Apr 09

Giovanni Sartori e la politica degli analfabeti.

“Nella sua brillante introduzione alla “Antologia di scienza politica”, da lui curata e pubblicata dal Mulino nel 1970, Giovanni Sartori affermava senza mezzi termini che la cultura politica italiana soffriva di “analfabetismo politologico”.

I suoi bersagli erano chiari: democristiani e comunisti, e lo sarebbero rimasti fino alla loro ingloriosa scomparsa. I democristiani irritavano Sartori per la loro accertata incapacità di andare oltre una cultura giuridica alquanto formalistica e per l’incomprensione dei meccanismi della politica, a cominciare, già allora, dai sistemi elettorali. Ai comunisti rimproverava, nella sua veste non soltanto di politologo, ma di liberale, l’uso della teoria marxista, per quanto ridefinita da Gramsci, inadeguata alla comprensione di tematiche come la Costituzione e lo Stato. Soprattutto, però, la critica che valeva per entrambi riguardava in particolare il cattivo uso dei concetti e la manipolazione talvolta persino inconsapevole che ne facevano gli intellettuali di entrambi i partiti.

Soltanto molto tempo dopo mi sono reso conto che fin dalla metà degli anni ’50, in chiave e con obiettivi parzialmente diversi, sia Norberto Bobbio (Politica e cultura, Einaudi 1955) sia Sartori (Democrazia e definizioni, Il Mulino 1957), avevano sfidato frontalmente la cultura politica “catto e comunista”. Bobbio continuò a farlo fino all’ ultimo. Destra e sinistra, (Donzelli 2004) ne è una chiara testimonianza. Sartori intraprese un lungo percorso di ricerca nel quale il caso italiano rimaneva un caso e poco più. Anzi, Sartori affermò ripetutamente, anche in polemica con il provincialismo di troppi studiosi, che parlavano dell’Italia Dc-Pci come di un’ anomalia positiva, che chi conosce un solo sistema politico non conosce neppure quel sistema.

Non scrisse mai un libro dedicato a una tematica sostanzialmente italiana anche se divenne un critico severissimo e agguerritissimo di tutte le riforme elettorali e istituzionali italiane che, uomini (e donne) privi di cultura politologica e politica, hanno fatto e rifatto con pessimi esiti. I suoi libri sulla democrazia e sui sistemi di partito restano monumenti della scienza politica della seconda metà del secolo scorso e sono letture imprescindibili, ma Sartori teneva molto a due volumi più recenti e più mirati: Ingegneria costituzionale comparata (Il Mulino, più edizioni, da ultimo 2004) e Homo videns (Laterza 2000).

Ogniqualvolta, specialmente nei pungentissimi editoriali per il Corriere della Sera (variamente raccolti Mala tempora, Laterza 2004, e Il sultanato, Laterza 2009) analizzava un qualche fenomeno politico, Sartori metteva grande cura nell’ applicare in maniera ovviamente molto concisa il suo metodo comparato e le conoscenze acquisite. La domanda di fondo alla quale rispondeva era sempre quella relativa alle conseguenze prevedibili di interventi, mutamenti, trasformazioni nel sistema, nei partiti, nella leadership, nelle leggi elettorali.

Spiegazioni e/o teorie probabilistiche erano i ferri del suo mestiere: “Se cambiano le condizioni a, b, e c allora è probabile che cambino le conseguenze x, y, z”. Certo, discutere con chi di volta in volta produceva spiegazioni ad hoc, spesso tanto particolaristiche quanto fragili, era un esercizio che spesso lo irritava e che volgeva sul beffardo, sulla presa in giro.

Spariti i suoi interlocutori democristiani e comunisti i quali, almeno, avevano letto qualche libro e talvolta s’interrogavano effettivamente su riforme e conseguenze, persino sul metodo con il quale analizzare il sistema politico italiano e i suoi partiti, Sartori si trovò costretto a fare i conti con analisti e politici improvvisati. Il liberale che era in lui colse immediatamente l’incongruenza di una rivoluzione liberale di cui, dopo la caduta del Muro di Berlino, avrebbe dovuto farsi portatore e interprete un imprenditore duopolista (nell’importantissimo settore della comunicazione, in particolare televisiva), un imprenditore che (af)fondava la sua politica in un gigantesco conflitto di interessi.

Perché mai questo accanimento contro Berlusconi, si chiesero molti commentatori, visto che l’allora Cavaliere aveva “salvato” l’Italia dai comunisti e dai post-comunisti? Eppure, la risposta di Sartori era semplice, lineare, inoppugnabile: liberalismo c’è quando potere economico e potere politico sono e, nella misura del possibile, rimangono nettamente separati. In una democrazia liberale al potere economico non si può consentire di conquistare il potere politico. Il conflitto d’interessi è una ferita permanente nel corpo di quella democrazia. Sartori era tanto più credibile in questa denuncia poiché si era per tempo schierato contro la partitocrazia, ovvero quella situazione nella quale il potere politico, più precisamente dei partiti, si annetteva pezzi di potere economico, sociale, culturale.

