Nov 10

Tari: I comuni hanno sbagliato i conti. In 5 anni bollette raddoppiate.

Un errore di calcolo dei comuni negli ultimi cinque anni ha gonfiato le bollette della Tari fino a farle raddoppiare. L’errore è stato ammesso dal sottosegretario all’Economia, Pier Carlo Baretta, nel corso di un “question time” a Montecitorio.

L’interrogazione era stata presentata dal parlamentare del Movimento 5 Stelle, Giuseppe L’Abbate, che chiedeva conto al dicastero di Pier Carlo Padoan di alcune segnalazioni arrivate da tutta Italia per l’importo della bolletta. A segnalare l’errore era stato, qualche settimana fa, “Il Sole 24 ore”. Segnalazione poi ripresa da tanti altri quotidiani, tra cui “il Fatto Quotidiano” (da cui è tratto parte di questo articolo).

L’importo della Tari deriva da due fattori: una quota fissa (che dipende dai metri quadri della casa) e una parte variabile (legata al numero degli abitanti della casa) moltiplicata per le pertinenze della casa. L’errore riguarda il calcolo di quest’ultima quota del tributo.

A spiegarlo nero su bianco è lo stesso Baretta, nella risposta scritta all’interrogazione: “Se una singola utenza è composta da un appartamento, un garage e una cantina, la parte variabile va considerata una sola volta e, di conseguenza, un diverso modus operandi da parte dei comuni non trova alcun supporto normativo”. I comuni, invece, moltiplicavano la quota variabile per tutte le pertinenze della casa, con il risultato che la bolletta era quasi raddoppiata.

Sono pochi i comuni che hanno espressamente previsto nei regolamenti Tari la non applicabilità della quota variabile alle pertinenze dell’utenza domestica. Si dovrebbero quindi leggere attentamente gli avvisi di pagamento che l’ente ha inviato a tutti i contribuenti (la Tari è riscossa normalmente su liquidazione d’ufficio) e verificare, in caso di pertinenze, che la quota variabile applicata risulti pari a zero euro. In genere l’avviso di pagamento della Tari contiene il riepilogo dell’importo da pagare, le istruzioni per il versamento (scadenza rate e codice tributo) nonché il dettaglio delle somme. È in questa parte che l’ente indica le unità immobiliari (con i dati catastali: foglio, particella, sub), la superficie tassata, il numero degli occupanti e la quota fissa e variabile distinta per ogni unità immobiliare. La quota variabile, come detto, deve essere presente solo per l’abitazione, non anche per le eventuali pertinenze

Svelata quella che secondo alcuni è un’autentica truffa della “quota variabile” sulle pertinenze della tassa, il Movimento Difesa del Cittadino ha lanciato la campagna “SOS TARI”, per chiedere i rimborsi ai comuni fuorilegge secondo il Ministero del’Economia e delle Finanze (MEF). Le indicazioni del MEF aprono la strada anche a possibili richieste collettive, con ricorsi al giudice tributario per la disapplicazione delle delibere illegittime se la risposta del comune è negativa.

Ecco cosa riporta il sito istituzionale del Comune di Oristano per quanto riguarda la TARI:

La Tari, meglio conosciuta anche come «tassa sui rifiuti», fa parte delle imposte comunali che servono a garantire un servizio al cittadino e sostituisce, a decorrere dal 1° gennaio 2014, i preesistenti tributi dovuti al comune da cittadini, enti ed aziende quale pagamento del servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti, noti con l’acronimo di TARSU, e successivamente di TIA e di TARES. La nuova tassa conserva tuttavia taluni presupposti e modalità di determinazione della tassa soppressa, alla quale la legge rimanda per la determinazione del nuovo tributo. Di seguito troverete una breve informativa per capire meglio cos’è la Tari, chi deve pagarla e quando deve pagarla.

