Gen 22

Procura di Oristano: la logica non è proporzionale al furore (di Paolo Maninchedda).

“Continuiamo l’esame pubblico dell’ordinanza di custodia cautelare che quasi quattro mesi fa fu illustrata in una ormai notissima conferenza stampa della Procura di Oristano.

A p. 60, sotto il titolo “La riapertura dei termini del concorso per infermieri” si legge: «Il concorso per infermieri risultava essere stato bandito addirittura nel 2010 dall’allora direttore generale dott. Panichi e chiuso in attesa della nomina della commissione d’esame per il suo svolgimento. In data 16 giugno 2016, con delibera n. 361 viene decisa la riapertura dei termini concorsuali, motivata dall’aumento del fabbisogno di personale, legato a nuove vacanze, e si aumenta il numero dei posti a concorso da 10 a 20, introducendo una riserva di 10 posti a favore del personale precario ai sensi del Dpcm 06.03.2015 e dell’art. 35, comma 3-bis, lett.a) del D.lvo n.16/2001 e s.m.i. (norma introdotta nel 2012, ossia dopo la scadenza dei termini della presentazione della domanda). La riapertura dei termini per la presentazione delle domande di partecipazione non poteva che riguardare i candidati in possesso dei necessari requisiti alla data di scadenza dell’originario termine, quello stabilito dal bando prima della sua modifica (v. Cons. Stato, sez. IV 2/12/2016 n. 5057)».

In realtà, nel 2016 non si riaprirono solo i termini della presentazione delle domande, ma si modificò sostanzialmente la procedura concorsuale, perché: 1) si raddoppiarono i posti a concorso, che passarono da 10 a 20 per conversione di altri posti vacanti; 2) era intervenuta la normativa per il precariato (come ricorda anche l’Ordinanza). Il bando fece salve le domande già presentate per il concorso da 10 posti del 2010 e riapre i termini.

Procedura corretta?

Ecco che cosa dice la sentenza 4731 del 12 ottobre 2017 del Consiglio di Stato: «Costituisce regola generale, derivante dai principi di imparzialità e trasparenza dell’azione amministrativa, che, alla modifica sostanziale di una procedura concorsuale, debba far seguito la riapertura dei termini per la presentazione delle domande”. (….) “La “modifica sostanziale” della procedura concorsuale, che impone la riapertura dei termini per la presentazione delle domande, corrisponde, in particolare, all’allargamento della potenziale platea di partecipanti; in tal caso, in ragione della nuova modalità di tutela del pubblico interesse volto alla selezione dei candidati “migliori”, la riapertura dei termini costituisce atto logicamente consequenziale per consentire la partecipazione anche a coloro i quali, pur potenzialmente interessati, non avevano potuto presentare una domanda ammissibile in quanto sprovvisti dei requisiti richiesti dal bando, successivamente ampliati».

Quindi, procedura corretta, ma la Procura (oltre che affidarsi all’ennesima dichiarazione dell’ex Direttore generale Panichi, che ancora, grazie a Dio, non fa giurisprudenza e quindi non la commentiamo per non perdere tempo) fa riferimento a un’altra sentenza del Consiglio di Stato. Vediamola.

Eccola qui, leggetela con attenzione, perché smentisce ciò che la Procura vuole affermare. Cosa dice la sentenza? Dice che in un concorso in cui si era prima fissato un termine per la presentazione delle domande e poi, con atto successivo, tale termine era stato prorogato, i requisiti dovevano essere posseduti alla data del primo termine. Ecco la frase decisiva: «In un pubblico concorso, la riapertura dei termini per la presentazione delle domande di partecipazione non può, infatti, che riguardare i candidati in possesso dei necessari requisiti alla data di scadenza del termine, all’uopo indicato dal bando. Ciò in considerazione dei limitati effetti che ha la determinazione di riaprire il solo termine per la presentazione delle domande, che non riguarda quello, diverso, previsto per il possesso dei requisiti stessi, a garanzia dell’unitarietà della procedura concorsuale nell’ambito della quale il provvedimento si inserisce».

Quindi, Il Consiglio di Stato dice che se si modifica sostanzialmente un bando, si devono riaprire i termini (e il raddoppio dei posti a concorso e la sopravvenuta normativa sui precari sono modifiche sostanziali); se invece si sposta banalmente un termine di presentazione (e si badi, il caso citato dalla sentenza del Consiglio di Stato citata dalla Procura riguarda un bando del Ministero della Difesa aggiornato nell’arco di 40 giorni, non un bando, come quello degli infermieri, rimasto fermo dal 2010 e non svolto per sei anni), allora i requisiti devono rimanere quelli iniziali.

