Dic 20

“Buffa racconta Gaetano Scirea”, docufilm su un’icona della Juventus e della Nazionale.

Un docufilm in due puntate, imperdibile per i tifosi bianconeri e per tutti coloro che amano il calcio, in ricordo di Gaetano Scirea, uno dei più grandi giocatori della storia della Juventus e della Nazionale.

Sabato 22 dicembre, alle 24, su Sky Sport 1, primo episodio dal titolo “La classe nel silenzio”, e mercoledì 26 dicembre, a mezzanotte e mezzo, secondo episodio intitolato “Libero nell’Universo”. Due puntate che fanno parte del docufilm “Buffa racconta Gaetano Scirea”. La storia è, infatti, raccontata con la solita maestria da Federico Buffa. Gli orari sono abbastanza scomodi, ma Sky replicherà più avanti le due puntate su Gaetano Scirea in orari più decenti.

Ma chi era quest’icona del calcio italiano, scomparso ad appena 36 anni nel 1989? Anche i più giovani, con tutta probabilità, avranno sentito parlare dai genitori, parenti o conoscenti di una certa età di Gaetano Scirea, un calciatore che per classe, correttezza e signorilità è stato apprezzato sia da i tifosi della Juventus, sia dai sostenitori delle altre squadre.
In attesa delle puntate di Buffa, per sapere qualcosa in più su Scirea, eccovi alcune notizie sintetizzate da Wikipedia.

Gaetano Scirea, nato il 25 maggio 1953, a Cernusco sul Naviglio, comune di circa 35 mila abitanti che fa parte della città metropolitana di Milano, è stato riconosciuto come uno dei massimi interpreti del ruolo di libero non solo nella storia della Juventus, ma nella storia del calcio in generale. Tra il 1970 e il 1980 è stato uno degli uomini-simbolo della Juventus allenata da Giovanni Trapattoni (capitano dal 1984 al 1988), e assieme a Zoff, Gentile e Cabrini ha formato una delle migliori linee difensive in assoluto nella storia del calcio.

Scirea con la Juventus ha vinto sette titoli di campione d’Italia e, con Cabrini, è stato il primo calciatore ad aver vinto tutte le maggiori competizioni Uefa per club. Scirea ha anche detunto per lungo tempo il record di presenze (552), poi superato da Del Piero, nella storia del club bianconero. Da non dimenticare assolutamente, la ciliegina sulla torta della sua carriera calcistica: la vittoria con la Nazionale ai campionati del mondo del 1982.

Terminata la carriera di calciatore, Scirea aveva intrapreso quella di allenatore, e da tecnico in seconda della Juve, il 3 settembre 1989, era stato incaricato di visionare, in Polonia, un incontro della squadra che sarebbe stata la prossima rivale della Juventus in Coppa Uefa, la Gornick Zabrze, formazione di modesta caratura. Durante il viaggio di ritorno verso Varsavia, dove avrebbe dovuto prendere il volo per rientrare a Torino, accompagnato da un autista locale, un interprete e un dirigente del Górnik, la vettura su cui era a bordo fu tamponata da un furgone, prendendo fuoco anche a causa di quattro taniche di benzina che erano state stipate nel bagagliaio in caso di necessità. Dei quattro occupanti si salvò solo il dirigente della squadra polacca che, seduto sul sedile anteriore, ed essendosi aperto lo sportello alla sua destra durante il tamponamento, poté uscire dal veicolo. Per Scirea, l’autista e l’interprete il rogo fu fatale, visto che, in base agli esiti dell’autopsia, non avevano riportato lesioni nell’impatto. Scirea fu soccorso e trasportato presso un ospedale vicino ma, a causa delle gravi ustioni riportate, i medici non poterono fare altro che constatarne il decesso. La notizia della morte di Scirea fu comunicata in Italia la stessa sera del tragico incidente da Sandro Ciotti, grande giornalista sportivo, allora conduttore della trasmissione “La domenica sportiva”.

Come calciatore, con movenze simili a quelle del tedesco Franz Beckenbauer, altro splendido interprete del ruolo di libero, Gaetano Scirea è ritenuto non soltanto uno dei più grandi difensori di sempre, ma anche uno dei più eleganti e moderni: il suo notevole senso tattico (reminiscenza dei suoi esordi da centrocampista) lo portava, infatti, a dare il via a repentini ribaltamenti di gioco, assumendosi in prima persona il compito di impostare l’azione. In questo senso, un altro grande gornalista come Gianni Mura ha ricordato che “…da ragazzino Scirea sognava Suarez e Rivera, la maglia numero 10, la direzione d’orchestra. Ci è arrivato ugualmente – ha detto Mura – con la maglia numero 6”.

Nella sua lunga carriera da difensore, contrassegnata da una correttezza e una signorilità senza pari, spicca l’assenza di espulsioni. Un fatto più unico che raro per un calciatore del suo ruolo. A questo proposito, un giornalista di comprovata fede bianconera, come Giampiero Mughini, ha chiesto: “Qualcuno di voi che abbia amato il calcio degli anni settanta e che ricorda quelle partite, anche le più infiammate, ricorda una sola volta che Scirea sia entrato sulla palla fuori tempo, si sia sgraziato nel movimento di ostruire e fare ripartire il gioco? Qualcuno di voi ricorda un suo gesto eccitato, fuori posto o sleale? Io non credo. O meglio: quei gesti eccitati o fuori posto o sleali non ci sono mai stati”.