Il liberalismo di Sartori si rafforzava e raffinava grazie alla sua scienza politica, ad esempio, ricordando che le democrazie liberali sono tali quando garantiscono effettiva rappresentanza politica agli elettori. Dai buoni sistemi elettorali viene buona rappresentanza che esige nella maniera più assoluta l’assenza di qualsiasi vincolo di mandato. Fin dal 1963 Sartori aveva sollevato il quesito se i parlamentari si sentissero maggiormente responsabili nei confronti dei dirigenti di partito, dei gruppi d’interesse, degli elettori? La risposta è, naturalmente, empirica, ma la proposta di Sartori è chiara: bisogna disegnare sistemi elettorali che consentano ai parlamentari di essere effettivamente e essenzialmente responsabili nei confronti degli elettori.

A Sartori è stato risparmiato l’obbrobrio tanto dell’Italicum (non ho dubbi che avrebbe fatto notare che i premi di maggioranza Italicum-style c’entrano con la buona rappresentanza come i cavoli a merenda) quanto, ancor più, della Legge Rosato. Ma ha avuto il tempo di bollare la Legge Calderoli con l’epiteto Porcellum. Non gli attribuisco niente che non si possa trovare nei suoi scritti se aggiungo che sarebbe inorridito ad ascoltare fior fiore (sic) di riformatori e di commentatori, neanche analfabeti di ritorno, perché mai alfabetizzati, sostenere la necessità di un’apposita legge elettorale in un sistema partitico diventato tripolare. Tanto per cominciare avrebbe sostenuto che prima di contare i poli si contano i partiti (quindi, il sistema partitico italiano è multipartitico), poi se ne valuta il consolidamento, molto limitato, infine che alcuni sistemi elettorali forti hanno effetti restrittivi sui partiti e sui sistemi di partiti.

Le leggi elettorali si scelgono per dare vita al sistema di partiti preferito, che non è la stessa cosa di favorire o svantaggiare qualsivoglia partito.

Alla morte di Bobbio, il necrologio scritto da Sartori sulla Rivista Italiana di Scienza Politica (aprile 2004), intitolato Norberto Bobbio e la scienza politica in Italia, si concludeva con le seguenti parole: “Bobbio è stato per tutti gli studiosi un modello di come si deve scrivere, insegnare, e anche partecipare alla vita pubblica. Norberto Bobbio è stato, e resta, il più bravo di tutti noi”. Credo di potermi permettere sia di condividere queste parole sia di aggiungere nel primo anniversario della sua morte che Sartori è senza nessun dubbio stato “il più bravo di tutti noi”, ma anche uno dei migliori scienziati politici degli ultimi cinquant’anni”. (Gianfranco Pasquino, www.libertaegiustiza.it).

“Ultimata circa tre anni fa, progettata e realizzata a regola d’arte tra via Martiri del Congo e via Giovanni Paolo I, il fabbricato in prossimità dell’ex Esmas, nella frazione oristanese di Silì, è destinato a ospitare il servizio di Ludoteca. Attualmente, la ludoteca in funzione è ubicata nell’edificio che un tempo veniva utilizzato come sede circoscrizionale, alla quale erano annessi l’ufficio per la ricezione del pubblico e il servizio di biblioteca”. Lo ha scritto in una interpellanza Patrizia Cadau, consigliere comunale di Oristano del M5S. “C’è la necessità di evitare un eccessivo e multiplo utilizzo della ex sede circoscrizionale, edificata con una diversa destinazione d’uso – si legge nell’interpellanza –. Per questo motivo, “…preso atto delle diverse esigenza operative e funzionali a cui sono soggetti operatori di servizio e bambini che frequentano la struttura; valutato che sia giusto restituire lo spazio della ex sede circoscrizionale agli abitanti della frazione, e permettere loro di disporne di nuovo liberamente per eventi culturali e manifestazioni di ogni genere; considerato che sia cosa opportuna e dovuta inaugurare al più presto questa nuova ludoteca e metterla a disposizione di bambini e adolescenti, offrendo loro ambienti concepiti a norma di legge, esclusivamente per le attività ludiche e sociali, interpelliamo sindaco e giunta comunale di Oristano per sapere quali siano i motivi che stanno alla base di tale inutilizzo del fabbricato, quali siano le difficoltà per un eventuale spostamento del servizio ludotecario, e quali siano attualmente le decisioni prese in merito all’utilizzo del fabbricato in oggetto”.

