Gen 06

M5S: “Stop al business dell’immigrazione, con buona pace della propaganda dei sindaci”.

“L’anno nuovo si è aperto con la protesta di una sparuta minoranza di sindaci sul Decreto sicurezza approvato dal parlamento il 28 novembre 2018. Ma, al di là delle polemiche, cosa lamentano questi sindaci e qualche presidente di Regione?

Secondo loro “si è tolto il riconoscimento della residenza” e di “altri diritti anagrafici” a tutti gli stranieri. E ciò aprirebbe una serie di problematiche “legate anche al medico curante” o alla “possibilità di andare a lavorare”. Oltre a togliere tutta una serie di riconoscimenti e possibilità.

Se questo è il livello della protesta, allora delle due l’una: o questi sindaci non sanno leggere un decreto, e questo è grave. O fanno campagna elettorale mentendo, diffondendo falsità e lanciando messaggi di illegalità. E questo è ancora più grave. Quindi rispondiamo nel merito alle domande alle quali questa minoranza di sindaci non riesce a trovare risposta da circa 3 mesi.

– E’ vero che il Decreto sicurezza toglie la possibilità agli stranieri che necessitano di protezione internazionale di essere iscritti all’anagrafe della popolazione residente?

Falso! Tutti coloro ai quali è riconosciuta la protezione internazionale (cioè gli stranieri che, rientrando in speciali categorie, necessitano di specifica tutela) possono accedere al Siproimi (evoluzione degli Sprar), ovvero il Sistema di protezione per titolari di protezione internazionale e per minori non accompagnati: beneficiano delle misure di integrazione e, naturalmente, possono essere iscritti all’anagrafe.Stessa cosa vale per gli stranieri regolarmente soggiornanti non richiedenti asilo. Invece, chi ha già un permesso umanitario in base alle norme precedenti rimane iscritto all’anagrafe fino alla scadenza del permesso. Dopo, può convertire il permesso in permesso di lavoro o per ricongiungimento familiare o ottenere uno dei permessi speciali, se la sua situazione glielo permette. Per cui ciò che cambia è solo durante la fase tecnica di esame dell’istanza. Periodo di tempo limitato nel quale non si è iscritti all’anagrafe, ma senza nessuna perdita di diritti, come sostenuto dalla fantasia (o mala fede?) di alcuni sindaci.

– Questa modifica comporta limitazioni ai diritti di accoglienza, assistenza, sanitari o educativi?

No, assolutamente nessuna limitazione! Al richiedente asilo continuano a essere assicurati gli stessi servizi di accoglienza e di assistenza, le cure mediche e i servizi scolastici per i minori, della popolazione residente in base alle nuove norme. Per capirci meglio stiamo parlando, in concreto, di circa 98.000 casi di richiedenti asilo. A fronte dei circa 4 milioni e mezzo di stranieri regolarmente residenti ad altro titolo, che possono essere iscritti all’anagrafe. E la nostra intenzione è di risolvere queste situazioni entro l’anno. È un obiettivo che possiamo raggiungere anche grazie alla riduzione dei flussi di ingresso incontrollato e alle procedure di riconoscimento velocizzate, introdotte proprio dal Decreto sicurezza. Al termine della procedura di riconoscimento e se la persona ha diritto a una forma di protezione, potrà essere regolarmente iscritta all’anagrafe, avendo una prospettiva stabile di presenza in Italia.

– Quindi da dove arrivano queste necessità di modifica in tema di iscrizione anagrafica dei richiedenti asilo?

Ma proprio dai sindaci! Specialmente quelli dei comuni di piccole dimensioni. Cioè quelli che si erano trovati ad ospitare per lunghi periodi centri di accoglienza di grandi dimensioni sproporzionati rispetto alle loro capacità. E proprio l’eccessivo numero di richiedenti asilo in piccoli centri, la permanenza prolungata, nuovi arrivi di continuo e l’incapacità dei governi precedenti di far fronte all’ emergenza diventata cronica, hanno finito per determinare un sovraccarico di lavoro per gli uffici anagrafe dei Comuni. Comuni con poche unità di personale in servizio rispetto alle effettive necessità e scarsa capacità di assumere a causa dell’austerità imposta dai governi in passato. Abbiamo ereditato un sistema di gestione del flusso migratorio al collasso che aveva permesso alla Mafia, con la complicità della politica, di usare l’immigrazione come business e di renderla più redditizia del traffico di droga. Stiamo uscendo dall’emergenza e riportando il “sistema asilo” nazionale all’ordinario.