        Anno 2016

La giunta Lutzu ha approvato il progetto generale di fattibilità tecnica ed economica del Centro intermodale. “Dopo la firma della convenzione tra la Regione, la Provincia e il Comune di Oristano, che assegna a quest’ultimo la titolarità dell’appalto, il progetto entra finalmente nella fase più importante con gli adempimenti necessari alla realizzazione dei lavori – ha spiegao il sindaco Andrea Lutzu -. Dopo l’approvazione del preliminare si passa alla fase definitiva ed esecutiva, ed entro la prossima primavera alla gara d’appalto per rispettare la data del 2020 stabilita dalla convenzione per la messa in servizio delle opere e assicurare alla città una infrastruttura fondamentale per un efficiente sistema integrato di trasporto”. Per la realizzazione del Centro intermodale passeggeri e stazione di interscambio sono disponibili 4 milioni 75 mila euro. Il progetto, finanziato con il Piano di azione e coesione, risale al 2008, quando Regione, Provincia e Comune sottoscrissero un Protocollo d’Intesa per la realizzazione dello studio di fattibilità. Una infrastruttura che il Comune nel 2010 ha inserito quale elemento fondante della strategia di sviluppo della mobilità nell’ambito del sistema dei trasporti dell’area vasta di Oristano. Al progetto la Regione destinò inizialmente un finanziamento di 8 milioni di euro. Nel 2014 la Provincia è stata individuata quale stazione appaltante, e nel 2015 la Regione ha approvato una riprogrammazione del Piano di Azione e Coesione che pur confermando la dotazione finanziaria ha suddiviso le operazioni in due categorie, a seconda della priorità, assegnando 4 milioni di euro agli interventi di priorità 1, e altri 4 milioni a quelli di priorità 2. Per il primo lotto funzionale oggi sono dunque disponibili 4 milioni di euro. “Il Centro intermodale è inserito nella programmazione generale di Oristano Est e sarà realizzato nell’area della stazione ferroviaria, attraverso la riqualificazione urbanistica della stazione e dello scalo – ha osserva l’assessore ai Lavori pubblici Riccardo Meli -. Si tratta di un progetto strategico per la città e per il territorio, che punta alla realizzazione di un vero e proprio polo di interscambio modale tra gomma e ferro, integrando il trasporto pubblico su treno con quello sugli autobus. Un obiettivo altrettanto importante, in linea con le finalità del Programma Oristano Est, è la riqualificazione dell’area della stazione ferroviaria e delle sue pertinenze al fine di ricucire un tessuto urbano che da anni vive una condizione di degrado”. La proposta progettuale approvata dalla giunta Lutzu prevede la realizzazione di una corte centrale, che sarà stazione di scambio e spazio pubblico, circondata da un piazzale con le aree di arrivo e partenza degli autobus urbani ed extraurbani, per i taxi e per i parcheggi a raso dei mezzi privati con una capienza per 127 auto, che si somma ad altri 110 posti disponibili in piazza Ungheria, via Nuoro e via Meucci. Altre aree di sosta saranno disponibili per le biciclette e i motocicli, mentre ai taxi saranno riservati 9 stalli. Nel complesso l’intervento interessa una superficie di 11 mila 750 metri quadrati. “Un’altra importante caratteristica del progetto – ha aggiunto l’assessore Meli – è la prosecuzione del tunnel, che consentirà di mettere in collegamento la stazione ferroviaria con il centro intermodale, favorendo un agevole accesso da parte dei passeggeri che potranno così raggiungere facilmente il mezzo di trasporto da utilizzare (treno, bus, auto, moto, bici)”. Il polo intermodale di Oristano rientra tra i centri di integrazione e scambio che il Piano regionale dei trasporti indica come fattori strategici per il potenziamento della rete di trasporto pubblico locale.

Il comune di Oristano ha messo all’asta l’ex mercato ortofrutticolo all’ingrosso di via Marconi, all’ingresso della città, entrando da Fenosu. Dopo che la gara pubblica del 2016 era andata deserta, la giunta Lutzu ha deciso di applicare una riduzione del 10% e quindi una base d’asta di 1 milione 885 mila euro. L’immobile, in un’area di 5 mila 500 metri quadrati, recentemente è stato bonificato dalla presenza di tettoie in cemento–amianto. Le offerte dovranno essere presentate al Comune di Oristano – Settore Programmazione e Gestione delle Risorse, Ufficio Protocollo, piazza Eleonora 44 – palazzo Campus Colonna, 09170 Oristano, entro le ore 12 del 12 dicembre, mentre l’asta pubblica si terrà il 14 dicembre, alle 12, al Palazzo degli Scolopi.

