Mag 07

Sgominata dai Carabinieri di Oristano banda di spacciatori di droga (430 kg di marijuana).

C’è anche un Carabiniere tra le quattordici persone arrestate dai Carabinieri della Compagnia di Oristano, con accuse che vanno dalla coltivazione, produzione, detenzione ai fini di spaccio e spaccio di sostanze stupefacenti, alle estorsioni per il recupero dei crediti, a ricettazione, furto, detenzione e porto illegale di armi da fuoco clandestine.

Il blitz, denominato “Grighine”, ha portato in carcere 13 persone, più una agli arresti domiciliari, mentre per altri due indagati il Gip del Tribunale di Oristano ha disposto l’obbligo di dimora nel comune di residenza.

Le indagini, partite a luglio 2018 con la denuncia di un piccolo spacciatore, perseguitato dai propri fornitori per debiti legati alle cessioni di stupefacenti,  ha consentito di individuare diverse persone della filiera produttiva della sostanza stupefacente e, allo stesso tempo, di identificare alcuni di coloro che erano impegnati nell’Oristanese nella rete di distribuzione della marijuana.

Tra gli arrestati nel blitz antidroga c’è anche il Carabiniere Marco Saba, 36 anni, di Siamanna (sospeso dal servizio e in attesa di essere espulso dall’Arma), e il fratello Stefano, di 34 anni, accusati di produzione di marijuana. Saba, secondo i suoi stessi colleghi, avrebbe messo in essere anche pratiche estorsive per recuperare i crediti, insieme con Andrea Cuscusa, 33 anni, di Villaurbana, che secondo gli investigatori da almeno due anni gestirebbe piantagioni di marijuana di grandi dimensioni in varie zone della Sardegna.

E proprio Cuscusa costituirebbe l’elemento di raccordo tra varie figure criminali nel territorio Oristanese come Stefano Caboni, di 53 anni, e Andrea Atzori, 33 anni, entrambi di Villaurbana, e del Nuorese come i fratelli Francesco e Pietro Paolo Cottu, rispettivamente di 41 e 42 anni, di Ollolai. I due, insieme al suocero di Francesco, Pinuccio Soru, e a Stefano Caboni gestirebbero, sempre secondo gli inquirenti, alcune delle più grosse piantagioni di marijuana dell’Isola.

Tra i piccoli spacciatori sono finiti in manette Danilo Giulio Galliazzo, 32 anni, di Siamaggiore; Carlo Satta, 38 anni, di Oristano (agli arresti domiciliari); Marco Garau, 37 anni, di Siamanna; Andrea Todde, 29 anni, di Ollastra.

In carcere anche Stefano Vidili, 40 anni, di Uras, e un giovanissimo liceale, il 19enne Nicola Russu, di Siamanna, accusato di spaccio, e che, secondo i Carabinieri, nonostante la giovane età, grazie a una precedente attività di spaccio avrebbe avuto la disponibilità di decine di migliaia di euro e sarebbe riuscito a smerciare diversi chili di marijuana in pochi giorni. Obbligo di dimora nel comune di residenza, invece per Matteo Deriu, 33enne di Siapiccia, e per Roberto Moreggio, 32 anni, di Terralba.

La vasta operazione dei Carabinieri ha portato al sequestrato circa 430 chili di marijuana, messa sottovuoto in buste di plastica da circa 2 chili e conservata in una cella frigo. La droga era nascosta nei pressi i Villaurbana, in una casa di campagna di Stefano Caboni. Il valore complessivo della droga è di oltre un milione di euro.

