Gen 13

Per la Sinistra che ancora non c’è, per invertire la rotta e rovesciare il tavolo delle disuguaglianze.

Il percorso iniziato con l’Assemblea del Brancaccio aveva, come compito primario, quello di colmare il fossato che ancora oggi esiste tra la politica istituzionale (cioè quella del sistema dei partiti e presente nelle istituzioni democratiche) e gli attori sociali che fanno politica nei contesti di vita e di lavoro delle persone.

Le associazioni sindacali e culturali, quelle grandi e strutturate e quelle che si muovono su un obiettivo specifico (l’accoglienza dei migranti, il contrasto alla povertà, la cura del territorio) e su un contesto territoriale limitato, ma che sempre più spesso sono state capaci, partendo dalla concretezza dei problemi che affrontano, di produrre uno sguardo lungo, più lungo di quello della politica-istituzione, sui fenomeni del nostro tempo.

Abbiamo pensato che le elezioni politiche imminenti avrebbero potuto essere un terreno privilegiato per avviare questo percorso. Costruendo le liste elettorali attraverso un metodo partecipato e democratico, in cui (assieme, senza rendite di posizione e canali privilegiati) i militanti dei partiti politici di sinistra, alternativi ai tre poli esistenti, e i protagonisti del civismo attivo decidessero in maniera trasparente i programmi, le candidature, e la leadership collettiva che dovesse impersonarli. Costruendo dal basso quella unità di tutte le forze di sinistra che dall’alto sembrava difficile realizzare.

Non è andata così. Le elezioni si sono rivelate, una volta di più, il momento peggiore per progettare e realizzare il reinsediamento sociale della politica della sinistra. Nei partiti, in quale più e in quale meno, ha prevalso una logica di autoconservazione e di affermazione del proprio primato, e la società civile attiva ha faticato a mobilitarsi per imporre ai partiti, a livello nazionale, quel metodo trasparente e democratico che aveva dati buona prova di sé, con buoni risultati elettorali, in tante elezioni amministrative recenti.

Tuttavia, le più di cento assemblee che nei territori si sono sviluppate hanno dimostrato che questo incontro, quando avviene, produce una straordinaria ricchezza di idee e di proposte. È questa ricchezza che vogliamo restituire.

Ci sono qui, in questo embrione di programma, elementi su cui invitiamo a riflettere: e che intendiamo discutere con tutti quelli che hanno partecipato alla sua elaborazione, e con le forze che si presenteranno alle elezioni.

Questo testo è un primo tentativo di sintetizzare e restituire a tutti le idee, i progetti, le aspirazioni, le proposte emerse nelle cento assemblee “del Brancaccio” che hanno attraversato l’Italia durante l’estate e l’autunno del 2017 (e che si possono tutte trovare sul sito: http://www.perlademocraziaeluguaglianza.it).

Non è un programma, non è omogeneo, non è compiuto. È un abbozzo, un inizio. Una sorta di cartello indicatore, che segna la direzione da imboccare se davvero vogliamo cambiare questo Paese.

La speranza è che tutti coloro che hanno creduto nel percorso “per la democrazia e l’uguaglianza” possano portare queste idee nelle liste che appoggiano in vista delle elezioni del prossimo 4 marzo. O anche semplicemente utilizzarle come pietra di paragone per giudicare i programmi elettorali. O come bussola per continuare a cercare la Sinistra che ancora non c’è. Quella Sinistra che, dal 5 marzo 2018, bisognerà ricominciare a costruire. (A questo tentativo hanno collaborato, in modi e misure diverse: Andrea Baranes, Luca Benci, Piero Bevilacqua, Ilaria Boniburini, Alberto Campailla, Vezio De Lucia, Giuseppe De Marzo, Anna Falcone, Maria Pia Guermandi, Federico Martelloni, Filippo Miraglia, Tomaso Montanari, Francesco Pallante, Livio Pepino, Gianni Principe, Christian Raimo, Andrea Ranieri, Edoardo Salzano, Francesco Sylos Labini; Alleanza popolare per la democrazia e l’uguaglianza).

