Ott 09

A Milis il seminario itinerante “Materiali per un’urbanistica sostenibile”.

Quali i contenuti e gli obiettivi di Lamas e della sua “S’ischola de su trabagliu” per l’anno 2017 in corso? Organizzare il seminario itinerante “Materiali per un’urbanistica sostenibile”,  in vista del Convegno “Sostenibilità come opportunità di sviluppo della Sardegna”, previsto a Cagliari, a chiusura di un percorso di confronto e di elaborazione in diversi comuni della Sardegna.

Si potrebbe dire che di un’azione così intensa e diffusa  avrebbero dovuto farsi carico le istituzioni. Ma non accade. La giunta Pigliaru non ha dato il buon esempio, approvando il 16 marzo il Disegno di Legge sul governo del territorio senza strutturare quanto prevede la legge, ovvero la chiamata alla discussione di comunità e rappresentanze istituzionali e sociali. Va da se allora che la pratica di cittadinanza attiva, base dei processi democratici, ci interpella tutti portandoci all’incontro, grazie agli strumenti alla base di una partecipazione collaborativa e fruttuosa, fatta di interazione e reciprocità.

Dal  28 Agosto – I Seminario svoltosi a Pattada – Lamas e la Rivista SardegnaSoprattutto stanno chiamando al confronto studiosi, tecnici, giornalisti, intellettuali, amministratori (fin qui oltre 100) su temi oggi urgenti, quale appunto l’ Urbanistica, che ricomprende la vasta declinazione della pianificazione del futuro delle comunità.

Uno dei punti qualificanti dei Seminari è che chiunque può partecipare ed intervenire nella discussione secondo un modus operandi che interpella tutti, a partire da chi possiede competenze,  su che tipo di Sardegna vogliamo. Oggi infatti siamo di fronte ad uno sfondo problematico e di crisi di senso e pertanto bisogna ripartire dalle analisi su immaginari e su realtà agite. Bisogna riprendere a parlare con voce di autenticità e con voce di comunità perché senza  fare i conti con narrazioni mitopoietiche e quotidianità è impossibile intraprendere  qualsiasi pianificazione.

Una prospettiva così complessa sta coinvolgendo molti, nel tentativo di  capire e risolvere le mille contraddizioni tanto più in quanto è persistente la percezione della distanza tra le rappresentazioni dei luoghi, carichi di stereotipie, e la vita vissuta.

Si tratta di contesti antropologici e sociologici che nello story telling appaiono straordinari, dove si sarebbe già realizzata la sintesi tra mondo vasto e densità ancestrale, più autentica, pervenuta alla contemporaneità carica di natura e cultura intonse. In verità sono territori attraversati da quella reificazione che da tempo ha stravolto i modi di essere della Sardegna fino a precipitarla nell’etnocentrismo (con punte di ridicolo).

Tutto ciò per dire che parlare oggi di Urbanistica significa riandare ai fondamenti stessi di quei comportamenti etnocentrici. Riguardano indistintamente la Sardegna del mare e interna. Senza questa discussione, parlare di Urbanistica significa ancora una volta scivolare nei conteggi ragionieristici che hanno massacrato non solo le coste assediate dalla monocultura del turismo ma anche i territori preda dell’industria di base che li ha avvelenati, o delle  servitù militari; o infine significa tematizzare  le periferie che hanno reso brutti i nostri paesi e riaffermare una vera e propria perdita di senso.

A Milis, sabato 14 ottobre, alle 10, si parlerà ancora una volta di terra, suolo, paesaggio, ambiente, beni comuni che credevamo al sicuro dopo l’approvazione del PPR nel 2006.  Così non è. Ma grazie all’impegno di associazioni, di esperti,  di singoli, oggi migliaia di sardi hanno appreso che alcune Delibere e Leggi della giunta Pigliaru –  dal Disegno di legge sul Governo del territorio sardo del 16 marzo 2017 – in alcuni articoli potenzialmente incostituzionale, se non saranno revocate condizioneranno nei secoli il futuro della Sardegna!

