Feb 23

L’ultimo saluto di Oristano a Chiara Carta, la 13enne uccisa sabato scorso dalla madre.

Una grande folla si è ritrovata oggi, nella frazione oristanese di Silì, nella Chiesa di San Pietro apostolo, per l’ultimo saluto a Chiara Carta, la tredicenne uccisa sabato scorso dalla madre nella casa di famiglia.

Ad attendere il feretro, tra la folla commossa, il padre Pietro, i familiari, i compagni di classe, il sindaco di Oristano Massimiliano Sanna, la giunta e i consiglieri comunali, il prefetto Fabrizio Stelo e tante altre autorità. Tanti anche gli agenti della Polizia locale, (compagni di lavoro di Pietro, il padre di Chiara, che sabato scorso ha trovato il corpo della figlia senza vita) che hanno portato in spalla la piccola bara bianca ricoperta di rose.

La cerimonia funebre è stata celebrata dall’arcivescovo Roberto Carboni. Questo quanto detto dall’arcivescovo nell’omelia:

“Carissimo Piero, fratelli e sorelle, non è facile oggi prendere la parola nel contesto di questa celebrazione segnata dal dolore e carica di domande, e che racchiude la tragedia che ha toccato non solo due famiglie ma tutta la comunità di Silì e di Oristano. Una tragedia che ha sconvolto tanti che hanno avuto modo di avvicinarsi a Chiara, che le sono stati compagni di scuola, amici nel divertimento e nella vita, compagni nel cammino di fede oppure solo conoscenti e vicini di casa.

Oggi le parole sono di troppo. Noi cerchiamo spiegazioni, motivi, cerchiamo di capire, ma di fronte a tutto questo dolore avvertiamo che le parole non bastano, anzi a volte debbono tacere.

Le uniche parole che davvero dobbiamo dire è che “siamo qui”. Siamo presenti per testimoniare un dolore condiviso, per stringerci al padre di Chiara e ai suoi familiari, per manifestare le nostre condoglianze a tutti coloro che hanno voluto bene a Chiara e per essere solidali con questa comunità che oggi affronta piena di sgomento questa tragedia.

Sì, la parola più eloquente che possiamo dire è quella di “esserci”, di testimoniare con la presenza la vicinanza al dolore. Ma al tempo stesso la nostra presenza deve diventare una parola di speranza, perché come cristiani noi consegniamo questa povera figlia martoriata, nelle mani di Colui che ha avuto le mani trapassate dai chiodi, Gesù il Crocifisso, che sa bene come prenderci in braccio, con delicatezza e amore, con attenzione e rispetto.

Ci sono cose che accadono, cose che ci accadono o che accadono alle persone che amiamo e noi non le comprendiamo. Ci sono tanti avvenimenti dolorosi che rifiutiamo; ci sono fatti in cui la ricerca di senso resta insoddisfatta e si infrange nell’unica domanda a noi possibile oggi: perché? Perché Chiara? Perché questa morte così atroce?

Non vogliamo entrate nella coscienza delle persone e nella situazione di una famiglia che oggi ha diritto al silenzio e alla discrezione. Ogni giudizio rischierebbe di tralasciare qualcosa di quello che può accadere in quell’abisso che è il cuore umano, che quando vive la solitudine e i drammi che non trovano nessun ascolto e sostegno, diventa come la forza devastatrice di un torrente in piena. Facciamo silenzio e rispettiamo il dolore. Guardiamo con grande senso di responsabilità a quello che può accadere a chiunque, in circostanze estreme. Ci permettiamo solo di aggiungere al silenzio un invito, quello di usare misericordia.

Misericordia per Chiara, così giovane, fragile e piena di sogni e ideali come sanno esserlo tutti gli adolescenti. Misericordia per suo papà Piero che deve affrontare l’enorme peso di un dolore grande e che ha bisogno adesso di amicizia e vicinanza. Ma permettetemi di dire anche Misericordia per una madre che ha distrutto, forse per tanta confusione del cuore e della mente, la vita che aveva dato alla sua creatura.

Questa morte ci interroga come comunità cristiana e civile, perché quando si consuma una tragedia, tutti dobbiamo chiederci quale è il suo punto di inizio, cosa è mancato alla persona e alla società in cui la persona vive? Anche nei drammi che durano anni e che vedono le famiglie sole anche nelle crisi, noi dovremmo trovare il modo di far uscire i singoli dalla solitudine e accompagnarli amorevolmente. Questa tragedia è occasione per far crescere nelle nostre comunità il senso della solidarietà, il rifiuto di ogni forma di giudizio discriminante, l’organizzazione di strutture e percorsi che diano speranza a tutti.

