Mag 28

PD. Vitalizi, addio al privilegio, ma poi si aumentano la reversibilità: più 20% per la moglie e i figli dell’onorevole!

Dall’Inps assicurano che in Italia non c’è categoria che goda di una norma tanto favorevole da aumentare di colpo la pensione di reversibilità del 20%. Non i 21 milioni di dipendenti pubblici e privati  cui ogni anno eroga le pensioni, che al massimo possono contare sulle rivalutazioni Istat dello zero virgola o di vedersi alzare l’importo, se inferiore, ai 501 euro di pensione sociale.

Il problema comune a tutti gli italiani non riguarderà invece mogli e figli di 2.470 ex onorevoli e 1.650 ex consigli regionali che al momento di incassare la reversibilità potranno contare su un assegno aumentato automaticamente di un quinto. A prescindere dall’importo.

Ed ecco rispuntare il privilegio, per di più nella legge nata per abolire il più avversato di tutti: il ricco vitalizio che a ancora oggi consente agli ex parlamentari di incassare anche 5-6mila euro al mese a fronte di qualche legislatura in Parlamento. Parliamo della loro rottamazione, visto che eri il Parlamento ha assestato al vitalizio il primo colpo mortale della storia.

La Commissione Affari Costituzionali della Camera ha approvato il testo base, a firma di Matteo Richetti, che dispone il ricalcolo dei trattamenti in essere col sistema contributivo. Si tratta di una rivoluzione copernicana che il 31 maggio dovrà ricevere il voto d’aula, passare al Senato e (salvo resistenze e rimpalli) diventare legge entro la fine della XVII legislatura. Che sia un tonico per la reputazione delle istituzioni, una cura dimagrante per i privilegiati e un risparmio straordinario per le casse pubbliche non c’è dubbio.

Però però. La pillola, contro la quale già si annunciano ricorsi (per i famosi “diritti acquisiti”), è un po’ meno amara del previsto: all’ultimo passa un emendamento che accorda un beneficio ben poco perequativo nella corsa a omologare il trattamento degli ex onorevoli e consiglieri a quello dei lavoratori dipendenti. Riguarda la “Rideterminazione degli assegni vitalizi” (art.13), lo firma la deputata Pd Daniela Gasparini e recita così: “In assenza di altri redditi di cui all’articolo 6, comma 1, del decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, per i soli trattamenti in essere alla data di entrata in vigore della presente legge, la misura della pensione di cui all’articolo 11 è aumentata del 20 per cento”.

In soldoni significa che in caso il congiunto beneficiario della reversibilità non abbia “redditi da lavoro dipendente/autonomo e d’impresa, rendite fondiarie e redditi da capitale” percepirà il 60% dell’importo come gli altri italiani, ma aumentato di un quinto. Automaticamente, senza soglia massima ne criteri patrimoniali. E pace se in quelle stesse famiglie, a differenza di altre, per anni si è materializzato uno stipendio parlamentare da 10mila euro al mese.

L’autrice dell’emendamento, manco a dirlo, difende l’eccezione come una misura di “equità”. “Ho pensato che era sacrosanto –  dice la Gasparini al fattoquotidiano.it – mettere fine a trattamenti insostenibili attraverso il ricalcolo contributivo dell’importo pensionistico ma anche che non fosse giusto che i congiunti di un parlamentare, che magari non hanno altro reddito, finissero a fare la sguattera o il giardiniere. Ecco perché ho pensato a un riconteggio aumentato del 20%. E’ una misura pensata su situazioni personali a volte gravose: c’è la vedova, l’anziano, il figlio disabile etc”.

Scusi tanto, ma purtroppo queste cose capitano a tutti gli altri italiani. “Guardi che nessuno in Italia oggi ha un regime pensionistico totalmente contributivo, ma al massimo misto, e non c’è altra categoria sulla quale è in corso una rimodulazione così forte degli assegni previdenziali. Prima del 2012 per cinque anni di legislatura gli onorevoli prendevano 2.200 euro di vitalizio, ora diventeranno 700/800 al momento della maturazione.

Non si conoscono ancora gli effetti del ricalcolo di quelle già in corso, ma si stima un taglio del 50% cui, in caso di reversibilità, se ne aggiunge un altro del 40%. Insomma, rimane ben poco per le famiglie dei parlamentari che hanno dedicato magari anni a lavorare per questo Paese. Un Paese che ha tollerato troppo a lungo le baby pensioni e i privilegi. E l’ingiustizia non è una prerogativa dei parlamentari, ci sono altre categorie che hanno trattamenti di favore, a partire dai giornalisti. Le dirò di più: questa misura è un atto coraggioso che anticipa quello che auspico un domani per tutti”. Giusto, ma perché cominciare proprio dai parlamentari? (Thomas Mackinson, www.ilfattoquotidiano.it).

“Vorrei precisare una cosa in anticipo: a me il Parlamento italiano non piace.
Qualche giorno fa, un amico, cui tengo molto, mi ha prospettato la possibilità di una candidatura al Parlamento. Mi sono venuti i brividi. Primo perché sempre più non mi riconosco in questo Stato e sempre più penso che il mio dovere, pacificamente e legalmente, sia mandarlo gambe all’aria. Io sono contro il dogma dell’art. 5 della Costituzione italiana.
Secondo perché, per ragioni familiari, quando atterro a Roma sento subito un odore di ospedale che faccio fatica a governare. Quindi, chiarito che voglio stare in Sardegna e che la mia massima aspirazione è rimanere vivo, dopo questa esperienza in Giunta, e tornare a insegnare, vorrei però chiedere ai signori parlamentari dove si stia svolgendo la discussione sulla legge elettorale italiana e se qualche sardo vi stia partecipando.
Seconda domanda: si è provato a trovare una posizione condivisa dei sardi sulla legge elettorale? Vi siete mai incontrati per far fronte comune? Il Trentino, con un terzo della popolazione della Sardegna, ha la sua lex specialis. Così pure la Val d’Aosta. Che dite, c’è da pensarci? Ancora: si ritiene di far valere il requisito della minoranza linguistica o no? Perché in altre regioni potrebbero esserci sbarramenti regionali per l’elezione alla Camera e in Sardegna invece no? Perché i collegi plurinominali (quelli con i listini bloccati nei quali si eleggerebbe su base proporzionale) in Sardegna dovrebbero essere formati con lo stesso criterio (sommma di 3 o 4 collegi uninominali) di quelli del resto della Repubblica? Possibile che non vi venga in mente che i collegi uninominali e plurinominali in Sardegna hanno necessità di essere calibrati su una particolarissima distribuzione della popolazione in un territorio vasto e con un’orografia originalissima? Sono domande semplici non accompagnate da ambizioni personali. Nessun desiderio personale di sedere sugli scranni ovattati italiani; ma solo un po’ di orgoglio per la nostra intelligenza e per il nostro diritto”. (Paolo Maninchedda, presidente Partito dei Sardi, assessore regionale).

Un pensionato di Uras, Graziano Cotza, di 74 anni, è morto soffocato dal fumo dell’incendio che poco prima aveva provocato nel bruciare le stoppie di un suo terreno. E’ accaduto nella tarda mattinata nelle campagne di Uras, poco distante dalla strada statale 131, al chilometro 69. A tradire il pensionato potrebbe essere stato un improvviso cambio di direzione del vento oppure un malore. Travolto dal fumo e dalle fiamme l’uomo non è riuscito a mettersi in salvo. Cotza era un ex dipendente del Comune di Uras. A nulla è valso il tentativo di soccorso degli agenti della Forestale e del 118.

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