Dic 30

Il 2017 ha confermato l’inarrestabile scadimento della politica.

Cosa ci ha lasciato di significativo, dal punto di vista politico, il 2017? Nulla. Assolutamente nulla. Niente che vada al di là del vuoto assoluto. E per questo motivo il 2017 può essere, a ragione, ricordato come un’ulteriore conferma della tabula rasa del pensiero politico.

Il fallimento del renzismo (flusso eccessivo di parole e zero contenuti) e delle sue frattaglie è stato sin troppo facile da ipotizzare, considerato il vuoto del suo pensiero politico e la sconcertante pochezza della classe dirigente del Pd. D’altro canto, dal principale fautore della fantozziana teoria della ruffianeria più becera che ha fatto assurgere adulatori servili, lacchè, servi sciocchi, galoppini e leccapiedi vari ai ranghi dirigenziali più elevati, a danno della meritocrazia, che cosa ci si poteva aspettare? Un cerchio magico di disastrosi incapaci e la mediocrità della proposta politica non poteva che portare a un’inarrestabile caduta dei consensi e alla fuga dei soci dal Pd, stomacati dalla politica yuppie e demodè del venditore di pentole fiorentino e della sua corte bislacca.

In attesa di una sinistra che ancora non c’è, e con lo scadimento generale della politica che ha ormai toccato livelli impensabili, nel 2017 abbiamo anche assistito a fusioni senza futuro, come Liberi e Uguali. Un calderone che ha racchiuso gli esuli dal Pd, partitini e piccoli movimenti elettoralmente insignificanti, dato che esistono più sulla carta che nella realtà. LeU ha commesso lo stesso peccato originale compiuto dagli ex democristiani ed ex comunisti quando si sono fusi nel Pd, un partito mai nato. Troppo diversi per andare d’accordo e politicamente settari e supponenti per trovare una sintesi che possa, realisticamente e al di là dei proclami, sbocciare in qualcosa di concreto. Cariatidi ingombranti del calibro di D’Alema e Bersani (solo per citarne alcuni); politici quarantenni (che qualcuno si ostina ancora a chiamare “giovani”) sopravvalutati e vuoti nel pensiero, come Fratoianni, Civati e Speranza, che non riescono ad andare al di là dell’antirenzismo; un Pietro Grasso non eletto democraticamente ma calato dall’alto e imposto come guida (mamma mia!), sono solo un piccolo esempio di come questa iniziativa sia cominciata nel peggiore dei modi e, con tutta probabilità, sia presto destinata all’implosione.

Ancora una volta, quindi, la sinistra non è riuscita a resettare tutto e ripartire alla pari (altro che “Uguali”), ma ha pensato, prima di tutto, di imporre un fac-simile di leader buono per tutte le stagioni come Grasso (che di carismatico non ha assolutamente niente e non rappresenta certamente l’emblema del rinnovamento), e, soprattutto, incapace di fare ombra e disturbare le elucubrazioni di D’Alema e compagnia. E come se non bastasse, in vista delle elezioni del 4 marzo, LeU ha posto come priorità non un programma condiviso ma la suddivisione delle quote dei delegati (esattamente come si faceva in passato), per assicurare uno scranno in Parlamento ai capibastone e ai propri fedelissimi. Dove sta, allora, la novità? A noi LeU non sembra altro che la fotocopia in formato ridotto del Pd, senza un vero programma. Programma che nei dettagli per il momento non conosce nessuno, visti i forti contrasti interni tra le varie anime di quello che dovrebbe essere un nuovo (?) soggetto politico. Come giustamente ha detto Tomaso Montanari, che con Anna Falcone ha creato il progetto civico del Brancaccio per sviluppare un “vero” movimento di sinistra e che per un certo periodo ha dialogato con Liberi e Uguali, “… abbiamo dovuto lasciare perchè il progetto del Brancaccio invocava una radicale discontinuità con i governi del centrosinistra (che hanno sfigurato l’Italia non meno di quelli del centrodestra), una totale democraticità del percorso, una alleanza tra cittadini e partiti, e un nuovo linguaggio radicale, capace di riportare al voto gli astenuti. Nulla di tutto questo c’è, nella “nuova proposta” di Liberi e Uguali, che è solo l’estremo tentativo di rattoppare il vecchio, e non è certamente l’inizio di qualcosa di nuovo”.

