Giu 25

Come proteggere il suolo e il paesaggio della Sardegna? Dieci domande al Consiglio regionale.

La nozione di “governo del territorio” in seguito alla Riforma costituzionale del 2001, ha sostituito quella precedente di “urbanistica”.

Ma, contrariamente a tale rivoluzione, forma e contenuti del DdL n. 409/17 “Disciplina generale per il governo del territorio” (che richiama nel titolo il governo del territorio), approvato il 16 marzo del 2017 dalla giunta Pigliaru, appaiono solo un cambio di denominazione dell’ambito urbanistico, non occupandosi del sistema di funzioni relativo al territorio nelle sue interrelazioni.

Dacché il DdL è passato in giunta il Gruppo di lavoro “Materiali per un’urbanistica sostenibile” e la Rivista www.sardegnasoprattutto.com hanno organizzato decine di dibattiti e seminari territoriali e pubblicato sintesi e riflessioni firmati da una sorprendente quantità di studiosi, dirigenti e funzionari della Pubblica Amministrazione, tecnici, ambientalisti, amministratori, intellettuali, semplici cittadini, che si sono confrontati a partire da quanto prevedono la Costituzione e le norme vigenti, e con un’idea di “intellettuale collettivo”, base della democrazia, che vuol dare un contributo competente e costruttivo ai decisori politici.

Ma contrariamente a quanto il presidente Pigliaru aveva detto all’inizio di tale percorso, i decisori sono andati per la loro strada facendo orecchie da mercante persino ai richiami giunti dal Referendum prima e dal voto delle Politiche che bocciano ancora più clamorosamente in Sardegna che altrove questa maggioranza e la sua azione di governo che, specie nella difesa del paesaggio, dell’ambiente, della salute , è stata tutta altra cosa dal mandato elettorale ricevuto nel 2014.

Il Gruppo di lavoro che ha elaborato il dossier “Materiali per un’urbanistica sostenibile” ha reso accessibile alla comunità l’idea che il “governo del territorio” comprenda qualcosa di più e di diverso rispetto all’urbanistica, ovvero qualcosa che riguarda la sua quotidianità. Il “governo del territorio” non si riduce, infatti, a conformare la proprietà privata di un comune, ma include tutti i tipi di piani e di programmi riguardanti territorio, la sua conservazione e le sue trasformazioni. La vita delle persone!

Perché il “governo del territorio” si fonda concretamente sull’integrazione delle competenze politiche, giuridiche, amministrative, scientifiche e comprende la materia urbanistica, l’edilizia, le opere pubbliche, la difesa del suolo, la prevenzione dei disastri ambientali (PAI), la cura degli interessi pubblici; è funzionale allo sviluppo economico, all’uso e trasformazione dell’abitato con particolare riferimento al patrimonio e agli spazi pubblici, all’organizzazione della mobilità, della viabilità e dei servizi.

La materia pertanto non può limitarsi ad un Testo unico  e un Allegato tecnico incardinati alla vecchia concezione di urbanistica – tale è il DdL Pigliaru – ma deve essere regolamentata da una Legge quadro, ovvero da un sistema normativo composto da un testo base sull’urbanistica e da una serie di procedimenti complementari (Atti di indirizzo e coordinamento) da aggiornare sistematicamente da parte della Regione.

La cornice di riferimento imprescindibile è il Piano Paesaggistico Regionale, modello di sviluppo coerente con le risorse naturali e ambientali dell’isola che, esteso all’intero territorio della Sardegna, con la  Legge quadro e gli Atti di indirizzo e coordinamento deve costituire il nucleo dell’organizzazione unitaria delle discipline che regolano tutela, uso e governo del territorio.

I problemi e le criticità sollevati dal DdL Pigliaru, oltre che sorprendere per il mal sopito intento di disconoscere l’ambiente e il paesaggio, suscitano un sentimento di passione civile a difesa dei valori comuni e dello spazio pubblico indisponibili e per la salvaguardia del futuro della Sardegna legato indissolubilmente ai suoi luoghi.

Il DdL Pigliaru – che non si capisce a quale interlocutore si rivolga – trascura, aggravandoli, problemi vitali e nevralgici per i sardi ed il loro futuro e interroga sul principio e sul merito. Non un cenno su aree inquinate e su quelle militari e la loro restituzione al bene comune. Nessun provvedimento e norma per combattere l’abusivismo edilizio incontrollato e causa di continuo degrado e di speculazione. Non una parola sul rapporto fra decrescita demografica e sviluppo di nuova edificazione residenziale. Non un riferimento al bisogno primario di casa e al recupero dei centri storici in termini di minor consumo di suolo e di difesa dell’identità storica dei nostri insediamenti.

