Apr 11

Santu Lussurgiu: sgominata dai Carabinieri banda in odore di mafia

Tra il 2010 e il 2015 hanno incendiato una decina di auto-compattatori in vari paesi del centro Sardegna con un unico obiettivo: far fuori le ditte concorrenti nelle gare d’appalto per lo smaltimento dei rifiuti solidi e urbani in almeno due comuni della provincia di Oristano, Santu Lussurgiu e Baratili San Pietro.

Una banda in odore di mafia è stata sgominata dai Carabinieri della compagnia di Tonara e dagli specialisti del Noe di Cagliari. Tre le persone arrestate, di cui due ai domiciliari, e altri individui colpiti da obbligo di dimora. Le accuse contestate dalla Dda di Cagliari, e fatte proprie dal Gip, vanno dall’associazione per delinquere di stampo mafioso fino a minacce, danneggiamenti, incendi e turbativa d’asta.

A capo del sodalizio, secondo la ricostruzione fornita durante una conferenza stampa, a Nuoro, dai capitani dei Carabinieri, Andrea Di Nocera (Tonara) e Angelo Rubechini (Noe), c’era Giovanni Maria Firinu, 58 anni, di Santu Lussurgiu, dipendente della ditta Ecoservice, finito in carcere, mentre Massimo Settefonti, 46 anni, anche lui di Santu Lussurgiu si trova agli arresti domiciliari. Giuseppe Amato, di Torre Annunziata, che  si occupava a Napoli anche delle revisioni degli auto-compattatori praticando un prezzo speciale, ancora non è tato rintracciato.

Al vaglio degli inquirenti, nella città partenopea, c’è la posizione di alcuni pubblici ufficiali della Motorizzazione civile. Gli obblighi di dimora sono invece scattati per Franca Pani, direttrice della ditta Ecoservice, e per Gonario Moro, dipendente dell’impresa Moro di Oniferi, specializzata nello smaltimento dei rifiuti. Una dozzina in tutto gli indagati, tra cui la moglie di Firinu, Francesca Piras, amministratrice della Ecoservice. L’associazione a delinquere di stampo mafioso è stata contestata in particolare a Firinu, Settefonti, Pani e Piras.

Tutto inizia a Tonara, nel 2010, con l’incendio di alcuni auto-compattatori della ditta di smaltimento rifiuti di Redento Poddie, poi per 5 anni una escalation di attentanti in molti paesi del centro Sardegna, Torpè, Paulitatino, Buddusò e Santu Lussurgiu. Stesse modalità e unica regia per fiaccare la concorrenza e aggiudicarsi tutti gli appalti dei rifiuti.

Ne è convinta la Dda di Cagliari, che oggi all’alba ha coordinato una vasta operazione anticrimine, condotta dai carabinieri di Tonara e del Noe del capoluogo sardo, smantellando l’organizzazione accusata di aver pilotato le gare. “Le intimidazioni, le minacce e i danneggiamenti con modalità mafiose – ha spiegato ai giornalisti il capitano della compagnia di Tonara, Andrea Di Nocera – facevano sì che le altre ditte si ritirassero dalle gare e partecipasse sempre la stessa impresa di Santu Lussurgiu”.

“Da reati di ordinaria amministrazione – ha fatto notare il capitano del Noe, Angelo Rubechini – i colleghi di Tonara sono riusciti a vedere oltre e a scoprire reati più grossi”. Non solo. “Le persone coinvolte nell’organizzazione – ha sottolineato lo specialista dell’Arma – interravano i rifiuti tossici nell’agro di Santu Lussurgiu. Una condotta che oltre al danno ambientale, è risultata lesiva nei confronti degli operatori virtuosi che sostenevano costi onerosi per lo smaltimento”.

All’appello, come destinatario della misura cautelare degli arresti domiciliari, manca quindi Giuseppe Amato, di Torre Annunziata. L’uomo è ricercato anche se  ancora non è stato inserito nell’elenco dei latitanti. Amato risulterebbe affiliato al clan Gallo-Limelli-Vangone e sarebbe il terminale campano in Sardegna che forniva la “consulenza criminale” a Giovanni Maria Firinu, ora in carcere a Uta e ritenuto dagli inquirenti la mente dell’organizzazione che, come detto, attraverso intimidazioni e incendi, gestiva la raccolta dei rifiuti.  La Dda contesta  l’associazione a delinquere di stampo mafioso a Firinu, alla moglie Francesca Piras, a Franca Pani e a Massimo Settefondi.

Due oristanesi,  Matias Arias Quiroz, 30 anni, musicista, e Lorenzo Spanu, 38 anni, operaio, sono stati arrestati dai Carabinieri, dopo essere stati fermati per un normale controllo  sulla 131, mentre rientravano da Cagliari.  Ad insospettire i Carabinieri è stata la presenza all’interno dell’auto, una Ford Focus, di una confezione di catene da neve da montare e di una bicicletta. I due sono stati condotti in caserma per accertamenti e a Quiroz è stato trovato un panetto di hashish di 97 grammi nascosto nelle mutande. Dopo una perquisizione nelle abitazioni, i Carabinieri di hanno trovato altro materiale “interessante” in casa di Quiroz e una piantina di marijuana in quella di Spanu.

