere la stella.

I cavalieri che riusciranno a cogliere la stella riceveranno in premio una piccola stella d’argento. I cavalieri che per sorte e straordinaria abilità riusciranno nell’impresa di cogliere un’altra stella nella seconda giornata di Sartiglia riceveranno in premio una piccola stella d’oro.

Al momento della conclusione della corsa, Su Componidori riceve lo “stocco”, una lancia di legno con la quale potrà affrontare nuovamente il percorso in Cattedrale e tentare di cogliere nuovamente la stella. Solo a lui e ai suoi compagni di pariglia sarà concesso questo onore.

Ultimate le discese con lo stocco, Su Componidori si reca nuovamente sul sagrato della Cattedrale e, riconsegnando la lancia di legno, riceve “sa Pippia de Maiu”, il doppio mazzo di viole mammole con cui benedirà la folla.

Lo squillo di trombe e il rullo dei tamburi annuncia sa “Remada”, il coraggioso atto compiuto da Su Componidori che chiude ufficialmente la corsa alla stella.

Il cavaliere, riverso sul cavallo, affronterà a gran galoppo il percorso salutando e benedicendo il gremio e tutti i presenti.

Dopo quel momento si ricompone il corteo dei cavalieri che, ripercorrendo il centro storico, si dirige verso la via Mazzini, dove si svolgeranno le Pariglie.

Le Pariglie

La corsa delle pariglie consiste in evoluzioni acrobatiche di tre cavalieri alla volta sui loro cavalli.

Le corse partono da “Su Brocci”, il piccolo tunnel che si immette nella via Mazzini. Da qui prendono il via le spericolate acrobazie dei cavalieri che, dopo mesi di preparazione, danno sfogo al proprio entusiasmo e alle proprie abilità.

Apre la corsa la pariglia de Su Componidori, che non potrà cimentarsi nelle evoluzioni per preservare l’incolumità del Capocorsa.

A seguire gli spericolati passaggi di tutti gli altri cavalieri, che regaleranno ai presenti uno spettacolo unico e irripetibile.

L’ultimo passaggio sul percorso è ancora una volta affrontato da Su Componidori con la sua pariglia. La chiusura della corsa è segnata dal passaggio del Capocorsa che esegue un’altra “Remada”.

Questa volta affronterà il percorso con i suoi compagni che a gran galoppo guideranno i cavalli mentre lui riverso sulla groppa del cavallo saluta e benedice la folla con “Sa Pippia de Maiu”.

La Svestizione

L’imbrunire, la sfilata dei cavalli e dei cavalieri segna la fine della corsa. Il corteo formato dai trombettieri, dai tamburini, dal Gremio e dai cavalieri, si dirige alla volta della sede del Gremio dove è avvenuta la vestizione de Su Componidori.

Raggiunto il locale, egli saluta tutti i cavalieri e i presenti ed entra, riverso sul cavallo, all’interno della sala. Raggiunta “sa mesitta”, il Capocorsa può balzare sul tavolo congedando il suo cavallo.

Inizia quindi la cerimonia della svestizione. Levati il cilindro e il velo, lo straordinario rullo dei tamburi segna il momento in cui viene tolta la maschera: in quell’attimo su Componidori ritorna cavaliere.

Da quel momento il Gremio, i cavalieri e tutti i presenti si recano da lui per salutarlo e congratularsi.

(notizie a cura del Comune Oristano, Fondazione Oristano, Sa Sartiglia, tratte dal sito sartiglia.info).

Lunedì 5 febbraio, alle 9, nei locali della biglietteria della Fondazione Oristano, in via Eleonora 15, apre il botteghino per la vendita dei biglietti per la Sartiglia dell’11 e 13 febbraio 2024. Quest’anno sono in vendita solo i biglietti delle tribune per assistere alla Corsa alla Stella. Rimangono disponibili per la vendita al botteghino i seguenti biglietti:
DOMENICA 11 FEBBRAIO – CORSA ALLA STELLA
Tribuna B – 54 Biglietti
Tribuna C – 9 Biglietti
Tribuna M – 28 Biglietti
MARTEDI’ 13 FEBBRAIO – CORSA ALLA STELLA
Tribuna A – 75 Biglietti
Tribuna A numerata – 13 Biglietti
Tribuna B – 157 Biglietti
Tribuna B numerata – 4 Biglietti
Tribuna C – 46 Biglietti
Tribuna M – 29 Biglietti
L’ufficio resterà aperto dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 13 e dalle 16 alle 19. Nei giorni 10, 11, 12e 13 febbraio orario continuato dalle 9 alle 19.

Per la Sartiglia 2024, il cavallo di Eleonora d’Arborea sarà ospitato nel cortile del Palazzo del Marchese d’Arcais. La prestigiosa sede fatta edificare dal Marchese D’Arcais, Don Damiano Nurra, nel XVIII secolo. In occasione dei giorni della Sartiglia il cavallo di Eleonora, impersonata da Martina Pinna, “Ovunque”, anglo-arabo di 16 anni, sosterà nello stesso spazio che la famiglia Nurra aveva riservato ai propri animali. Con l’abolizione dei feudi e dei titoli nobiliari anche gli eredi della famiglia Nurra hanno perso il titolo, lasciando però in eredità alla città di Oristano due bellissime strutture: la chiesa del Carmine, con annesso convento, e il palazzo Arcais, nella centralissima via Dritta o Corso Umberto. Una sede, per il cavallo di Eleonora d’Arborea, degna del suo lignaggio. La vestizione, come ogni anno, avverrà in cima alla scalinata dell’ingresso del Palazzo degli Scolopi, domenica e martedì di Sartiglia, alle 10,30. Il corteo con oltre 150 figuranti, tra questi i gruppi provenienti da Asti e da Feltre, anticiperà l’arrivo dei Gremi e dei cavalieri della Sartiglia.

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