Lug 29

L’Oristanese nella morsa del caldo.

Si annuncia una settimana incandescente in Sardegna. Il vento di maestrale ha smesso di regalare un minimo di refrigerio e già da oggi il caldo è diventato asfissiante.

Il termometro ha raggiunto e superato in alcune zone anche i 40 gradi, con un tasso elevato di umidità che fa percepire temperature ancora più roventi. E nei prossimi giorni sarà ancora peggio.

La Protezione civile regionale ha diffuso un bollettino di allerta. “A partire dalle ore 12 del 30 luglio e sino alle ore 20 di mercoledì 2 agosto, le temperature sulla Sardegna subiranno un nuovo aumento con il superamento dei 40 gradi, specie in alcune zone interne dell’isola – si legge nell’avviso -. Le aree maggiormente interessate da questa ondata di calore saranno l’Oristanese, il Medio Campidano, la piana di Ottana, la valle del Coghinas, le aree interne del Sulcis e dell’Iglesiente”.

Secondo le previsioni fornite dall’Ufficio meteo dell’Aeronautica militare di Decimomannu, il 30 luglio sarà la giornata più calda, con temperature oltre i 40 gradi, nella zona occidentale dell’Isola. Da lunedì la situazione non migliorerà, soprattutto nel Campidano di Oristano e fino alla Nurra, con il termometro fermo a 40 gradi. La morsa del caldo rimarrà sull’Isola almeno fino a giovedì 3 agosto. I venti saranno deboli e di brezza.

Pessime idee. Ieri mattina ho ascoltato i notiziari radiofonici regionali in macchina. Di primo mattino, prima che iniziasse la riunione tra il presidente Pigliaru, gli assessori Caria e Paci, da un lato, e dall’altro le organizzazioni agricole e i consorzi di bonifica, la rivendicazione in campo era la seguente: rimodulare il mutuo del Piano Infrastrutture per destinarne una parte alla crisi agricola. Prima di tutto smontiamo le favole: il mutuo ha destinato a nuove infrastrutture solo 356 milioni sui 700 milioni contratti con la Cassa Depositi e Prestiti; la differenza è andata a finanziare vecchie infrastrutture il cui pagamento a breve toglieva cassa alla Regione e quindi impediva di pagare debito pregresso. Non a caso, il 2015 e il 2016 sono stati anni nei quali la Regione ha fatto fronte ai suoi debiti (maturati verso i Comuni e verso le imprese) con una solerzia sconosciuta negli anni precedenti. Secondo concetto: toccare il mutuo significa definanziare opere. Non c’è un solo euro non programmato e, nel caso infausto di fallimento di un’opera, vi è un’elenco di opere in corso che necessitano di ulteriori apporti finanziari (si pensi alla Nurra, per esempio), nonché di emergenze segnalate dai Comuni, dai Geni Civili e dalla commissione consiliare, che compete moltissimo con qualsiasi emergenza, perché è un elenco di gravi emergenze. Terzo concetto: attualmente sono in corso lavori sulla rete irrigua e sugli invasi che ammontano a 96 milioni di euro, ai quali la cabina di regia nazionale italiana sui fondi FSC ha aggiunto altri 50 milioni per la manutenzione delle dighe. Non si era mai visto negli ultimi decenni (bisogna tornare ai tempi della Cassa per il Mezzogiorno) un intervento di queste dimensioni finanziarie sul patrimonio infrastrutturale della Sardegna legato all’acqua e ha queste dimensioni perché per troppo tempo il settore è stato trascurato, fiduciosi nel fatto che l’emergenza siccità fosse finita.