L’Antitrust boccia il governo dell’acqua in Sardegna. Secondo l’Autorità garante della concorrenza e del mercato, l’affidamento del servizio idrico ad Abbanoa Spa è caratterizzato da irregolarità. L’ultimo bollettino pubblicato parla di “…criticità concorrenziali derivanti da possibili problemi di legittimità dell’affidamento in house da parte di Egas (Ente di governo dell’Ambito territoriale ottimale della Sardegna, ex Autorità d’Ambito) ad Abbanoa, nell’ambito territoriale unico comprendente l’intera Regione Sardegna”. Dalla relazione del presidente, Giovanni Pitruzzella, emerge che la prima criticità riguarda la proprietà del gestore: “La Regione Sardegna attualmente detiene il 68,11% del capitale sociale di Abbanoa, il restante 32% è detenuto dagli enti locali della Sardegna rappresentati in Egas”. Questo, secondo l’Antitrust, “…determina una situazione in cui Egas, pur avendo astrattamente i poteri per effettuare un controllo pervasivo sull’attività svolta da Abbanoa, non dispone, di fatto, della possibilità di nominare persone di propria fiducia che gli garantiscano l’effettività di tale controllo”. Ecco perché, “…al fine di garantire la legittimità dell’affidamento del servizio idrico”, l’Autorità chiede alla Regione di prevedere la cessione agli enti locali (i comuni della Sardegna, rappresentati in Egas) della totalità delle quote di partecipazione, e di dotare fin da subito Egas di strumenti di controllo effettivo, tra cui la possibilità di nominare i vertici direttivi e di controllo”. La Regione ha 45 giorni di tempo per comunicare le iniziative che vorrà intraprendere in proposito. Dopo di che scatteranno le sanzioni.  Sulla questione è partito subito all’attacco il deputato di Unidos, Mauro Pili. “Ad essere bocciata non è Abbanoa, ma la maldestra gestione di una giunta regionale che ha avuto come unico obiettivo quello di mettere le mani sul governo dell’acqua per gestire appalti, assunzioni e nomine”.

Intanto Abbanoa ha citato per oltre 5 milioni di euro l’associazione dei consumatori Adiconsum, in persona del presidente regionale, Giorgio Vargiu. La richiesta è stata motivata da Abbanoa come danni d’immagine causati al gestore unico dai ritardi nei tentativi di conciliazione, soprattutto in provincia di Oristano, da parte dell’Adiconsum. La citazione a giudizio, firmata da alcuni avvocati romani e datata 4 aprile, è stata resa nota da Giorgio Vargiu. La prima udienza è stata fissata per il prossimo 26 luglio.  “Abbanoa – ha comunicato l’Ufficio stampa del gestore unico – ha regolari rapporti con tutte le associazioni dei consumatori che hanno sottoscritto il protocollo d’intesa sulla conciliazione. Adiconsum è l’unica associazione che ha sospeso, arbitrariamente e senza alcun accordo preliminare, l’attività con la segreteria di conciliazione. Una situazione che ha messo in difficoltà gli stessi suoi associati, illusi che anche i normali pagamenti potessero essere elusi… Alla luce di quanto accaduto in questi mesi e del danno procurato ai clienti e all’azienda, Abbanoa ha citato Adiconsum per danni, a causa del perdurante, reiterato, scorretto comportamento dell’Associazione. L’intero importo verrà devoluto alle famiglie disagiate che non possono pagare il servizio”.

 

Stop a spettacoli pirotecnici e fuochi d’artificio negli stagni dell’oristanese classificati come sito di interesse comunitario (Sic). La diffida, firmata dall’Enpa (Ente nazionale protezione animali), riguarda tutti o quasi gli specchi d’acqua oristanesi ed è stata notificata ai comuni di Santa Giusta, Palmas Arborea, Cabras, San Vero Milis, Riola Sardo e Nurachi. L’invito è perentorio: le amministrazioni comunali devono respingere le richieste di autorizzazione e revocare quelle eventualmente già rilasciate. In caso contrario, l’Enpa sarà costretta a inviare le opportune segnalazioni alle autorità competenti, nazionali ed europee. “L’anno scorso i fuochi d’artificio, nonostante le nostre proteste, sono stati sparati addirittura dal centro dello stagno tramite l’utilizzo di barconi, causando una gravissima situazione di stress e disturbo biologico della fauna selvatica nidificante e particolarmente protetta – hanno detto i volontari oristanesi dell’associazione -. Ciò non deve più accadere. Ci sono modi migliori per festeggiare, più rispettosi della natura e delle finanze pubbliche”. Secondo l’associazione, alcune specie che vivono in queste aree, come fenicottero, airone rosso, pollo sultano, occhione e falco pellegrino, rischiano di scomparire, invalidando così l’esistenza stessa delle Sic.

Lascia un commento

Your email address will not be published.