Mag 07

Scoperti due nuovi Giganti nella necropoli nuragica di Mont’e Prama.

I torsi possenti di due pugilatori, il grande scudo flessibile che copre il ventre e si avvolge attorno al braccio. Poi una testa, gambe, altre parti dei corpi, i frammenti di un modello di nuraghe.

A pochi giorni dalla ripresa dell’ultima campagna di scavo, nella necropoli nuragica di Mont’e Prama, a Cabras, sono emersi i resti di due nuove statue monumentali, due giganti che si aggiungono all’esercito in pietra di guerrieri, arcieri e pugilatori di tremila anni fa che ha reso famoso nel mondo il sito archeologico sardo ancora avvolto nel mistero.

Un risultato davvero “importante” e che fa sperare in ulteriori sorprese già nelle prossime settimane, anticipa all’Ansa la soprintendente Monica Stochino. Mentre il ministro della cultura Franceschini ricorda che il ritrovamento avviene a poco meno di un anno dalla nascita della Fondazione che vede impegnati il MiC, il Comune di Cabras e la Regione Sardegna. “Una scoperta eccezionale alla quale ne seguiranno altre”, commenta entusiasta.

Avviata il 4 aprile, l’indagine sul campo ha confermato la prosecuzione verso sud della necropoli e della imponente strada funeraria che costeggia le sepolture. “Per noi la prova che siamo sulla strada giusta – sottolinea l’archeologo Alessandro Usai, dal 2014 responsabile scientifico dello scavo -. La ricerca programmatica dà i suoi frutti, siamo andati a scavare a colpo sicuro in un tratto che ancora non era stato toccato”.

Diversi nelle loro caratteristiche rispetto ai pugilatori trovati nell’ultima metà degli anni Settanta, i due nuovi giganti, spiega Usai, sono del tipo “Cavalupo” come gli ultimi due riportati alla luce nel 2014, non a caso a poca distanza dall’attuale scavo, che si connotavano proprio per il particolarissimo scudo incurvato. “Una figura rara che ha un modello di riferimento nel bronzetto nuragico conservato a Roma nel museo etrusco di Villa Giulia”, precisa l’archeologo citando il piccolo capolavoro proveniente appunto da una tomba della necropoli di Cavalupo, nella laziale Vulci.

L’esame accurato, la pulitura e la rimozione dei due grossi torsi (che richiederà tempo per la particolare delicatezza e fragilità della pietra calcarea nella quale sono stati scolpiti) forniranno certo nuovi elementi di studio. Ma intanto già si pensa ad ampliare l’area dello scavo in corso, portandola da 10 a 20 metri quadrati.

“Finanziato dalla soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio per la Città Metropolitana di Cagliari e le province di Oristano e Sud Sardegna con 85 mila euro lordi, il nuovo intervento – ricorda Stochino – ne anticipa un altro più corposo, per 600 mila euro, che coinvolge anche il segretariato regionale del MiC, e che si aggiungerà al grande progetto per 2 milioni 800 mila euro con i quali si punta a restaurare tutto quello che è stato trovato tra il 2014 e il 2016, così da esporre le nuove statue insieme alle altre nel Museo di Cabras. Un lavoro di squadra che tra scavi, ricerche, studi, valorizzazione, coinvolge istituzioni e professionalità diverse, le università a fianco di soprintendenza e fondazione, antropologi, restauratori, architetti, che si aggiungono agli archeologi”.

“Tutti insieme per trovare risposte ai problemi storici posti da questo speciale cimitero di tremila anni fa, costruito lungo una via funeraria e riservato quasi esclusivamente a giovani uomini”,  racconta appassionato Usai, spiegando che in oltre 170 tombe indagate “…mancano completamente anziani e bambini”, mentre sono pochissime le donne. Di certo sui secoli di vita di questo sito, nato intorno al XII secolo a.C, e su quella dei Giganti, che gli storici collocano tra il IX e l’VIII sec. a.C, rimane ancora tanto mistero, come pure sulla loro fine.

Chi erano davvero questi colossi di pietra alti 2 metri e mezzo: custodi ancestrali di un’area sacra, rappresentazione delle funzioni sociali dei defunti inumati, eroi, antenati, simboli identitari di una comunità? E poi perché sono caduti, ridotti in macerie sulle tombe che avrebbero dovuto vegliare: la loro fine fu la conseguenza di una lotta intestina tra comunità locali o magari fu colpa dei Cartaginesi?