2017 senza novità degne di esser considerate tali, anche dal variegato mondo della cosiddetta area identitaria, del sardismo, autonomismo, indipendentismo. Tutti portatori sani “…di una nuova autodeterminazione per la Sardegna che parta soprattutto da una cultura della non dipendenza e che metta insieme tutte le risorse disponibili per i sardi di buona volontà…”. Certamente delle belle parole (sulla carta). Peccato che ciascuno di questi partiti e movimenti (per lo più leaderistici e autoreferenziali) sia convinto di possedere una esclusiva e “miracolosa” ricetta sul come raggiungere la tanto agognata indipendenza della Sardegna. Questi gruppi, anziché ragionare tra loro in modo tale da cercare di smussare gli angoli, ridurre le differenze, superare le antipatie personali e fare fronte comune per convincere i sardi, dall’alto della loro illuminata verità sono soliti spernacchiarsi a vicenda, sguazzando in un mondo virtuale fatto di paletti e ostracismi che non porta da nessuna parte, e che fotografa quanto la realizzazione di un obiettivo comune sia ancora distante anni luce. A nostro avviso, al di là del sogno, nulla di politicamente significativo nel pianeta identitario è stato aggiunto a quanto già non si conoscesse, a quanto in precedenza già detto e proposto, un “dejà vu” che i sardi hanno sempre rispedito al mittente. Questa è la realtà dei fatti, checché ne pensino i diretti interessati (tra i quali non mancano, comunque, politici di un certo spessore. ndr), che confondono i sogni con la realtà e, proprio per questo motivo, interpretano sondaggi e risultati elettorali come più gli aggrada, a conferma di quanto in politica la matematica sia sempre e soltanto un’opinione.

A nostro modesto parere, il 2017 non ha portato nessuna proposta politica sconvolgente neppure da parte del centrodestra e del Movimento 5 Stelle. A meno che non si consideri una novità la candidatura alla presidenza del Consiglio di un politico di plastica (tanto sembra finto) come Luigi Di Maio (politicamente l’appeal tra la gente del più convincete Alessandro Di Battista è a una distanza siderale da Di Maio). Oppure la resurrezione di Berlusconi e di Forza Italia, dovuta più che a meriti propri ai demeriti del Pd e alla pochezza dei suoi dirigenti. Negli anni di monarchia renziana, il Pd, dopo aver abbandonato la politica di sinistra (vissuta da Renzi come un fastidio), ha cercato di confondere le carte e invadere il campo del suo principale (e nettamente più scaltro) avversario. Berlusconi ha lasciato che il Pd cuocesse a fuoco lento e si suicidasse. Per questo non ha neppure tentato di sforzarsi più di tanto alla ricerca di novità politiche da proporre agli elettori. Ha ripreso con la sua solita litania, un mix di populismo, scopiazzature e bugie ben architettate (in fatto di comunicazione tra il bomba fiorentino e l’anziano incantatore di serpenti meneghino c’è un vero e proprio abisso in favore del secondo), che ha immediatamente fatto presa in parte dell’opinione pubblica, proiettando in alto nei sondaggi Forza Italia e, a traino, tutto il centrodestra, mentre il Pd ha toccato il suo minimo storico.

