Mar 07

Luigi Di Maio (M5S): “E’ ora di cambiare l’Italia”.

Nel Pd, dopo il risultato più catastrofico della storia (grazie a Renzi), è iniziata la resa dei conti, ma si discute anche su un altro argomento di rilevante importanza: l’eventuale appoggio a un esecutivo guidato dal Movimento 5 Stelle.

Intanto Di Maio ha scritto una lettera al direttore de “la Repubblica”, per ribadire che “E’ ora di cambiare l’Italia”.  Questa la lettera di Di Maio:

“Gentile direttore, come ho avuto modo di dire a caldo commentando i risultati, con il voto del 4 marzo è iniziata la Terza Repubblica, che sarà la Repubblica dei Cittadini. La portata di questo voto è immensa e segna uno spartiacque con tutto quello che è venuto prima. Forse ancora non ne apprezziamo del tutto l’importanza, soprattutto per quanto inciderà sugli anni a venire. Ma una cosa è sicura. Da qui non si torna più indietro. Il voto ha ormai perso ogni connotazione ideologica. I cittadini non hanno votato per appartenenza o per simpatia, hanno votato per mettere al centro i temi che vivono nella propria quotidianità e per migliorare la propria qualità di vita. La narrazione del “va tutto bene” non ha retto di fronte alla realtà vissuta dagli italiani. Dieci milioni di poveri non possono essere ignorati. 30 miliardi di sprechi non possono non essere eliminati. Una tassazione folle per le imprese non può non essere ritoccata. La sicurezza nelle città giorno e notte non può non essere garantita. La disoccupazione, soprattutto giovanile, non può continuare a dilagare. Questo è il messaggio che arriva forte e chiaro dalle urne.

Non è stato un voto ideologico, così come non è stato un voto di protesta. E’ stato un voto programmatico e i punti principali sono quelli sinteticamente ricordati sopra. Abbiamo ascoltato il Paese e messo al centro del dibattito elettorale questi temi, proponendo non solo le ricette, ma anche le persone che possono realizzarle. Mi riferisco ai professori, professionisti e manager che ho inserito nella nostra proposta di squadra di governo e che abbiamo presentato agli italiani, come promesso, prima del voto. Per questo i cittadini hanno deciso di darci fiducia regalandoci un risultato storico: hanno finalmente visto un progetto, al quale chi vuole può partecipare, e i mezzi e le persone per realizzarlo. Mi piace sottolineare che siamo l’unica forza politica nazionale che ha ottenuto un grandissimo risultato al sud (con punte del 50%), ma anche molto ben radicata al nord: siamo primi in Piemonte (oltre il 27%), Emilia-Romagna (27%), Liguria (30%), Valle d’Aosta dove per la prima volta con il 25% eleggiamo una parlamentare donna, e la seconda in Veneto (oltre il 24%), Friuli (oltre il 24%), Lombardia (oltre il 22%) e Trentino Alto Adige (19.5%).

Sento tutta la responsabilità di fronte a questa apertura di credito da parte dei cittadini e non intendo sottrarmi agli oneri che ne derivano. Ho detto in ogni città dove sono stato in campagna elettorale che il governo per noi si sarebbe potuto fare in base a convergenze sui temi ed è la linea che intendo portare avanti in totale trasparenza di fronte ai cittadini e al capo dello Stato. Tutte le forze politiche devono manifestare responsabilità in tal senso. Non è possibile che ora inizino teatrini, che si avviino giochi di palazzo e strategie alla House of Cards. Adesso è il momento di fare le cose che aspettiamo da 30 anni e lo si può fare solo cambiando metodo. La politica deve smetterla di essere arrogante e deve iniziare ad essere umile. Tre sono gli ingredienti che suggeriamo in base alla nostra esperienza: 1) partecipazione, 2) ascolto, 3) trasparenza.

Nella Terza Repubblica, la Repubblica dei cittadini, i cittadini devono essere coinvolti nei processi decisionali, devono essere ascoltati mentre le decisioni vengono eseguite e devono essere messi al corrente dei risultati di ciò che si fa. Solo in questo modo tornerà l’amore e la passione per la politica. Politica da anni vuol dire cose brutte: corruzione, prepotenza, sprechi, privilegi, conflitti d’interesse, voltagabbana, tradimenti, casta, poltrone, soldi, clientele, tangenti, speculazione, bugie. Basta! “Politica vuol dire realizzare” disse Alcide De Gasperi. Politica per noi sarà realizzare il programma che abbiamo presentato agli elettori. Politica sarà mantenere gli impegni. Politica sarà onestà.