Un progetto di legge che tende a limitare lo spazio delle tutele costituzionali per aggravare il tasso potenziale di aggressione alla nostra terra; che dice di voler governare il territorio ma che invece lo violenta; che promuove la deroga a regola e sottrae a ciascun sardo anche il diritto alla difesa dell’ambiente da cui trae vita e lavoro, giustifica il richiamo ai sardi ad un rinnovato impegno civile che distingue oggi e distinguerà nel futuro la dignità svenduta dalla indisponibilità al compromesso su valori e beni comuni.

Sta qui il senso delle 10 domande che poniamo al Consiglio regionale della Sardegna, con l’auspicio che quanto abbiamo prodotto fin qui li convinca a riscrivere dalle fondamenta il Disegno di legge non prima di aver esteso il PPR a tutta la Sardegna.

Dieci domande al Consiglio regionale sul DdL n. 409 16/03/ 2017:

1. Sa il Consiglio regionale se i Sardi condividono il DdL che non è frutto di un processo di partecipazione?
2. Sa il Consiglio regionale che l’art. 43 del DdL consente di costruire in zone di pregio senza tener conto di habitat naturalistici, biodiversità, sostenibilità ambientale, in contrasto quindi con  l’art. 9 della Costituzione?
3. Come concilia il Consiglio regionale lo stesso art. 9 della Costituzione con l’art. 31 del DdL che autorizza strutture alberghiere e assimilabili (residenze, lottizzazioni turistiche, multiproprietà, comprese quelle in itinere), qualunque volumetria abbiano e dovunque si trovino, anche entro la fascia dei 300 metri dal mare e con la realizzazione di corpi separati?
4. Come attua il Consiglio regionale una politica di assetto idrogeologico e di tutela del suolo in assenza di elementi conoscitivi, ridotti all’art. 38.3.b del DdL? Quali azioni e direttive fornisce lo stesso DdL sul consumo di suolo per allinearsi alle prescrizioni del PPR, a quelle dell’UE, ad un’urbanistica sociale e responsabile?
5. Sa il Consiglio regionale che il DdL è in contrasto con gli artt. 3, 9, 21, 97 e con il principio di sussidiarietà ex art. 118 della Costituzione, in quanto nella Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) sui progetti, discrimina (art. 25 del DdL) l’ammissibilità degli interventi dei singoli cittadini?
6. Come consente il Consiglio regionale che si consumi senza controllo il territorio, in compensazione (artt. 29 e 30 DdL), e si concedano elevati incrementi volumetrici, in contrasto  col principio di eguaglianza e di ragionevolezza e con la tutela paesistica (artt. 3 e 9 della Costituzione)?
7. Come può ammettere il Consiglio regionale, sempre in contrasto col principio di ragionevolezza richiesta alle norme ordinarie, la genericità delle rilocalizzazioni di edifici (eventualmente da demolire) in differenti contesti territoriali, non previsti e non prevedibili (artt. 32 e 33 del DdL), e con elevati aumenti volumetrici, cumulabili anche con gli indici della zona di “arrivo”?
8. Può la Regione Sardegna, in contrasto con le attribuzioni Stato-Regioni (art. 117 della Costituzione), innovare il diritto civile istituendo un registro dei diritti edificatori (art. 34 del DdL), derivanti da demolizioni e rilocalizzazioni, senza individuare le aree di nuovo utilizzo?
9. Sa il Consiglio regionale che il DdL ignora il Piano Regionale dei Trasporti e i requisiti di accessibilità del trasporto pubblico come parte del governo del territorio?
10. Sa il Consiglio regionale che il DdL non rispetta la competenza dei Comuni, enti equiordinati ai sensi dell’art. 114 della Costituzione, sulla pianificazione territoriale, alla luce anche della sussidiarietà di cui all’art. 118 della stessa Costituzione? (Gruppo di lavoro “Materiali per un’urbanistica sostenibile”, www.sardegnasoprattutto.com).

