Dic 15

I social network hanno cambiato la nostra vita e la nostra mente.

“I social network hanno cambiato la nostra vita, è un fatto indiscutibile. Meno evidente ai più è il fatto che gli stessi hanno cambiato anche la nostra mente, il nostro approccio alla realtà fisica e alla nostra stessa sfera privata.

Questo è accaduto e accade prevalentemente a causa di tre fattori fondamentali: 1) l’incomprensibilità della platea potenziale; 2) la superficialità nella pubblicazione dei post; 3) il narcisismo.

Il primo fattore rappresenta qualcosa di incommensurabile per la nostra mente, proprio come ci è impossibile concepire l’universo con i suoi miliardi e miliardi di stelle. Questo accade perché siamo esseri finiti, che vivono un’esistenza limitata e che nel corso della vita hanno rapporti con un numero esiguo di persone, rapportato alla popolazione mondiale. Così come con le stelle, non riusciamo proprio a concepire che pubblicando qualcosa in Rete il pubblico potenziale del nostro atto è di miliardi di persone.

Questo ci porta direttamente al secondo punto: pubblichiamo qualunque tipo di informazione che ci riguarda, cosa facciamo, dove siamo, cosa mangiamo, con chi ci siamo fidanzati. Esponiamo immagini nostre e della nostra famiglia, dei nostri amici e conoscenti, di gattini e cagnolini, fino ad arrivare al colmo di vedere esposte al pubblico ecografie di esseri umani ancora di là da venire al mondo, ma già esposti a miliardi di occhi sconosciuti. Un comportamento così tanto irrazionale racchiude gli ovvi rischi impliciti di una sterminata platea potenziale. Dal ladro che sa quando non sarete a casa, all’improbabile pedofilo che potrebbe scambiare le foto dei vostri figli a livello planetario, fino a immaginare uno Stato di polizia che sa tutto di voi a priori semplicemente perché voi stessi spiattellate ogni minuto informazioni privatissime che vi riguardano.

Allora, ecco il terzo punto: agiamo in maniera tanto inconsulta perché a spingerci è una forza irrefrenabile che dall’alba dell’uomo si manifesta nella nostra evoluzione come un virus: il narcisismo. Un sentimento, appunto, sempre esistito, ma che oggi i social amplificano a dismisura, complici anche i modelli culturali degli “influencer” che tutti – specialmente i più giovani – si affannano a rincorrere. Una pressione mediatica potente e costante il cui inizio contemporaneo può essere individuato nel Grande Fratello televisivo, seguito da tutti i suoi cloni.

Apparire è diventato sinonimo di esistere. Io stesso sono stato contattato appositamente da alcuni miei “amici di social” per sollecitare un “like” o una condivisione. Mi sono vergognato e mi vergogno tuttora per loro, come mi irrito quando qualcuno dei miei contatti pubblica le ecografie del proprio utero o dei propri bimbi sorridenti e ignari.

Forse è questa la sfida più grande che ha oggi davanti la scuola: l’educazione alla vita in Rete. Ci vorranno – temo – delle generazioni, perché ad oggi in moltissime famiglie siamo ancora allo stato di abbrutimento digitale assoluto e non esiste per questo nessun piano di istruzione nazionale”. (Ivo Mej, giornalista, scrittore e autore tv).

Risale al 2016 la prima storica sentenza contro Johnson & Johnson. Il colosso fu costretto a versare un risarcimento milionario perché colpevole di non aver informato in maniera adeguata i consumatori del fatto che il suo prodotto di punta, il talco, contenesse “asbesto”, ossia amianto. Ora, un’inchiesta condotta dalla Reuters ha portato alla luce una verità inquietante: l’azienda avrebbe saputo da decenni che il suo talco per bambini poteva esser contaminato dalla sostanza killer. Nello specifico executive, medici e avvocati del gruppo sapevano da almeno 20 anni che nel talco grezzo, come anche in quello finito, qualche volta era risultata la presenza di livelli contenuti di amianto. In base all’analisi di documenti e testimonianze fatte in tribunale dal 1971 all’inizio degli anni 2000, Reuters ha concluso che executive, medici e avvocati del gruppo sapevano che nel talco grezzo e in quello finito qualche volta era risultata la presenza di livelli contenuti di amianto. Le persone coinvolte, è la tesi, avevano discusso di come risolvere il problema senza però comunicarlo ai regolatori o al pubblico. Il colosso ha tentato di difendersi, tacciando i risultati dell’inchiesta come “falsi e fuorvianti”. Reuters ha pubblicato naturalmente le prove raccolte. Ricerche condotte negli anni ‘70 avevano rilevato un’alta incidenza di tumori al polmone nei minatori che estraevano il minerale, anche in miniere italiane. L’azienda ha tuttavia sempre coperto i risultati delle indagini epidemiologiche, riuscendo a far figurare che l’incidenza del cancro nei lavoratori non differiva da quella del resto della popolazione. A seguito della notizia, rimbalzata sui principali siti di informazione, il titolo del colosso ha perso a Wall Street oltre il 9 per cento: la peggiore seduta dal 2002. (Tiscali news, www.tiscali.it).