La strampalata politica di Renzi non ha, però, ridato linfa vitale solo al centrodestra, ma ha proiettato sempre più in alto il Movimento 5 Stelle che, stando ai sondaggi, è tuttora il primo partito italiano. Sul fatto che il M5S sia la forza politica che, meglio degli altri partiti all’opposizione, sia riuscita a incanalare la protesta e a essere più permeabile alle istanze dei cittadini non c’è alcun dubbio. Ma è altrettanto vero che nei Cinque Stelle una maggiore “riflessione” nell’approccio alle problematiche generali del Paese abbia spento e ridimensionato la spinta “rivoluzionaria” e un po’ naif che tanto aveva fatto presa tra gli elettori. In questo senso l’apertura dei Cinque Stelle ai candidati della società civile ci pare una mossa intelligente da non sottovalutare.

Con le elezioni a un tiro di schioppo, riuscirà Di Maio a convincere gli italiani che un voto dato al M5S non sia un voto sprecato? Che una volta vinte le politiche, anziché chiudersi a riccio, proporrà un’alleanza (vera) sui programmi per raggiungere la maggioranza? In questo inizio di campagna elettorale Gigino Di Maio è incappato in una serie di gaffes che dovrebbero suggerirgli di tacere il più possibile per non rovinare tutto ciò che Grillo, Di Battista e tutto il M5S hanno faticosamente costruito finora. A conferma di quanto affermiamo, ricordiamo che Di Maio, alle recenti elezioni siciliane, nonostante una permanenza di alcuni mesi nell’Isola per la campagna elettorale, e un risultato comunque positivo, non è riuscito a far primeggiare il candidato alla presidenza della Regione dei Cinque Stelle perchè non ha convinto neppure uno di coloro che non avevano intenzione di andare a votare, visto che in Sicilia gli astensionisti non sono diminuiti ma addirittura aumentati.

Detto ciò, in un panorama politicamente così squallido e desolante, e con un Pd ormai defunto, alla tornata elettorale di marzo il Movimento 5 Stelle (probabilmente il meno peggio tra i partiti) dovrebbe comunque avere vita facile, sia per la debolezza e la cronica inconsistenza degli avversari, sia perché non si vede all’orizzonte alcuna proposta politica rilevante che metta al primo posto le istanze dei cittadini (lavoro, sanità, casa, scuola, ambiente…). Che poi i Cinque Stelle riescano anche a governare è tutto un altro discorso. Buon Anno a tutti.

“Una Sartiglia più sicura e una Sartiglia ancora più aperta a tutti: con questo obiettivo si è tenuto un nuovo Tavolo tecnico, presso la Questura di Oristano, per garantire tradizione e divertimento a tutti coloro che parteciperanno e assisteranno alla centenaria manifestazione oristanese”. Questo quanto si legge in un comunicato della Questura, diramato dopo l’ultima  riunione, a cui erano presenti il questore Giovanni Aliquò, il sindaco di Oristano Andrea Lutzu, il presidente della Fondazione “Sa Sartiglia” Angelo Bresciani, il presidente dell’Associazione Cavalieri Francesco Castagna, il direttore dell’Asl di Oristano Mariano Meloni, l’assessore allo Sport e Spettacolo del Comune di Oristano Francesco Pinna, il vicepresidente della Fondazione Marco Schintu. “I partecipanti al Tavolo – si legge nel comunicato della Questura – hanno convenuto che il principale interesse per i soggetti pubblici e privati interessati è quello di garantire ai cittadini e ai visitatori, comprese le famiglie, di godere appieno e in sicurezza dei festeggiamenti e spettacoli offerti nei giorni di Sartiglia. Sono state, così, esaminate questioni particolari concernenti l’accessibilità dei percorsi, nonché l’individuazione di soluzioni tecniche, avanzate ed economicamente sostenibili, che consentano di evitare eccessivi e pericolosi affollamenti  e d’impedire che il pubblico possa comunque trovarsi in pericolo. Per questo motivo, ma anche per tutelare gli stessi cavalieri, gli intervenuti hanno anche unanimemente concordato circa la necessità che tutti i cavalieri partecipanti si sottopongano preventivamente, con tempi e modi che saranno concordati tra la Fondazione “Sa Sartiglia” organizzatrice, Associazione cavalieri e la Asl competente, ad affidabili test sull’assunzione di alcoolici e antidoping. A tal proposito – prosegue la nota di Aliquò – la collaborazione pubblico-privato, che vede Questura e Asl svolgere un ruolo di garanzia per il “sistema di sicurezza Sartiglia”, consentirà non solo di ottenere, a costi sostenibili per l’organizzazione, gli esami basicamente previsti (con ciò, tuttavia, non escludendosi la possibilità di autonomi e straordinari accertamenti in gara e fuori gara), ma anche di effettuarli con concordate modalità, tali da rispettare al massimo, oltre alla riservatezza delle persone, tempi e tradizioni della Sartiglia. All’insegna della condivisione dei valori della legalità, di cui una manifestazione come la Sartiglia deve essere simbolo – si legge ancora nel comunicato – sono stati inoltre affrontati i temi delle “autocertificazioni” sulla sussistenza degli altri requisiti previsti dalle leggi e dai regolamenti vigenti in materia di Sartiglia, convenendosi sul fatto che Associazione Cavalieri e Fondazione “Sa Sartiglia” debbano assicurarne effettivo riscontro. Il tutto in una cornice nella quale si è infine avuto modo di parlare di nuovi spazi sicuri e orizzonti per la Fondazione e l’Associazione Cavalieri, protagonisti di una manifestazione in costante crescita di notorietà in Italia e all’estero”.