Per decenni i partiti hanno messo al centro i loro interessi, per decenni la formazione dei governi è avvenuta con il bilancino per accontentare gli appetiti dell’uno e dell’altro. L’obbiettivo erano sempre e soltanto le poltrone, mai gli interessi dei cittadini. Questo è il passato. Ora i tempi sono maturi per mettere al centro i temi che interessano i cittadini, il loro bene, la qualità della loro vita. Li hanno lasciati ai margini, noi ora i cittadini li rimettiamo al centro. Il governo sarà con chi, insieme a noi, è pronto a fare la stessa cosa. È una “rivoluzione copernicana” della politica che il MoVimento 5 Stelle invoca da sempre e per la quale i cittadini ci hanno dato un mandato chiaro. “Partecipa. Scegli. Cambia.” era quello che abbiamo chiesto ai cittadini, loro hanno partecipato e hanno scelto. Ora insieme abbiamo la storica occasione di cambiare l’Italia. Io non voglio perderla e chi ha scelto di ostacolare a tutti i costi il cambiamento faccia pure, ma sappia che non si può fermare il vento con le mani e che noi nonostante tutto cambieremo l’Italia”.

Tra coloro che avevano previsto il flop di Liberi e Uguali e un terremoto nel Pd, ostaggio del suo segretario, e nell’intera sinistra, c’è anche lo storico dell’arte Tomaso Montanari (anti renziano da sempre), che era stato promotore con Anna Falcone, al Teatro Brancaccio di Roma, di un appello alla sinistra per creare una lista partendo dal basso. Progetto poi bruscamente interrotto.

“Mi dispiace molto aver avuto ragione – ha detto Montanari -. Liberi e Uguali era un esperimento sbagliato, costruito a tavolino. Serviva una forza che contendesse i voti ai Cinquestelle, non al Pd. I promotori di LeU hanno pensato invece (ancora con l’ossessione della “Ditta” da riprendersi) di rivolgersi all’elettorato moderato del Pd. Con toni moderati e, soprattutto, con una proposta di personale politico tutta fatta di professionisti in cerca di conferma. Non c’era nulla di nuovo, né nelle idee, né nelle persone. LeU è apparsa un correntone esterno al Pd. La scelta di Grasso e l’arrivo della Boldrini sono stati poi il sigillo finale. È stata costruita una piccola ridotta di “sistema” di sinistra, nel momento in cui bisognava invece prendere coraggiosamente posizioni antisistema di sinistra, come proponevamo noi del Brancaccio… LeU ha preso il voto di Sinistra Italiana e di Possibile, più qualche zero virgola di Mdp, che non è mai esistito. I numeri sono quelli. Non so poi se Potere al Popolo, che candidava il segretario di Rifondazione, potesse davvero sembrare una cosa nuova. Noi del Brancaccio proponevamo un’iniziativa che parlasse a molte persone, non una forza settaria, rivolta alla militanza storica”.

Una protesta antisistema di sinistra che, stando ai numeri, è stata largamente assorbita dal M5S.  “Se posso citare una cosa che mi riguarda personalmente – ha sostenuto Montanari -, il fatto che i Cinquestelle mi abbiano proposto di fare il ministro della Cultura, e il fatto che io abbia detto di no, dimostra come nel tentativo del Brancaccio ci fosse l’idea di parlare a quel mondo, senza pastoie partitiche e con un personale politico nuovo. Perché tra noi e loro c’è una certa affinità: dentro i Cinquestelle c’è un pezzo importante del popolo di sinistra, lo dicono i risultati elettorali. Un popolo con cui bisognava dialogare, e con cui si può ancora dialogare. Ma solo facendo un vero “punto e a capo”. Non ci può essere nessuna forma di continuità con l’esperienza di LeU. Secondo me, i pochi eletti di Liberi e Uguali dovrebbero dimettersi e lasciare il posto a gente completamente nuova. Non è pensabile che un gruppo di capitani che hanno portato la nave sugli scogli, e che si è salvato contro ogni regola entrando in Parlamento, possa ricostruire qualcosa. Quella storia è finita per sempre. Nulla di Liberi e Uguali, né di Potere al Popolo, può avere un futuro. A mio parere la sinistra del futuro deve avere una discontinuità totale con questo personale politico. Totale. Devono trovarsi un altro impiego diverso dalla politica. Quindi, “pasokizzato” (scomparso, come il partito socialista greco Pasok) il Pd, pasokizzati anche quelli di LeU”.