Soldi per l’emergenza siccità. Chiarito dunque che il montante finanziario su cui andare a reperire risorse per le aziende agricole colpite dalla siccità non è quello destinato  alle infrastrutture, cominciamo ad andare a vedere se nel ricchissimo Piano di Sviluppo Rurale, il cui totale ammonta a un miliardo e trecento milioni di euro, vi sono voci dormienti, cioè somme appostate e non utilizzate. E ci sono.
Intanto il Feasr ha una misura specifica per fronteggiare le situazioni calamitose: è la 5.2 dedicata al Ripristino del potenziale produttivo agricolo danneggiato da calamità naturali e da eventi catastrofici e introduzione di adeguate misure di prevenzione; i beneficiari sono gli Agricoltori singoli o associati e le condizioni di ammissibilità riguardano le Aree interessate da eventi calamitosi formalmente riconosciuti dall’Autorità competente che hanno causato la distruzione di non meno del 30% del potenziale agricolo interessato. Vengono finanziati gli investimenti per il ripristino delle piantagioni, la ricostruzione o riparazione fabbricati e altri manufatti rurali, opere provvista acqua e adduzione energia elettrica, riparazione o riacquisto macchine, attrezzature, macchinari e impianti, riacquisto animali ecc. ecc. È ammesso un contributo pari al 100% dell’investimento.
Attualmente su questa voce ci sono 7,5 milioni di euro (altri 7,5 nella Misura 5.1, per un totale sul ripristino del potenziale agricolo delle imprese di 15 milioni, pari solo all’1,5% del Feasr). Si pone il problema di come incrementarla.
Facciamo due proposte: 1) Togliamo 10 milioni di euro dalla misura 7, quella dedicata alla estensione della banda larga in agricoltura, che ha una dotazione di oltre 46 milioni. 2) Togliamo 15 milioni alla sottomisura 14.1.2 sul benessere dei suini (misura difficile da far partire bene se non si debella con convinzione e non con contrizione la peste suina) dove ve ne sono oltre 50. Se sommiamo questi 25 milioni ai 7,5 della 5.2 andiamo ad un montante di oltre 32 milioni di euro che, se ben speso, potrebbe essere una seria boccata di ossigeno per le imprese. Come si deve fare sul piano procedurale? Il Direttore generale dell’Assessorato dell’Agricoltura deve riunire il Comitato di Sorveglianza che lui presiede. Il Comitato rimodula il Psr e sposta le risorse là dove servono.

Acqua. Sull’acqua però occorre fare un serio esame di coscienza. Il PSR prevedeva, proprio per educare all’uso responsabile dell’acqua l’installazione dei contatori per singolo utente. Non è stato fatto. Se fosse stato fatto, avremmo avuto dati che da un lato avrebbero detto quanta acqua si spreca, per esempio, nell’Alto Oristanese allagando i campi per il riso (che poi però, per un meccanismo di cui mi ero occupato senza approfondirlo, determina un incremento delle bollette degli agricoltori della zona di Arborea che invece i contatori li hanno, per cui il costo degli allagamenti dell’area di Oristano viene distribuito tra alto e Basso Oristanese con soli vantaggi per il nord); oppure ci avrebbero dimostrato la differenza di consumi tra l’irrigazione a pioggia dei carciofeti della zona di Ittiri (circa 7.000 metri cubi di acqua all’anno per ettaro) e l’irrigazione a pioggia dei cariofeti della zona di Valledoria (3.500-3.700 metri cubi di acqua all’anno per ettaro); oppure ancora ci avrebbero detto quanta acqua stanno consumando tutto l’anno, cioè prima e dopo la stagione irrigua,  le imprese finto-agricole della Nurra che producono biomasse per le centrali elettriche. La risorsa idrica del Cuga è stata fortemente intaccata nei mesi precedenti l’inizio della stagione irrigua proprio per queste esigenze. I sardi devono decidere una gerarchia di importanza tra chi in agricoltura produce per l’agricoltura e chi lo fa per il mercato elettrico.
Come si vede, ogni volta che si tocca il tema dell’agricoltura ci si scontra con posizioni consolidate che ormai sono parassitarie oppure con abitudini e rigidità amministrative ormai incompatibili con la modernità. Oggi abbiamo parlato di acqua e di risorse finanziarie, ma bisognerà pur riparlare del mercato del latte, colpito proprio da pigrizia e ignoranza, oltre che da vocazione assitenziale, più che da speculazioni e deformazioni di mercato. (Paolo Maninchedda, presidente Partito dei Sardi).

