Mag 05

Assemblea regionale Pd: un partito allo sbando in balia delle correnti.

Nessuna unità nel Pd sardo ancora spaccato dalla lotta intestina tra correnti. L’assemblea regionale, poi rinviata per mancanza del numero legale, non ha portato niente di nuovo.

Anzi, ha confermato, se mai ce ne fosse bisogno, di quanto confusa e imbarazzante sia la situazione all’interno di una forza politica che continua a perdere consensi e che appare destinata a un ulteriore,  drastico ridimensionamento.

All’assembleea regionale si è assistito a discorsi ormai datati; nessuna analisi seria del voto; tentativi malriusciti di autoassoluzione; richiami all’acqua di rose all’unità del partito, esternati perchè così richiedeva il copione, più che per stretta convinzione; contrasti tra capibastone sulle dimissioni del segretario: Soru “…dimissioni subito”, Cucca. “…ora non mi dimetto, mi dimetto solo quando lo voglio io, quando lo dico io…”.

Insomma, nessuno intenzione di fare un’analisi approfondita sul perchè molti sardi abbiano voltato le spalle al Pd per riversare il loro consenso sul M5S, ma solo bordate reciproche e l’immancabile stilettata di Soru contro Maninchedda e il Partito dei Sardi, che l’ex presidente vede come il fumo negli occhi e che ad ogni discorso fa retrocedere in percentuale (da un partito al 3% al 2%).

Insomma, nulla è cambiato nel Pd, visto che anche il dopo elezioni ci ha riproposto un partito sempre più supponente, litigioso, spaccato, vecchio e superato, che non si è reso ancora conto che la sua distanza dai cittadini ha oramai toccato distanze siderali. In due parole, un partito che continua a sguazzare in un caos totale.

E nonostante questa sia la fotografia che del Pd hanno i cittadini, c’è ancora chi parla di “…un percorso unitario da avviare subito (sic!), con assemblee provinciali e territoriali (che dopo il fuggi fuggi generale di soci e simpatizzati dal Pd si potranno fare in una vecchia cabina telefonica. ndr) e che dovrà portare, entro un mese al massimo, all’individuazione di un segretario condiviso e di garanzia”. E’ stata questa, infatti, l’estrosa proposta del segretario (ormai praticamente sfiduciato) Giuseppe Luigi Cucca, nel suo intervento all’assemblea regionale di Tramatza, chiamata a fare l’analisi del voto del 4 marzo (sic!) e discutere delle alleanze in vista delle regionali 2019 (che per il Pd è lecito prevedere molto dolorose. ndr).

“Al termine di questo percorso – ha cercato di spiegare Cucca, senza però convincere nessuno – dovrà essere convocata un’altra assemblea, e se avremmo raggiunto l’obiettivo (?), allora mi dimetterò per lasciare spazio a una figura autorevole che sia in condizione di fare sintesi (cosa impossibile questa, col parterre che si ritrova il Pd sardo. ndr). Se invece non si riuscirà a mettersi d’accordo, allora è necessario che si apra la fase congressuale. L’imperativo è risollevarsi, per riprogrammare l’agenda e le priorità e, quindi, partire per compiere una missione: tornare a essere il punto di riferimento per il popolo sardo, portatori della buona politica, vicina ai bisogni delle persone”.

E qui una bella risata o un coro di pernacchie (dipende dai punti di vista) non ci starebbe per niente male. Ma il riferimento non vale solo per Cucca, ma per tutti i dirigenti del Pd, ai quali la sonora batosta alle ultime politiche non ha insegnato nulla. Non si tratta, infatti, semplicemente di sostituire qualcuno o di indire assemblee inutili, ma di ripensare alla linea politica di un partito che con l’avvento di Renzi (il segretario più nefasto e perdente della storia del Pd. ndr) non è più un partito di sinistra, centrosinistra o socialdemocratico, ma è diventato un autentico partito di centrodestra. In questa disastrosa situazione non c’è molto da arzigogolare o ragionare sui massimi sistemi, né dare retta al venditore di pentole fiorentino, ma occorre rifondare quanto prima un partito mai nato.