Usai dice di propendere per un’ipotesi ulteriore, quella di una distruzione “naturale”. “La mia opinione è che i Giganti siano caduti via via da soli – spiega Usai – tanto più che per come sono stati realizzati erano sbilanciati in avanti”. Il passare del tempo, il sommovimento della terra, le tante coltivazioni intervenute su questo tratto di terra, da sempre preziosa per il grano, avrebbe fatto il resto, riducendo statue, nuraghi e betili, in tanti frantumi che poi si sono rimescolati. Di certo bisogna andare oltre i luoghi comuni, conclude l’archeologo, “…qui cerchiamo risposte basandoci sui dati”. E chissà che la nuova stagione di indagini non porti davvero decisive novità. (Silvia Lambertucci, ansa.it)

“La scoperta di due nuovi giganti, da restaurare perché siano consegnati alle future generazioni quale testimonianza dell’antica civiltà sarda, è un fatto straordinario che ci deve spingere a continuare a credere, investire, programmare una strategia di sviluppo che partendo dal nostro passato sia orientata alla piena valorizzazione di un patrimonio di immenso valore”. Così il governatore della Sardegna, Christian Solinas, ha commentato le novità che arrivano dal sito di Mont’e Prama. “Una straordinaria operazione di valorizzazione del patrimonio archeologico sardo – ha sottolineato il presidente – portata avanti con convinzione da parte della Regione, finalizzata anche e in prospettiva a posizionare la Sardegna nel mercato turistico-culturale, attirando turisti, studiosi e appassionati dall’Italia e dall’estero per tutto l’anno”. Ammontano a 15 milioni di euro le risorse che la Regione ha assegnato alla Fondazione Mont’e Prama, costituita col Ministero e il Comune di Cabras, per investimenti in infrastrutture e promozione, oltre che per consentire la prosecuzione degli scavi e le operazioni di restauro da effettuarsi in loco, permettendo al territorio una piena fruizione del tesoro archeologico anche in chiave didattica.

“La scoperta di due nuovi giganti a Mont’e Prama conferma l’eccellente qualità del lavoro svolto dalla Soprintendenza di Cagliari”. È il commento a caldo del presidente della Fondazione Mont’e Prama, Anthony Muroni. “I complimenti sono rivolti alla soprintendente Monica Stochino e all’archeologo Alessandro Usai, direttore scientifico degli scavi. Il lavoro di ricerca, conservazione e tutela – ha detto Muroni – corre parallelo a quello di valorizzazione e promozione. Sono certo che su questo, Ministero e Fondazione, confermeranno di saper lavorare proficuamente assieme, come fatto in questi mesi. Dal canto nostro, già acquisiti corposi finanziamenti dalla Regione, siamo pronti a portare al tavolo tecnico un progetto di grande restauro didattico, aperto al pubblico, e coordinato dalla Soprintendenza, da svolgersi presso il Museo di Cabras”. Soddisfazione anche del comune di Cabras. “Monte Prama è una grande miniera – ha sottolineato il sindaco Andrea Abis – che oggi restituisce altri tesori, grazie alla campagna di scavi in esecuzione da parte della Soprintendenza, fondamentali per comprendere il nostro passato mitologico. Abbiamo importanti programmi che ora trovano finalmente una loro ideale attuazione con la Fondazione Mont’e Prama, della cui bontà di scelta sono sempre più convinto”.

Un altro pezzo di storia giudicale di Oristano pronta a riaffiorare. Lunedì prossimo partiranno gli scavi archeologici nell’ex convento di San Francesco, finanziati con 75.000 euro. La durata prevista dei lavori, a cura del Segretariato regionale del Ministero della cultura per la Sardegna e della Soprintendenza per la Città Metropolitana di Cagliari e le province di Oristano e sud Sardegna, è di circa tre mesi. Le aree interessate saranno l’antico sagrato della chiesa, antistante la facciata della chiesa gotica, lungo la strada, e la zona del porticato del chiostro interno. Sono i secondi scavi all’ex convento di San Francesco: i primi furono eseguiti tra il 1998 e il 2001 nell’ambito dei lavori di restauro del fabbricato. Le indagini eseguite all’epoca consentirono di acquisire informazioni relative agli interventi costruttivi che si sono susseguiti nel chiostro francescano, dal Medioevo fino alla requisizione da parte della Difesa militare, nella seconda metà dell’Ottocento. Gli scavi che stanno per iniziare sono importanti anche per impostare un corretto progetto di pavimentazione dell’edificio.