Fin qui il comunicato in burocratese della Questura di Oristano che, chiaramente, deve far rispettare le disposizioni di legge in materia di sicurezza. Quello che però ci preme sottolineare è che, come sempre in questi casi, quando si tratta di manifestazioni le cui origini si perdono nella notte dei tempi, un pizzico di buon senso per non “snaturare” la tradizione e, di conseguenza, esasperare gli animi non guasterebbe. Controlli al limite della sopportazione, numero chiuso e altre imposizioni varie, in una manifestazione che ha sempre richiamato tantissime persone,  sanno più di clima antiguerriglia che di festa e mal si conciliano con lo spirito del Carnevale e della Sartiglia. Sartiglia che da sempre si è disputata nello scenario di piazza Cattedrale e via Mazzini, con lo stesso, identico canovaccio da seguire, e che ora, per qualsivoglia motivo, non può certo essere stravolto. Ne va della riuscita della giostra equestre, considerato che tutti gli attori della manifestazione (Comune, Fondazione, Gremi, Cavalieri…) devono agire nella massima serenità, senza alcuna spada di Damocle che gli penda sulla testa. Almeno che Giovanni Aliquò non voglia passare alla storia per essere stato il primo questore che, di fatto, ha impedito lo svolgimento della Sartiglia. Continuando di questo passo, infatti, si rischia di vanificare la manifestazione. E’ inutile girarci attorno: seguendo pedissequamente le disposizioni impartite dalla Questura, la Sartiglia rischia seriamente di saltare, né potrebbero disputarsi altre manifestazioni equestri come “Sa Carrela ‘e Nanti” a Santu Lussurgiu, e l’Ardia di Sedilo. Inoltre, a nostro modesto avviso, di tutto si sta tenendo conto durante i cosiddetti “tavoli tecnici”, tranne che di quello che pensano i cittadini di Oristano, che alla Sartiglia ci tengono eccome, e che, con tutto il rispetto, si sentono trattati come burattini inconsapevoli di quanto gli succede attorno. Ma davvero Comune, Fondazione, Gremi, Cavalieri non hanno nulla da obiettare?