SCARICA QUI IL CONTRIBUTO PROGRAMMATICO DELLE CENTO ASSEMBLEE 

Uno scarabeo (“Su carrubusu”) che ripulisce l’ambiente dallo sporco, lo trasforma e lo rigenera. Attorno, un cerchio aperto ma protetto dalla scritta “Autodeterminatzione”. E’ il simbolo rosso e nero con cui il Progetto Autodeterminatzione – che mette assieme otto movimenti e partiti del mondo indipendentista e sovranista (Rossomori, Sardegna Possibile, Sardigna Natzione, Irs, Liberu, Sardos, Communidades e Gentes) – si presenterà alle elezioni politiche del 4 marzo in tutti i collegi uninominali e proporzionali dell’Isola. Nessuna alleanza in vista del voto. “Ci alleiamo con la Sardegna e con i sardi – ha detto il portavoce Anthony Muroni -; corriamo in Italia ma senza partiti italiani che sinora hanno fatto il male di questa terra. Un progetto di assoluta rottura verso chi sino a oggi ha occupato le istituzioni sarde e di chi sino a oggi ha rappresentato, più che la Sardegna, gli interessi di una parte dei sardi e non della moltitudine dei sardi in Parlamento.  Quello di oggi – ha aggiunto l’ex direttore dell’Unione Sarda – è un momento elettorale, ma le elezioni politiche italiane, poi le amministrative di primavera e le regionali dell’anno prossimo non sono il nostro unico obiettivo, vogliamo portare avanti un progetto culturale e politico per cambiare la visione e la consapevolezza dei sardi rispetto alla loro capacità di autodeterminarsi nel dialogo con l’Italia, con l’Europa e col mondo. Quest’idea – ha spiegato il portavoce – sarà portata se possibile all’interno delle istituzioni italiane, ma se la legge elettorale non dovesse consentircelo, il progetto proseguirà, perché questa è una maratona che ci porterà all’obiettivo finale: rendere la Sardegna indipendente da tutti i punti di vista, soprattutto culturale”.

Il Partito sardo d’Azione rinvia alla prossima settimana la decisione sull’alleanza in vista delle elezioni politiche del 4 marzo. Il Consiglio nazionale, riunito questa sera all’hotel Mariano IV di Oristano, ha dato mandato al segretario nazionale, Christian Solinas, di definire entro i prossimi giorni l’intesa con lo schieramento in grado di fornire le migliori garanzie politiche. Il risultato di ulteriori interlocuzioni potrebbe essere comunicato mercoledì o giovedì al massimo, anche perché da venerdì 19 a domenica 21 i partiti dovranno depositare al Ministero dell’Interno simboli e coalizioni. Secondo quanto emerge dall’assemblea di Oristano, il Psd’Az avrebbe avuto dal Pd, ma anche da Forza Italia, rassicurazioni sulla condivisione dei punti programmatici e, soprattutto, garanzie sulla possibilità concreta di esprimere almeno un rappresentante in Parlamento. In caso di alleanza con il Pd il collegio “sicuro” a disposizione dei 4 Mori potrebbe essere quello uninominale di Cagliari-Carbonia. Se invece andasse in porto l’intesa con Forza Italia, Efisio Arbau (Psd’Az-La Base) potrebbe correre nell’uninominale di Nuoro-Oristano. Resta in piedi la terza ipotesi, quella di un’intesa in campo nazionale con la Lega di Matteo Salvini, che darebbe la possibilità di presentare il simbolo del Psd’Az in composizione con quello di Alberto da Giussano. Cioè la realizzazione di una delle condizioni ritenute fondamentali dai sardisti: la presenza del simbolo Psd’Az sulle schede elettorali. Il Partito sardo d’Azione rinvia alla prossima settimana la decisione sull’alleanza in vista delle elezioni politiche del 4 marzo. Il Consiglio nazionale, riunito questa sera all’hotel Mariano IV di Oristano, ha dato mandato al segretario nazionale, Christian Solinas, di definire entro i prossimi giorni l’intesa con lo schieramento in grado di fornire le migliori garanzie politiche. Il risultato di ulteriori interlocuzioni potrebbe essere comunicato mercoledì o giovedì al massimo, anche perché da venerdì 19 a domenica 21 i partiti dovranno depositare al Ministero dell’Interno simboli e coalizioni. Secondo quanto emerge dall’assemblea di Oristano, il Psd’Az avrebbe avuto dal Pd, ma anche da Forza Italia, rassicurazioni sulla condivisione dei punti programmatici e, soprattutto, garanzie sulla possibilità concreta di esprimere almeno un rappresentante in Parlamento. In caso di alleanza con il Pd il collegio “sicuro” a disposizione dei 4 Mori potrebbe essere quello uninominale di Cagliari-Carbonia. Se invece andasse in porto l’intesa con Forza Italia, Efisio Arbau (Psd’Az-La Base) potrebbe correre nell’uninominale di Nuoro-Oristano. Resta in piedi la terza ipotesi, quella di un’intesa in campo nazionale con la Lega di Matteo Salvini, che darebbe la possibilità di presentare il simbolo del Psd’Az in composizione con quello di Alberto da Giussano. Cioè la realizzazione di una delle condizioni ritenute fondamentali dai sardisti: la presenza del simbolo Psd’Az sulle schede elettorali.