Pertanto bene ha fatto il governo Gentiloni  a impugnare la Legge11 del 3 luglio del 2017. Pertanto è necessario sollecitare l’opinione pubblica che ha capito che la  Sardegna sta finendo nelle mani di  cacciatori di suolo e di  sviluppisti del cemento  grazie ad una classe dirigente che media e contratta, di fatto baratta, il suo bene più prezioso, ambiente e paesaggio, in cambio di vantaggi a breve termine, come nella tradizione del colonialismo.

Ecco  allora l’importanza di sindaci più consapevoli del valore della terra; di sindacati che pretendano lavoro che non rapini le risorse non rinnovabili; di portatori di interessi collettivi che godano di un ascolto maggiore rispetto ai portatori di interessi di pochi che vogliono desertificare la Sardegna e che osano, come abbiamo letto in recenti interviste, dettare  l’agenda alla massima assemblea della comunità regionale!

C’è necessità di moltiplicare nei nostri territori momenti di pedagogia sociale abitati  dal confronto. Lamas e SardegnaSoprattutto  lo fanno in nome della Costituzione, che garantisce la tutela dei luoghi e della percezione che ne hanno le comunità insediate. Lo ribadisce  il Codice dei beni culturali e del paesaggio, che in Sardegna ha trovato attuazione piena e condivisa nel  Piano Paesaggistico Regionale, bibbia giuridica e culturale per tutti i livelli istituzionali in virtù del suo rango costituzionale.

I contenuti reali del PPR e dell’Urbanistica devono diventare popolari. Solo così ogni persona sarà capace di leggere i valori del suo territorio e di portare il suo contributo alla redazione degli strumenti del suo governo.

Che fare allora? Come concretamente creare partecipazione e confronto? Come smetterla di parlare di partecipazione mettendo in scena le pantomime della stessa  nelle città e nei piccoli centri? È necessario unire competenze, intelligenze ed esperienze, senza barriere ideologiche e sociali in un laboratorio pubblico che  ha il compito di orientare i decisori specie in un momento in cui il crollo dei corpi sociali intermedi li isola sempre più. È necessario moltiplicare le giornate di ricerca-azione.

In questa traiettoria si colloca l’obiettivo del Seminario  “Materiali per un’urbanistica sostenibile”, a Milis, il  14 ottobre. Chiunque, se vorrà, può portare il suo contributo. Possiamo immaginare, infatti, che in pochi decidano sul  destino della terra di Sardegna? Può essere che gli eletti dal popolo sovrano non rispondano allo stesso nelle sedi istituzionali e in pubblici dibattiti promossi dai portatori degli interessi generali?

Il consumo di suolo è un tema che da decenni si presenta nel dibattito della comunità internazionale: sul suolo si giocano le partite del futuro, sulla gestione delle acque, delle risorse estrattive, degli spazi abitativi e produttivi. Si tratta dello strato di crosta terrestre più superficiale, la “pedosfera” che, insignificante rispetto alle dimensioni del pianeta, consente il mantenersi degli ecosistemi.

Nel biennio 2015/2016 la Sardegna, di suolo, ne ha perso 1/24. Oggi, ottobre 2017, viviamo un prolungarsi insolito della stagione estiva; ciò comporta l’aggravarsi di un morbo che ci attanaglia: la perdita di “memoria dell’acqua”. Fiumi tombati dal cemento, terreni tombati dal cemento, strade senza scoli adeguati tra un palazzo e l’altro. Tutto concorre a che l’acqua non scorra naturalmente e non sia assorbita.  Non vi sono alternative alla liberazione della terra il più estesa possibile, e alla libertà di azione di quell’acqua che, anche quest’anno, cadrà dal cielo e causerà allerte, drammi, rovine.