Con un emendamento di poche righe alla nuova legge urbanistica, attualmente in discussione in commissione, la Regione ha rinunciato alla propria specialità a favore dello Stato e ha scippato ai Comuni le prerogative di scelta nella programmazione dei loro territori. Se dovesse rimanere in vigore la norma, in un prossimo futuro per poter realizzare un impianto di energia rinnovabile, in una zona non industriale, non sarà più la comunità locale a esprimersi attraverso una variante urbanistica, ma basterà il parere di un rappresentante della Regione nel corso della conferenza di servizio. L’incredibile inganno perpetrato ai danni dei sardi è stato denunciato durante una conferenza stampa, a Oristano, dall’Adiconsum e dal Comitato civico per la tutela della salute di Tiria e San Quirico. Per il presidente regionale dell’Adiconsum, Giorgio Vargiu, “…forse si vuole favorire qualche multinazionale delle energie rinnovabili? Noi siamo a favore dello sviluppo delle nuove energie verdi – ha detto Vargiu –, ma non a tutti i costi, sia ben chiaro. Ci sono delle condizioni importanti che debbono essere rispettate. Ma da quel che sta succedendo, la Regione Sardegna non la pensa come noi. Forse stanno cercando di agevolare qualche speculazione? Noi siamo contro le speculazioni delle rinnovabili. La Regione, invece, con due semplici paroline, modificando una norma, potrebbe riuscire in questo intento, e ora occorre reagire. Lo abbiamo fatto con un appello rivolto all’assessore regionale, Cristiano Erriu, e al presidente della commissione urbanistica Solinas, affinchè venga modificata quella norma, e, soprattutto, coinvolgendo l’Anci e i Comuni”. Antonello Garau, portavoce del Comitato per la salute di Tiria e San Quirico, ha lanciato una nova battaglia. “Proponiamo ai Comuni – ha detto Garau – un ordine del giorno da inviare alla Regione, affinché rettifichi la norma che sembrerebbe voler favorire le multinazionali del settore dell’energia, a scapito della possibilità che i Comuni possano decidere le sorti e lo sviluppo dei loro territori”. Intanto, almeno per il momento, resta misterioso il consigliere regionale autore dell’emendamento. Tutti hanno negato di conoscere l’estensore. Nel corso della conferenza stampa, l’Adiconsum ha ricordato che alcuni degli impianti di energie rinnovabili sono oggetto di indagini da parte della magistratura. Le stesse autorizzazioni regionali per il contestatissimo impianto termodinamico che si vorrebbe installare a San Quirico sono sotto osservazione da parte della Procura della Repubblica di Cagliari. (da www.logosblog.it).

Nando Faedda è il nuovo presidente di Unioncamere Sardegna. È stato eletto, a Oristano, dal consiglio dell’organismo che riunisce le quattro Camere di commercio dell’Isola. Nando Faedda, che è presidente della Cciaa di Oristano e anche vicepresidente regionale della Confcommercio e presidente della Confcommercio di Oristano, ha preso il posto di Agostino Cicalò, giunto alla fine del mandato. “Sono diversi e importanti gli impegni che attendono Unioncamere Sardegna nei prossimi mesi – ha sottolineato il nuovo presidente -; tra questi la riforma del sistema camerale, con la riorganizzazione degli enti sul territorio e con i rinnovati ambiti d’azione. Voglio ricordare, poi, i progetti legati al sostegno delle imprese e al loro rinnovamento digitale, e il programma “Destinazione Sardegna”, realizzato con la Regione, per assicurare un’efficace promozione turistica della nostra isola”.

