Ott 28

Elezioni Umbria, un delirio mediatico esagerato. Il governo non trema per così poco.

“La democrazia è una scusa per fondare giornali”, ripete Longanesi dallo spot di un nuovo quotidiano. Io aggiungerei: anche per venderli e fare ascolti tv, a vedere l’incomprensibile delirio mediatico per le elezioni regionali umbre, che hanno riguardato – dati definitivi di affluenza – circa 450mila elettori, poco più degli abitanti di Bologna.

Con tutto il rispetto per gli umbri che si sono recati al voto (in crescita rispetto alle scorse regionali), questo sarebbe un test nazionale capace di far tremare il governo? Non esageriamo!

La cosa certamente più edificante di queste elezioni è stato il rispetto, il fair play manifestato dai due sfidanti, che si sono inviati anche un reciproco incoraggiamento: una lezione di civiltà istituzionale, rispetto ai toni sguaiati dei rispettivi schieramenti. Dopodiché è andata com’era prevedibile che andasse, dopo lo scandalo sanità che ha travolto il Pd e il balletto vergognoso sulle dimissioni dell’ex governatrice Catiuscia Marini; dopo le Elezioni europee che già avevano incoronato il centrodestra (Lega, Fratelli D’Italia e Forza Italia erano oltre il 51%) e il governo a traino leghista del 62% delle amministrazioni locali umbre; e dopo un’unione a freddo Pd-5S, che non poteva non essere mal digerita da elettori che fino a ieri se ne sono dette di tutti i colori. Un’alleanza che, al governo, è stata una sorta di matrimonio riparatore, dopo la fuga di Matteo Salvini per non dover pagare il conto della manovra: ma dopo appena due mesi di rapporto (siamo ancora ai preliminari) e una situazione appunto così particolare come quella umbra, perché questa bocciatura dovrebbe condizionare l’azione di governo?

Altra cosa sono invece i ricaschi di questo risultato sui singoli leader e le singole forze politiche. E’ indubbio che questo voto segni una vittoria di Salvini ma, al di là del trionfalismo, la sua Lega perde un punto rispetto alle Europee (dal 38,2 al 37%) e la vera vincitrice è in realtà Giorgia Meloni, che riesce a doppiare FI (10,4% a 5,5%). L’indubbio sconfitto è invece Luigi Di Maio: il “patto civico” col Pd in Umbria ha fatto più male ai 5S che ai dem, visto che si dimezzano rispetto alle Europee (dal 14,6% al 7,4, dopo essere stati primo partito regionale alle politiche 2018), mentre il partito di Nicola Zingaretti riesce a frenare la caduta dal 24% delle Europee al 22,3 di oggi. Se Di Maio aveva bisogno di tamponare i malesseri interni e riaffermare la sua leadership, certo questo voto non lo aiuta. Anzi.

E poi c’è Lui, “l’uomo che non c’era” nella foto di Narni del governo giallorosso: Matteo Renzi. Come da premier evitava disoccupati e truffati dalle banche e preferiva tagliare i nastri delle (poche) aziende che aprivano, così non ha voluto mettere la faccia sulla probabile sconfitta. In questi giorni ha detto di non voler “staccare la spina” al governo, così da poter continuare a dare scosse… E fare, con la sua Italia Viva, da ago della bilancia. Ma per il momento, a vedere i sondaggi, è un ago Pic indolor. (Luisella Costamagna,www.ilfattoquotidiano.it).

Nuove speranze nella lotta contro la malattia del secolo, l’Alzheimer: l’azienda americana Biogen chiederà alla FDA (organo regolatorio Usa sui farmaci) l’autorizzazione per il farmaco sperimentale Aducanumab, un anticorpo specifico contro la proteina tossica beta-amiloide, da sempre principale indiziata nella demenza di Alzheimer. È l’annuncio dato giorni fa dalla stessa azienda, la quale inizialmente aveva gelato le tante aspettative riposte su questa molecola chiudendo anticipatamente il trial clinico in corso a causa di risultati deludenti. Dopo una nuova analisi di un ampio set di dati dello stesso trial, l’azienda ci ha ripensato e ha dichiarato che ad un dosaggio maggiore l’anticorpo effettivamente funziona, rallentando la progressione del declino mentale cui l’Alzheimer inesorabilmente condanna i pazienti. “Siamo fiduciosi nella prospettiva di offrire ai pazienti la prima terapia che riduce il declino clinico dell’Alzheimer”, ha dichiarato l’amministratore delegato della Biogen Michel Vounatsos. L’azienda presenterà a breve alla FDA i documenti per chiedere l’autorizzazione all’uso del farmaco, per la quale ci vorranno 1-2 anni; e potrebbe affacciarsi anche verso le autorità europee. “Questo annuncio è importante perché Aducanumab, se approvato dalla FDA, sarà il primo farmaco capace di curare l’Alzheimer”, sostiene in un commento all’Ansa Michele Vendruscolo, del dipartimento di chimica dell’Università di Cambridge ed esperto del settore. “Altrettanto importante è il fatto che Aducanumab dimostra che intervenire sull’aggregazione del peptide beta-amiloide è un approccio terapeutico efficace – continua l’esperto. Questa dimostrazione aprirà la strada per lo sviluppo di altri composti ancora più potenti per l’Alzheimer e per altre malattie neurodegenerative, inclusi Parkinson e Sclerosi laterale amiotrofica. E’ interessante notare che l’abbandono iniziale di Aducanumab era stato causato da un’analisi inaccurata dei risultati dei test clinici ma, considerando meglio i numerosi fattori che hanno contributo a tali risultati, i ricercatori di Biogen sono riusciti a rivelare l’efficacia terapeutica del farmaco sperimentale”. (www.beppegrillo.it).

Sono oltre tredicimila le uova sequestrate in provincia di Oristano, nell’ambito dei controlli condotti in tutta Italia dai Carabinieri del Nas sulla filiera agroalimentare. In particolare tra Cagliari e Oristano sono finite sotto i riflettori degli specialisti dell’Arma quindici aziende che producono e confezionano uova, ma solo in un caso, una ditta dell’Oristanese, sono state riscontrate irregolarità. Per questo motivo, i militari del Nas hanno messo i sigilli su 13.140 uova perché sprovviste di documentazione sulla tracciabilità e la provenienza. Nei confronti del titolare dell’azienda è scattata una sanzione amministrativa di 1.500 euro. Su disposizione della Asl, tutte le uova sequestrate sono state distrutte.

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