Il rapporto dell’Ispra 2017 sul consumo di suolo in Italia riporta che da novembre 2015 a maggio 2016 l’Italia ha consumato circa 5000 ettari di suolo, 30 al giorno, “come se in pochi mesi avessimo costruito 200.000 villette” con un dato demografico che si attesta sullo zero. Restringendo il campo il medesimo rapporto riporta per la Sardegna (24.090 km²) un consumo di 904 km² per il citato periodo 2015/2016, con un rapporto tra province che è il seguente (in  km²/percentuale regionale per il 2016):

1) Cagliari: 194/4,3%; 2)Carbonia-Iglesias: 61/4,0%; 3) Medio Campidano: 51/3,4%; 4) Nuoro: 117/3,0%; 5) Ogliastra: 49/2,6%; 6) Olbia-Tempio: 128/3,8%; 8) Oristano: 132/4,4%; Sassari: 173/4,1%.

La tensione consumistica è dunque la strada adeguata? È ugualmente adeguata un’urbanistica che non pianifica in base alla storia delle terre e delle acque ma sul guadagno di pochi? Quanto suolo è coperto e consumato inutilmente? Quanto è stato avvelenato e mai bonificato? Quanta economia invece si creerebbe intorno alle bonifiche, agli abbattimenti,  alla riqualificazione dell’esistente? All’adeguamento dei sottoservizi  che, spesso, non rispondono nemmeno agli standard di base quali il rispetto di pendenze, di carichi d’acqua ecc. Sul suolo si gioca la vera qualità della vita anche dei sardi.

Programma: Ore 10:00 – 10:40: Sardegna tra mito, realtà, narrazione – Introduce e Coordina Maria Antonietta Mongiu. Dialogano: Franco Masala Storico dell’architettura SardegnaSoprattutto Cagliari; Antioco Floris Docente di Linguaggi del Cinema, della Televisione e dei New Media Università di Cagliari; Nicolò Migheli Sociologo-Scrittore SardegnaSoprattutto Cagliari; Romano Cannas già Direttore Rai Sardegna. Ore 10:40 – 11:30: Suolo: ricchezza non rinnovabile – Introduce e Coordina Franco Masala. Dialogano: Chiara Rosnati Docente di Tecniche di Valutazione di Impatto Ambientale Università di Sassari; Tore Corveddu ex Segretario nazionale Cgil Chimici Lamas; Fausto Pani Geologo Cagliari SardegnaSoprattutto;  Massimo Dadea già assessore agli Affari Generali, Personale e Riforma della Regione Sardegna;  Manuela Pintus Sindaco di Arborea. Ore 11:30 – 12:30: Terra, Ambiente, Paesaggio: beni comuni in prestito da chi verrà dopo – Introduce e Coordina Nicolò Migheli. Dialogano: Angelo Aru Professore emerito Università di Cagliari; Michelina Masia,  Docente di Sociologia del diritto Dipartimento di Giurisprudenza Università di Cagliari; Tore Sanna  Vice presidente Federparchi Cagliari; Giaime Cabras Architetto Cagliari; Mauro Gargiulo  Ingegnere Responsabile regionale Energia Italia Nostra. Ore 12:30 – 13:20: Economia sostenibile a cemento  zero. Introduce e Coordina Fausto Pani. Dialogano: Sandro Roggio Architetto Sassari; Graziano Bullegas Presidente Italia Nostra Sardegna; Antonio Orgiana Sindaco di Orroli; Carla Medau Sindaco di Pula. Ore 13:30 15:00  Pausa pranzo. Ore 15:30 – 16:00: Simulazioni operative  Ambiente  Prospettive – Introduce e Coordina   Romano Cannas. Dialogano: Mauro Mura già Procuratore del Tribunale di Cagliari; Gian Domenico Pintus Generale Comandante militare della Sardegna Cagliari. Ore 16:00 – 17:00: Pianificazione tra città e campagna. Quali modelli? – Introduce e Coordina Franco Masala. Dialogano: Alan Batzella Architetto Cagliari; Laura Cadeddu Geologa Comitato No Megacentrale Guspini; Rossella Sanna Architetto  Imprenditrice Oristano; Italo Meloni Docente di Pianificazione dei trasporti Università di Cagliari. Ore 17:00 – 17:40: Urbanistica partecipata: futuro delle comunità – Introduce e Coordina Fausto Pani. Dialogano: Diego Loi Sindaco di Santu Lussurgiu Ovidio Loi Sindaco di Ula Tirso  Luigi Mastino Sindaco di Bosa;  Sergio Vacca Sindaco di Milis. Ore 17:40 – 18:20: Il PPR come riconoscimento del valore del territorio e dell’identità della Sardegna –Introduce e Coordina Nicola Migheli. Dialogano:  Gian Valerio Sanna già assessore regionale Enti locali, Finanze e Urbanistica; Salvatore Lai già assessore regionale Enti locali, Finanze e Urbanistica; Maria Antonietta Mongiu Presidente di Lamas, già assessore regionale Pubblica istruzione, Beni culturali, Informazione, Spettacolo e Sport. (da www.sardegnasoprattutto.com).