Questi i fatti. E ci sta che nel “furor persecutionis” che anima il discorso dell’accusa si sia scivolati su argomenti non strettamente di ambito penale, ma è la deduzione successiva che lascia di sale per illogicità.

Leggete questa frase, che conclude la prima parte del ragionamento della Procura: «Ma soprattutto, al momento in cui il concorso viene riaperto, l’Ats si ritrova già con due gradutorie valide da cui attingere, e segnatamente la graduatoria ex Asl di Nuoro approvata con delibera n.1144 del 10 agosto 2016 e quella ex Asl di Oristano approvata con delibera 935 del 30/12/2016».

Commentiamo schematicamente: 1) il “momento in cui il concorso viene riaperto” è il 16 giugno 2016; 2) L’Ats nel 2016 non esiste; nasce formalmente il 1 gennaio 2017; 3) la delibera 935 dell’ex Asl di Oristano è quella che approva i verbali e le gradutorie del concorso di cui la Procura contesta la legittimità, cioè quello i cui termini sono stati riaperti il 16 giugno 2016. Qui cadono dunque le braccia: si afferma una contestualità, ma lo scorrere del tempo è unidirezionale. Quando il concorso viene riaperto, a giugno 2016, l’Ats non esiste; le altre gradutorie citate dichiarate già disponibili sono: 1) quella di un diverso concorso della Asl di Nuoro conclusosi in agosto e poi, e questo è sconcertante, la gradutoria definitiva di dicembre dello stesso concorso bandito a giugno.

Il diritto è esattezza; è logica. Ma non per tutti”. (Paolo Maninchedda, www.sardegnaeliberta.it).

Hanno superato quota 10.000 le persone che hanno sottoscritto la petizione popolare per la salvaguardia delle coste sarde, rivolta al Ministro per i beni e attività culturali e turismo e ai presidenti della Regione e del Consiglio regionale, per il mantenimento dei vincoli di inedificabilità nella fascia dei 300 metri dal mare. Una petizione firmata nei giorni scorsi anche da alcune personalità del mondo della cultura e da tanti stranieri. “Davanti a un’abissale crisi economico-sociale, alle drammatiche problematiche come quella dell’abbandono scolastico che sta portando sempre più l’Isola a un futuro ignorante da manodopera dequalificata, davanti a un dissesto idrogeologico foriero di mille calamità innaturali e a un contesto da terzo mondo nei trasporti – dicono gli ecologisti del Gruppo di intervento giuridico – il mondo politico sardo è capace di dare una sola risposta, sempre la stessa da decenni: cemento sulle coste con la pretesa di favorire il turismo”. In particolare il Grig punta il dito contro “…il disegno di legge sul Piano casa, adottato a fine 2019, che è tuttora sconosciuto, perché a distanza di un mese il governatore Solinas non s’è degnato di pubblicizzarlo e nemmeno di trasmetterlo al consiglio regionale, manco fosse oggetto di conoscenza riservata agli iniziati”. Secondo Stefano Deliperi, anima del Grig, “…riprendere la speculazione immobiliare lungo le coste è un intento ottuso e autolesionista. Si tratta della parte più pregiata del patrimonio ambientale e paesaggistico isolano, il fondamentale richiamo turistico, elemento di grande importanza per un’economia locale sempre più disastrata, grazie soprattutto alla mancanza di efficaci interventi nei settori nevralgici dei trasporti e della politica scolastica. Basti pensare che le strutture alberghiere vengono utilizzate per il 54% nel mese di agosto e solamente per l’1% nei mesi di gennaio e di dicembre (dati 24° Rapporto Crenos sull’economia della Sardegna, 2017). Nessuno – conclude Deliperi – rimarrà inerte davanti all’ennesima follia contro l’ambiente e lo stesso avvenire dei sardi”.