10 comments

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    • Adriano S. on 30 dicembre 2017 at 15:01
    • Rispondi

    La politica italiana oltre ad essere, come da Pig viene sottolineato, una macedonia scaduta di leaderismo senza leader, di supponente autorefenzialialita’ e di opportunistico funambolismo, presenta, però, secondo me, due gravissimi limiti: la quasi assoluta scomparsa di veri partiti politici radicati, vissuti, con una militanza in carne ed ossa, attiva, vigile e in grado di formare nuove, valide generazioni di politici e amministratori; il populismo imperante ad ogni latitudine così come il personalismo. Solo valicando questi muri si potrà riavere una politica al positivo.

      • kaisaros on 31 dicembre 2017 at 12:15
      • Rispondi

      Sono totalmente d’accordo. Aggiungerei anche il bassissimo livello intellettuale (indipendentemente dal titolo di studio) e la scarsa preparazione tecnica di molti esponenti della classe politica che se dovessero confrontarsi col mercato del lavoro incontrerebbero non poche difficoltà a trovare un impiego.

    • Gianfranco on 30 dicembre 2017 at 15:13
    • Rispondi

    D’accordo con Pig e Adriano. Lo scadimento della politica è ormai generalizzato e i veri partiti praticamente non esistono più. Povera Italia!

    • Francesco on 30 dicembre 2017 at 15:25
    • Rispondi

    ho sempre votato a sinistra, se votare pd significava votare a sinistra. sono così deluso della politica di renzi e del pd che forse non andrò a votare. se dovessi cambiare idea, anche se i 5 stelle non mi convincono molto, non saprei davvero per chi votare. di una cosa però sono certo: non voterò mai più per il pd.

    • Silvio on 30 dicembre 2017 at 16:29
    • Rispondi

    Quoto al 100% l’articolo di Pig. Il Pd è morto e sepolto e Liberi e uguali l’ha resuscitato scimmiottandolo.

    • bibi on 31 dicembre 2017 at 9:35
    • Rispondi

    attorno alla sartiglia si è creato un clima di tensione mai visto prima. capisco la sicurezza, ma non si può snaturare una manifestazione così antica solo per fare applicare regole che non hanno nessun senso. vedere un po’ più in la del naso e spaziare col cervello no?

    • Salvatore S. on 31 dicembre 2017 at 10:21
    • Rispondi

    Condivido ciò che ha scritto Pig sullo scadimento della politica. Gli esempi di Oristano e di quanto sta accadendo a livello regionale lo stanno dimostrando.

    • Marco B on 31 dicembre 2017 at 12:02
    • Rispondi

    A Sedilo è il questore che si è piegato alla tradizione; a Oristano, invece, con arroganza mista a ignoranza sulla manifestazione, no.

    • Rocco on 31 dicembre 2017 at 13:33
    • Rispondi

    Quanto sto leggendo sulla sicurezza per la Sartiglia è semplicemente ridicolo!

    • Matteo on 31 dicembre 2017 at 14:01
    • Rispondi

    Caro Pig, nel 2017 allo scadimento generale della politica, c’è da registrare anche lo scadimento generale degli addetti alla comunicazione. Senza citare la marea di pennivendoli che impazza su Facebook, dove pontificano supponenenti cretini di ogni categoria, le pagine locali della Vecchia Sardegna e del Bugiardino – scritte spesso in maniera pedestre – passando per il pessimo Leccalinkoristano, hanno toccato il fondo. Basta dare uno sguardo alle stupidaggini sparate nella prima pagina di Oristano o alla cronachetta da quattro soldi riportata come se fosse successo il finimondo per rendersene conto.
    Non c’è più il senso della misura. Se si da spazio a manifestazioni come le “scarpette rosse”, senza mettere in rilievo la spesa sproposita che è costata alla comunità – 15 mila euro – si fa solo del pessimo giornalismo.
    Non lamentiamoci quindi solo dello scadimento della politica, ma lamentiamoci anche dei media che non lo denunciano. Mi chiedo con quale coraggio e sprezzo del pericolo la gente compri ancora questi orrendi giornali!

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