Nov 02

La “perla” de L’Unione Sarda fa insorgere le giornaliste di “Giulia Sardegna”.

“Tutto può succedere! Anche di leggere sul quotidiano sardo che si prepara a festeggiare i suoi primi 130 anni di vita un fondo in prima pagina che in maniera greve deride le donne,

ma così facendo denigra soprattutto gli uomini, perché ne fa i portavoce di posizioni talmente risibili da ritorcersi contro chi le esprime”. Così “Giulia giornaliste Sardegna” commenta l’articolo pubblicato su L’Unione Sarda giovedì 1 novembre con il titolo “Sesso sì, ma quale?” e firmato con lo pseudonimo Tacitus.

“La capacità di argomentare e far riflettere, di cui Tacito era maestro, da questo Tacitus vengono sostituite da un atteggiamento di altera supponenza che mira a ridicolizzare le storiche, antiche e attuali battaglie delle donne, trattando in modo becero e superficiale contenuti che meritano rispetto”, scrive l’associazione impegnata quotidianamente a rappresentare la realtà cercando di sradicare pregiudizi e luoghi comuni che finiscono per alterarla.

“Quando si è incapaci di comprendere e di confrontarsi la scorciatoia più semplice, da sempre – argomenta Giulia giornaliste – è il ricorso all’irrisione e al sarcasmo che si compiacciono nell’umiliare l’altro. Spiace davvero che alle lettrici e ai lettori di un quotidiano che vanta una tradizione lunga oltre un secolo di impegno e di lavoro dei colleghi per garantire sempre e ovunque i diritti della persona, di tutte le persone, e il rispetto dei generi, di tutti i generi, venga proposto questo acido frullato di opinioni miscelate alla rinfusa e poi servite nell’illusione di strappare, al più, una grassa risata a chi si accontenta di usare la pancia senza mai disturbare il cervello.

Noi donne, ciarliere, ma anche allegre, anche colte, anche attive, e impegnate meritiamo di essere rappresentate dai media senza stereotipi, senza pregiudizi e condizionamenti. Commenti di questo genere – avverte l’associazione – sono il peggior biglietto da visita per la celebrazione della storia del quotidiano”. Da qui la solidarietà delle 50 giornaliste di Giulia Sardegna alle colleghe e ai colleghi del giornale “impegnati in una corretta narrazione della realtà”.

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