Ott 02

Manganello non fa rima con cervello.

Dove sono le democraticissime cancellerie europee? Dove sono? Perché non stanno di fronte ai poliziotti che sparano proiettili di gomma a Barcellona o di fronte ai manganelli sulla testa di persone inermi?

Dove sono i leader europei che non riescono a guardare se non con vergogna il coraggio dei vecchi che scendono in piazza per poter ancora sperare di non vivere nell’inerzia e nell’inedia della storia?

Possibile che solo noi sardi, noi che secoli fa abbiamo trasformato la nostra terra nel Vietnam dei catalani fino a far morire qui da noi la radice del loro imperialismo marittimo di allora, solo noi sardi oggi difendiamo il loro sacrosanto diritto a poter dire e realizzare uno Stato diverso?

Quanto ancora l’Europa vorrà nutrirsi del suo cinismo? Non esiste alcun ordine superiore che possa vincere contro ciò che distingue più di ogni altra cosa un essere umano dagli altri esseri viventi: il desiderio di libertà.

Nessun manganello può fermare un cuore, un’idea, una visione. Quanto tempo ancora è necessario per capire che la parte divina dell’uomo sta nella sua capacità di sacrificarsi per la libertà e la felicità?

Si può deformare un uomo con i fast food, lo si può intossicare con gli iphone, lo si può corrompere col denaro, ma poi accade che di fronte a un incontro che sollecita il suo destino, quello stesso uomo, deforme, intossicato e vilipeso, si pianta di fronte al male e accetta di farsi picchiare per tutti gli uomini della terra.

Il volto di Dio è insanguinato, da sempre. Ma vince sempre. (Paolo Maninchedda, presidente PdS, www.sardegnaeliberta.it).

Ogni referendum ha i suoi rituali: urne, schede elettorali, liste vidimate, un presidio di polizia all’ingresso dei locali pubblici adibiti a seggio, il silenzio elettorale nelle 24 ore precedenti il voto, un comitato del “Sì” e un comitato del “No”. Si è visto poco di questo nella consultazione catalana. Nelle ultime settimane le forze dell’ordine sono state impegnate a sequestrare materiale elettorale, la Generalitat – il governo regionale, oramai un’istituzione non più autonoma ma parallela rispetto agli organi centrali di Madrid – ha fatto ricorso a una riserva di improbabili urne cinesi «low cost» per garantire il voto, la polizia ha organizzato presidi nelle strade di accesso ai seggi per evitare la consegna del materiale agli scrutatori. Nella giornata di sabato le piazze di Barcellona ribollivano di passione, divise tra indipendentisti e unionisti, altro che silenzio elettorale. Non si è mai insediato un comitato per il “No”. È stata una consultazione a senso unico, preceduta da una campagna monopolizzata da un solo segno, quello del “Sì”. Manifesti, striscioni, bandiere, soldi pubblici catalani, cambiamenti di programmazioni nelle scuole con i consigli d’istituto che, per lasciare aperti i seggi, hanno simulato attività nel fine settimana per alunni e genitori. Una corsa podistica con un solo corridore è una gara senza storia. Eppure, nelle intenzioni degli indipendentisti, ne bastava anche uno soltanto, del resto la stessa legge per il referendum approvata negli ultimi giorni dai partiti separatisti, la destra liberista di Convergència, la sinistra di Esquerra Republicana e gli anticapitalisti radicali della Cup, non prevedeva quorum. Ieri, a soli 45 minuti dall’apertura delle urne, la Generalitat ha introdotto nuove norme, consentendo il voto in qualsiasi seggio utile e utilizzando schede “fai-da-te”; in quelle stesse ore è diventato virale un post che con ironia descriveva la tensione nell’aria: “A Barcellona è più rischioso comprare un toner che un grammo di cocaina”, recitava. La cronaca sul referendum è il racconto di una consultazione cucita «su misura», l’esatto contrario di quanto avvenuto nel 2014 in Scozia dove il voto per l’indipendenza fu preceduto da una lunga negoziazione con Londra che portò due anni prima all’accordo di Edimburgo, patto nel quale si fissavano tutte le regole elettorali. Di certo osservatori internazionali dell’Osce avrebbero avuto un gran da fare ma non se ne sono visti perché la consultazione è stata ritenuta illegale dagli organi centrali di Madrid e, di fatto, non riconosciuta dalla comunità internazionale. È come se la democrazia fosse stata sospesa, come se la Catalogna, regione rigorosa e progredita, si fosse deliberatamente staccata dall’Occidente per assistere alla rappresentazione di una farsa. Così mentre un corpo dello Stato, la Guardia civil, irrompeva in alcuni seggi per bloccare le operazioni, la polizia regionale (Mossos d’Esquadra) presidiava passivamente strade vuote, ben sapendo che le urne sarebbero state introdotte da ingressi secondari. Intanto gli inquirenti annunciano di avere pronti avvisi di garanzia contro i Mossos per disobbedienza agli ordini del Tribunale Superiore di Catalogna e il sindacato della Guardia civil, quasi a voler completare il corto circuito istituzionale, dirama in una nota l’intenzione di costituirsi parte civile nei processi contro la polizia regionale. Mentre il cielo plumbeo di Barcellona era squarciato dalle pale degli elicotteri della polizia, gli unici autorizzati a volare in uno spazio aereo limitato, il sindaco Ada Colau attaccava la codardia del governo di Mariano Rajoy, trinceratosi dietro la pressione delle forze dell’ordine, “Barcelona ciutat de pau, no té por (è città di pace, non ha paura)”, scriveva sui social. La sensazione è che stiano perdendo tutti. Gli indipendentisti coi loro slogan a caratteri cubitali “Adéu Regne d’Espanya – Hola Unio Europea” (addio Regno di Spagna, ciao Unione europea), sapendo di essere sul punto di rompere i ponti con la Spagna e quindi con l’Europa. Ma anche il premier conservatore e il suo governo apparsi del tutto inadeguati, privi di visione, preferendo al dialogo politico le carte bollate dei tribunali e le risposte della polizia. Con azioni repressive troppo vigorose, secondo molte fonti sarebbero stati usati proiettili di gomma, proibiti nelle dotazioni agli agenti antisommossa sul suolo catalano dal 2014, quando nel corso di uno sciopero generale una donna ne fu colpita ad un occhio. Una società lacerata, balcanizzata, nella quale tutti denunciano il fascismo degli altri, tanto che uno dei pochi paesi europei senza formazioni di estrema destra o xenofobe è caduto nella spirale dell’odio “etnico” e della delegittimazione reciproca. Sulle gradinate del Camp Nou da diverse domeniche campeggia un grande striscione “we want to vote”, il Barcellona calcio ieri ha giocato a porte chiuse per il clima di tensione in città, la squadra avversaria, Las Palmas, in un comunicato si diceva pronta a scendere in campo con una maglietta speciale, con la bandiera spagnola stampata sul petto, iniziativa subito avallata dalla Federazione calcistica. In una domenica grigia e grottesca, il sindaco di Port Bou, cittadina di frontiera con la Francia, ha dovuto cambiare la serratura del locale individuato come seggio per impedire la consultazione illegale, notizia che richiama alla mente le lunghe soste alla stazione della cittadina quando, negli anni 90, viaggiare ‘low cost’ significava comprare biglietti interrail. Una Catalogna indipendente uscirebbe da Schengen e Port Bou tornerebbe ad essere snodo di frontiera negli spostamenti ferroviari. In tarda serata arrivano finalmente gli ultimi dati, il 42,3% degli aventi diritto (in Scozia votò l’84%) si è espresso in elezioni prive di qualsiasi garanzia, quanto basta per proclamarsi indipendenti. La sfida è lunga, la chiusura delle urne segna l’inizio di una nuova instabilità, Rajoy proverà ora ad applicare l’articolo 155 della Costituzione con sospensione dei poteri regionali, le opposizioni chiederanno la sua testa, gli indipendentisti urleranno più forte al neo fascismo centralista. Due mondi che potrebbero ancora coesistere solo se tornassero a parlarsi. Occorrono statisti. E all’orizzonte non se ne vedono molti. (Andrea Lupi e Pierluigi Morena, avvocati internazionalisti).