E’, infatti, necessario resettare tutto per poi ripartire da zero, andando subito a congresso con tutti gli attuali dirigenti dimissionari, ai quali, soprattutto i giovani del Pd, devono democraticamente imporre, per il bene del partito e del Paese, di non ripresentarsi mai più sulla scena politica. Solo così, cancellando l’attuale fallimentare classe dirigente e attuando una politica più vicina alla gente e, in particolare, alle classi meno abbienti, il Pd può sperare di ritrovare il consenso degli elettori. In caso contrario (per rimanere nel nostro orticello sardo), ovvero affidandosi nuovamente alla politica stantia dei vari Cabras, Fadda, Cucca, Lai, Soru e compagnia giurassica, il Partito democratico rischia di scomparire definitivamente.

Intanto, l’area Cabras (citare anche Fadda ci sembra un controsenso visto che nel Pd conta politicamente come il due di picche. ndr), anzichè analizzare quali siano state le vere motivazioni della sconfitta, pensa di aver trovato la soluzione per il futuro del Pd nell’Isola con una semplice operazione di maquillage, proponendo di far nascere un Pd sardo-federato. Come se i sardi fossero tutti dei deficienti e non intuissero che la “grande trovata” di Silvio Lai (area Cabras) non è per niente la madre di tutte le soluzioni, ma un’ibrida e mediocre trovata elettorale. Una genialata che non appassiona nessuno all’interno del Pd, e men che meno i cittadini che del “fumo” del Pd, come dimostrato alle ultime elezioni, ne hanno ormai le tasche piene.

All’assemblea è intervenuto anche Renato Soru, che da qualche tempo a questa parte ha capito che per avere visibilità e quattro righe sui giornali deve andare all’attacco e criticare tutto e tutti. “Immediate dimissioni del segretario regionale e avvio contestuale della fase congressuale per celebrare le primarie entro settembre”. E’ quanto ha tuonato e poi scritto Soru in un documento, invitando chicchessia a sottoscriverlo. Documento che, come quello sul referendum per il ricorso all’articolo 13 dello statuto proposto da Silvio Lai, non poteva essere votato perché mancava il numero legale, tanto che l’assemblea è stata riconvocata per venerdì 11 maggio.

“Non essere d’intralcio – ha detto l’europarlamentare rivolgendosi al segretario Giuseppe Luigi Cucca –, decidiamo invece di far partire questo processo, se dobbiamo superare le correnti alla ricerca dell’unità (che bella faccia tosta! ndr), allora facciamolo subito. Senza passare, però, per la scelta di un segretario condiviso e unitario, così come proposto da Cucca. Noi abbiamo una candidata, Dolores Lai, una giovane donna che ha preso coraggio e ha fatto un passo avanti”. Nello stesso tempo – ha aggiunto Soru – serve decidere chi dobbiamo candidare per le prossime regionali che non sono già perse come dice qualcuno (classico esempio in cui la speranza è l’ultima a morire. ndr). In Sardegna – ha sottolineato Soru – il centrosinistra può battere il M5S e non dimentichiamoci che nell’Isola il centrodestra è diviso e non raccoglie i consensi che ha al Nord”. E a questo punto non sappiamo se le sirene che si sono sentite in quel di Tramatza fossero quelle delle ambulanze chiamate da qualcuno dei presenti per portare via Soru.

“Ma quale centrosinistra può avere successo alle regionali?”, si è chiesto ancoa Soru, non rendendosi conto che la sua stagione politica è finita da un pezzo. “Non quello che vede il Pd cambiare nome ai sensi dell’articolo 13 dello Statuto, come proposto da Silvio Lai, o che magari si allea con un partito al 2%”, ha proseguito l’ex segretario riferendosi al Pds di Paolo Maninchedda, che Soru ha ribattezzato “…Pds, Partito destra sinistra, perché il suo segretario è stato e sarà su entrambi i fronti”. Soru (bontà sua) non ha però chiuso alle alleanze con le forze autonomiste (come se le scelte con chi dovrà allearsi il Pd dipendessero da lui. ndr). “La storia di Progetto Autodeterminatzione è già conclusa, e di sicuro possiamo recuperare i Rossomori che vi avevano aderito. C’è un pezzo di centrosinistra che può essere riconquistato, ma facciamolo in fretta, anche rivolgendoci agli amici di Liberi e Uguali”.

