Feb 29

Termodinamico: la dura replica del sindaco Lutzu alle farneticazioni del suo predecessore.

Mentre la Solar Power dopo la bocciatura del Tar ha annunciato che farà ricorso al Consiglio di Stato, il sindaco di Oristano, Andrea Lutzu, ha risposto per le rime al suo predecessore, Guido Tendas (favorevole al vergognoso e antieconomico impianto termodinamico a San Quirico), che ha sproloquiato sull’argomento, perdendo l’ennesima occasione, dopo il flop della sua disastrosa consiliatura, per tacere.

“Sul termodinamico l’ex sindaco Tendas continua una battaglia contro tutto e contro tutti, dimenticando o ignorando le reali volontà delle comunità locali e le decisioni adottate ripetutamente e all’unanimità dai consigli comunali”.

Così il sindaco Andrea Lutzu ha risposto a Tendas che, all’indomani del nuovo pronunciamento del Tar che ha respinto il ricorso della Solar Power e, di fatto, bocciato il progetto dell’impianto, ha accusato la giunta Lutzu di aver agito contro gli interessi della popolazione.

“Cittadini, comitati spontanei, forze politiche, consigli comunali, organi tecnici e amministrativi e giudici amministrativi hanno respinto questo progetto – ha osservato il sindaco Lutzu -. L’ex sindaco Tendas accusa questa amministrazione di non difendere l’interesse della città in cambio di un po’ di consenso.

Si deve amministrare per tutelare la comunità e non contro di essa e non è certo ammissibile svendere il proprio territorio per una manciata di migliaia di euro, come auspica il mio predecessore, che continua a fare opera di proselitismo per una causa non solo persa da un punto di vista tecnico, amministrativo e giudiziario, ma nei confronti delle quale tutti, e sottolineo tutti, si sono opposti, non per ragioni di schieramento, ma con motivazioni ragionate e fondate. Le ragioni di una comunità non si difendono con la calcolatrice alla mano, ma con argomentazioni fondate sull’interesse generale”.

E poi la stilettata all’ex sindaco di centrosinistra, che anziché ribadire presso la Regione le decisioni del consiglio comunale (che aveva votato contro l’ubicazione dell’impianto a San Quirico), aveva invce sollecitato l’amministrazione regionale perchè desse l’ok a quell’obbrobrio.

“Guido Tendas – ha detto Lutzu – si chiede se ho fatto una favore alla popolazione. Io non sono qui per fare favori, ma per tutelare gli interessi generali dei cittadini. L’ex sindaco non solo non ha fatto questo, ma, a differenza di quanto fatto da me, non ha neanche rappresentato nelle sedi opportune, come avrebbe dovuto, le decisioni adottate dal suo consiglio comunale”.