– Per cui, torniamo alla domanda, in nome di chi o cosa protesta questa minoranza di sindaci?

Dal momento che diamo risposte più rapide sullo status del richiedente, riduciamo il “tempo di limbo”, cioè la fase transitoria in cui si trova lo straniero; dal momento che i richiedenti asilo continueranno a beneficiare degli stessi servizi di accoglienza e di assistenza, cure mediche, servizi scolastici per i bambini e ragazzi, indipendentemente dall’iscrizione anagrafica, è difficile rispondere alla domanda perché protestano sindaci di città che, tra l’altro, hanno ben altri problemi rispetto all’iscrizione all’anagrafe degli stranieri.
Come avete visto la protesta si smonta in dieci righe, legge alla mano. Legge che i sindaci e i presidenti di regione dovrebbero conoscere e rispettare come tutti gli italiani. Non ergersi a novelli “Masaniello” senza statura. Questi Sindaci e Presidenti di Regione tentano l’elettroshock ad una sinistra mummificata.

Ma bisognava pensarci prima. Ad esempio quando veniva approvato il Jobs Act, quando veniva approvato il Salva Banche, quando si approvava la Buona Scuola, quando la sinistra insieme a Mafia Capitale banchettava con i manovratori del business dell’immigrazione. Business oggi terminato grazie al dl sicurezza. Il Movimento 5 Stelle è stato lasciato solo, ad ultimo baluardo dei lavoratori, risparmiatori, alunni e insegnanti. Protestare ora è come dare un’aspirina ad un defunto. Inutile. E incomprensibile agli occhi dei cittadini di Scampia o dello Zen di Palermo, che vedono i loro sindaci occuparsi di problemi inesistenti, invece che dei problemi reali!

Quello che stiamo cercando di fare come governo è mettere fine al business sull’immigrazione, che ha arricchito tante cooperative e altri soggetti, e dare sicurezza e certezze a cittadini da troppo dimenticati”. (Carlo Sibilia, M5S, Sottosegretario ministero dell’Iterno, www.ilblogdellestelle.it).

“Hai capito Freccero? L’avevamo sempre considerato un fottuto e folle genio. Ora scopriamo che è un coglione patentato. Pensate: a 71 anni, anziché godersi la pensione in santa pace, accetta di tornare a dirigere Rai2. Gratis. E perché lo fa? Perché vuole epurare Luca e Paolo chiudendo la loro striscia quotidiana di “Quelli che dopo il Tg”, condotta insieme a Mia Ceran, dalle 21 alle 21.20. E perché li vuole epurare? Perché prendono per i fondelli il ministro Toninelli (come se non si prendesse già abbastanza in giro da solo). Così lui vuole sputtanare 50 anni di carriera di artigiano di una tv libera, scapigliata, polifonica e politicamente scorretta, dunque di recordman delle epurazioni subìte, per fare un favore ai 5Stelle. Poi, per essere proprio sicuro che nella sua Rai2 nessuno si permetterà più di perculare un solo esponente giallo-verde, che fa? Si precipita a Valencia, dove vive dimenticato da tutti (fuorché dal pubblico) Daniele Luttazzi, il satirista più irriverente, feroce, eccessivo e censurato della tv italiana degli ultimi 25 anni, per riportarlo su Rai2, ben sapendo che quello, se mai accetterà, sposterà il mirino delle sue frecce avvelenate dai governi di centrodestra e centrosinistra a quello grillo-leghista. Così poi, alla prima puntata, si dovrà epurare anche lui.