L’intervista di Carlo Rubia su La Nuova Sardegna (di cui abbiamo già riferito in precedenti articoli), dove lo scienziato e premio Nobel ha difeso la realizzazione dell’impianto termodinamico a San Quirico, è sembrata a molti più una difesa d’ufficio della sua creatura (visto che Rubia è il padre del solare-termodinamico) che una riflessione seria e ponderata sulla questione. Rubia, nonostante avesse ammesso di conoscere solo superficialmente il progetto, ha tentato di minimizzare l’impatto che su quel territorio a vocazione agricola avrebbe la realizzazione del termosolare, che i cittadini considerano un vero e proprio obbrobrio. Dopo la presa di posizione critica nei confronti di Rubia di Sergio Vacca, già professore di Scienza del Suolo all’Università di Sassari prima, e del Gruppo di intervento giuridico poi, sono ora intervenuti sull’argomento Graziano Bullegas (Italia Nostra Sardegna) e Carmelo Spada (Wwf Sardegna), che si sono detti nettamente contrari alla realizzazione dell’impianto termodinamico solare a San Quirico.
“Come abbiamo avuto modo di chiarire in questi anni, le nostre associazioni ritengono che l’impegno primario di tutti, in Sardegna, ma anche in Europa e nel mondo, debba essere concentrato sulla effettiva riduzione di tutte le emissioni nocive a livello globale –hanno sostenuto Bullegas e Spada -. Con questo spirito abbiamo presentato osservazioni critiche al Piano Energetico e Ambientale Regionale Sardo (2015-2030), e su questi temi abbiamo basato la nostra politica ambientalista in Sardegna. Riteniamo, quindi, che il nostro sostegno debba rivolgersi ad una corretta politica incentivante delle energie rinnovabili (quella, per intenderci, che supporta la produzione diffusa e l’autoconsumo), mentre una forte e determinata azione di contrasto debba essere esercitata nei confronti della proliferazione di impianti industriali per la produzione di energia elettrica, che, oltre al rilevante impatto ambientale, determinano una indiscriminata distruzione di aree a vocazione agricola, conseguendo nello stesso tempo non significativi risultati in termini di riduzione di gas serra, inefficienze produttive e insostenibili costi economici e ambientali per le collettività a beneficio di interessi speculativi.
L’impianto di San Quirico, la cui “Via” è stata recentemente approvata dalla Giunta regionale sarda, in palese contrasto con le finalità espresse nel Pears, e con motivazioni contraddittorie rispetto a pronunciamenti per analoghi impianti, appartiene a quest’ultima categoria per una serie di motivazioni:
– si tratta di un impianto industriale ubicato in aree agricole, oggetto di uno storico riordino fondiario da parte dell’Etfas e ospitanti aziende modello e fattorie didattiche. L’Enea, che ha dedicato studi alle Centrali termodinamiche proprio al tempo della presidenza Rubbia, ha espressamente raccomandato nelle numerose pubblicazioni che per quanto concerne la loro ubicazione tali centrali dovessero mirare a “valorizzare terreni non altrimenti utilizzabili, come le aree desertiche, le aree industriali dismesse o le discariche esaurite” proprio a causa dei devastanti impatti ambientali indotti da tale tipologia di impianti. Per tali motivi le Csp in Spagna sono ubicate all’interno di vecchie cave dismesse o in zone improduttive; in California, Africa e Paesi Arabi sono collocate in pieno deserto. Non a caso il termodinamico solare è stato definito la “tecnologia del deserto”;
