Mag 05

Presidente Solinas, non ordinanze ma strategie (di Paolo Maninchedda).

Il problema non sono gli errori, alcuni veramente risibili, delle ordinanze del Presidente della Regione, ma l’assenza, drammatica, di una visione e di una strategia per affrontare la grave crisi economica e finanziaria già iniziata.

Se la compagnia di ventura che ha vinto le elezioni pensava di svernare e gozzovigliare per cinque anni semplicemente non facendo nulla ma occupando tutto, bene, è ora che si sveglino perché il loro sogno di pigrizia pasciuta è già finito. È iniziato l’incubo.

La colonizzazione parassitaria delle articolazioni dell’amministrazione regionale oggi mostra tutta la sua gravità: è tutto fermo, a parte la smargiassata dei termoscanner a riconoscimento facciale collocati dove non servono a nulla (mi ricordano un’altra spesa folle in cattedrali di plexiglas esposte nel palazzo della Presidenza e completamente inutili).

Importanti delibere per sbloccare risorse per le imprese e le persone non sono ancora state pubblicate, svernano nella terra di nessuno che sta tra qualsiasi decisione assunta dalla Giunta e la sua forma scritta (nella Giunta Pigliaru c’era l’incubo del falso ideologico, l’incubo!).
I tamponi non sono stati fatti e non sappiamo dove sia oggi l’epidemia di Sassari. Però da ieri abbiamo sassaresi a Cagliari e cagliaritani a Sassari.

Non sappiamo quanti sono stati i morti. Però sappiamo che alcune strutture sanitarie private hanno cassa garantita dalla Regione e altre no. Il discrimine è il meridiano di Abbasanta, a nord sì, a sud no. Perché? Perché no? Suvvia!

Questo gesso rigidissimo del non capire e del non fare, che tiene erette teste drammaticamente vuote, rende ferale la stasi.  Non c’è un solo assessore dei settori produttivi che abbia svelato uno straccio di strategia per il futuro.

L’Assessore del Bilancio sa perfettamente che mancheranno all’appello 400/500 milioni e non fa nulla.
L’Assessore dell’Agricoltura affronta la crisi raccontando favole sulle pratiche Argea.
L’Assessore del Turismo si affida a sant’Efisio e quello dell’Industria ha cessato le attività.
La Sardegna andrà incontro a una carestia dagli esiti infernali.
Dietro tutto questo c’è una responsabilità sociale e politica.
La prima è degli elettori sardi.

Loro hanno scelto questa pessima classe dirigente in base alla scommessa sull’uomo forte del momento, Salvini, prestandogli anche l’unico segmento sociale, i pastori, ancora animati da un generico senso di ribellione che, guidati malissimo, non hanno mancato di servire il padrone.
Questo però è l’esito dei chierichetti dell’uomo forte divenuti governanti: non sanno celebrare la messa, non sanno governare, perché la loro ambizione non era cambiare la realtà (non ne hanno la cultura) ma conquistare un ruolo sociale all’ombra di un conquistatore. La Sardegna sta pagando l’indifferenza al valore delle persone a vantaggio della scommessa sulla forza. Adesso si deve tenere i forzuti non per scaricare i bagagli, ma per guidare la nave. E, infatti, la nave è ferma in porto con le cozze che crescono sulla chiglia.

La seconda è dei partiti della coalizione. Bisogna sempre ricordarsi che sono la Lega, il Psd’az, Fratelli d’Italia, Forza Italia, i Riformatori e Casa Oppi a governare. Sono loro e solo loro, non altri. Quando i regimi iniziano una fase calante (per Solinas iniziata il giorno dopo la sua elezione con la perdita della continuità territoriale aerea per sua precisa e personale responsabilità) chi ne fa parte tende a farsi dimenticare e a far dimenticare i suoi calcoli di bassa lega.

E allora bisogna ricordarli sempre: sono loro i padri della carestia, per precisa ignoranza, eccellente incompetenza, storico cinismo e studiato servilismo. (Paolo Maninchedda, www.sardegnaeliberta.it).

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