Prove di intesa tra i pastori sardi dopo le polemiche che hanno spaccato il mondo delle campagne nell’Isola sulla gestione della vertenza latte. L’associazione “Più Sardegna”, che aveva manifestato la netta presa di distanze dagli allevatori che avevano ricevuto il mandato per il tavolo ministeriale delle trattative sul prezzo, Gianuario Falchi e Nenneddu Sanna, non riconoscendoli come portavoce di tutti i pastori, ora propone “…tutti a Tramatza, l’8 febbraio, per dare un forte segnale di riappacificazione e unione”. Ma l’associazione puntualizza: “Non siamo una nuova organizzazione agricola, i nostri iscritti aderiscono a quelle già esistenti e non riteniamo di rappresentare tutti gli allevatori, ma sono numerosi quelli che la pensano come noi e si sono dissociati da voi. Non siamo schierati politicamente con nessuno e non abbiamo richiesto, nè ci sono stati promessi, favori politici di alcun genere. Siamo gli unici ad aver fatto proposte serie e tecnicamente valide, per tutti gli allevatori del comparto. Siete stati invitati a condividerle e a partecipare ai nostri incontri, ma li avete disertati senza giustificarvi – hanno detto i rappresentanti di Più Sardega, rivolgendosi a Falchi e Sanna -. Quindi, nessuna guerra tra pastori, ma semplicemente dovete prendere atto della nostra decisione di non riconoscervi nel ruolo di portavoce del comparto. Non intendiamo creare dissapori tra i gruppi di protesta, né andare contro gli altri pastori, ma siamo un gruppo di proposta che non intende rinunciare al confronto in tutte le occasioni in cui vi sia la possibilità di trovare le soluzioni condivise che possano dar ristoro alle nostre aziende e alle nostre famiglie, nell’interesse di tutti”. Infine un attacco a Daria Inzaina, l’allevatrice gallurese che per settimane è stata vicina a ricoprire l’incarico di assessora dell’agricoltura, in quota Lega: “Anziché darsi da fare per produrre risultati politici, appoggia le insensate richieste di dimissioni dell’assessora Murgia, schierandosi di fatto contro un esponente della giunta di cui fa parte il partito che lei rappresenta”.

Garantire la sicurezza della manifestazione senza intaccarne la tradizione e le regole plurisecolari. E’ la sfida di Oristano per l’edizione 2020 della Sartiglia, la giostra equestre che da più di cinque secoli si corre nelle vie del centro storico di Oristano l’ultima domenica e l’ultimo martedì di Carnevale, che quest’anno cadono il 23 e 25 febbraio. La marcia di avvicinamento all’evento clou del Carnevale in Sardegna procede ormai spedita. I depositari della tradizione, il Gremio dei Contadini di San Giovanni e quello dei Falegnami di San Giuseppe, hanno già fatto la loro parte. A dicembre hanno scelto i propri Componidoris: Ignazio Lombardi per i Contadini e Cristian Matzutzi per i Falegnami. Dietro di loro, sui percorsi di via Duomo per la corsa alla stella e di via Mazzini per le pariglie, sfileranno più di cento cavalieri mascherati con sfarzosi costumi, montando cavalli riccamente bardati. Sul fronte dell’organizzazione e della sicurezza stanno procedendo il Comitato Sartiglia della Fondazione Oristano in collaborazione con il Comune e la Pro Loco da una parte, la Prefettura e la Questura dall’altra. Il capitolo più scottante resta quello dei controlli antidoping: dopo gli eccessi di qualche anno fa, quest’anno tutti saranno più rispettosi della tradizione. Per il resto, viene confermata la “blindatura” della manifestazione, alla quale si accederà solo a piedi e solo attraverso varchi controllati. Intanto nelle scuderie delle campagne attorno alla città i vavalieri preparano i cavalli e coltivano la speranza di vedersi consegnare dai Componidoris la spada per la corsa alla stella e di fare bella figura nelle spericolate pariglie acrobatiche di via Mazzini. Il programma delle due giornate rispetta la consuetudine plurisecolare. Domenica 23 febbraio il rito della vestizione de su Cumponidori si ripeterà alle 12, nella sede del Gremio dei Contadini, mentre l’inizio della corsa alla stella è previsto intorno alle 13.30. L’orario delle pariglie lo deciderà, come sempre, su Cumponidori, una volta chiusa la corsa alla stella ed effettuata sa “remada”. Martedì 25 febbraio la replica del crono-programma di domenica. Ricco, come di consueto, il cartellone degli eventi collaterali, ancora in fase di definizione.

Anche a Oristano un centinaio di persone hanno aderito allo sciopero nazionale dei titolari delle partite Iva. “Basta tasse” è stato il motivo conduttore della manifestazione che ha visto commercianti, imprenditori, artigiani e lavoratori autonomi abbassare le serrande delle loro attività per poi ritrovarsi in piazza Roma. Successivamente tutti assieme hanno percorso le vie del centro per protestare contro la stretta del governo sulla legge di bilancio, il decreto fiscale e l’obbligo dello scontrino elettronico. Nella tarda mattinata i manifestanti sono stati ricevuti dal sindaco di Oristano che ha espresso loro tutta la sua solidarietà.

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