Se non ci credete, vuol dire che non avete letto i giornali di ieri, che prendevano per buone le panzane twittate dalla solita combriccola di scioperati e cazzari renziani sul nuovo editto bulgaro emanato da Freccero contro Luca e Paolo per ordine di Toninelli. Diciamo subito che il triplo Toninelli dei due comici genovesi e di Ubaldo Pantani è strepitoso, come quasi ogni loro gag. E infatti i tre continueranno a sbeffeggiare Toninelli e chi altro vorranno ogni domenica a “Quelli che il calcio”. La chiusura della striscia serale nasce dalla scelta di potenziare la scarsa informazione Rai con uno spazio fisso di approfondimento giornalistico dopo il Tg2, come Rai1 faceva ai tempi di Biagi e come fanno tuttora Rete4 con Stasera Italia e La7 con Otto e mezzo. Cosa c’entri Toninelli non è dato sapere, visto che non risultano lamentele sue né dei 5Stelle contro la parodia di Luca e Paolo (i quali peraltro prendono in giro anche altri politici, che con la stessa logica distorta potrebbero essere additati come mandanti dell’epurazione). Perché allora molti gridano alla censura? Perché i partiti e la stampa mainstream non possono ammettere che questa maggioranza, dipinta come autoritaria e liberticida, ha mille difetti e fa mille errori, ma con la Rai s’è finora comportata meglio o meno peggio delle precedenti.

Ha nominato al vertice un manager competente e apolitico, Fabrizio Salini, che ha garantito nelle tre reti e nei tre tg una discreta polifonia (alcuni direttori sono vicini alla maggioranza, altri alla vecchia sinistra) e valorizzato le risorse interne. Nulla di simile alle occupazioni berlusconiane e a quella (ancor peggiore) renziana. E nessuna censura. Anzi, si sono rivisti in Rai Corrado e Sabina Guzzanti alla Tv delle ragazze e ora potrebbe tornare Luttazzi, che manca da 17 anni dopo che B. l’aveva fatto cacciare e il centrosinistra si era ben guardato dal revocare il suo editto bulgaro, anzi l’aveva confermato aggiungendone altri contro Gabanelli, Giannini e Giletti. Ci voleva il ritorno di Freccero, per il controeditto. Che poi è solo il minimo sindacale della normalità.

Per negare questa evidenza, riconosciuto sul Fatto anche da Sabina Guzzanti, tutt’altro che filogovernativa, bisogna prima sminuire o ridicolizzare il ritorno di Luttazzi (“solo la peggiore sinistra si ricorda chi è”, scrive sul Foglio Massimo Bordin, sedicente “liberale” coi soldi pubblici di Radio Radicale). E poi inventare censure inesistenti. Fino a prendere sul serio Renzi e la sua corte di poveracci che, dopo aver chiuso Ballarò e L’Arena e manganellato Report, il Tg3 della Berlinguer, Dimartedì e chiunque altro non cantasse le lodi del renzismo, ora strillano all’epurazione di Luca e Paolo. Ai quali va la massima solidarietà per l’“abbraccio” del figlio di Tiziano, di Anzaldi, di Andrea Romano e della Morani per qualcosa che non è mai avvenuto: non lo meritavano. Poi ci sono il Giornale e Repubblica, nuova coppia di fatto in edicola. Il Giornale blatera di “oscuramento” e “siluramento”. Repubblica addirittura di “fatwa sovranista”, di nuovo “editto” dell’“Epurator Freccero”.

Ma se il Giornale riconosce che Luca e Paolo restano su Rai2 la domenica, dove Freccero li ha invitati a continuare la parodia di Toninelli, Repubblica riesce a scrivere che “il direttore in quota 5Stelle (sic, ndr) ha deciso di farli fuori dal servizio pubblico” e racconta la balla la loro “eliminazione dai palinsesti Rai”. Purtroppo non può citare una sola frase di Toninelli, o di Conte e Casalino (altri bersagli dei due comici) o dei 5Stelle contro il programma, simili a quelle dei berlusconiani e dei renziani contro le trasmissioni sgradite. E allora inventa: “Toninelli tirerà un sospiro di sollievo… Immaginate la reazione dell’establishment pentastellato, notoriamente poco dotato di sense of humour”, diversamente da quello berlusconiano e renziano. Purtroppo due anni fa, quando i renziani partirono all’assalto di Report per un’inchiesta sulle reazioni avverse a certi vaccini e sui conflitti d’interessi di Pessina costruttore ed editore dell’Unità, Repubblica si scordò di difendere l’indipendenza della Rai. Anzi, unì i suoi fuciletti ai manganelli, chiedendo la testa del conduttore Sigfrido Ranucci con l’accusa di aver tradito la lezione di Milena Gabanelli (che l’aveva scelto come braccio destro e poi come successore) e di abbaiare come un cane col “sinistro latrato degli spacciatori di bufale”. La famosa fatwa degli epurator di Repubblica”. (Marco Travaglio direttore “il Fatto Quotidiano”).

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