Indediamento, presso la Questura di Oristano, del nuovo vicario del Questore, Fortunato Marazzita, di 51 anni. Laureato in Giurisprudenza presso l’Università “La Sapienza” di Roma, dal 1992 al 1995 Marazzita ha prestato servizio a Genova, per poi passare al settore Anticrimine di Prato. Sempre a Prato ha ricoperto prima l’incarico di Capo di Gabinetto e successivamente quello di dirigente dell’Ufficio Prevenzione Generale. Nel 2000 Marazzita è stato trasferito alla Questura di Sassari come dirigente dell’Ufficio del Personale. Dopo essere stato dal 2003 al 2009 al Commissariato di Alghero, Fortunato Marazzita e poi guidato la Squadra Mobile di Sassari, dove, dopo essere stato promosso primo dirigente ha assunto, nel 2013 l’incarico di irigente dell’Ufficio di Gabinetto e, nel dicembre 2017, di dirigente della Divisione Pasi. Dal 6 maggio scorso, la nomina a vicario del Questore di Oristano.

Tre anni e tre mesi di reclusione per una parte delle spese contestate, e assoluzione dall’accusa di aver fatto pagare una fattura a un’azienda riconducibile al compagno, quando lei era consigliere regionale del Pd. È quanto ha deciso la Corte d’Appello di Cagliari nei confronti dell’ex sottosegretaria del governo Renzi, Francesca Barracciu. In primo grado Barracciu era stata condannata a 4 anni per peculato quand’era consigliere regionale, nell’ambito dell’inchiesta sull’uso, ritenuto illecito, dei fondi destinati ai gruppi del consiglio regionale della Sardegna. Francesca Barracciu, difesa dall’avvocato Franco Luigi Satta, era presente in aula e ha ascoltato in silenzio la lettura della sentenza. L’esponente del Pd, a cui vengono contestati circa 80 mila euro, ha rilasciato solo una breve dichiarazione dopo il verdetto. “Andremo serenamente al terzo tempo – ha detto accanto all’avvocato Satta – davanti alla Cassazione”.