Una città romana sommersa con il suo reticolo di cardi e decumani, che si estende per una ventina di ettari sotto il mare del Golfo di Hammamet, in Tunisia. Si chiama Neapolis e l’hanno scoperta gli archeologi sardi, tunisini e algerini che hanno partecipato, dal 2 al 15 luglio, a una missione archeologica, la nona di una serie cominciata nel 2010, finanziata dal Consorzio UNO per gli Studi universitari di Oristano. Più che una città, come hanno spiegato a Oristano gli archeologi Raimondo Zucca e Pier Giorgio Spanu del Dipartimento di Storia, Scienze dell’uomo e della Formazione dell’Università di Sassari, e il professor Mounir Fantar, dell’Institut National du patrimoine (Inp) di Tunisi, quella individuata già nelle precedenti missioni, e ora ampiamente documentata, è una sorta di zona industriale della già ben nota Colonia Iulia Neapolis, ed è caratterizzata dalla presenza di un gran numero di vasche, dove si procedeva alla salagione di grandi quantità di pesce (in particolare sardine ma anche piccoli tonni) che poi venivano sistemate all’interno di anfore di terracotta, caricate sulle navi e esportate in vari paesi del Mediterraneo. L’avventura era cominciata nel 2009, sulla base di una proposta del professor Zucca, che dopo aver studiato la Neapolis sarda, di fronte al Golfo di Oristano, mirava a studiare anche la gemella e omonima città africana. I rilievi anche subacquei e aerei eseguiti nel corso della missione appena conclusa hanno permesso di completare la planimetria della città sommersa che rappresenta circa un terzo dell’intera Colonia Iulia Neapolis. Grazie alla scoperta di un grosso frammento di lastra calcarea, utilizzata per una iscrizione plateale, la missione ha anche permesso di individuare tra le rovine della città di terraferma quella che potrebbe essere la ventisettesima Piazza forense romana (la quarta in territorio africano), con il suo tempio dedicato a Giove Capitolino, la sua Curia e la sua Basilica giudiziaria. Secondo gli archeologi che hanno partecipato alla missione, quel pezzo della città di Neapolis sarebbe stato sommersa dall’acqua a causa di un rovinoso terremoto che sarebbe avvenuto più o meno a metà del quarto secolo dopo Cristo. La decima missione, già programmata per la seconda metà di agosto, approfondirà proprio questi aspetti, anche con la partecipazione di archeosismologi e geomorfologi subacquei.