Le autorità cercheranno le motivazioni, le dinamiche e le responsabilità. A noi qui oggi, riuniti in questa preghiera cristiana, rimane la stessa domanda drammatica che Gesù gridò dalla Croce: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”. L’esperienza della morte di una persona così giovane, che si apriva alla vita, non solo appare vuota di senso, ma ci sembra – lo diciamo con sgomento – anche vuota di Dio.

Eppure, come credenti siamo qui non per chiedere motivi o dare spiegazioni, ma per accompagnare nel suo ultimo viaggio, con la luce della fede in Cristo, questo nostra piccola sorella Chiara.

Nonostante il dolore siamo qui per ricordarci che la vita di Chiara non è perduta, è nelle mani di Dio. Ci diceva san Paolo nella lettera ai Romani (8,35-39 35):” Chi ci separerà dunque dall’amore di Cristo? Forse la tribolazione, l’angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada? (…) Ma in tutte queste cose noi siamo più che vincitori per virtù di colui che ci ha amati. Io sono infatti persuaso che né morte né vita, (…), né alcun’altra creatura potrà mai separarci dall’amore di Dio, in Cristo Gesù, nostro Signore.

Desidero concludere questa riflessione trasformando i sentimenti di noi tutti in preghiera:
Signore nostro, siamo qui in tanti, davanti a te e di fronte alla nostra piccola Chiara; presi da un grande dolore, pieghiamo il nostro cuore in preghiera.

Il cuore umano solo tu lo conosci davvero, spesso è affaticato e dolorante. Se si smarrisce può fare male, provocando una catena di sofferenza indicibile. O Dio, Signore nostro, non riusciamo a contenere una tragedia così grande. Vogliamo essere cristiani, uomini e donne di fede e solo a te possiamo affidarci: vieni in nostro soccorso.

La piccola Chiara è già di fronte al tuo sguardo pieno di tenerezza e misericordia
ma dai anche a noi che rimaniamo qui, il calore del tuo amore e la speranza della tua misericordia”.

Nel corso della messa Arianna Garau, insegnante di Chiara, ha letto una lettera a nome di tutti gli insegnanti dell’Istituto comprensivo di piazza Manno:

“Chiara, siamo pervasi da un senso di turbamento atroce che ci toglie il sonno e il respiro, ci accompagnano un dolore e una tristezza indescrivibili, ben diversi da quelli che avevamo provato fino ad ora. In un attimo siamo passati dalla spensieratezza al pianto, è calato il buio sulle nostre vite da quando non ci sei più – ha detto commossa Arianna Garau -.

C’era un’atmosfera sacra ieri notte in piazza Manno, nel luogo dove aspettavate il suono della campanella, stando gli uni di fronte agli altri a ridere e parlare tra di voi mano nella mano. Abbiamo acceso delle candele e siamo stati circondati dall’amore e dalla tua luce, le lacrime scorrevano inarrestabili sul volto dei tuoi inseparabili amici, di tutti i tuoi compagni e insegnanti, non la smettevamo più di piangere.

I tuoi occhi emanavano sempre una grande dolcezza, la tua bellezza fioriva mentre ti apprestavi a diventare una donna. Ma non eri solo bella, Chiara. Avevi una gentilezza naturale e innata verso gli altri, proprio come il tuo adorato papà; ti preoccupavi sempre dei tuoi compagni, sopportando in silenzio, e tenendoti dentro il tuo profondo dolore silenzioso. Come quella volta che mi avevi chiesto di aiutare un compagno che viveva una situazione davvero difficile, tu eri così, animata da un eroismo spontaneo quanto inconsapevole.

Non ti vedremo crescere, Chiara, ma crescerai in modo diverso nell’affetto che avremo sempre per te. Continuerai a vivere e a splendere per sempre nei nostri sguardi e nei nostri ricordi che parleranno inevitabilmente di te.

Buon viaggio, Chiara. Veglia sul tuo papà, non lasciarlo mai solo, aiutaci a sopportare la tua mancanza. Non ti dimenticheremo mai. Non dimenticheremo mai l’amore e la dolcezza che ci hai dato”.

Il sindaco Sanna, che per oggi ha decretato il lutto cittadino, ieri sera aveva partecipato alla fiaccolata davanti alla Scuola media di Piazza Manno, e stamattina, insieme agli amministratori e ai dipendenti comunali, ha osservato un minuto di raccoglimento all’ingresso del Palazzo degli Scolopi, sede del Comune, davanti al gonfalone comunale.

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