“E’ destino che chi è chiamato a fare il Sindaco del Comune di Oristano, non possa mai dormire sonni tranquilli. Così è stato nella prima repubblica, così ancor di più nella seconda (quella della rivoluzione “illiberale” e dell’elezione diretta dei Sindaci e dei “governatori”), così – a maggior ragione? – accade nella terza repubblica (quella “civico-populista”), così quasi sicuramente sarà nella eventuale quarta repubblica (o forse “altro”). In generale l’antipolitica dilagante, alimentata certo dall’imperitura crisi socio-economica, dall’irresolubile inefficienza, dai “vizi” della classe politica, ma soprattutto da un martellante lavoro propagandistico che, facendo (programmaticamente?) di tutta un’erba un fascio, ha soltanto demolito senza ricostruire. Ma Oristano, fin da subito, ha colto quanto affascinante ed “utile” potesse essere la polverizzazione del quadro politico e poi la sua doroteica “civizzazione”. Fino al capolavoro delle ultime Comunali con un’assemblea civica quanto mai articolata, soprattutto tra i banchi della minoranza, che, tra le altre sue particolarità, presenta quella d’esser costituita di tanti candidati a sindaco (manca solo Martinez). Ora però la giunta Lutzu, che peraltro ha già avuto diversi subentri, può davvero cambiar pelle. Infatti il terremoto delle recenti Regionali, che ci hanno lasciato in eredità un quadro profondamente mutato rispetto alle elezioni comunali di ventidue mesi fa – sembra trascorso un secolo! -, ha pesantemente lesionato anche l’edifico politico del centrodestra oristanese, danneggiando soprattutto alcune sue parti portanti. Ed ecco, immancabili, i primi rilevanti e squilibranti movimenti: dapprima il ritorno, dopo lunga assenza, nell’aula degli Evangelisti del Partito Sardo d’Azione, uscito rafforzato dal voto regionale anche nell’Oristanese – pur senza eleggere alcun “onorevole” -, attraverso l’adesione di un consigliere eletto in (o da) una lista civica; poi la costituzione di un nuovo gruppo consiliare da parte di due ex “forzisti” e – udite udite! – di due consiglieri di minoranza, uno eletto nell’ (o dall’) Uudc e l’altro nel (o dal) PdS. E lo sciame sismico può non essere ancora terminato. Del resto, finché non sarà conclusa l’estremamente lunga costruzione della nuova Amministrazione regionale, con il suo cospicuo portato di nomine ed investiture, finché non si sarà assestato il quadro politico italiano con le Europee e le Amministrative e quello sardo con le Comunali di Cagliari, Sassari, Alghero ecc., nella città che fu di Mariano ed Eleonora si continuerà a navigare soltanto a vista, cercando di evitare gli scogli “aragonesi”. Ma già queste due nuove fioriture primaverili non possono passare in secondo piano, se non altro per alcune loro specificità. Una di queste è proprio l’ingresso nella maggioranza del PSd’Az, che invece alle scorse Comunali s’era presentato con il Centrosinistra, sostenendo la sua candidata a Sindaco Maria Obinu e cioè, evidentemente, la continuità d’azione con la precedente Giunta Tendas, tanto avversata da Lutzu e da tutto il Centrodestra. Adesso, ovviamente, è prematuro anche solo intuire quale potrà essere il contributo sardista in termini politico-programmatici all’azione amministrativa della Giunta Lutzu. D’altro canto è chiaro che in qualche misura i Quattro mori si adopereranno almeno per incidere su decisioni e scelte che da qui in avanti l’attuale amministrazione sarà chiamata a prendere. Un’altra particolarità è la strana coincidenza del ritorno sardista agli Scolopi quasi contemporaneamente alla scomparsa del Partito dei Sardi, il cui rappresentante consiliare, il dott. Pecoraro, ha deciso di aderire a “La civica Oristano”. Una terza riguarda lo stesso Vincenzo Pecoraro, oggi forse chiamato a sostenere proprio quell’Andrea Lutzu, del quale ventidue mesi è stato agguerrito concorrente alla testa di una coalizione civico-identitaria con l’Udc, che ottenne 2850 voti (17 %). Ora, indipendentemente dalle legittime decisioni di ogni singolo consigliere, in questo specifico caso lo sguardo va esteso al partito che lo ha eletto, quello dei Sardi ed alle sue strategie politiche ed organizzative. Ora il movimento fondato da Paolo Maninchedda, dopo l’inopinata scelta di correre da solo alle Regionali, comincia ovviamente a scontare le inevitabili ripercussioni dello smacco elettorale subito. Ma non va sottaciuto un altro fatto, e cioè che il PdS è stato finora un partito alquanto centralizzato e, conseguentemente, privo di una sua autonoma e riconoscibile struttura locale, la sola in grado, tra le altre cose, di supportare l’azione del suo consigliere comunale e di portare in mezzo agli Oristanesi la voce ed il pensiero del partito, costruendo consenso o, almeno, generando attenzione. Pensare che i risultati elettorali si raggiungano solo attraverso la visibilità mediatica del leader, adeguate adesioni pre-elettorali ed il consenso ottenibile da ogni singolo candidato locale dentro una lista ben costruita, oggi è strategia molto diffusa, forse efficace a breve termine per qualche exploit, ma politicamente arida e sterile e, a medio-lungo termine, anche elettoralmente improduttiva. In questo senso gli stessi numeri del PdS potrebbero costituire interessante materia di riflessione, in particolare per qualche altra forza politica – soprattutto d’ispirazione identitaria – che intenda adottare simili impostazioni politico-organizzative. Infatti alle ultime Comunali l’allora esordiente partito di Maninchedda ha ottenuto un buon risultato: 994 voti pari al 6,26 %, dotandosi di una base su cui, poi, costruire anche in città, il partito. Ma, alle Regionali del febbraio scorso, cioè soltanto venti mesi dopo, i voti sono stati soltanto 397 (2,95 %). Con tutte le cautele del caso, tenendo conto del diverso tipo di competizione elettorale – ma sia nelle Comunali che nelle Regionali c’è il voto di preferenza! -, è evidente che, almeno nel caso del PdS, qualcosa non ha funzionato”. (Adriano Sitzia, appuntioristanesi.it).

Lascia un commento

Your email address will not be published.