“Una vergogna per l’apparato giudiziario dello Stato italiano”. Non usa mezzi termini il coordinatore nazionale di Sardigna Natzione Indipendentzia (Sni), Bustianu Cumpostu, per commentare l’ennesima udienza del processo per resistenza a pubblico ufficiale contro alcuni militanti di Sni e del Movimento antisfratti, in programma questa mattina davanti ai giudici del Tribunale di Oristano per la vicenda dello sfratto della famiglia Spanu di Arborea. Alle 9, con tre ore di anticipo sull’inizio dell’udienza, Cumpostu era davanti all’ingresso del palazzo di Giustizia assieme a un gruppetto di militanti per un nuovo sit-in a sostegno degli imputati. Il presidio è stata l’occasione per ribadire che il 22 gennaio del 2015, giorno dello sfratto, non fu commesso alcun reato di resistenza a pubblico ufficiale. “Abbiamo le prove filmate – ha spiegato Cumpostu -; i nostri militanti si sono opposti pacificamente ai Robin Hood al contrario che stavano togliendo la casa ai poveri per darla ai ricchi”. La vicenda è quella della famiglia Spanu, che per un vecchio debito sempre contestato dall’anziano capofamiglia, si era vista pignorare e vendere all’asta la casa e il podere. Per l’esecuzione dello sfratto era stato mobilitato dalla Questura un imponente schieramento di forze dell’ordine. Per quanto riguarda il processo, il Pm ha chiesto l’assoluzione perchè il fatto non sussiste nei confronti di Zoe Aramu, Piero Argiolas e Vincenzo Bodano, accusati di resistenza a pubblico ufficiale, mentre ha chisto la condanna a 6 mesi di reclusione per Fabrizio Fadda, accusato di oltraggio a pubblico ufficiale. Il processo proseguirà il 30 aprile.

Si chiama “Viaggio sicuro”, l’iniziativa che ha preso il via, a Oristano, a cura dell’Assessorato ai Trasporti e alla Viabilità, del Comando della Polizia locale e di Federcarrozzieri. Protagonisti i bambini delle scuole elementari, coinvolti con una serie di iniziative sulla sicurezza stradale. A Oristano fino all’8 maggio, si inizia con le classi della scuola primaria Madre Teresa Quaranta, dove il vicesindaco Massimiliano Sanna e l’Assessore alla Viabilità Pupa Tarantini hanno seguito l’avvio delle attività programmate da Federcarrozzieri con la carrozzeria dei Fratelli Contu. La stessa iniziativa si svolge, contemporaneamente, a Cagliari e a Bolotana, con le carrozzerie del circuito “Mio carrozziere”. Per il 2018 la campagna “Viaggio sicuro” intende concentrare l’attenzione sull’adozione delle cinture di sicurezza in auto, sulla correttezza dei dispositivi di seduta da adottarsi in auto, sulle opzioni che il mercato propone in merito al trasporto dei più piccoli sulle due ruote. Nasce così lo slogan “Viaggio sicuro: viaggio allacciato”. La formula scelta per le scuole è quella dell’insegnamento attraverso il gioco. “Viaggio sicuro” è un gioco a premi, un riconoscimento giornaliero e settimanale per ciascun bimbo che viaggerà in sicurezza, sedendosi nel seggiolino apposito e allacciandosi senza capricci e con abilità la propria cintura di sicurezza. Il riconoscimento sarà doppio se il bimbo costringerà i propri genitori, zii, nonni che lo accompagnano, a viaggiare allacciati. Il gioco avrà via via riconoscimenti di maggior pregio. Come per ciascun gioco, il livello successivo è più difficile, ma sarà ricompensato da premi di maggior valore. “Ancora una volta la Sardegna e Oristano si rendono protagoniste e pioniere di iniziative che incarnano i principi ispiratori e fondanti dell’associazione carrozzieri: la sicurezza stradale – hanno spiegato i rappresentati di Federcarrozzieri -. Il nostro impegno è concentrato sulla qualità e affidabilità delle riparazioni automobilistiche. Il nostro codice etico ci ha imposto prima di tutto di non aderire ad alcun parametro puramente economico, ma solo quello che il lavoro a regola d’arte prevede, e poi  un impegno civile nei confronti degli automobilisti e, in particolare, dei nostri clienti. Il lavoro di carrozzieri, le nostre battaglie, sono incentrate sull’obiettivo di rendere sicure le automobili nelle quali viaggiamo, dove trascorriamo spesso una parte importante della nostra giornata”. I dati relativi agli incidenti stradali, riflettono ogni anno una realtà che incute timore. Nel solo 2016, l’Istat registra in Italia 175.791 incidenti stradali. I feriti sono stati 249.175, le persone che hanno subito lesioni gravi o sono morti entro il trentesimo giorno 3.283. La distrazione alla guida risulta, nella quasi la totalità dei casi, la ragione generatrice di tutti gli incidenti. Non si rispettano le precedenze, non si guida con le cinture allacciate, ci si distrae con il cellulare, e si viaggia anche in città a una velocità elevata. Il 41,5% degli incidenti è causato dalla velocità: si superano i limiti consentiti e quasi mai chi è al volante ha la capacità di gestire una situazione di crisi. “Educare alla sicurezza è possibile oltre che doveroso – ha aggiunto l’assessore comunale alla Viabilità, Pupa Tarantini -. Il comune di Oristano, attraverso il Comando della Polizia locale, da anni è impegnato nelle scuole con campagne educative, corsi di guida sicura, lezioni e altre iniziative molto apprezzate. È un dovere, per chi vigila sulla sicurezza nelle strade, educare i più piccoli ad essere più attenti e rigorosi alle norme di sicurezza e al comportamento da adottarsi sia a piedi che in auto o in moto”.