Sul fatto che Renzi non ne voglia sapere di favorire la nascita di un governo da parte del M5S, Tomaso Montanari ha risposto che “…Renzi, a quanto pare, ha in mente una piccola Repubblica di Salò. Ma se il Pd, o una sua parte pulita, dopo questo disastro vuole evitare l’ignominia, e fare qualcosa di utile per il Paese, deve fare un governo con i Cinquestelle. L’alternativa è buttare l’Italia in mano alla destra fascista. Sarebbe un gesto di dignità, di senso dello Stato e del bene comune”.   Circa le voci sul suo nome, come premier di una coalizione tra M5S, Pd e LeU, Montanari ha replicato di fare un altro mestiere, “…ma trovare una personalità che possa tenere insieme questi mondi non è impossibile. Bisogna formare un governo che faccia una legge elettorale, secondo la Costituzione, e un programma minimo per gestire il tempo necessario per tornare a votare. Non è facile, ma non impossibile: bisogna sedersi intorno a un tavolo e provare a parlare”.

Il sindaco di Oristano, Andrea Lutzu, appresa la notizia della denuncia del Questore nei confronti dei Componidoris Antonio Giandolfi e Andrea Solinas, ha espresso tutta la sua solidarietà e stima verso i due Capicorsa e i loro vice. “Sono amareggiato – ha commentato il primo cittadino – per gli strascichi polemici legati alla Sartiglia, che dovrebbe essere associata solo a momenti di gioia e di orgoglio popolare oristanese. Spero che alla fine prevalga il buon senso, e si capisca che, per quanto sopra le righe, i toni accesi e i commenti che, si dice, avrebbero avuto i Componidoris, sono sicuramente, se confermati, frutto della concitazione del momento e della tensione legata al ruolo di responsabilità che i sartiglianti sentono verso una città intera. Sapendo quanto i cavalieri tengano alla giostra oristanese, sono certo che volessero solo proteggere, con comprensibile foga, una manifestazione troppo importante per la nostra comunità, e che, in quel momento, stava per essere privata della sua solennità, subendo un danno enorme sotto molti aspetti. Sono sicuro che nessuno di loro avesse né voglia, né interesse ad accendere animi e a innescare polemiche. A caldo possono essere state dette delle cose d’impulso, ma non certo per mancanza di rispetto verso le istituzioni. Del resto – ha conluso Andrea Lutzu –, l’intenzione di voltare pagina era già stata manifestata nel corso di incontri fra sartiglianti e questore, avvenuti nei giorni successivi alla Sartiglia, e i giornali lo avevano riportato come atto distensivo e conclusivo della loro schermaglia”.

Considerato che appare “…di primaria importanza garantire l’immediata risoluzione dell’annosa problematica degli usi civici”, che attanaglia da tempo il comune di Oristano e che sta causando grandi danni e difficoltà all’amministrazione comunale e ai cittadini che sono si trovati colpiti, loro malgrado, da questa problematica, il consigliere comunale dell’Udc, Giuseppe Puddu, ha presentato un’interrogazione al sindaco di Oristano. Puddu ha chiesto: 1) di sapere se il sindaco e la giunta siano a conoscenza della grave problematica degli usi civici e delle gravi difficoltà che sta creando ai cittadini; 2) avere dettagliati chiarimenti circa la situazione venutasi a creare, precisando la data dell’atto dell’eventuale indirizzo politico fornito agli uffici competenti, nonché l’attività sino oggi espletata per giungere alla definizione della problematica; 3) conoscere, in ogni caso e con certezza, quale procedura amministrativa sia stata intrapresa dall’amministrazione comunale e da quale data, nonché lo stato d’attuazione della stessa; 4) apprendere e far conoscere alla cittadinanza i reali tempi di definizione dell’attività, al fine di consentire ad essa, la corretta e certa pianificazione dei disagi che sta patendo e la giusta attenuazione degli eventuali danni; 5) sapere se è intenzione dell’amministrazione Lutzu attivare eventuali procedure di recupero e/o monetizzazione a vantaggio dell’amministrazione e se si, in quale percentuale, su quale parametri sarà determinata e da chi dovrà essere riconosciuta e versata.

