Lug 30

Bisogna impedire ai “nuovi barbari” di ingabbiare mare e coste nel cemento.

“Al di là delle rassicurazioni che il Presidente della Regione ha dispensato a piene mani nella recente intervista al quotidiano “La Nuova Sardegna”, i cittadini sardi sono preoccupati. L’urbanistica è uno dei motivi di questa preoccupazione.

Il Disegno di legge della giunta regionale sulla “Disciplina generale per il governo del territorio”, rappresenta – in attesa di eventuali modifiche della Commissione prima e del Consiglio poi – un pericoloso ritorno al passato, che rischia di ricacciare indietro decenni di lotte per la salvaguardia dell’ambiente e del paesaggio in Sardegna.

Di vanificare l’impegno di quei cittadini, associazioni, movimenti, che in tutti questi anni si sono battuti per tutelare il bene più prezioso ed irriproducibile: le sue coste, il suo mare. Il pericolo è quello di un nuovo, subdolo, tentativo di cementificare il territorio, di rimettere in pista le betoniere entro i trecento metri dal mare; di contraddire il concetto costituzionale di tutela; di vanificare il PPR (Piano Paesaggistico Regionale); di accentuare quella propensione al consumo e alla rapina del suolo, così come evidenziato dal Rapporto ISPRA 2018.

L’ennesima promessa mancata da parte di un Presidente della Regione che si era presentato agli elettori con la parola d’ordine di “estendere il PPR a tutta la Sardegna”, e che come primo atto di governo ha pensato bene di prorogare il Piano Casa varato dalla giunta Cappellacci.

Un pericoloso dejavù. Cinquantadue anni fa, compariva sulle pagine dell’Espresso la drammatica denuncia di Antonio Cederna sul saccheggio delle coste della Sardegna, dal titolo “Hanno messo il mare in gabbia”: “…è in atto l’urbanizzazione della costa, la sua trasformazione in un ininterrotto nastro edilizio, che alterna nuclei di gran lusso a lager balneari di infima qualità, che stronca ogni continuità tra litorale ed entroterra, che privatizza quanto dovrebbe essere accessibile a tutti, che chiude il mare in gabbia e degrada irrimediabilmente il prestigio naturale dei luoghi, cioè la stessa materia prima del turismo”.
Come allora Antonio Cederna, oggi dobbiamo chiederci come possa essere di aiuto allo sviluppo turistico un ulteriore incremento volumetrico sulle coste che svaluterebbe e comprometterebbe il territorio, cioè la stessa materia prima del turismo.

Il Disegno di legge della giunta Pigliaru ripropone lo stesso “pensiero unico” che è possibile ritrovare in altre sue iniziative legislative, contrabbandate per atti di riforma: verticalizzare le istituzioni, centralizzare le decisioni, vanificare il processo partecipativo di cittadini e Comuni.
Un disegno politico perverso che tende ad accentuare gli squilibri territoriali: si svuota il territorio di servizi essenziali, scuole, servizi postali e bancari, servizi sanitari; si accentua lo spopolamento delle aree più deboli; si accentra nelle aree più dinamiche dal punto di vista economico e demografico (grossi centri urbani e costieri); si promuove la desertificazione sociale, economica, occupazionale e culturale, di ampi territori della Sardegna.

Un “disegno” che possiamo ritrovare nella riforma della “governance territoriale”: si cancellano la Province, si accentrano i poteri nella città metropolitana di Cagliari, qualche briciola alla fantomatica rete metropolitana di Sassari, tutto intorno il vuoto, il deserto.

La “riforma” della sanità. Si cancellano le otto ASL, si centralizza tutto nella ATS, una macrostruttura che genera inefficienze, sprechi e disservizi; si svuotano i piccoli ospedali, si chiudono i servizi territoriali, si spostano gli operatori sanitari.

La cosiddetta “legge urbanistica” risponde allo stesso disegno: si concede sulle coste l’ennesimo aumento volumetrico che sposta popolazione ed investimenti e taglia la presenza dell’uomo nelle zone interne della Sardegna.