A Oristano cambiano le tariffe cimiteriali. La giunta Lutzu, sui proposta dell’assessore ai Lavori pubblici, Riccardo Meli, ha approvato una delibera con le nuove tariffe per le edicole funerarie, i loculi, le tombe e gli ossari. “La nuova disciplina risponde all’esigenza di stabilire maggiore equità, perché non ci può essere disparità di fronte alla morte – ha sostenuto l’assessore Meli -. In generale c’è una riduzione dei costi e un ripartizione omogenea per tipologia. Diminuiscono i costi per le edicole funerarie, mentre si introduce la tariffa unica per i loculi e gli ossari, con un allineamento al costo medio che sostituisce quello stabilito sulla base della posizione”. La delibera della giunta Lutzu stabilisce per le edicole funerarie (8 posti più 8 ossari) un costo di 25 mila euro, per le tombe (2 posti sovrapposti) 5.500 euro, per i loculi 770 euro, e per gli ossari 390 euro. Rimane invariato a 130 euro il costo relativo ai diritti di tumulazione ed estumulazione. “Per il cimitero San Pietro, la giunta comunale ha deciso anche una nuova disciplina per limitare gli accessi agli autoveicoli – ha detto ancora l’assessore Meli -. Troppo spesso capita che si acceda con la propria auto senza che esista una reale necessità. Capita anche che i meno abili alla guida danneggino tombe, aree verdi e vialetti. D’ora in avanti, l’accesso sarà consentito solo a chi ne ha realmente necessità e solamente passando dall’ingresso principale. Occorrerà fermarsi all’ingresso e chiedere l’autorizzazione al personale comunale di servizio”.

Da oggi, presso la filiale Unicredit di Oristano, sono in pagamento i compensi per i presidenti, scrutatori e segretari delle sezioni elettorali di Oristano impegnati nelle ultime consultazioni elettorali. Gli interessati possono presentarsi con un documento di identità e il codice fiscale.

I grifoni torneranno a volare sui cieli della Sardegna, e saranno anche molti. Lo garantisce il Wwf, grazie al progetto pluriennale “Life under griffon wings” (Vita sotto le ali del grifone), finanziato dall’Unione europea. La promessa del Wwf fa gridare al miracolo, visto che nel 2000, tra Bosa e Alghero, era stata registrata una sola nascita. Una battaglia che dura più di quarant’anni, quella per i rapaci che avevano scelto come nido la rocciosa costa del nordovest dell’isola. I primi ambientalisti sardi, nel 1974, avevano già capito che la lotta sarebbe stata molto dura: giovani naturalisti pionieri si inerpicavano nei sentieri di Punta Cristallo per alimentare i grifoni a rischio estinzione perché lassù c’era poco da mangiare. Negli anni ’80 i progetti proseguirono con la Lipu e la Regione che sostenevano i progetti di reintroduzione. Il tutto con alterne fortune, perché a complicare la battaglia si erano messi di mezzo i bocconi avvelenati destinati alle volpi. Una catena alimentare di morte, dato che i grifoni si cibavano delle carogne avvelenate, e così morivano. Nel 1998 la colonia di Alghero e Bosa venne dimezzata passando da circa 120 a 60 esemplari. Sino all’unica nascita del 2000. “Ieri come oggi – ha spiegato Carmelo Spada, delegato Wwf per la Sardegna -, il periodo della riproduzione e dello svezzamento dei pulli è molto delicato per il successo riproduttivo della specie. Ogni anno può succedere che i giovani grifoni ai primi voli, dopo essersi lanciati dai nidi a quota 327 metri sul livello del mare, non riescano a trovare le correnti ascensionali per riprendere quota e, inesorabilmente, finiscono in mare o su qualche scoglio, e sarebbero destinati a morte certa se non venissero recuperati con tempestività”. Negli anni, tanti giovani grifoni sono stati soccorsi in mare, curati nel centro di recupero della fauna selvatica di Bonassai e poi reintrodotti nel loro habitat naturale.

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