Da qualche tempo a questa parte alcuni volenterosi oristanesi stanno recuperando concreto interesse – non interessi!!! – per la storia della loro città e per alcuni suoi un tempo illustri residenti, finiti poi in un qualche nascosto ripostiglio della memoria collettiva. E i risultati iniziano a vedersi. Un importante esempio di questo sotterraneo lavoro è stato possibile apprezzarlo sabato scorso, quando nell’aula consiliare degli Scolopi Gigi Piredda, di professione assicuratore ma cultore della Oristano otto-novecentesca, ha presentato parte dei risultati di una sua ricerca, iniziata già alcuni anni or sono, sulla storia del monumento ad Eleonora e, più in generale, sull’Oristano “postunitaria”. In questo appuntamento storico-culturale, voluto dall’Amministrazione comunale, dopo i saluti del Sindaco Lutzu e dell’assessore alla cultura Sanna, e una breve presentazione di Antonella Casula, direttrice dell’Archivio comunale, il cui contributo a questa ricerca è stato fondamentale, Piredda ha presentato, in oltre un’ora di relazione, i principali esiti di un certosino vaglio di documenti svolto in diversi archivi sardi e del “continente”, evidenziando nel contempo tutti gli interrogativi rimasti ancora senza sicure risposte, possibili solo dopo ulteriori indagini ed approfondimenti. Per ciò che riguarda la statua, Piredda ha ripercorso tutto l’intricato iter burocratico-tecnico-realizzativo, iniziato nel 1860 sotto il giovane sindaco Francesco Enna-Floris e conclusosi il 22-24 maggio 1881 – sindaco in carica Giuseppe Corrias – con la inaugurazione ufficiale del monumento, per la quale furono indetti ben tre giorni di cerimonie e festeggiamenti. Diverse sono state le tappe di avvicinamento all’agognato risultato. Il primo concreto passo – ha ricordato Piredda – fu l’istituzione ad hoc, nel 1863, di un “Comitato dei dieci” (nove consiglieri comunali più il De Castro, presidente, il Parpaglia segretario e Corrias tesoriere), e con esso la redazione ad opera dello stesso De Castro di un documento-guida sul monumento e sul suo significato di ricordo, simbolo e speranza per la città e per la Sardegna. Insomma un recupero del passato in chiave simbolica per guardare ad un luminoso futuro. Importantissima fu poi la campagna di pubblicizzazione e di raccolta fondi in particolare attraverso ripetuti interventi sulla stampa dell’epoca, che portò già nel 1864 alla disponibilità di una somma ritenuta sufficiente per una statua tre volte più grande di una figura al naturale (almeno 10000 lire). Determinanti però per la riuscita dell’impresa furono la nascita a Cagliari e poi anche in molti altri centri sardi e della stessa penisola di comitati ad hoc, spesso promossi e costituiti da donne, nonché la promozione attraverso diverse accademie (nel senso di “esibizioni”), a cui poi fece seguito anche l’istituzione di una vera e propria lotteria con 40000 biglietti messi in vendita a una lira ciascuno e ben 711 premi, tutti offerti da privati ed enti. Grazie a tutto questo lavoro promozionale furono raccolte almeno 33000 lire. Nel 1870 finalmente venne costituito un comitato tecnico-artistico, o giurì, formato da cinque membri tra cui il canonico e illustre archeologo e storico Giovanni Spano, il noto pittore cagliaritano Antonio Caboni, l’ingegner Pietrasanta e l’architetto Giovanni Turco, per la redazione del bando concorsuale sulle caratteristiche del monumento e per la valutazione dei progetti. Il concorso venne poi vinto dalla proposta dello scultore toscano prof. Ulisse Cambi, che prevalse su altre otto ipotesi, quasi tutte peraltro giudicate non aderenti allo spirito della richiesta. La statua venne ultimata nel 1874. Il lavoro di sbozzatura fu realizzato dallo studio del marmista carrarese Tommaso Lazzarini, mentre Cambi lavorò alla rifinitura ed ai particolari dell’opera. Per quanto riguarda invece il basamento, pagato stavolta interamente dal Comune (oltre 12000 lire), fu disegnato dall’architetto e scultore fiorentino prof. Mariano Falcini e realizzato dal laboratorio del marmista Oreste Sandrini. Nel 1875 l’opera venne trasportata da Livorno a Cagliari, con una imbarcazione a vela messa gratuitamente a disposizione dalla famosa Compagnia Rubattino e poi da Cagliari ad Oristano in treno, con tanto di manifestazioni ufficiali di accoglienza presso la stazione ferroviaria di piazza Ungheria. Tuttavia trascorsero ben sei anni tra la consegna del monumento e la sua collocazione definitiva. Anni attraversati da oggettive difficoltà economiche del Comune e della città, colpita da una gravissima carestia in seguito ad una serie di annate siccitose, e però anche da accanite dispute sulla scelta del sito dove posizionare l’opera. Alla fine fu proprio il sindaco Corrias a prendere in mano la situazione, scegliendo piazza Eleonora, allora piazza della città, proprio di fronte alle finestre del suo palazzo, da poco ultimato.

