Apr 05

Coronavirus: 33 nuovi casi in Sardegna. In totale 907 contagiati, 24 in provincia di Oristano.

Sono 33 i nuovi casi di coronavirus registrati oggi in Sardegna. Il numero totale dei contagiati dall’inizio dell’emergenza sale così a 907. Arrivano a 43 i decessi, due in più rispetto a ieri.

È quanto rilevato dall’Unità di crisi regionale nell’ultimo aggiornamento. In totale nell’Isola sono stati eseguiti 7.157 test. I pazienti ricoverati in ospedale sono in tutto 151, di cui 25 in terapia intensiva, mentre 664 sono le persone in isolamento domiciliare. Il dato progressivo dei casi positivi comprende 31 pazienti guariti, più altri 18 guariti clinicamente.

Sul territorio, dei 907 casi positivi complessivamente accertati, 146 sono stati registrati nella Città Metropolitana di Cagliari (+2 rispetto al dato precedente), 71 (+8) nel Sud Sardegna, 24 (+4) a Oristano, 65 (+3) a Nuoro, 601 (+16) a Sassari.

“Se la Sardegna riesce a contenere la diffusione dell’infezione potrà essere una delle prime Regioni in cui vengono allentate le misure, ma ancora non è il momento”. Lo ha detto il virologo Piero Cappuccinelli, membro del comitato scientifico che coadiuva la Regione nella lotta al coronavirus, rispondendo alle domande dei giornalisti sulle dichiarazioni rilasciate al Corriere della Sera dal collega Crisanti, che ha ipotizzato una “gradualità territoriale” nelle riaperture, indicando la Sardegna al primo posto e per ultima la Lombardia. Poi, ha aggiunto Cappucinelli collegato in videoconferenza, “…bisognerà anche vedere quanto la popolazione della Sardegna è immunizzata con questi screening che verranno fatti per identificare la risposta anticorpale nelle persone”.

In ogni caso, è intervenuto il genetista Francesco Cucca, anche lui membro del comitato nominato dal governatore Christian Solinas, “…non è assolutamente il momento”. Allo stesso modo l’assessore regionale della Sanità Mario Nieddu ha chiarito che “…appena adesso iniziamo ad avere gli strumenti che ci consentono di contrastare efficacemente l’epidemia, non è tempo per fare considerazioni su riaperture”.

E proprio Cucca ha illustrato il lavoro fatto sinora dal comitato di cui fanno parte anche i professori Stefano Vella e Luca Pani. Un documento di otto punti corrispondenti ad altrettante raccomandazioni: proseguire con il distanziamento sociale, incrementare la disponibilità e l’impiego di mascherine nella popolazione, proteggere il personale sanitario e gli altri operatori più esposti al contagio, aumentare in modo considerevole il numero di test diagnostici diretti; le priorità sull’esecuzione dei tamponi, il contenimento dell’epidemia promuovendo una rete territoriale attraverso il potenziamento delle Usca (Unità Speciali di continuità assistenziale), incremento di test indiretti sugli anticorpi, partecipazione a trial clinici, e proseguire nel percorso di informazione e sensibilizzazione dei cittadini.

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