 

Com’era facilmente prevedibile, il viaggio del presidente della Regione, Francesco Pigliaru, a Roma per incontrare il presidente del Consiglio Gentiloni si è risolto con l’ennesimo nulla di fatto, a dimostrazione di quanto poco conti politicamente l’Isola nella capitale. “C’era bisogno di questa patetica ammuina per rendersi conto che, a bocca di finanziaria, il nostro interesse a sterilizzare gli accantonamenti cozzasse inevitabilmente con quelli, opposti, del governo di Roma? Ora, essendo abbondantemente certificato che il governo non voglia muovere un passo in più rispetto al consentito, resta da interrogarsi su come interpretare questo momento. Non vedo altre opzioni: o si alza clamorosamente il tiro o si china il capo. Escludo la seconda”. E’ duro il commento del capogruppo del Partito dei Sardi, Gianfranco Congiu, sul disastroso esito del vertice Pigliaru-Gentiloni. “Se gli accantonamenti del 2017, che ci hanno fatto gridare allo scandalo, pesavano circa 3.9 miliardi, quelli del 2018 peseranno quasi 5 miliardi e mezzo, con un aggravio per la Sardegna di ulteriori 152 milioni – ha detto l’esponente del PdS -. Cosa dovevamo aspettarci da un governo geneticamente sord, ma che sugli accantonamenti è forte di un recente via libera della Corte Costituzionale? Cosa ci aspettavamo da chi ritiene di essere nel pieno della legittimità e che, anzi, bolla gli altri come sleali?”. Congiu ha ricordato che “…la sentenza 154/2017 della Corte Costituzionale ha sancito la legittimità delle norme statali che vincolano i bilanci regionali ad accantonamenti crescenti per il triennio 2017/19, e che ha addirittura bollato come sleali quelle regioni (vedi la Sardegna) che non hanno partecipato né alla discussione nè alla ratifica degli accordi bilaterali con lo Stato. Di fronte ad un quadro così definito cosa potevamo attenderci se non un garbato invito a riprendere la via del rientro?”.