Ma ciò su cui Piredda ha particolarmente insistito, sono state le vicende istituzionali ed umane e le peculiarità dei personaggi che hanno voluto e realizzato quest’opera, nonché il significato “politico” della stessa, che, come testimoniano inequivocabilmente le carte, smentendo tante dicerie e pseudo-interpretazioni, non è la rappresentazione di altro soggetto (l’Italia), bensì l’idealizzazione artistica di Eleonora vista come donna, regina, legislatrice e guerriera: un simbolo dunque. Un simbolo fra l’altro tutto laico, come laici, “liberali”, o, se vogliamo, “giobertiani”, furono i politici e gli amministratori che la vollero, in una Oristano dove la Chiesa conservatrice allora – come anche dopo! – e seppur proprio in quegli anni (1860 – 1871) senza arcivescovo, “contava” molto. Piredda ha così ricordato l’illustre figura del Canonico De Castro, di cui peraltro quest’anno ricorre il bicentenario della nascita, trascorso ovviamente e secondo la migliore tradizione della città candidatasi a capitale della cultura (!!!) nel silenzio più assordante!!! E ha ricordato i due grandi sindaci Enna-Floris e Corrias, che al De Castro furono molto vicini sia intellettualmente sia politicamente, portando avanti l’idea di una città ambiziosa e proiettata nel futuro, come risulta sia da tutta una serie di importanti realizzazioni e progetti proprio di quel periodo, sia anche dalle proposte di espansione urbana verso il mare da parte di un’altra illustre figura, anch’essa quasi dimenticata, che visse e lavorò in città proprio in quei decenni: l’urbanista e garibaldino cremonese Pietro Cadolini, Piredda ha poi dedicato la parte conclusiva della sua relazione agli interrogativi ancora senza risposta relativi al monumento. Ne sottolineo tre: l’orientamento della statua; la particolare posizione del braccio destro di Eleonora con l’indice orientato verso l’alto; gli stemmi inseriti nel basamento del monumento. Non si può dunque non auspicare una prosecuzione di questi studi e, magari, un’adeguata pubblicazione degli stessi, proprio nell’ottica della riscoperta della città innanzitutto da parte di chi la abita ma dovrebbe anche “viverla”. (Adriano Sitzia, appunti oristanesi.wordpress.com).