“Raccontando la Sartiglia…. attraverso le testimonianze della memoria”. È il titolo del nuovo appuntamento culturale, organizzato dalla Fondazione Sa Sartiglia Onlus, in programma venerdì 29 giugno 2018 alle 18.30 all’Auditorium dell’Hospitalis Sancti Antoni, a Oristano. Filo conduttore dell’incontro saranno le testimonianze, i racconti, i video e le immagini della memoria della giostra che in questi anni sono stati raccolti dal Centro di documentazione della Sartiglia. Particolarmente importanti per la ricostruzione e la conservazione della storia della Sartiglia degli ultimi 50 anni, sono i preziosi ricordi e le attestazioni della giostra che numerosi oristanesi in questi anni hanno voluto consegnare al Centro di documentazione, in vista del progetto di musealizzazione della giostra oristanese. Cogliendo l’invito della Fondazione Sa Sartiglia, rivolto sin dalla sua istituzione, appassionati e protagonisti della Sartiglia hanno voluto consegnare alcune testimonianze della Sartiglia del passato, più o meno lontano, affinché si potesse meglio conservare ma soprattutto fruire, sia per la stessa comunità oristanese, sia per la moltitudine di turisti e visitatori in città, un ricordo, un’immagine di una vecchia Sartiglia. L’appuntamento di venerdì sarà l’occasione per ricordare l’importante donazione della “Collezione Francesco Carta”, l’indimenticabile collezionista di rosette che, in vita, ha voluto cedere la sua straordinaria collezione, e ringraziare i numerosi oristanesi che con le loro donazioni hanno arricchito e potenziato il Centro di documentazione della Sartiglia. Nel corso della serata, oltre a rinnovare ancora una volta l’invito alla partecipazione all’intera comunità oristanese, con eventuali concessioni per la realizzazione di questo importante archivio, si potranno rivivere alcuni importanti momenti della storia della corsa attraverso la proiezione ed il commento di immagini e video. L’iniziativa è organizzata dalla Fondazione Sa Sartiglia Onlus, in collaborazione con l’assessorato alla Cultura del Comune di Oristano, con il contributo dell’assessorato della Pubblica Istruzione e Beni Culturali della Regione.

Con l’abbattimento dei primi esemplari nel parco di piazza Maestrale, entra in una nuova fase il piano di azione comunale contro il punteruolo rosso per la salvaguardia delle palme.
Il programma, curato dall’assessorato all’Ambiente del Comune di Oristano ed attuato insieme all’agenzia regionale Forestas, prevede l’abbattimento di 93 palme disseminate nelle aree verdi della città e delle frazioni. Stamattina gli operai sono intervenuti nel parco di piazza Maestrale per abbattere le prime cinque palme, esemplari ormai morti che se non rimossi possono provocare anche situazioni di pericolo. Nell’arco di una decina di giorni il piano di abbattimento interesserà numerose aree di Oristano, Silì, Torre Grande, Massama e Rimedio. “Oristano può contare su circa 600 esemplari di palme distribuite nelle aree verdi pubbliche – ha spiegato l’assessore all’Ambiente Gianfranco Licheri -. Il punteruolo rosso negli ultimi anni si è diffuso in tutta l’isola mettendo a repentaglio un patrimonio ambientale importantissimo. Nel territorio comunale le piante colpite dal pericoloso insetto sono circa 200. Da tempo siamo impegnati costantemente in un’azione per combattere la diffusione del punteruolo rosso. L’insetto però è particolarmente aggressivo e ha già compromesso un centinaio di palme. Su un altro centinaio stiamo facendo il possibile per scongiurarne la morte. Alcune le abbiamo già salvate e su tutte stiamo eseguendo un monitoraggio continuo e particolarmente attento. L’Ufficio Ambiente del Comune sta facendo tutto il possibile per salvare le palme, piante che appartengono al patrimonio e alla cultura ambientale della città”. Una volta abbattute, le palme vengono tagliate a pezzi, rimosse e trasportate in un’area appositamente attrezzata del cantiere comunale. “Anche i privati possono sfruttare questa opportunità – ha precisato Licheri -. Chiunque avesse nel proprio giardino una palma ormai morta e volesse rimuoverla, può decidere di utilizzare l’area del cantiere comunale per depositarla. È sufficiente contattare l’Ufficio ambiente o il Cantiere comunale e concordare le modalità di consegna”. “In questa fase siamo impegnati a contenere la diffusione del punteruolo rosso e a mettere in sicurezza le palme colpite – ha concluso Gianfranco Licheri -. Nei programmi dell’assessorato, una volta debellata la minaccia derivante dalla presenza dell’insetto, c’è comunque il reintegro degli esemplari abbattuti per tutelare il patrimonio comunale e valorizzare i parchi e le aree verdi con queste piante tipiche anche della nostra città”.

10 comments

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    • drastico on 26 giugno 2018 at 10:18
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    i lecchini sardi del qatar – furbetti e piddini convertiti al cemento – proseguono nella loro battaglia di mistificazione, pensando che i sardi siano tutti dei deficienti. le 10 domande che ha posto al consiglio regionale il gruppo di lavoro bisognerebbe spiegarle come si fa con i bambini della scuola materna, perchè molti consiglieri regionali, a iniziare dal presidente della regione, dall’assessore e dal presidente di commissione, a leggere il ddl, non sanno neppure cosa significhi governo del territorio o urbanistica.

