Feb 06

Il 70° Festival di San Remo ha già un vincitore: Paolo Palumbo.

Non lo nego, sono tra le tante persone, o perlomeno credo, che ieri si sono commosse ascoltando le parole di Paolo Palumbo sul palco del Festival di Sanremo.

Paolo Palumbo, oristanese di 22 anni, da quattro anni malato di Sla (sclerosi laterale amiotrofica), ieri ha dato voce a quanti lottano contro una malattia degenerativa che “imprigiona” il corpo.

Le conseguenze di questa malattia sono la perdita progressiva e irreversibile della normale capacità di deglutizione (disfagia), dell’articolazione della parola (disartria) e del controllo dei muscoli scheletrici, con una paralisi che può avere un’estensione variabile, fino ad arrivare alla compromissione dei muscoli.

A Paolo Palumbo la Sla ha imprigionato il corpo ma non la mente, e ieri ha avuto la grande occasione di dimostrarlo davanti a milioni di persone.

Paolo aveva presentato a “Sanremo Giovani” il brano da lui scritto “Io sto con Paolo”, scartato per la kermesse canora e poi ripescato da Amadeus come ospite.

“La mia non è la storia di un ragazzo sfortunato, ma di un ragazzo che non si è arreso – è il messaggio che Paolo ha lanciato con la voce metallica del sistema con cui comunica con il resto del mondo grazie al movimento degli occhi -. I limiti sono solo dentro di noi. Ricordate che il tempo che abbiamo a disposizione è poco ed è nella mente che ristagnano le disabilità più gravi”.

Mentre il computer elaborava il pensiero di Paolo, tutto l’Ariston ha ascoltato in silenzio, con Amadeus visibilmente commosso. Alla fine del discorso, le lacrime di chi era a casa davanti alla tv e di chi era presente in sala si sono confuse con la standing ovation che l’Ariston ha  tributato a Paolo Palumbo, il vero vincitore del 70° Festival di San Remo.

La bella “performance” di Paolo non merita di rimanere una semplice passerella mediatica,  per quanto importante possa essere stata. La Sla e tante altre gravi malattie che colpiscono le persone stravolgendole la vita meritano una maggiore presa di coscienza e un profondo  interesse da parte di chi dovrebbe garantire ai cittadini una sanità a tutto tondo. Putroppo così non è, perchè è ormai risaputo di quanto scarse siano le risorse dedicate alla ricerca. La testimonianza di Paolo non deve, quindi, rimanere fine a se stessa ma spingere tutti a una maggiore consapevolezza. I cittadini attraverso volontariato e donazioni fanno il loro, sarebbe ora che anche chi ci governa facesse il suo, anche a telecamere spente.

I vescovi sardi si sono dati appuntamento nella frazione oristanese di Donigala Fenughedu per un’intensa “due giorni” di lavori. La prima giornata, il 4 febbraio, è stata dedicata ai lavori interni della Conferenza. La seconda, il 5 febbraio, è stata riservata all’incontro con tutti i Consigli presbiterali delle 10 diocesi sarde. Essendo quella del 4 la prima riunione ordinaria, dopo quella straordinaria del 14 gennaio in cui è stata eletta la nuova presidenza, il nuovo presidente, Monsignor Antonello Mura, ha tracciato alcune linee d’impegno per il prossimo futuro. “La Conferenza – ha detto Monsignor Mura – ha sempre svolto una notevole mole di lavoro sui diversi fronti della pastorale interna alla Chiesa e su temi di natura più generale e sociale. Tuttavia non sempre tale lavoro ha sufficiente risonanza sia a livello di mass-media, sia all’interno stesso della comunità ecclesiale. Quello della comunicazione – ha aggiunto – è un aspetto cruciale del nostro servizio episcopale”. Strumento importante di tale comunicazione sarà sia la diffusione degli ordini del giorno della Conferenza, sia la predisposizione di un calendario annuale delle diverse attività sia unitarie, sia di settore. Sarà cura della Ces, ancora, individuare e affrontare temi di particolare interesse e attualità, per suscitare dibattito e coinvolgimento anche sul piano sociale, quali il ruolo dei cattolici nella vita pubblica, la questione ecologica, lo spopolamento delle zone interne dell’Isola, i trasporti, l’insularità, ecc. Tuttavia – ed è la sottolineatura fatta da diversi altri interventi – la comunicazione non può essere solo quella che passa attraverso i mass media. Occorre anche potenziare i canali di trasmissione interni alla comunità ecclesiale. Condizione preliminare per dare più efficacia al proprio servizio – hanno concordato i vescovi – è potenziare le proprie occasioni di scambio, di studio e di progettazione tra vescovi, anche riducendo il numero delle riunioni, ma prolungandone la durata e ottimizzandone le procedure. Non sfugge ai vescovi anche il bisogno di intensificare la fraternità episcopale. Potrà rispondere a tale esigenza sia la modalità degli incontri ordinari, sia la pratica degli esercizi spirituali fatti insieme. Altro punto all’ordine del giorno della riunione, è stato quello relativo ai padrini e madrine nei sacramenti del Battesimo e della Cresima. Sul tema la Ces, nel 2016, emanò degli orientamenti, sulla base dei quali i singoli vescovi dettarono le proprie linee. Essendo prerogativa di ogni vescovo offrire indicazioni per la propria diocesi, la Conferenza ritiene opportuno riavviare un’ampia consultazione nelle diocesi, coinvolgendo anche l’ufficio catechistico regionale, per verificare il livello di attuazione degli indirizzi emanati da ciascun vescovo sulla scorta degli orientamenti della Ces ed individuare eventuali adattamenti e miglioramenti da adottare per il futuro.

“Oristano mi è sempre stata vicina anche nelle competizioni internazionali e il titolo di ambasciatore dello sport della mia città mi riempie di orgoglio”. E’ il commento del canottiere oristanese, Stefano Oppo, vice campione del mondo e Atleta dell’anno 2019, al riconoscimento che gli verrà consegnato dal sindaco Andrea Lutzu, sabato 8 febbraio, a Oristano, nel corso della cerimonia di chiusura della manifestazione “Oristano Città europea dello Sport”, in programma alle 18, al Palazzetto dello Sport di Sa Rodia. “Spero che la manifestazione possa dare ancora nuovo slancio a tutto il panorama sportivo oristanese e anche a quello di tutta la Sardegna”, ha aggiunto Oppo, ricordando che attualmente è in ritiro a Sabaudia con la nazionale per prepararsi a una stagione remiera, quella del 2020, che avrà il suo culmine a fine luglio alle Olimpiadi di Tokio.

4 comments

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    • Enrico on 6 febbraio 2020 at 15:01
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    Amadeus lo ha presentato dicendo che Paolo Palumbo è di Nuoro. Non ha detto che è di Oristano.

    • Vittorio on 6 febbraio 2020 at 15:10
    • Rispondi

    Non so se Amadeus abbia menzionato Nuoro o meno, ma che abbia citato anche Oristano ne sono certo. La cosa comunque credo che possa importare relativamente.

    • Gianluca on 7 febbraio 2020 at 8:43
    • Rispondi

    Paolo è stato grandissimo!

    • Maurizio on 7 febbraio 2020 at 11:08
    • Rispondi

    Spero anch’io che la cosa non rimanga fine a se stessa, anche se con i politici che ci ritroviamo la vedo in salita.

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