Frenano ancora i contagi da Covid in Sardegna, dove nelle ultime 24 ore si registrano anche 2 morti e cala la pressione sugli ospedali.

I nuovi casi accertati sono 1.118 (146 in meno rispetto a ieri), di cui 948 diagnosticati da antigenico. Sono stati processati in totale, fra molecolari e antigenici, 7.215 tamponi per un tasso di positività che scende dal 18,3 al 15,4 per cento.

I pazienti ricoverati nei reparti di terapia intensiva sono 8 (1 meno di ieri) , quelli in area medica 266 (2 in meno di ieri). In diminuzione i casi di isolamento domiciliare, per un totale di 25.928 (524 in meno rispetto a ieri).

Due, come detto, i decessi: un uomo di 89 anni residente nella Città Metropolitana di Cagliari, e una donna di 85 della provincia di Sassari.

Dei 1.118 casi odierni, 65 sono riferiti alla provincia di Oristano, 345 all’area metropolitana di Cagliari, 243 alla provincia di Sassari, 176 a quella di Nuoro, e 289 al Sud Sardegna.

A Oristano si sono registrati 6 nuovi contagi e 35 guarigioni dal Covid.

Il totale dei casi rilevati fino a questo momento sale a 7.073, i pazienti guariti sono 6.710, i casi attualmente positivi 317, e i morti 42.

Stamattina a Oristano nella palestra della scuola media Grazia Deledda si è tenuta la manifestazione “bimbimbici” con 60 bambini di 4 e 5 anni delle scuola dell’infanzia di via Lanusei. L’attività ludico-motoria si è tenuta nella palestra a causa del maltempo che ha impedito lo svolgimento in piazza Eleonora. Organizzata della società sportiva Gymland, in collaborazione con gli assessorati allo Sport e alla Pubblica istruzione del Comune di Oristano, nell’ambito del progetto “Oristano una palestra a cielo aperto”, la manifestazione si è disputata alla presenza del sindaco Andrea Lutzu e degli assessori Massimiliano Sanna e Maria Bonaria Zedda. Lo scopo dell’incontro era quello di favorire la pratica sportiva e l’attività motoria tra i più giovani e contrastare i pericoli derivanti dai limiti imposti da due anni di pandemia.

Stasera, alle 19, il Teatro Antonio Garau di Oristano ospita l’Opera musicale “Il Carnevale degli animali”, Grande Fantasia zoologica di Camille Saint-Saëns, per due pianoforti, orchestra e voce narrante. L’iniziativa è della Scuola Civica di Musica di Oristano e dell’assessorato alla Cultura, in collaborazione con l’Adc Orchestra Filarmonica della Sardegna. L’opera è la più conosciuta composizione del musicista francese Camille Saint-Saëns, scritta nel 1886 in occasione di una festa di carnevale tra amici musicisti. È un lavoro musicale gradevole e adatto all’ascolto di un pubblico di tutte le età per i suoi toni umoristici e burleschi. È formata da 14 brevi brani che descrivono in modo divertente le caratteristiche di alcuni animali. Al suo interno non mancano riferimenti dichiaratamente ironici e spiritosi. L’autore, insieme agli animali, inserisce anche la caricatura di personaggi (i pianisti e i critici musicali) legati alla sua attività di concertista e di compositore. La comicità del brano è data anche dalle citazioni esplicite di brani o motivi conosciuti. I brani sono brillanti descrizioni di vari animali, alcune delle quali onomatopeiche imitano i versi degli stessi. Il complesso strumentale è costituito da vari elementi: due pianoforti, due violini, viola, violoncello, contrabbasso, flauto, clarinetto e xilofono. Nell’organico è presente una voce narrante. L’ingresso al concerto è gratuito.

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