Feb 11

Gian Valerio Sanna si dimette dal Consorzio UNO: “L’Università non è merce di scambio”.

Gian Valerio Sanna ha rassegnato, ieri, le dimissioni dalla presidenza del Consiglio di Amministrazione del Consorzio UNO di Oristano.

Consorzio nato con l’obiettivo di favorire lo sviluppo sociale, economico e culturale dell’Oristanese, attraverso l’istituzione e la gestione di una sede universitaria degli Atenei di Cagliari e di Sassari, e con lo Scopo statutario della promozione e la diffusione della cultura universitaria nell’area oristanese, con particolare riguardo alle tematiche attinenti i beni culturali, il turismo e l’industria agroalimentare.

Ma cosa è accaduto? Cosa ha portato il presidente del Consiglio di Amministrazione del Consorzio a rassegnare le dimissioni?

Gian Valerio Sanna spiega, in sintesi, in questa breve lettera indirizzata al Consorzio UNO, il perché della sua decisione:

“In relazione ai contenuti portati all’attenzione del Consiglio di Amministrazione e dei convocati rappresentanti provinciali delle istituzioni Regionali, nella riunione del 10.02.2023, rassegno le dimissioni dalla carica di Presidente del Consiglio di Amministrazione del Consorzio, in segno di protesta e di contrarietà alla linea e alle decisioni che l’Amministrazione Regionale, tramite l’Assessorato competente, va adottando per limitare e rendere minimali i ruoli ed i poteri dei Consorzi Territoriali, nati per il sostegno e la gestione dell’esperienza di Università diffusa sul territorio.

Dichiaro che tali orientamenti ledono il diritto del territorio oristanese e di Oristano a vedere attuato un rapporto sinergico fra studi universitari ed attività economiche territoriali, e sono tali da eliminare gli indispensabili controlli pubblici sulle risorse finanziate e favorire in tal modo una dipendenza dell’alta formazione dalle sole logiche delle carriere universitarie.

Ringrazio i dipendenti, il Consiglio di Amministrazione tutto e la Direzione per la fiducia e collaborazione sempre a me riservata nell’esercizio delle funzioni”.

Fin qui la lettera di dimissioni di Gian Valerio Sanna, che oggi, sulla sua pagina Facebook, ha voluto approfondire l’argomento con una riflessione dal titolo abbastanza significativo: “L’Università ad Oristano non è merce di scambio”.

“Dopo mesi di inutili tentativi per essere ricevuti dall’Assessore, e dopo innumerevoli interventi sulla struttura amministrativa perché si evitassero provvedimenti e atteggiamenti che minassero in maniera seria e perfino irreparabile la prospettiva dell’Università diffusa in Sardegna e, nello specifico, il ruolo e la funzione del Consorzio Uno di Oristano, ho preso la decisione di non restare più spettatore inerme dello smantellamento di quella realtà universitaria Oristanese, a cui ho decisamente contribuito per la sua nascita.

Perciò lascio la Presidenza del Consorzio UNO, e mi auguro che la classe politica e dirigente di Oristano possa provare a difendere una delle ultime realtà che dona lustro ed economia al nostro territorio, perché appartiene a loro il compito di farlo.

L’università diffusa in Sardegna è nata per dare risposte e prospettive di futuro, soprattutto alle zone interne dell’isola, affinché l’alta formazione fosse strumento di facilitazione e di propulsione per la nascita di nuova impresa e di nuova occupazione.

L’Università di Oristano e Nuoro sono la risposta dello Stato al degrado e alle difficoltà delle zone interne della Sardegna e i corsi attivati sono, e devono restare, il risultato di una mediazione del bisogno territoriale con l’ambizione di una formazione alta e competitiva.

Invece che cosa è accaduto? Appena il “gioiellino” è stato con cura e fatica strutturato e fatto crescere dai territori, il potere pubblico regionale si è incaricato di piegarlo alle solite scorribande clientelari nei luoghi elettorali dei politici di turno. Più recentemente sono state oggetto anche delle pulsioni nepotistiche e di carriera delle Università della Sardegna, come dimostra il recente finanziamento del medesimo corso, già attivo da anni ad Oristano, anche a Tempio Pausania con una borsa di 300 mila euro.

