Set 01

Dal sondaggio Ipsos la conferma: il M5S ha raggiunto la Lega, FdI sopra il Pd.

Il sondaggio di Nando Pagnoncelli per il Corriere della Sera fotografa la tendenza già emersa dalla rilevazione di Euromedia Research.

Meloni guadagna ancora e arriva al 24%, un punto davanti ai Dem, fermi al 23%. Fratelli d’Italia si conferma così il primo partito, davanti al Pd. Il M5s, invece, è la formazione che è cresciuta più di tutti nell’ultimo mese, passando dall’11,3 al 13,4%: ora i Cinquestelle sono appaiati alla Lega.

Alle spalle di FdI e Pd si registra la frenata di Matteo Salvini e del Carroccio, al contrario del M5s di Giuseppe Conte, che sembra aver cominciato una risalita nelle intenzioni di voto.

La differenza è che Ipsos stima per la prima volta la lista Azione/Italia viva e le attribuisce un 5%, molto lontano dall’8% attribuito a Forza Italia. Secondo le rilevazioni dell’istituto diretto da Alessandra Ghisleri, invece, Calenda e Renzi avrebbero già superato Berlusconi.

Quando mancano poco più di tre settimane al voto, le intenzioni di voto rilevate da Ipsos dicono che FdI ha guadagnato 0,7 punti percentuali rispetto a fine luglio. Il Partito democratico ha perso uno 0,3% in un mese ma resta al secondo posto. La Lega dal 13,5% è passata al 13,4%, rimanendo sostanzialmente ferma, e ora rischia il sorpasso da parte del M5s che, come detto, ha registrato dal 28 luglio ad oggi (secondo Ipsos) un +2,1 per cento. L’altro testa a testa è tra Forza Italia e Azione-Iv: gli azzurri hanno perso in un mese un altro punto percentuale. L’ultima rivelazione di un mese fa da parte dell’istituto di Pagnoncelli dava invece i renziani al 2,3%; oggi con Calenda il polo è stimato solo al 5 per cento. Resta in conclusione l’enorme divario tra la coalizione di centrodestra unita e il centrosinistra: 46,4% contro un 29,9%.

Un altro dato, sottolineato da Pagnoncelli, riguarda l’area dell’indecisione e dell’astensione che resta “il partito” più votato e si attesta al 38,3%. Le interviste condotte da Ipsos denotano però che un elettore su tre non sta seguendo per nulla la campagna elettorale: questo fa presuppore che molti di coloro che oggi si dichiarano indecisi o che non vogliono andare a votare, alla fine il 25 settembre decideranno di non recarsi alle urne. (da ilfattoquotidiano.it).

In arrivo una stangata d’autunno per le tasche delle famiglie sarde. A denunciarlo è Adiconsum Sardegna, che segnala come a partire da settembre i consumatori della regione dovranno fare i conti con nuovi rialzi di prezzi e tariffe, andando incontro ad una maggiore spesa annua, in media pari a +2.367 euro a nucleo. “Settembre si apre all’insegna del caro-scuola, con pesanti rincari fino al 10% registrati in Sardegna per i prezzi del materiale scolastico (diari, zaini, astucci, quaderni, ecc.), spesa a cui si dovrà aggiungere l’acquisto dei libri di testo, con la carta pesantemente rincarata a causa del caro-energia – ha spiegato il presidente di Adiconsum Giorgio Vargiu –. Si prosegue con gli alimentari, prodotti che nell’ultimo mese hanno registrato aumenti dei listini. in media del +11,4% su base annua, e un trend al rialzo destinato a proseguire nei prossimi mesi. Costerà di più acquistare carne, pesce, frutta e verdura, ma i rincari interesseranno anche pane, pasta e latticini, al punto che oggi una famiglia della Sardegna si ritrova a spendere circa 584 euro in più all’anno solo per gli acquisti dei generi alimentari. Poi con le bollette di luce e gas. In base ai dati Istat oggi una famiglia media della Sardegna spende il 59,4% in più per le forniture energetiche; spesa destinata ad aumentare a ottobre, quando scatteranno gli aumenti delle tariffe per l’ultimo trimestre dell’anno. Ad aggravare il quadro il rialzo dei carburanti, con i listini di benzina e gasolio che hanno invertito la rotta e segnano nuovi pesanti incrementi alla pompa. Allo stato attuale una famiglia sarda subisce una stangata pari a +2.367 euro annui a causa dell’aumento di prezzi e tariffe, conto che potrebbe aggravarsi nel corso dell’autunno, spingendo verso il default migliaia di nuclei residenti. Il mercato – ha aggiunto Vargiu – è totalmente in mano agli speculatori, e per combattere la speculazione servirebbe ritornare ai prezzi amministrati dallo Stato, ma ci rendiamo conto che non possiamo chiedere una misura così straordinaria al Governo, in carica per i soli affari correnti e, dunque, con poteri limitati. E’ quindi necessario assumere – ha concluso Giorgio Vargiu – quantomeno dei provvedimenti tampone: misure urgenti per bloccare i prezzi dell’energia e quelli dei carburanti; interventi per detassare i listini dei generi primari come gli alimentari, e sostenere le famiglie alle prese con l’acquisto del materiale scolastico e dei libri di testo; modificare il decreto sulla tassazione sugli extra profitti, portandola almeno all’80%”.

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