Mag 16

La Sardegna non pensa al futuro e scambia la Fase 2 con la Fase zero.

Da un estremo all’altro, dalla clausura al liberi tutti: è forse questo il mondo che ci attende? Per due mesi la Sardegna ha chiuso porti e aeroporti, consentendo la partenza e l’arrivo ad un numero così esiguo di persone che per ritrovare un caso simile dovremmo tornare indietro probabilmente di secoli.

Poi improvvisamente la Giunta Solinas pensa di far arrivare da giugno a settembre due milioni di turisti, al ritmo di 25 mila sbarchi al giorno (fonte la Nuova Sardegna di ieri): è credibile tutto ciò, soprattutto alla luce del fatto che ogni ipotesi di controllo sanitario si scontra con ostacoli che sembrano insormontabili?

Nella nostra isola si fanno pochi tamponi e sulla credibilità delle altre modalità di controllo il commissario straordinario per l’emergenza Domenico Arcuri oggi al Corriere della Sera è stato lapidario: “Vanno evitati il più possibile i cosiddetti test rapidi”. Proprio quelli cui sta pensando la Regione Sardegna per accogliere in poco meno di tre mesi (lo ripeto) due milioni di persone.

Anche perché se solo il 5 per cento di questi due milioni di turisti risultasse positivo al test rapido, dove dovrebbe fare immediatamente il successivo tampone? Parliamo di centomila tamponi da fare in tre mesi, al ritmo di oltre 1200 al giorno: la Sardegna è preparata a questa sfida? Al momento non sembrerebbe. Oppure chi risulta positivo al test sierologico riprende il primo aereo e lascia subito l’isola? Oppure basterà tracciarlo con una app che (lo ricordiamo) al momento non esiste?

Domande senza risposta. Ma ormai è una smania a riaprire, a tornare, anche solo fittiziamente, ad una normalità perduta.

Ed ecco che scoppia la polemica riguardante le spiagge, e in Sardegna non è cosa da poco, posto che solo il 20 per cento dei nostri litorali è affidato in concessione. In ballo quindi non c’è solo l’industria delle vacanze ma anche la nostra salute mentale (abbiamo bisogno di uscire di casa, di vedere nostri simili). L’Inail diffonde delle linee guida che mal si conciliano con una quotidianità che il virus ha spazzato via. Ma l’opinione pubblica insorge e la politica, spaventata, dove può fa marcia indietro rispetto a semplici ipotesi sulle quali prima o poi bisognerà iniziare a ragionare. Ma ragionare inizia ad essere difficile, come se la colpa di tutto fosse dell’Inail e non del virus.

Il problema spiagge al momento resta irrisolto: come impedire che nei nostri litorali ci sia un assembramento continuo e pericoloso? Chi pone problemi e abbozza soluzioni viene additato come nemico. La realtà viene negata, il virus rimosso.

L’economia ha le sue ragioni e le fa sentire a voce alta. Il presidente Solinas trova la scappatoia, inverte l’onere della prova e sfida i sindaci a chiudere negozi e servizi laddove lui decide di riaprirli tutti. In realtà, Solinas non si contrappone solo ai primi cittadini, ma anche ai prefetti che hanno detto chiaramente che quell’indice rt non calcolabile non è segno di sicurezza ma al contrario, di incertezza.

E intanto, costretti freneticamente a parlare di ciò che ci attende nei prossimi giorni, abbiamo smesso di parlare di ciò che avverrà nei prossimi mesi e nei prossimi anni.
La Sardegna non deve provare a ritrovare certezze perdute per sempre, ma deve progettare adesso il suo futuro.

Deve modificare radicalmente la sua organizzazione sanitaria e il suo modo di affrontare il tema delle povertà.

Deve rivedere la propria organizzazione scolastica e il modo in cui le pubbliche amministrazioni saranno chiamate a rispondere ai cittadini.

Deve ripensare la sua mobilità, non solo da e per l’isola, ma anche all’interno dell’isola.
Sono esigenze ineludibili che se non affrontare con la massima rapidità rischieranno in autunno di travolgerci.

Perché la Fase 2 è soltanto un passaggio verso la Fase 3, quella cioè del cambiamento stabile, dell’innovazione, della sfida al virus accettata e combattuta con armi nuove.

La Fase 2 in Sardegna sta invece assomigliando drammaticamente ad un ritorno improbabile alla Fase 0, a una impossibile regressione a un mondo pre-Covid.

E di tutti gli errori che possiamo fare, forse questo è il peggiore. (Vito Biolchini, www.vitobiolchini.it).

Sono 1.352 i casi di positività al virus Covid-19 accertati in Sardegna dall’inizio dell’emergenza (ieri ne erano stati conteggiati 1.348). È quanto rilevato dall’Unità di crisi regionale nell’ultimo aggiornamento. In totale nell’Isola sono stati eseguiti 41.257 test. I pazienti ricoverati in ospedale sono in tutto 85, di cui 10 in terapia intensiva, mentre 330 sono le persone in isolamento domiciliare. Il dato progressivo dei casi positivi comprende 719 pazienti guariti (+44 rispetto al dato precedente), più altri 93 guariti clinicamente. Non si registrano nuovi decessi (complessivamente 125). Sul territorio, dei 1.352 casi positivi complessivamente accertati, 247 sono stati registrati nella Città Metropolitana di Cagliari (+1 rispetto all’ultimo aggiornamento), 97 nel Sud Sardegna, 58 a Oristano, 79 (+1) a Nuoro, 871 (+2) a Sassari.

“Esprimo piena solidarietà ai giornalisti, ai dipendenti e ai collaboratori dell’Agenzia Ansa in sciopero per i piani di ridimensionamento annunciati dall’azienda. È a rischio il posto lavoro di straordinari interpreti di principi cardine della democrazia come la libera informazione e il pluralismo. In queste settimane si è capito ancora di più quanto l’informazione di qualità affidata a professionisti sia importante e sia un valore da difendere”. Lo ha detto il sindaco di Oristano, Andrea Lutzu, che ricorda come “…la principale agenzia di stampa italiana sia nata proprio per assicurare quei presidi di libertà che oggi sono messi in pericolo dagli annunciati licenziamenti. In un momento di grave crisi sociale, come quello che stiamo vivendo a causa della emergenza sanitaria da Coronavirus, suscita grande preoccupazione che sia a rischio anche uno dei principali pilastri del sistema informativo nazionale”.

Lascia un commento

Your email address will not be published.