“Abbanoa fa un utilizzo illegittimo, distorto ed abnorme, del decreto emanato dal Ministro dell’Economia e della finanza in data 30 dicembre 2015, con il quale è stata autorizzata alla riscossione dei propri crediti mediante ruolo”. Lo ha sostenuto,in una nota, il presidente di Adiconsum Sardegna, Giorgio Vargiu. “Il Gestore, infatti – ha proseguito Vargiu -, anziché limitarsi a formare il ruolo sulla scorta dell’ingiunzione di pagamento e a trasmetterlo all’Agente della riscossione, utilizza l’ingiunzione per promuovere azioni esecutive secondo le modalità previste dal codice di procedura civile, con ciò esercitando una potestà che non le appartiene e ponendo in essere un atto di abuso. Sono ormai tristemente famosi i pignoramenti delle somme in giacenza presso conti correnti bancari o postali che hanno posto in ginocchio numerose famiglie ed imprese, e sono stati riscontrati casi in cui Abbanoa ha falsamente attestato nella premessa dell’ingiunzione che “è stata accertata l’assenza di cause ostative (reclami, contestazioni, conciliazioni etc.) alla riscossione del credito”. Altrettanto falsamente ha attestato che lo stesso credito “è certo, liquido, esigibile e riscuotibile coattivamente”. In taluni casi, infatti, l’ingiunzione di pagamento è stata emessa in pendenza di reclamo e/o di procedura di conciliazione o comunque in presenza di credito oggetto di contestazione” Secondo il presidente regionale dell’associazione dei consumatori “…Adiconsum ritiene che in questa attività si possano configurare pratiche commerciali scorrette per cui, così come previsto dall’art. 140 del Codice del Consumo, ha provveduto a diffidare il Gestore Idrico, intimando l’immediata cessazione del comportamento ritenuto lesivo dei diritti dei consumatori. L’associazione ritiene, inoltre, che in tale modo di operare si possa integrare ipotesi di reato e per ogni opportuna verifica ha segnalato il caso a diverse Procure della Repubblica presso i Tribunali della Sardegna. Segnalazioni del medesimo tenore sono state inoltrate agli organismi di vigilanza e di controllo e alla Procura Regionale della Corte dei Conti. Vale la pena di ricordare – ha scritto ancora Vargiu nel comunciato – che anche nel settore idrico i Sardi non sono un popolo di “morosi”! Le morosità nel settore idrico della Sardegna è stata indotta dal Gestore con i suoi comportamenti: il mancato rispetto del periodo di fatturazione (bimestrale – vedi carta del servizio), la mancata fatturazione a saldo (invio di fatturazione in acconto anche per 7- 8 anni con successiva fatturazione a saldo), l’invio di fatture pluriennali (il record a oggi è di 10 anni e 3 mesi)”. In ogni caso la morosità, secondo Vargiu, và distinta in 3 categorie: 1) i morosi seriali (i furbi che se possono non pagano – da combattere e perseguire) una percentuale minima e del tutto fisiologica, più bassa che nelle altre regioni d’Italia; 2) i morosi incolpevoli (coloro che vorrebbero ma non possono pagare) una percentuale del 3/4 % del totale del monte morosità; 3) i falsi morosi (coloro che non sono morosi ma titolari di un contenzioso, reclamo-domanda di conciliazione, non riscontrato dal Gestore per sua esclusiva responsabilità); Abbanoa scambia ad arte il contenzioso con la morosità e anche per questa ragione che è stata sanzionata dall’Antitrust con oltre un milione di euro. Questa è la categoria di gran lunga più consistente. “Con questa storiella della “elevata morosità”, – ha concluso Giorgio Vargiu – Abbanoa ha ingannato l’Unione Europea, l’Aeegsi l’assessore regionale ai Lavori pubblici, il Governo Italiano e ora anche i sindaci-azionisti, che hanno approvato il bilancio di esercizio 2016 e hanno sancito che le famiglie e le imprese sarde devono al Gestore Idrico l’incredibile somma di 704 milioni di euro. Complimenti!”.

Si è tenuta, presso l’Ospedale San Martino di Oristano, la riunione della Conferenza territoriale socio-sanitaria, organismo previsto dalla legge regionale n.17 del 2016 (istitutiva dell’Azienda per la tutela della salute) con funzioni di indirizzo e verifica dell’attività dell’area socio-sanitaria locale di riferimento. All’ordine del giorno dell’incontro, presieduto dal direttore della Ats-Assl di Oristano Mariano Meloni (che ha fatto le veci del direttore generale Ats, Fulvio Moirano), il rinnovo delle cariche del presidente e dell’ufficio di presidenza. I rappresentanti dei 34 comuni votanti, esprimendo un forte apprezzamento per il lavoro svolto dalla presidenza uscente, hanno scelto la strada della continuità, riconfermando all’unanimità alla guida della Conferenza territoriale socio-sanitaria il primo cittadino di Bosa, Luigi Mastino. Alla segreteria è stato confermato il sindaco di Ghilarza Defrassu, mentre alla vicepresidenza il neosindaco di Terralba, Sandro Pili, è subentrato all’uscente Gerardo Casciu, ex primo cittadino di Uras. Per garantire la rappresentanza di tutti i territori e una più forte azione propositiva della Conferenza, si è concordato di formare un tavolo di lavoro allargato ai sindaci di Oristano Andrea Lutzu, di San Vero Milis Luigi Tedeschi, di Allai Antonio Pili e di Baradili Lino Zedda.