La recente sentenza della Corte Costituzionale, che ha bocciato cinque articoli della legge regionale sugli usi civici, dovrebbe far riflettere il governo regionale. La Corte infatti ha posto dei punti fermi sui limiti che il legislatore regionale incontra in materia di tutela del paesaggio. Spetta ora al Consiglio regionale  trovare la forza e la volontà –  sempre che esistano al suo interno – per impedire ai “nuovi barbari” di “mettere in gabbia” il mare e le coste, e con essi la Sardegna e i sardi”. (Massimo Dadea, ex assessore regionale).

Una betoniera della società Calcestruzzi Spa è rimasta bloccata tra le due sbarre di un passaggio a livello sulla linea ferroviaria Oristano – Silì. L’autista ha così dovuto sfondare la sbarra per evitare l’impatto col treno sopraggiunto poco dopo. La betoniera, preceduta da un altro camion della Calcestruzzi Spa e da altre auto ferme al semaforo (visto che nel frattempo era scattato il rosso), è rimasta bloccata in mezzo ai binari e non poteva andare né avanti, né indietro. I tempi troppo stretti del verde del semaforo posizionato nei pressi del passaggio a livello permettono, infatti, il transito solo di poche macchine, col pericolo che accadano episodi come quello odierno, che solo grazie al sangue freddo e alla professionalità dell’autista non si è trasformato in tragedia.

Tre auto sono rimaste coinvolte in un incidente stradale, avvenuto nella tarda serata, all’incrocio tra la strada per il porto industriale di Oristano e la provinciale per Arborea. Quattro i feriti che sono stati trasportati dalle ambulanze del 118 e poi ricoverati all’ospedale di Oristano, due con codice rosso e due giallo. Una mancata precedenza ha causato lo scontro frontale tra una Nissan e una Volkswagen, che hanno poi coinvolto anche una Peugeot. Sul posto, oltre alle ambulanze del 118, sono intervenuti i Carabinieri di Oristano.

Un nuovo bollettino di previsione di pericolo incendi per martedì 31 luglio che interesserà anche l’interno Campidano è stato diramato dalla Protezione civile. Ilcodice è rancione, e questo significa che il pericolo è alto. In questo stato, le condizioni sono tali che, ad innesco avvenuto, l’evento, se non tempestivamente affrontato, può raggiungere dimensioni tali da renderlo difficilmente contrastabile con le forze ordinarie, ancorché rinforzate, e si rende necessario il concorso della flotta statale.
Per evitare un incendio la Protezione civile ricorda di adottare le seguenti precauzioni:
– non gettare mozziconi di sigaretta o fiammiferi ancora accesi, possono incendiare l’erba secca;
– non accendere fuochi nel bosco. Usare solo le aree attrezzate. Non abbandonare mai il fuoco e prima di andare via accertarsi che sia completamente spento;
– se si deve parcheggiare l’auto, accertarsi che la marmitta non sia a contatto con l’erba secca, dato che la marmitta calda potrebbe incendiare facilmente l’erba;
– non abbandonare i rifiuti nei boschi e nelle discariche abusive. Sono un pericoloso combustibile;
– non bruciare, senza le dovute misure di sicurezza, le stoppie, la paglia o altri residui agricoli, in pochi minuti potrebbe sfuggire il controllo del fuoco.
Quando l’incendio è in corso:
– se si avvistano delle fiamme o anche solo del fumo telefonare al numero di soccorso 115 del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco o, dove attivato, al numero unico di emergenza 112. Non pensare che altri l’abbiano già fatto. Occorre inoltre fornire le indicazioni necessarie per localizzare l’incendio;
– cercare una via di fuga sicura: una strada o un corso d’acqua. Non fermarsi in luoghi verso i quali soffia il vento, si potrebbe rimanere imprigionati tra le fiamme e non avere più una via di fuga;
– stendersi a terra in un luogo dove non c’è vegetazione incendiabile. Il fumo tende a salire e in questo modo si evita di respirarlo;
– se non si ha altra scelta, cercare di attraversare il fuoco dove è meno intenso per passare dalla parte già bruciata. Ci si porterà così in un luogo sicuro;
– l’incendio non è uno spettacolo, non sostare lungo le strade, si intralcerebbero i soccorsi e le comunicazioni necessarie per gestire l’emergenza.

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