L’associazione culturale “Fotografica AssoPhoto”, in collaborazione con la amministrazione comunale di Oristano, ha organizzato, dal 14 al 20 ottobre, presso il teatro San Martino, una mostra fotografica di Eleonora Coccolone, da titolo: “La Ginnastica Artistica del Gruppo Sportivo De Castro”. La mostra si inserisce in una serie di lavori sulle società sportive Oristanesi realizzati dai soci dell’associazione, uno dei quali, relativo al Rugby, è già stato esposto nel mese di aprile presso la libreria “Librid”, in piazza Eleonora. L’inaugurazione della mostra fotografica di Eleonora Coccolone è prevista per il 14 ottobre, alle 19.

Una “leggina”per consentire ai comuni mai entrati nel sistema Abbanoa, di continuare a starne fuori. Massima disponibilità a portarla in aula con procedura d’urgenza è stata data dal presidente del consiglio regionale, Gianfranco Ganau, e dai capigruppo, che hanno incontrato una delegazione dei 29 sindaci coinvolti. A loro pochi giorni fa l’Egas (Ente di governo dell’acqua) ha fatto sapere che le condizioni per restare autonomi non esistono più, ma i primi cittadini sostengono invece di rientrare “…all’interno dei criteri previsti come deroghe per non essere assorbiti da Abbanoa”.  I 29 comuni sono Aggius, Anela, Arzana, Bessude, Bonarcado, Bottida, Bultei, Burcei, Burgos, Capoterra, Cheremule, Esporlatu, Fluminimaggiore, Gadoni, Lotzorai, Modolo, Nuxis, Olzai, Paulilatino, Perfugas, San Vero Milis, Sant’Anna Aresi, Santu Lussurgiu, Serramanna, Seui, Tertenia, Teulada, Villagrande Strisali e Villasimius. La leggina sarà presentata, molto probabilmente, subito dopo l’approvazione della riforma della rete ospedaliera sotto forma di emendamento alla legge 4 sull’istituzione di Abbanoa, che prevede l’ingresso obbligatorio dei Comuni. “Lasciare i 29 fuori sarà il primo obiettivo del provvedimento, c’è la massima urgenza visto che il 20 novembre scadono i termini per fare ricorso al Tar sulla delibera dell’Egas”, ha spiegato alla fine del vertice il consigliere regionale di Psd’Az-La-Base e sindaco di Paulilatino, Domenico Gallus, che del Gasi (Gestioni autonome servizio idrico), al quale i 29 aderiscono, è anche portavoce. Prima della riunione i sindaci con le fasce tricolori hanno improvvisato un sit-in sotto il palazzo del Consiglio regionale a sostegno della loro vertenza.