Venerdì 9 marzo, alle 15, all’Hotel Regina Margherita, a Cagliari, le associazioni Lamas, Paesaggio Gramsci e Sardegna Soprattutto faranno il punto dei  seminari sull’urbanistica che hanno organizzato dal 28 agosto del 2017 in tanti centri della Sardegna. Ora, con il convegno finale, “Estendere il Ppr a tutta la Sardegna per poi riscrivere la Legge Urbanistica”, promuovono  un nuovo “anno zero” (dopo quello del 2006) sul paesaggio e sull’ambiente in Sardegna. Nel corso degli ultimi due anni le scelte scriteriate della giunta Pigliaru hanno suscitato un grande dibattito sullo stato dell’arte, sulle condizioni, sugli strumenti del governo del territorio e del paesaggio in Sardegna. La legge Urbanistica approvata nel 2017 dalla giunta regionale, secondo gran parte dell’opinione pubblica, è un passo indietro rispetto al Piano paesaggistico regionale di Gian Valerio Sanna, il primo elaborato secondo il Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio del 2004. Lo scenario prospettato dalla legge Urbanistica della giunta Pigliaru, le proroghe del Piano casa, le politiche sull’energia e sull’industria, con un insensato consumo del suolo, il ritorno al cemento e alla deregolamentazione dell’edilizia, un’idea di sviluppo che riporta le lancette dell’orologio indietro,  hanno mobilitato intellettuali, tecnici, studiosi, amministratori locali, organizzazioni sociali  e semplici cittadine a cittadini. Da quattro anni ci si interroga, infatti,  sul perché, ancora oggi, il Ppr non sia stato esteso a tutta la Sardegna, come prima delle elezioni regionali del 2014 avevano promesso Francesco  Pigliaru e la maggioranza di centro sinistra che lo sosteneva per affermare una concreta discontinuità con la giunta di centro destra di Ugo Cappellacci. Grande è poi stato lo sgomento di quanti avevano sostenuto l’attuale presidente della Regione per aver approvato una legge urbanistica che di fatto  vuole smantellare il Ppr di Gian Valerio Sanna, che ad oggi agisce solo sulle coste su cui, per decenni, è stata riversata un’incredibile quantità di cemento. Quel cemento ha reso più poveri i Sardi non solo perché le condizioni  economiche e sociali non sono migliorate, ma perché la perdita delle risorse ambientali e paesaggistiche è irreversibile. “Estendere il Ppr a tutta la Sardegna per poi riscrivere la Legge Urbanistica” significa perciò completare il percorso intrapreso nel 2006 per poi, solo successivamente, scrivere  la legge Urbanistica che non snaturi la  filosofia del Piano paesaggistico. Per fare ciò la politica sarda deve aver il coraggio di tornare sui propri passi circa quelle scelte che rischiano di compromettere definitivamente, dopo le devastazioni,  il territorio della Sardegna. Le quattro tavole rotonde previste nl convegno conlcusivo tratteranno di buone e cattive pratiche ambientali ed energetiche; di consumo di suolo; di bonifiche;  di pianificazione; di strumenti legislativi.

Programma

 I° TAVOLA ROTONDA
“Suolo Terra Ambiente: come riconoscere e recuperare una risorsa non rinnovabile”.
Coordina: Fausto Pani, geologo Sardegna Soprattutto.
Dialogano: Angelo Aru, decano degli Agronomi della Sardegna, professore emerito Università di Cagliari; Sergio Vacca, geopedologo, sindaco di Milis; Tore Corveddu già segretario nazionale Cgil Chimici, Lamas; Tore Sanna, vicepresidente Federparchi; Mauro Gargiulo, responsabile regionale energia Italia Nostra.
II° TAVOLA ROTONDA
“Il consumo del paesaggio della Sardegna: una pratica ininterrotta. Attori e vittime”.
Coordina: Nicola Migheli, sociologo, Sardegna Soprattutto.
Dialogano: Michelina Masia, docente di Sociologia del diritto Università di Cagliari; Giuliano Murgia, già segretario Cgil Sardegna; Fiorella Pilato, magistrato, già componente del Consiglio Superiore della Magistratura; Mauro Mura, magistrato, già Procuratore della Repubblica di Cagliari.
III° TAVOLA ROTONDA
“Pianificazione e progetti sostenibili”.
Coordina: Franco Masala, storico dell’architettura, Sardegna Soprattutto.
Dialogano: Salvatore Multinu, ingegnere Pattada; Francesco Sechi, ingegnere trasportista Cagliari; Italo Meloni, docente di Pianificazione dei trasporti Università di Cagliari; Alan Batzella, architetto Cagliari; Giuseppe Biggio, già dirigente della Pianificazione della Regione.
IV° TAVOLA ROTONDA
“Estendere il Ppr a tutta la Sardegna per poi Riscrivere la legge urbanistica”.
Dialogano: Fausto Martino, soprintendente Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Cagliari e le province di Oristano e sud Sardegna;  Gian Valerio Sanna, ingegnere, già assessore regionale all’Urbanistica, Finanze, Enti locali; Alberto Scanu, presidente Confindustria Sardegna; Francesco Porcu, direttore regionale Cna; Maria Antonietta Mongiu, presidente Lamas, già assessore regionale Pubblica istruzione, Beni culturali, Informazione, Spettacolo e Sport;   Paolo Urbani, docente di Diritto amministrativo Luiss Roma, Comitato scientifico del Ppr Sardegna.

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