“Ciò che sconcerta di più del viaggio a Roma di Pigliaru e Paci non è tanto il fallimento in sé della trattativa con Gentiloni, quanto l’entità del disastro della spedizione, segno che l’incontro era stato preparato veramente male, senza alcuna interlocuzione preventiva in grado di non mettere a rischio l’onore dell’istituzione autonomistica, oggi veramente calpestata da una vertenza trasformata in amabile chiacchierata tra i velluti e gli arazzi di Palazzo Chigi. Solo dei dilettanti della politica chiedono un incontro al presidente del Consiglio senza sapere prima quali a risultati positivi esso potrà ragionevolmente portare. Solo un partito inconsistente come il Pd sardo, fatto neanche di correnti (che pure hanno una loro idealità) ma di singoli intenti solo a perpetuare il loro potere (in alcuni casi ultratrentennale), poteva dimostrare in maniera così lampante la propria insignificanza, esponendo il presidente della Regione ad un fallimento di cui non si ricordano eguali. Neanche le apparenze oggi si sono salvate, niente. Ieri a Roma si è vista tutta l’inconsistenza della politica isolana. E così Pigliaru e Paci sono stati travolti dai no senza speranza di Gentiloni; e noi con essi. È la stessa nota stampa rilasciata dalla presidenza della giunta a definire l’entità del disastro. Scorriamola assieme, punto per punto. Sugli accantonamenti, la “madre di tutte le vertenze”, “dopo mesi di riunioni tecniche, non è arrivata alcuna risposta netta” dice Pigliaru. “Gentiloni presenterà una proposta prima della chiusura della legge di stabilità”. Incredibile. Agenzia sarda delle entrate: “Abbiamo ribadito la nostra forte richiesta per il ritiro del ricorso” dice Pigliaru. Ma da Gentiloni evidentemente non è giunta alcuna risposta. Insularità: “Siamo invece soddisfatti dell’impegno assunto dal Governo di affiancarci nelle nostre richieste in tema di continuità territoriale per portarle ai massimi livelli delle istituzioni europee e sostenere il diritto della Sardegna alla mobilità”. Una rassicurazione a costo zero. “Il Governo si è impegnato ad affiancarci anche per quanto riguarda la battaglia per l’attuazione dell’articolo 174 del trattato UE, attraverso la definizione e formalizzazione di aiuti specifici per le realtà insulari come la nostra. Prevediamo di discutere una proposta operativa entro un mese”. Cioè entro l’8 dicembre: segnatevi la data. La Maddalena: “C’è la conferma dei 21 milioni per finanziare l’accordo tra Stato e Mita” (perché, erano pure in discussione?) e la decisione di definire entro l’anno gli altri aspetti, a partire dal commissariamento, per accelerare i lavori e la spesa dei 50 milioni già disponibili”. Entro l’anno, prendete nota. Servitù militari: “Abbiamo chiesto conto dei ritardi e della inaccettabile incertezza con la quale vengono di volta in volta definite le compensazioni. Ci aspettiamo un approfondimento in tempi molto brevi”. No comment. Visto il risultato dell’incontro, sarebbe stato meglio non andare a parlare dal presidente del Consiglio. Anche perché adesso, da dove si riparte? Come pensa a questo punto Pigliaru di poter governare ancora per un anno e mezzo, dopo che il governo lo ha liquidato in maniera così brutale, trattandolo più da insignificante esponente di partito che non da rappresentante della più alta istituzione sarda? Oggi Pigliaru, dopo tre anni e mezzo di presidenza, ha capito quanto sia difficile governare il rapporto tra la Sardegna e l’Italia. Ma il guaio è che a pagare questa sua improvvisa presa di coscienza, a cui in tanti avevano provato a prepararlo già dalla campagna elettorale, ora sono però i sardi. Pigliaru sapeva fin dall’inizio della sua legislatura che sarebbe stato centrale riunire in un’unica vertenza tutte le questioni sul tappeto, ma è arrivato all’incontro cruciale evidentemente impreparato, senza alcun mandato politico forte (sarebbe stato meglio presentarsi a Roma potendo contare su una chiara presa di posizione del Consiglio regionale invece che da un insignificante vertice di maggioranza), ma facendo affidamento solo su non si sa bene quale arma di persuasione, visto che le sue richieste sono state brutalmente spazzate via. Cosa succederà adesso? Se vuole salvare la credibilità dell’istituzione autonomistica e dare un senso all’ultimo anno e mezzo di legislatura, il presidente della Regione ha davanti due strade. La prima è quella delle dimissioni, da scagliare contro il Pd italiano nel bel mezzo di una campagna elettorale. Scelta di dignità e di chiarezza, scelta molto concreta. Perché io sono sicuro che se ieri il presidente della Regione avesse messo sul tavolo le sue dimissioni, il risultato della trattativa con Gentiloni sarebbe stato diverso. Un politico serio avrebbe fatto così. La seconda strada è quella di un cambio di rotta radicale nel governo della Sardegna, nel segno di un conflitto aperto e senza sconti non solo con il governo ma con lo Stato italiano. L’alternativa a queste due strade è la presa in giro permanente dell’opinione pubblica sarda, già sfiancata da quotidiane veline di palazzo (“La partenza in anticipo di cinque minuti del primo volo Blue Air del mattino da Alghero a Fiumicino è un segnale molto incoraggiante nonché l’inizio di una nuova fase che ci auguriamo proceda verso l’innalzamento di tutti gli standard qualitativi e di efficienza”: questo è ciò che ha avuto il coraggio di dichiarare ieri l’assessore ai Trasporti). Il disastro è sotto i nostri occhi, chiaro come non mai. Sono stati Pigliaru e Paci a portarci a questo punto morto, a questa umiliazione dell’istituzione autonomistica; dovranno essere loro a tirarci fuori da questo pantano. Sempre che ne abbiamo il coraggio e le capacità. Altrimenti, che si voti anche in Sardegna il più presto possibile”. (Vito Biolchini, www.sardegnasoprattutto.it).