– il Dpr 387/2003, spesso citato per giustificare l’ubicazione degli impianti Fer nelle aree agricole, precisa che una tale opzione localizzativa “dovrà tenere conto delle disposizioni in materia di sostegno nel settore agricolo, con particolare riferimento alla valorizzazione delle tradizioni agroalimentari locali, alla tutela della biodiversità, così come del patrimonio culturale e del paesaggio rurale”. E’ del tutto evidente, invece, che questo impianto risulta del tutto incompatibile con le attività agricole e di allevamento, come peraltro confermato dallo stesso prof. Rubbia in un recente articolo su un quotidiano regionale;
– gli impianti CSP in quanto idroesigenti sono causa di un eccessivo consumo di risorse idriche, quindi il conseguente notevole prelievo delle acque dal sottosuolo determina impoverimento delle falde, prosciugamento dei pozzi circostanti e messa in crisi delle attività agricole e zootecniche esistenti nel territorio circostante;
– considerata l’assenza di boschi e foreste in prossimità dell’impianto, non risulta credibile l’opzione “km zero” per l’approvvigionamento della biomassa. E’ dunque presumibile che essa dovrà essere importata con trasporti su gomma da distanze notevoli, come avviene in impianti simili ubicati in altre località europee, con l’ovvia conseguenza di annullare i vantaggi in termini di economia di CO2;
– la Sardegna esporta circa il 33 % dell’energia elettrica prodotta, la produzione derivata da Fer incide per il 36% rispetto al consumo energetico elettrico totale. Risulta del tutto evidente che la scarsa produzione dalla Centrale della San Quirico Solare Power, oltre a non avere peso per il conseguimento degli obiettivi imposti dal burden sharing perché già ampiamente soddisfatti, risulta irrilevante ai fini della riduzione di CO2 in Sardegna, mentre alto è il prezzo pagato in termini di non sostenibilità ambientale.
Sono questi solo alcuni dei motivi che ci portano a sostenere le giuste rivendicazioni della comunità che lotta per impedire la realizzazione dell’impianto a San Quirico e a contrastare l’ubicazione nelle aree agricole della Sardegna di questi impianti, peraltro privi di futuro, destinati ad una rapida obsolescenza tecnologica, con irrisolti problemi di smaltimento dei rottami e impossibilità di ripristino dei luoghi. Alla luce di tali considerazioni, appare del tutto incomprensibile la decisione della Giunta regionale di approvare l‘impianto in sede di Via, una decisione in aperto contrasto con i contenuti generali e le finalità stesse del Piano Energetico e Ambientale Sardo – che prevede la realizzazione di impianti Csp di piccola taglia – approvato solo qualche mese fa dalla stessa Giunta regionale.
In conclusione – hanno affermato Bullegas e Spada – le associazioni ambientaliste Italia Nostra e Wwf della Sardegna ribadiscono con rinnovata convinzione tutte le argomentazioni poste a fondamento delle Osservazioni, redatte in opposizione alla realizzazione delle Csp proposte per il Medio Campidano, e che sono state condivise dalla stessa Regione in sede di Via Statale e fatte proprie dal governo Gentiloni. Quest’ultimo, con delibera del 22 dicembre 2017, ha ritenuto inammissibile la realizzazione dell’impianto di Gonnosfanadiga, sulla base dell’incontestabile principio che “la centrale solare termodinamica produrrebbe un elevato impatto sull’assetto paesaggistico e sulle modalità di utilizzo, anche economiche, dell’area che sarebbe in contrasto con le norme previste dal codice dei beni culturali, con la pianificazione territoriale regionale e locale, oltre che con le finalità della Strategia nazionale della biodiversità e con le politiche agricole dell’unione Europea”.