A Torregrande, nei pressi del ristorante “Il pescatore”, un privato ha aperto un’area cani, attigua a quella comunale. Il 4 agosto, invece, nell’ex campeggio “Stella maris”, sempre nella borgata marina oristanese, riapre l’area camper. La nuova giunta comunale di Oristano ha, infatti, approvato una delibera di indirizzi ai dirigenti per la riapertura. Ieri sono state consegnate le chiavi alla Cooperativa Sant’Ambrogio di Santa Giusta, mentre nel campeggio si stanno concludendo alcuni interventi per la messa in sicurezza degli alberi. Per il sindaco, Andrea Lutzu, l’apertura della nuova area cani e dell’area camper sono servizi importantissimi per Torregrande, perchè potenziano l’offerta di servizi e intercettano rilevanti segmenti di turismo.

Il comune di Oristano ha approvato la graduatoria provvisoria dei beneficiari dei contributi per il pagamento dei canoni di locazione (art. 11, legge 431 del 1998, annualità 2017). Le informazioni, relative alla posizione in graduatoria dei richiedenti il contributo, potranno essere acquisite personalmente presso l’Ufficio Plus, palazzo degli Scolopi, piazza Eleonora D’Arborea, previa esibizione di un documento di identità in corso di validità. Per la presentazione di eventuali ricorsi al dirigente del Settore Amministrativo e Servizi alla persona, c’è tempo sino al 18 agosto. Per ulteriori informazioni gli interessati possono rivolgersi all’Ufficio Plus: 0783 – 791276 ilaria.piludu@comune.oristano.it .

Una pariglia femminile guiderà la Sartigliedda estiva, in programma nella giornata di Ferragosto, a Torregrande. Il presidente della Pro Loco di Oristano, Andrea Cossu, in pieno accordo col consiglio di amministrazione, ha deciso di nominare come Componidoreddu Laura Giglio, accompagnata da Giulia Casula (segundu) e Benedetta Pinna (terzu). Nella sede della pro Loco di Oristano sono già cominciati a pieno ritmo i preparativi per la giostra, in collaborazione con il Comune di Oristano e alcune realtà imprenditoriali del territorio. Prosegue, dunque, all’insegna del rosa la manifestazione equestre dei più piccoli, che anche nell’edizione invernale ha avuto come protagoniste nella pariglia de su Componidoreddu le tre giovani amazzoni Giorgia Ariu, Giorgia Madeddu e Sara Corrias.

In sintonia con la XIX edizione del Dromos Festival, la Pinacoteca comunale “Carlo Contini” di Oristano, propone la mostra “The Brig”, nella quale vengono affrontati, col linguaggio polimorfo e dissonante dell’arte contemporanea, i temi legati alle nostre prigioni, mentali prima che fisiche, ai nostri recinti nei quali ciascuno di noi, più o meno consapevolmente, decide di entrare quotidianamente fino a rimanerne sopraffatto. Curata da Chiara Schirru e da Ivo Serafino Fenu, coprodotta dall’assessorato alla Cultura del Comune di Oristano e da Dromos Festival, in collaborazione con AskosArte, col contributo della Fondazione di Sardegna, la mostra esporrà opere di importanti artisti del panorama internazionale, nazionale e sardo: Romina Bassu, Filippo Berta, Leonardo Boscani, Giusy Calia, Angelo Cricchi, Gianni De Val, Daniele Duo’, Daria Endresen, Elisabetta Falqui, Juha Arvid Helminen, Daniela e Francesca Manca, Tonino Mattu, Michele Mereu, Gianni Nieddu, Sabrina Oppo, Quartierino Blatta (Paola Porcu e Tania Zoccheddu), Ivan Pes, Egle Picozzi, Claudia Spina. La mostra verrà inaugurata martedì 1° agosto alle ore 19.30 e rimarrà aperta fino a domenica 1° ottobre.

 

 

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