Due colpi di fucile, di cui uno alla testa, sparati da due killer. Sono stati uccisi in questo modo i fratelli Pierpaolo, 62 anni, e Michelino Piras, 48 anni, entrambi allevatori, mentre si apprestavano ad entrare nell’azienda zootecnica di famiglia nelle campagne di Fordongianus. È quanto è emerso dall’autopsia eseguita al Policlinico universitario di Monserrato dal medico legale Roberto Demontis. Al momento non è stato stabilito l’orario del delitto, che dovrebbe essere avvenuto tra le 5,30 e le 6. Intanto, proseguono le indagini dei Carabinieri di Oristano. Oggi sono state sentite persone vicine alle due vittime, amici, parenti e conoscenti, per ricostruire gli ultimi giorni di vita, in cerca di elementi utili alle indagini. Si scava nel passato, ma non si esclude nessuna ipotesi investigativa. Si attendono le analisi degli specialisti del Ris di Cagliari, ai quali sono stati consegnati i filmati delle telecamere di sorveglianza che la famiglia aveva appena installato. Di sicuro gli occhi elettronici hanno ripreso qualche cosa, ma le immagini sono “sporche”. In particolare i tecnici devono cercare di cancellare i riflessi provocati dalla luce che si aziona automaticamente quando qualcuno si avvicina all’ingresso dell’azienda e quella dei fari dell’auto delle vittime. Un lavoro delicato e impegnativo a cui si stanno dedicando in queste ore gli specialisti del Ris. Sul posto non sono state trovate cartucce, ed è quindi possibile che i fucili utilizzati avessero un serbatoio, oppure che le cartucce siano state portate via dal killer.

“Accusati e rinviati a giudizio per resistenza a pubblico ufficiale, dopo diversi appuntamenti andati a vuoto, verranno processati due militanti di Sardigna Natzione Indipendentzia, per essersi opposti pacificamente ai Robin Hood al contrario, che con le divise della legge stavano togliendo ai poveri per dare ai ricchi, togliendo i beni e la serenità alla famiglia Spanu di Arborea, per arricchire uno speculatore che approfitta della malasorte delle aziende messe in crisi da un sistema vessatorio che non da scampo”. E’ quanto sostenuto in una nota dall’indipendentista Bastiano Cumpostu, leader di Sardigna Natzione. “Questa chiamata a giudizio – ha proseguito Cumpostu – è una vera vergogna per l’apparato giudiziario dello Stato. Di uno Stato che vuole togliere anche la speranza a chi vedendo crollare la propria azienda e la propria vita sperava sul sacrificio e sulla solidarietà di persone, pensati forse come angeli custodi, pronte ad alzarsi alle 5 del mattino per presidiare e custodire il futuro delle tante famiglie Spanu e dell’unica risorsa per sostenerle. Sardigna Natzione Indipendentzia, che ha propri militanti tra i denunciati e chiamati a giudizio, non si farà intimidire e non solo continuerà con la Bardianìa delle aziende isrobade, ma porterà la sua battaglia nelle aule giudiziarie. Ogni udienza sarà un giorno di vergogna per l’apparato ingiustiziario dello Stato; non solo chiederemo che i rinviati a giudizio siano dichiarati pienamente innocenti ma che venga loro riconosciuto di aver agito a fin di bene e di giustizia, in protezione di una famiglia che in quel giorno veniva espropriata dei beni e della dignità. Venga riconosciuto loro di aver tolto tempo alle proprie famiglie e al proprio lavoro per dare conforto e speranza a chi non può sperare sulla legge e sulla giustizia dello stato vessatore. La solidarietà di Sardigna Natzione – ha ettto ancora Bastianu Cumpostu – sarà fattiva, non solo per i propri militanti ma per tutti i denunciati, che nulla di illegale hanno fatto, se non avere resistito passivamente e avere chiesto a gran voce che quella spoliazione vergognosa finisse. Chi ha emesso le denunce e i rinvii a giudizio ha commesso una gravissima ingiustizia e non solo morale; non ha capito che siamo tutti, anche loro, vittime di un meccanismo infernale che mette gente contro gente pur condividendo lo stesso “giusto” , e giusto sarebbe stato prendere atto del contesto in cui si è consumato su isrobu alla famiglia Spanu ed evitare di alimentare il meccanismo infernale con denunce e atti giudiziari che chiamano a decidere una giustizia che non c’è. Le chiamate a giudizio – ha concluso Cumpostu – sono relative al momento in cui i due militanti di Sardigna Natzione Indipendentzia, Zoe Aramu e Piero Argiolas, tentavano pacificamente di manifestare contro l’arresto di Efisio Lubrano, anche lui militante di Sardigna Natzione, tentando di ritardare il transito della volante della polizia nella quale avevano caricato l’arrestato. La resistenza di Zoe e Piero e anche dell’altro rinviato a giudizio, Vincenzo Bodano, è stata assolutamente passiva e abbiamo anche le prove filmate”.

 

1 comment

    • Ignazio on 11 novembre 2017 at 19:03
    • Rispondi

    PdS uscite dalla maggioranza al più presto.

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