“La Sardegna è trattata come la peggior colonia di Stato, il Popolo Sardo subisce discriminazioni infinite, dai trasporti all’energia, è vittima di un fisco diseguale che colpisce in modo letale l’economia e il lavoro. Una terra violentata a colpi di missili e bombe, da discariche tossiche a industrie inquinanti. I tratti identitari del Popolo Sardo sono delineati in modo chiaro e definito dalla storia e dall’etnia, dalla cultura e dalla lingua. Ora, dinanzi ad uno Stato che niente ha fatto per riequilibrare divari e discriminazioni, non resta che sottoporre ai Sardi la resa dei conti con il quesito restare o meno sotto questo regime italiano”. Lo ha detto il deputato di Unidos, Mauro Pili, che nei giorni scorsi, a Barcellona, ha avviato un percorso condiviso con le autorità catalane. “E’ ora di intraprendere un cammino definito sul piano identitario, economico, culturale e statuale – ha aggiunto Pili – per questa ragione, contemporaneamente al referendum della Catalogna, ho depositato una proposta di legge costituzionale che prevede la facoltà del Popolo Sardo di esprimersi con un referendum sull’indipendenza. Un’iniziativa legislativa che sottoponiamo alla condivisione di tutti coloro che riterranno necessario questo passo, nel rispetto del democratico diritto del Popolo Sardo di decidere il proprio futuro. Servono passi ufficiali, occorre passare dalla solidarietà generica ad azioni e percorsi ben delineati a tutela del Popolo Sardo. Il passaggio democratico della proposta di legge costituzionale per il Referendum per l’autodeterminazione del Popolo Sardo è indispensabile sia sul piano legislativo che giudiziario. E’ evidente che se la Presidente della Camera dei Deputati non dovesse dichiarare ammissibile la proposta di legge nella nuova formulazione, e quindi rigettarla – ha concluso Mauro Pili – ne scaturirebbe un contenzioso giudiziario di livello internazionale, proprio perché verrebbe leso un primordiale diritto universale e quello di un parlamentare di svolgere la propria funzione legislativa. Sarebbe un vulnus giuridico costituzionale alla pari della mancata legittimazione del referendum catalano”.