A chi giova disperdere le energie e duplicare, alla mercé del clientelismo di bassa macelleria, i corsi che già stanno preparando con successo i giovani universitari? Perché il Magnifico rettore non pone un freno alla dispersione delle energie didattiche sul territorio regionale, in nome della qualità e della competitività di ciò che già è in essere con i migliori risultati? Le localizzazioni parlano da sole e si intrecciano con la volontà abbastanza evidente, di eliminare i controlli pubblici sulle ingenti risorse che la Regione finanzia alle università, facendo fuori i Consorzi di gestione, trasformandoli in passacarte per toglierli poteri e funzioni, e così indebolendo, fino a spezzare, quel legame tra la formazione universitaria e il sistema produttivo.

L’Assessore competente non si è accorto, a suo dire, che nel collegato alla finanziaria di quest’anno è stato collocato un articolo che sembra la lapide cimiteriale dei Consorzi e degli enti gestori della università diffusa e che consegnerà l’Università di Oristano a una progressiva e inesorabile marginalizzazione, fino alla consunzione.

I finanziamenti alle Università dunque, aumenteranno ancora, sommando al Fondo unico ordinario per le università (già dotato di svariate decine di milioni di euro) anche quello destinato alle esperienze diffuse nel territorio, marginalizzando ogni esperienza di emancipazione sociale ed economica dei territori più deboli e sofferenti.

No, non sarò io il Presidente che prenderà atto di questa condizione e di questo epilogo. Per molti anni ho fatto da scudo a continui e molteplici tentativi di distruzione, sudando ogni anno per portare a casa le risorse necessarie e garantire gli studi nel migliore modo possibile. Abbiamo chiesto e proposto una legge specifica in grado di commisurare i finanziamenti accordati alla qualità dei risultati e alla performance nell’uso delle risorse pubbliche. Abbiamo operato con serietà, rigore e volontà per meritare rispetto ed oggi otteniamo solo umiliazioni e disattenzioni.

Il Consorzio UNO è un consorzio volontario per mia precisa scelta e non è stato speso, in oltre 25 anni, un solo euro per remunerare o riconoscere indennità agli amministratori. Ha pensato bene questa disastrosa classe dirigente dei tempi nostri, di castigare anche le buone pratiche per favorire le carriere di coloro che preferiscono intrecciare solidarietà fra poteri, qualche volta perfino senza alcuna trasparenza, invece che esaltare la ricerca, premiare lo studio e la buona performance della spesa pubblica.

Oggi, con queste ultime trovate dell’Amministrazione Regionale, un corso di studi di circa 50 ore costa all’erario regionale poco più di 10 mila euro. Nel 2018 lo stesso corso, totalmente sotto la responsabilità del Consorzio, costava 5600 euro. A voi ogni considerazione!

La Regione è in mano a questa classe politica, a queste Università intrise di interessi di carriera e a un manipolo di burocrati che delle debolezze della funzione politica se ne approfittano, per non prendersi mai nessuna responsabilità, propinando soluzioni e complicazioni in grado di distruggere perfino le conquiste che la stessa politica ha posto in essere negli anni.

Ne dovranno rispondere alle centinaia di famiglie che sperano negli studi e nella qualità degli studi dei propri figli, che hanno scelto queste università spesso per ragioni economiche e per fronteggiare le difficoltà che incombono sui redditi di tanti lavoratori.

Rassegno le dimissioni per queste ragioni, ma anche perché sento di non possedere più, da solo, la forza di una persuasione di fronte a tanta disattenzione e superficialità.

Ho detto tutto questo di fronte ai responsabili degli enti che sostengono il Consorzio di Oristano, che mi hanno sempre sostenuto e che ringrazio ancora. Ho chiamato anche i rappresentanti nelle istituzioni regionali della Provincia perché adesso, se ne saranno capaci, sono loro che devono saper determinare una inversione di tendenza senza alibi e rispondere pubblicamente delle loro azioni”. (Gian Valerio Sanna).

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