 

9 comments

Vai al modulo dei commenti

    • drastico on 14 gennaio 2018 at 9:16
    • Rispondi

    caro pig, la sinistra è defunta da un pezzo. prima era molto malata, poi renzi, che non è mai stato di sinistra, le ha dato il colpo di grazia. se hai notato, le politiche per la povera gente sono sparite, perchè oggi conta soltanto stare a galla facendo il lecchino con i grossi potentati economici. mi sembra per fortuna che la gente stia iniziando a capire con chi ha a che fare e stia alla larga dal pd. speriamo bene.

    • Pino on 14 gennaio 2018 at 10:29
    • Rispondi

    Mi fa ridere che per le Politiche due piccoli partiti come il Partito Sardo d’Azione e il Partito dei Sardi dettino condizioni per fare delle alleanze. Il fatto che ci siano partiti come il PD che gli facciano la corte e gli diano più importanza di quanto la loro forza politica meriterebbe, significa che sanno di essere ormai arrivati alla frutta.

    • Sergio on 14 gennaio 2018 at 12:08
    • Rispondi

    Il termodinamico è un argomento troppo serio per esere trattato alla cavolo di cane come ha fatto Rubia. Lasciando perdere interessi e marchette che di solito ci sono dietro la relaizzazione di questi impianti, da un luminare ti dovresti aspettare quantomeno una analisi seria e non generalizzazioni senza capo nè coda. Rubia nell’intervista ha detto un sacco di idiozie ed è stato subito smentito da chi non ha alcun interesse come lui nel difendere il solare/termodinamico perchè ne stato l’ideatore, ma ha a cuore solo la salvaguardia dell’ambiente ed il bene dei cittadini.

    • Che ce vado on 14 gennaio 2018 at 12:50
    • Rispondi

    Abbiamo un nobel!

    • Gian Mario C. on 14 gennaio 2018 at 15:01
    • Rispondi

    Beh, se l’inventore di questa schifezza è Rubia, anche io sono un Nobel!

    • Franco on 14 gennaio 2018 at 15:25
    • Rispondi

    Nell’intervista della Nuova mi ha colpito la supponenza di questa specie di scienziato dei miei …… Perchè il termodinamico-solare non se lo mette nel giardino di casa sua, invece di rompere le …. agli agricoltori di San Quirico?

    • Che ce vado on 14 gennaio 2018 at 18:27
    • Rispondi

    Più nobel

    • Donato on 14 gennaio 2018 at 19:44
    • Rispondi

    Sarebbe bello realizzare una Sinistra così come si ipotizza nell’articolo ma credo che, purtroppo, come è capitato spesso alle buone intenzioni non seguiranno i fatti.

    • Pentastellato on 14 gennaio 2018 at 20:38
    • Rispondi

    Ho letto la bozza del programma di Alleanza popolare per la democrazia e l’uguaglianza. In più punti è simile a quello dei Cinquestelle. Perché allora non votare il Movimento 5 stelle?

Lascia un commento

Your email address will not be published.