Dopo la prima parte della visita in Sardegna, questa mattina, a Cagliari, il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel pomeriggio è arrivato all’aeroporto di Fenosu per poi spostarsi a Ghilarza, paese in cui sorge la casa-museo della famiglia di Antonio Gramsci. Ed è proprio in questo luogo che il Capo dello Stato, accolto tra due ali festanti di folla, si è recato per una visita privata, accompagnato dal presidente della Regione , Francesco Pigliaru. Subito dopo, Mattarella si è spostato all’Auditorium di Ghilarza, per partecipare alla cerimonia in occasione dell’80° anniversario della morte di Antonio Gramsci.

L’assessorato alla Cultura del comune di Oristano presenta la prima edizione di “Oristanottobreventi”. Il progetto, che si intende riproporre negli anni a venire, nasce dall’esigenza di voler proseguire con la calendarizzazione degli appuntamenti culturali e di spettacolo che hanno caratterizzato il Settembre Oristanese e nel contempo, inaugurare una nuova stagione di programmazione culturale in città. Il ricco calendario degli appuntamenti che caratterizza l’edizione 2017 è il frutto di un lavoro sinergico, che ha visto coinvolti alcuni tra i più importanti attori della cultura in città. In particolare si sottolinea il ruolo centrale svolto dall’amministrazione nel coordinamento delle Istituzioni che svolgono quotidianamente importanti servizi culturali in città. Il cartellone nasce dalla condivisione del lavoro di programmazione che le Istituzioni coinvolte hanno saputo svolgere, segnalando per questa proposta culturale che si svolge nell’arco del mese di ottobre, appuntamenti già calendarizzati dalle rispettive istituzioni o programmati ad hoc per questa iniziativa condivisa. Con questo progetto l’amministrazione intende inaugurare un nuovo modus operandi, coinvolgendo in una programmazione partecipata le istituzioni comunali, quelle private ed il complesso e variegato mondo dell’associazionismo culturale, particolarmente attivo in città. La programmazione di “Oristanottobreventi” accoglie importanti iniziative di carattere nazionale quali: “La Domenica di Carta”, organizzata dall’Archivio di Stato e finalizzata alla valorizzazione degli archivi storici, “FaMu”, ovvero Famiglie al Museo, evento organizzato presso l’Antiquarium Arborense, volto alla promozione e alla valorizzazione dei Musei che in questa giornata accolgono gratuitamente le famiglie e la “Giornata nazionale del trekking urbano”. Nella programmazione sono inoltre presenti numerose iniziative che non mancano di valorizzare le peculiarità tutte locali legate all’arte, alla storia ed alla cultura “Arborense”. In ordine di apparizione, le istituzioni oristanesi coinvolte nell’edizione 2017 di “Oristanottobreventi” sono l’Ente Concerti Alba Pani Passino, il Centro Servizi Culturali Unla, l’Archivio storico comunale, l’Archivio di Stato, l’Anpi, l’Antiquarium Arborense, La Memoria Storica, l’Istar, la Pinacoteca comunale Carlo Contini, la Fondazione Sa Sartiglia Onlus, l’Associazione nazionale archeologi, la Biblioteca comunale, il Museo diocesano arborense.

Riprenderanno entro il mese, per poi concludersi ad aprile 2018, i corsi di formazione professionale organizzati dall’Ente Bilaterale Turismo della Sardegna. I corsi riguarderanno le lingue straniere, sicurezza e management aziendale. Come comunicato dal presidente dell’Ente bilaterale turismo Sardegna, Pino Porcedda, e dal vicepresidente, Cristiano Ardau, le lezioni si svolgeranno nelle province di Oristano, Cagliari, Nuoro, Olbia e Sassari. “I corsi organizzati dall’EBT Sardegna sono gratuiti e vengono organizzati per i titolari e gestori, e per i dipendenti (fissi e stagionali) delle aziende turistiche dell’Isola. Per potersi iscrivere è però necessario essere in regola con i versamenti delle quote associative, disciplinate dal contratto collettivo nazionale del turismo. L’obiettivo principale rimane quello di creare i presupposti per lo sviluppo dell’economia turistica in Sardegna. Anche quest’anno, come nel passato, l’EBTS ha puntato molto sui corsi che rappresentano un momento importante nella formazione dei lavoratori del settore turistico. I partecipanti sono, infatti, in costante aumento, grazie anche alla grande professionalità dei formatori”. Chi fosse interessato può prendere visione di tutte le informazioni sul sitodell’Ente www.ebtsardegna.org alla sezione formazione, dove è consultabile il catalogo formativo 2017-2018 e la Scheda d’Iscrizione online.

 

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