La Regione cede le proprie quote azionarie detenute in Sardaleasing attraverso la Sfirs. Così risulta dal piano di riordino delle partecipate, presentato dal governatore Francesco Pigliaru la scorsa settimana, e col quale entro la fine del 2018 si arriverà a un taglio di 73 società su 91. Tra le alienazioni previste sempre in campo finanziario c’è anche il pacchetto azionario nella Banca di Credito Cooperativo di Arborea per il tramite di Laore, l’agenzia regionale per lo sviluppo in agricoltura. Stesso schema per altre ventiquattro partecipate. Con questo riassetto la Giunta cede le quote considerate “non indispensabili” in modo da liberare risorse da reinvestire: il risparmio quantificato è di 9,5 milioni, quando il piano di riordino entrerà a regime tra quattordici mesi e si dovrebbero concludere pure le 42 procedure di liquidazione avviate su altrettante società (qui l’elenco). In Sardaleasing, la finanziaria del Banco di Sardegna capeggiata dalla Bper dopo che l’istituto di credito emiliano ha acquisito la maggioranza di quello isolano, la Sfirs detiene l’1,63 per cento. La cessione va ancora ratificata formalmente e solo allora si conosceranno le modalità con cui l’azionariato passerà di mano. Stesso discorso per la Banca di Arborea. Sempre attraverso la Sfirs, la Regione e l’assessorato alla Programmazione controllano anche queste nove partecipazioni azionarie che verranno ugualmente cedute entro il 2018: Im innovative materials srl (sede a Sestu); Consorzio Prokemia (settore biomedico); Marina Villasimius srl (gestione porto turistico); Marine Oristanesi srl (Torregrande); Sarda Factoring spa (crediti commerciali); Logistica mediterranea spa (conosciuta anche come Tirso Trasporti, sede a Elmas); Agricola mediterranea spa (settore vivaistico, sede a Uta)); Ondulor srl (imballaggi, sede a Oristano); Parco Genos scarl (Parco genetico dell’Ogliastra, sede a Perdasdefogu). Tre pacchetti societari verranno alienati per il tramite dell’assessorato all’Industria. Sono il Consorzio Ausi (l’università di Cagliari decentrata nel Sulcis) più la Crystal research corporation srl e la Sarda basalti srl, entrambe del settore minerario e infatti risultano controllate a loro volta dalla Progemisa in liquidazione. L’Agris, l’agenzia regionale per la ricerca in agricoltura, non sarà più azionista in sette partecipate: Società cooperativa Arborea; Cantina sociale Dorgali; L’Armentizia Modena; Allevatori di Mores; Lacesa; Società ippica Cagliari srl; Società ippica sassarese srl; infine per il tramite di Sardegna Ricerche la Regione aliena le proprie quote nel Gal Logudoro Goceano (Gruppo di azione locale), nel Cdcr Ict scarl (distretto tecnologico) e nella Tnc srl. Queste le diciotto società regionali che vengono mantenute. Sui trasporti, Arst e la collegata Centralabs (Centro competenza) più Sogeal (aeroporto Alghero), Sogaer (scalo di Cagliari) e Geasar (società di gestione a Olbia). In capo alla Programmazione le spa Sfirs (la finanziaria della Regione) e Sotacarbo (Sviluppo tecnologhie da combustibili fossili). Ai Lavori pubblici Abbanoa, all’assessorato al Lavoro l’Insar (politiche attive per l’occupazione). Agli Affari generali Janna scrl (cavi di fibra ottica) e Sardegna.it (supporto allo sviluppo del sistema informativo). All’Industria la Carbosulcis (socio unico della miniera di Monte Sinni) e Igea (bonifiche siti minerari). All’assessorato all’Agricoltura, sempre attraverso l’Agris, il Ccba (Centro di conservazione biodiversità animale). Con Sardegna Ricerche, Porto Conte srl (ricerca e sviluppo nelle tecnologie alimentari e biotecnologie applicate), Pula Servizi srl (organizzazione e gestione in materia ambientale) e il Centro di ricerca Crs4 con la collegata Dass scarl (Distretto aerospaziale della Sardegna). (da www.sardiniapost.it).

 

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