    • Enzo on 26 giugno 2018 at 15:23
    • Rispondi

    Pensate davvero che i supponenti Consiglieri della Regione risponderanno alle dieci domande? Che bisogno c’è? Loro sono i depositari della Verità. Non siete d’accordo? A loro non interessa, la Legge è quella, prendere o lasciare… E infatti i Sardi alle prossime Regionali li lasceranno a casa!

    • Gabriele on 26 giugno 2018 at 17:10
    • Rispondi

    Quella che il trio delle meraviglie “Pigliaru-Erriu-Solinas” e il loro suggeritore non occulto Vannini spacciano come un qualcosa di nuovo, al di là delle distinzioni tra urbanistica e governo del territorio, è una autentica presa per i fondelli per tutti i veri ambientalisti che ritengono che le coste della Sardegna siano da preservare e non da barattare col Qatar.

    • Livio on 26 giugno 2018 at 19:24
    • Rispondi

    “La cornice di riferimento imprescindibile è il Piano Paesaggistico Regionale, modello di sviluppo coerente con le risorse naturali e ambientali dell’isola che, esteso all’intero territorio della Sardegna, con la Legge quadro e gli Atti di indirizzo e coordinamento deve costituire il nucleo dell’organizzazione unitaria delle discipline che regolano tutela, uso e governo del territorio”. Parole sacrosante, ma l’intento del DdL del Centrosinistra è proprio quello di fare l’esatto contario. Però adesso non sparate sulla Croce rossa. Che colpa ne hanno quelli del Pd e dei piccoli partiti che gli ruotano attorno – Pds e pochi altri – se sono così limitati…..

    • esule pd on 26 giugno 2018 at 19:59
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    ma questi del pd hanno ancora il coraggio di parlare? gli italiani li stanno cancellando dalla politica e loro in sardegna continuano a chiacchierare anche di cose troppo grandi per loro come l’urbanistica. il presidente di commissione antonio solinas, che dovrebbe nascondersi e tacere dopo la figuraccia rimediata alle politiche dove è stato battuto da un allevatore sconosciuto, continua a comunicare sul disegno di legge al popolo sardo una sciocchezza dietro l’altra, probabilmente senza rendersi conto di quello che dice, dato che la materia è troppo ostica per lui. se il pd vuole avere un seguito nel prossimo futuro e riconquistare il consenso della gente deve mandare in pensione politici simili. vecchiume da sofitta come pigliaru, erriu, cabras, fadda, soru, lai, cucca, deriu e compagni, più tutti i renziani, non si sono resi conto che la vera palla al piede del pd sono loro. solo cancellando questa anticaglia e i leccapiedi di renzi il pd può avere qualche speranza di rinascita. altrimenti nisba!

    • Sesamo on 26 giugno 2018 at 20:51
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    Per mandare a casa questi personaggi c’è un solo modo: non votare mai più Pd.

    • Angelo on 26 giugno 2018 at 23:05
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    Antonio Casula D. G. del Corpo Forestale?

    • Anti Pd a stecca on 27 giugno 2018 at 9:12
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    Sono gli ultimi sospiri degli amici degli amici del Pd! Godetevela perché nel 2019 è finita !!!

    • Giulio on 27 giugno 2018 at 12:33
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    Sono uno dei pochi che crede ancora che un Pd di sinistra sia ancora possibile. Per questo mi trovo d’accordo con l’esule del Pd quando afferma che per riconquistare il consenso della gente bisogna mandare in pensione l’attuale classe dirigente del Pd, che giustamente chiama “vecchiume da sofitta”. Una sana derenzizzazione del partito e la pensione forzata o la cacciata dei politici citati dall’esule del Pd potrebbe essere la base da cui ripartire – come partito di sinistra – badando soprattutto alle classi meno abbienti.

    • marcellino on 27 giugno 2018 at 14:06
    • Rispondi

    il pd si è trasformato in un partito di destra ed è morto. indipendentisti, sovranisti, federalisti e autonomisti che dicono di amare la sardegna dovrebbero mandare a quel paese il pd e cercare di discutere tra loro, lasciando da parte le antipatie personali, per trovare una sintesi che permetta di presentarsi assieme alle prossime regionali.

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