Sicuramente più d’uno, dopo aver ascoltato Soru e gli altri esponenti del Pd che sono intervenuti all’assemblea regionale, si sarà reso conto di quanto sia deleterio per il Pd proseguire con questi dirigenti, tanto supponenti quanto fuori dal tempo, e di quanto sia necessario trovare al più presto una nuova e possibilmente giovane classe dirigente che spazzi via la politica autoreferenziale del passato e che invece di parlarsi addosso riprenda a dialogare con la gente.

Certo è più facile a dirsi che a farsi, ma le giovani leve del Pd, che a più riprese hanno criticato la deleteria politica renziana, spinti dalla forza delle idee non devono smettere di far sentire la loro protesta, contrappondosi ai lecchini di corte che, come in Sardegna, a parole affermano di voler cambiare tutto per poi non cambiare niente.

La recente ordinanza del sindaco di Oristano, con cui vietava l’uso dell’acqua, perchè non potabile, a Oristano e nelle frazioni di Donigala, Massama (compresa la casa circondariale), Nuraxinieddu e Torregrande, ha spinto il consigliere comunale dell’Udc, Giuseppe Puddu, a presentare un’interpellanza urgente per sapere se il divieto valga anche per le “case dell’acqua”. Puddu dopo aver ricordato che, nonostante le ripetute segnalazioni, “…non si conoscono i risultati delle analisi chimico-fisiche e microbiologiche previste dalla normativa vigente in materia, nè è dato sapere se esista, e sia possibile consultare, un registro della manutenzione ordinaria e straordinaria degli impianti delle casette dell’acqua”. E dopo aver sottolineato che il capitolato d’appalto prescrive “…che con frequenza almeno trimestrale i risultati delle analisi devono essere trasmessi al comune e resi visibili al pubblico mediante affissione nella parte esterna del manufatto, dove dovrà essere collocata una bacheca in grado di ospitare il quadro delle analisi” e visto che “…i rapporti di prova relativi ai risultati delle analisi dell’acqua erogata dalle quattro casette cittadine riportano la data del 15 dicembre 2017; considerato che “…presso le quattro casette dell’acqua non vi è esposta alcuna ordinanza di divieto” e che, quindi, continuano la regolare erogazione dell’acqua per scopi potabili ed alimentari, anche perchè non si sa se siano servite da approvvigionamenti autonomi; Puddu ha interpellato il sindaco per conoscere: 1) quali attività sono state svolte dall’amministrazione a seguito di una sua precedente interpellanza del 5 dicembre 2017; 2) se l’amministrazione comunale ha verificato se il contratto del 16 novembre 2016 sia stato rispettato; 3) come e quando è stata verificata la qualità dell’acqua erogata agli utenti delle 4 casette dell’acqua, anche in considerazione dell’ordinanza del sindaco circa la non conformità dell’acqua destinata al consumo umano”. (Giuseppe Puddu, consigliere comunale Udc).