“Al di là dei pur importanti aspetti oggetto della sentenza del Tar Sardegna e delle inchieste penali (che faranno il loro corso). Al di là della scandalosa delibera del direttore generale della Asl di Oristano, Mariano Meloni, con la quale si concede in diritto di superficie alla società San Quirico Solar Power di Bolzano 1,5 ettari di terreno stabilendo di incassare appena 750 euro all’anno (per trent’anni) in luogo dei 3.000 euro all’anno (per trent’anni) offerti dalla ditta bolzanina (cioè il direttore generale, motu proprio, ha previsto per la società altoatesina un inspiegabile abbuono di ben 67.500 euro!), è forse bene ribadire che la questione dell’impianto solare termodinamico con centrale a biomassa di San Quirico è prima di tutto una questione che attiene al governo del territorio, al diritto delle comunità locali – attraverso i consigli comunali – a decidere su scelte importanti che incidono sul governo del territorio, alla giusta anteposizione di valori primari costituzionalmente protetti quali il diritto alla salute dei cittadini, il rispetto dell’ambiente e del paesaggio, al diritto di un’impresa privata di proporre intraprese speculative e di fare utili in distonia con la vocazione del territorio e compromettendo peraltro le attività economiche in esso già presenti. Più semplicemente, non si costruisce un impianto industriale sottoposto alle direttive Seveso per via del rischio di incidente rilevante e dove si dovrebbero bruciare ben 75 tonnellate di legna al giorno in un’area agricola, interclusa nella storica borgata ex Etfas di San Quirico, ad appena 500 metri dalle prime civili abitazioni, da un agriturismo, da un agrimacelleria, da aziende agro-zootecniche che producono in biologico e secondo i disciplinari Igp, a ridosso di un bosco di 264 ettari sottoposto a plurima vincolistica paesaggistica, a due km dalla borgata ex Etfas di Tiria (dove – per la maggior parte dell’anno – confluirebbero i fumi della mega centrale a biomassa!), a tre chilometri e mezzo da Palmas Arborea e dall’area Sic protetta di Pauli Majori. Gli impianti industriali si costruiscono nelle aree industriali. Parrebbe ragionevole, no? Nel caso dell’impianto di San Quirico non è in discussione, né lo è mai stata, la necessità di sviluppare degli impianti che producano energia elettrica da Fer: è quella, infatti, la strada imprescindibile, se si vuole dare un contributo concreto alla decarbonizzazione dell’isola. Quella che è sempre stata contestata, invece, è l’inopportuna scelta ubicativa per l’impianto, cioè il fatto che un impianto industriale di quel genere non sia stato proposto in un’area industriale o già compromessa (aree che, in Sardegna, purtroppo abbondano!), bensì in una ridente zona agricola e per di più nel bel mezzo di due insediamenti urbani diffusi, quali sono le borgate di San Quirico e Tiria, dove abitano 700-800 persone. Ed è sempre stata contestata la scelta di amministratori miopi, come l’ex sindaco di Oristano Guido Tendas e il suo piccolo entourage, che hanno anteposto – in dispregio anche delle opportune scelte del loro stesso consiglio comunale – l’interesse (legittimo!) di una società bolzanina a fare utili attraverso un’operazione meramente speculativa agli interessi (sacrosanti, oltre che legittimi!) dei loro cittadini, che chiedevano agli amministratori di non avallare quella improvvida e sconsiderata proposta. Un sindaco, di norma, dà corso al mandato conferitogli dal suo consiglio comunale. Un sindaco, un’amministrazione comunale, di norma, curano e difendono gli interessi e il diritto alla salute dei loro amministrati, non quelli di una società che, per produrre appena 10,8 MW elettrici fatturando mediamente 15 milioni di euro l’anno, intendeva occupare 77 ettari di ottimo terreno agricolo, determinando peraltro una svalutazione di ben 24 abitazioni e aziende esistenti in un raggio di 1 km dall’impianto, in un range compreso tra il 18 e il 9 per cento annui. Ecco, il sindaco Guido Tendas e il suo modesto (in tutti i sensi!) entourage non hanno saputo (voluto?) cogliere il senso dell’appello che rivolgevano loro cittadini, partiti politici, sindacati, associazioni di categoria, associazioni ambientaliste, associazioni che operano a tutela dei consumatori, il loro stesso consiglio comunale, decine di comitati, altri sindaci e altre amministrazioni comunali. Ben altro approccio al problema e ben altra sensibilità, invece, hanno mostrato gli attuali sindaci di Oristano e Palmas Arborea, Andrea Lutzu e Andrea Pisu Massa, e le amministrazioni da loro guidate, che hanno agito con grande lungimiranza e, soprattutto, nel rispetto dei loro amministrati. A loro. in particolare, e a tutti quanti (partiti politici, sindacati, associazioni, altre amministrazioni comunali, comitati vari, semplici cittadini, etc.) hanno condiviso l’impegno civile e democratico del Comitato per la salute e la qualità della vita di San Quirico e Tiria volto a scongiurare questa ennesima aggressione al paesaggio agrario della Sardegna, va il nostro più sentito ringraziamento. Guido Tendas e i pochi che, più che altro in modo subdolo, sedendo fra i banchi del precedente consiglio regionale e della precedente giunta regionale, hanno ostinatamente sponsorizzato la scellerata iniziativa, arrivando addirittura a concepire e a far approvare una norma di legge ad hoc per superare l’insormontabile ostacolo rappresentato dal NO secco più volte espresso dal consiglio comunale di Oristano, si vergognino e chiedano umilmente scusa agli abitanti di San Quirico, di Tiria e agli Oristanesi tutti. È il minimo che possano fare! E che serbino nel loro intimo le vere ragioni che li hanno portati a sostenere accanitamente, in tutti i modi e in tutte le sedi, un progetto oltraggioso per quel paesaggio agrario e per i suoi abitanti. Infine, un invito all’attuale giunta regionale: la sentenza del Tar Sardegna che boccia l’iniziativa bolzanina recita testualmente: “Cadono quindi le argomentazioni svolte dalla difesa della ricorrente che vanno a scontrarsi con un presupposto di fatto insuperabile: manca la disponibilità del suolo”. Ma la disponibilità delle aree era un presupposto indefettibile non solo per il rilascio dell’Autorizzazione unica, ma anche ai fini dell’ottenimento della Via. Non sarebbe forse il caso di revocare, in autotutela, le deliberazioni della giunta regionale n. 63-51 del 25 novembre 2016 e n. 52-24 del 22 novembre 2017, con le quali il precedente esecutivo ha espresso un giudizio positivo sulla compatibilità ambientale dell’intervento? Sarebbe un ulteriore atto di giustizia, volto a ripristinare la legalità e il rispetto delle norme. Un atto dovuto alle centinaia di cittadini che, per sei lunghi anni, si sono battuti civilmente per far sentire le loro ragioni, per tutelare il loro paesaggio, la loro salute e i loro legittimi interessi, nonché alla memoria di quanti, purtroppo, in questi anni ci hanno lasciato e non hanno potuto leggere le belle pagine della sentenza dei giudici del Tar Sardegna”. (Comitato per la salute e la qualità della vita San Quirico – Tiria).