Cresciuto nelle giovanili dell’Atalanta, Scirea era stato schierato prima come ala destra e poi come centrocampista, visto che la visione di gioco lo portava spesso ad accentrarsi. Fu l’allenatore Ilario Castagner a inventarlo come libero, affiancandolo allo stopper Antonio Percassi, futuro presidente dell’Atalanta. Scirea tuttavia non ha mai interpretato il nuovo ruolo nel modo tradizionale, ma è sempre stato il vero e proprio organizzatore di gioco dei bergamaschi, con frequenti inserimenti in mezzo al campo, fino alle soglie dell’area avversaria. Gaetano Scirea ha esordito in Serie A il 24 settembre 1972 con il club orobico in Cagliari-Atalanta, terminata 0-0, impressionando per la sicurezza con cui giocava nel ruolo che solo da poco aveva iniziato a ricoprire.

La Juventus, che lo seguiva da tempo, lo ha acquistato nell’estate del 1974, per 700 milioni di lire più la cessione di tre giocatori all’Atalanta. Il giovane Scirea (21 anni), inserito in una difesa di sicuro affidamento, composta da Cuccureddu, Gentile, Spinosi e Morini, si è subito ambientato, giocando 28 delle 30 partite e vincendo il campionato 1974-75, sedicesimo scudetto per i bianconeri. Nel 1976-77 è stato protagonista dell’accoppiata scudetto e coppa Uefa, vinta dopo una durissima finale contro gli spagnoli dell’Athletic Bilbao. Nel 1980-81 ha contribuito alla vittoria del ventesimo scudetto della storia bianconera, che ha dato alla Juve il diritto di fregiarsi della seconda stella sulle maglie.

La Coppa Italia messa in bacheca nel 1982-83 aveva poi aperto alla Juventus le porte della successiva Coppa delle Coppe, vinta contro il Porto, il 16 maggio 1984. Era stata quella la seconda accoppiata per il club italiano e per Scirea, che ha poi vinto anche il campionato 1983-84, il sesto per Scirea e il 21° per la società. Ritiratosi Furino, nell’84 Scirea è diventato capitano della squadra bianconera. E da capitano della Juve, nel 1985, ha conquistato la Coppa dei Campioni, nella tragica finale di Bruxelles, allo stadio Heysel (prima che iniziasse la gara morirono 39 persone, di cui 32 italiane, e ne rimasero ferite oltre 600), contro il Liverpool, che la Juve aveva già battuto nel gennaio precedente nella Supercoppa Uefa. A fine anno i bianconeri hanno vinto, a Tokyo, contro i campioni sudamericani dell’Argentinos Juniors, la Coppa intercontinentale. Coppa sollevata proprio da Gaetano Scirea come capitano.

Scirea si è ritirato dal calcio giocato all’età di 35 anni, alla fine della stagione 1987-88, dopo 377 partite di campionato e 552 gare totali con la maglia bianconera. Con la società piemontese ha vinto 7 campionati nazionali, 2 Coppe Italia, 1 Coppa dei Campioni, 1 Coppa delle Coppe, 1 Coppa Uefa, 1 Supercoppa Uefa, 1 Coppa Intercointinentale, contribuendo a rendere la Juventus la prima squadra a poter esibire in bacheca tutti i tornei organizzati dall’Uefa.

In nazionale Gaetano Scirea ha esordito il 30 dicembre 1975, all’età di 22 anni, nell’amichevole Italia-Grecia (3-2), durante la gestione tecnica Bearzot-Bernardini, e ha messo a segno il suo primo gol il 19 aprile 1980, in una partita amichevole pareggiata 2-2 contro la Polonia. Con Bearzot allenatore, ha preso parte al campionato del mondo del 1978 in Argentina, dove l’Italia si era classificata quarta; al campionato d’Europa nel 1980, in Italia, con gli Azzurri ancora quarti; e al campionato del mondo del 1982, in Spagna, vinto dall’Italia in finale contro la Germania per 3-1. Con la Nazionale ha partecipato, a 33 anni, anche al campionati del mondo del 1986, in Messico (Italia eliminata dalla Francia agli ottavi), che hanno segnato anche la fine della sua carriera azzurra, dopo aver totalizzato 78 presenze e 2 gol.

Dopo il ritiro, Scirea aveva deciso di intraprendere la carriera di allenatore, interrotta bruscamente dal tragico incidente in Polonia nel 1989. Dopo la sua prematura scomparsa, vari tornei giovanili, premi “fair play”, premi al calciatore, squadra e tifoseria più corretta, sono stati intitolati a Scirea, in ricordo del suo stile e della sua correttezza in campo e fuori, che ancora oggi costituiscono un esempio per tutti coloro che credono nei veri valori dello Sport.

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