Un corso antibullismo, articolato in quattro incontri (8, 10, 22 e 24 maggio), per dare una risposta concreta a un fenomeno sempre più diffuso anche a Oristano. L’iniziativa è dello Spazio giovani Flavio Busonera, dell’assessorato alle politiche giovanili del comune di Oristano, dell’associazione sportiva “Biakravmaga” e dall’associazione “Nel Sinis”, che hanno promosso un percorso per la prevenzione, il riconoscimento e l’autogestione dei conflitti nell’ambito del bullismo tra i giovani. “L’acquisizione di competenze comunicazionali è una risposta al fenomeno del disagio giovanile – ha spiegato l’assessore alle politiche giovanili Gianna De Lorenzo -. Il fenomeno dell’aggressività tra i minori è in costante crescita. La dichiarazione di Kandersteg (2007) contro il bullismo nei bambini e negli adolescenti sostiene che tutti i bambini e i giovani hanno diritto al rispetto e a una esistenza in condizioni di sicurezza. Da un’indagine dell’Ufficio scolastico provinciale di Oristano emerge che il fenomeno del bullismo si presenta sempre più precocemente, a partire dalla scuola primaria e nella scuola secondaria di I grado, e si manifesta nel 44% dei casi con ingiurie, nel 30% con minacce e nell’8% con diffusione di contenuti offensivi attraverso internet e telefonini. Di fronte al manifestarsi di atteggiamenti di questo tipo è molto importante intervenire in tempi ristretti. L’iniziativa programmata all’interno dello Spazio giovani risponde proprio a questa esigenza, con l’intervento di esperti del settore che trasferiranno le loro competenze ai giovani frequentatori del centro comunale di Sa Rodia”. “Il laboratorio promuove diverse azioni protettive per la propria persona, che coinvolgono i ragazzi sia sul piano della difesa personale che su quello delle competenze psicosociali – ha precisato Lucia Tomasi, esperta di comunicazione manipolativa, che nei mesi scorsi ha già proposto corsi analoghi nelle scuole superiori cittadine -. Durante il percorso proponiamo attività di comprensione di situazioni simulate sia di tipo comunicazionale, emozionali e cognitive, che fisiche. La pratica in gruppo permette di apprendere il rispetto dell’altro, la turnazione e la tolleranza alla frustrazione, nonché la gestione della paura e dell’ansia. Il metodo esperienziale sfrutta e stimola quelle competenze sociali di lettura dei contesti che chiamano in causa l’intero apparato sensoriale del praticante. Il laboratorio favorisce, in modo particolare la socializzazione e la formazione di legami basati sulla comunicazione accettante e incoraggiante. Il conflitto, se emerge, è elaborato con l’utilizzo di forme verbali chiare e dirette, senza spazi per messaggi ambigui. Il laboratorio dà ampio spazio al gioco, al movimento complesso, alle abilità psicomotorie, mirando all’attenuazione degli aspetti competitivi. E’ dedicato ampio spazio, inoltre, allo sviluppo dei processi cognitivi riferiti all’attenzione e individuazione di indicatori di situazioni rischiose e pericolose”. “Il corso –  ha concluso il responsabile dello Spazio giovani, Antonio Ricciu – prevede una serie di incontri dedicati alle tecniche di comunicazione (descrittiva e giudicante, comunicazione efficace), alle pratiche di autodifesa, alla comunicazione manipolativa, alle tecniche di gestione delle emozioni (riconoscimento ed espressione delle emozioni), alla carta dei diritti delle emozioni e alle modalità per riconoscere ed evitare il cyberbullismo”.

Sabato 19 maggio è la “Giornata mondiale dei parkinsoniani”. A Oristano la giornata verrà celebrata, con un raduno regionale di chi soffre del morbo di Parkinson, nel parco pubblico di viale Repubblica, a partire dalle 9.30, con una manifestazione dal titolo “Valorizziamo la persona; pratiche per il benessere dei parkinsoniani”. Il programma, coordinato da Giacomo Chironi, dopo l’accoglienza prevede, alle 10.30, i saluti dei presidenti provinciali dell’associazione, del sindaco di Oristano Andrea Lutzu, di Gianna De Lorenzo assessore ai Servizi sociali, di Mariano Meloni direttore Assl Oristano, e di  Alfio Desogus presidente Fish Sardegna Onlus. Alle 11, laboratori di musica, canto-terapia, ginnastica dolce, Feldenkrais, tango, con Fatima Congiu, Bianca Cocco, Pinuccia Sanna, Mauro Diana. Dopo il pranzo, nel pomeriggio, momenti conviviali con canti, balli e poesie.

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