“La manifestazione della Sartiglia, della Sartiglietta e gli altri eventi collaterali, quest’anno, grazie alla cooperazione e all’impegno assicurato da tutte le forze scese in campo, si è svolta senza disordini, né turbative per l’ordine e la sicurezza pubblica”. E quanto si legge in una nota della Questura di Oristano, che ricorda i servizi predisposti per l’ordine e la sicurezza pubblica in maniera sinergica con l’amministrazione comunale e gli organizzatori degli eventi “…che hanno fornito uno specifico contributo per la predisposizione delle misure di sicurezza necessarie a garantire il regolare svolgimento della manifestazione”. Secondo il comunicato della Questura, tra le varie misure “…hanno assunto rilevanza quella attuata in occasione degli eventi particolari e, in primis, quello riguardante lo “spazio giovani”, che vede già da alcuni anni centinaia di adolescenti riunirsi, in occasione della giostra equestre, nell’area antistante il Tribunale di Oristano. Le precauzioni adottate, come il transennamento dell’area circostante al Tribunale, l’installazione di un congruo numero di bagni chimici e di torri faro, hanno consentito di ridurre al minimo i disagi e le condotte pregiudizievoli per il decoro urbano”. Su questo punto molti oristanesi la pensano diversamente, considerato le pessime condizioni in cui tantissimi giovanissimi ubriachi hanno lasciato lo spazio antistante il Tribunale. Secondo la Questura sono, comunque, calati sensibilmente anche i casi di minori accompagnati al Pronto soccorso per abuso di sostanze alcoliche: “…quest’anno, infatti, sono stati soltanto tre (lo scorso anno erano stati 11) i minori che hanno dovuto ricorrere al prezioso ausilio del 118 e alle cure dei sanitari per i malori dovuti all’eccessiva assunzione di bevande alcoliche, non sfociati comunque in coma etilico”. “A questo proposito – si legge ancora nel comunicato -, l’impegno di prevenzione della Polizia di Stato è costante ed è attuato attraverso ripetuti incontri nelle scuole, nell’ambito dei quali vengono portati a conoscenza dei ragazzi i rischi connessi all’uso di droghe e all’abuso di sostanze alcoliche”. In occasione della Sartigli e delle altre manifestazioni collaterali sono stati schierati reparti della Polizia di Stato, dell’Arma dei Carabinieri, Guardia di Finanza, Polizia Stradale, Reparto Prevenzione Crimine Sardegna, Settimo Reparto Volo di Fenosu, Corpo Forestale e Vigilanza Ambientale, Polizia Municipale oltre a specifici reparti specializzati nella prevenzione e nel contrasto dei fenomeni di natura terroristica. Rispetto allo scorso anno, nelle tre giornate degli eventi, sono calati sensibilmente i reati commessi, nonostante il concentramento delle Forze dell’ordine nei luoghi interessati dalla manifestazione, visto che sono stati rinforzati anche i servizi destinati al controllo del territorio. E questo ha reso possibile, anche grazie al contributo dei cittadini, l’arresto di un pregiudicato che, approfittando del clima di festa, si era introdotto in un’abitazione per fare razzia di gioielli e monili d’oro. La nota della Questura si chiude sottolineando come, già da quest’anno, il prefetto e tutti gli enti competenti abbiano iniziato a porre le basi organizzative necessarie “…per rendere più sicuro, per gli spettatori, il transito dei cavalieri nella via Umberto I, passaggio obbligato per consentire l’esodo dei cavalli dal percorso della corsa alla stella a quello delle pariglie, che già dall’anno prossimo sarà oggetto di valutazione in sede di Commissione provinciale di Vigilanza sui locali di Pubblico Spettacolo”.

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