Abbanoa, ente gestore del servizio idrico comunale, ha comunicato al sindaco di Oristano l’intenzione di mettere a disposizione della popolazione di Massama e Nuraxinieddu un autobotte con acqua potabile per far fronte all’aumento della torbidità dell’acqua della rete pubblica. “Le piogge degli ultimi giorni hanno nuovamente fatto aumentare la torbidità dell’acqua che sgorga dalla rete pubblica – ha sottolineato il sindaco Andrea Lutzu -. Abbanoa ha comunicato il nuovo e sensibile incremento nell’acqua che arriva dalle sorgenti di Bau Nou e Santu Miali. A titolo precauzionale, in attesa che le analisi del Servizio Igiene degli alimenti e della nutrizione dell’Assl di Oristano consentano una valutazione più precisa, riteniamo sia doveroso provvedere a garantire un servizio sostitutivo di distribuzione di acqua da utilizzare a scopi potabili e alimentari. Quindi, d’intesa con l’ente gestore, da domani gli abitanti di Massama e Nuraxinieddu potranno approvvigionarsi di acqua potabile dalle autobotti di Abbanoa”. Da domani, domenica 16 dicembre, l’autobotte di Abbanoa sarà quindi a disposizione della popolazione secondo le seguenti modalità: a Massama, dalle 9 alle 14.30, nei giardini di fronte al serbatoio e a servizio del carcere; a Nuraxinieddu, dalle 14.30 alle 18, in piazza Chiesa. L’aumento della torbidità si è riscontrato anche in alcune zone della città. Sempre a titolo precauzionale, in attesa delle analisi della Assl, i cittadini possono servirsi presso le fontanelle di via Palmas, via Sassari (incrocio via Vittorio Veneto), via Carbonia (incrocio va Laconi) e via Aristana (incrocio via Othoca).

“Sardi liberi”, con questo simbolo Unidos e Progres si presenteranno insieme alle regionali. Lo hanno annunciato, a Cagliari, Mauro Pili e Gianluca Collu, rispettivamente leader di Unidos e Progres. Con loro anche il consigliere regionale, Angelo Carta, appena fuoriuscito dal Psd’Az, e l’ex presidente del partito sardista, Giovanni Columbu. Nessuna indiscrezione su chi sarà a guidare la coalizione, ma è certo che i candidati alla carica di governatore diventeranno sei, visto che è già stata ufficializzata la corsa di Christian Solinas (centrodestra), Massimo Zedda (centrosinistra), Francesco Desogus (M5s), Andrea Murgia (Autodeterminatzione). Si attende ora il nome del vincitore delle “primarias” del Partito dei Sardi (anche sul nome di Maninchedda come vincitore molti sarebbero pronti a scommettere), e quello di Sardi liberi. “Questo è un momento storico per la Sardegna, perché tre forze politiche e movimenti di popolo importanti hanno scelto di costruire, per la prima volta, la grande casa dei sardi liberi – ha spiegato Pili -; un passaggio che non può essere solo elettorale, ma è un grande progetto che si rivolge ai sardi di destra e di sinistra, ai Cinquestelle, e a tutti coloro che comprendono che solo mettendo davanti a tutto la Sardegna e i sardi, possiamo liberare questa terra. Le coalizioni italiane sono il cappio al collo dell’economia e dello sviluppo della nostra terra”. “Con questo progetto – ha sottolineato Angelo Carta – vogliamo comunicare che si può essere liberi a casa nostra. Una casa che abbiamo deciso di costruire insieme con il contributo di tutti. Io che per trent’anni sono stato nel Psd’Az sono arrivato a pensare che bisogna andare oltre; non ho nessuna rivalsa da fare, ma quel percorso si è concluso e non ha portato dove i valori e gli ideali sardisti dovevano portarci”.

 

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