Gen 09

Procura di Oristano: l’inesistente maggioranza del PdS. “Procura prima arresta poi parla”.

Prosegue la personalissima battaglia di Paolo Maninchedda, leader del Partito dei Sardi, nei confronti della Procura della Repubblica di Oristano. Ecco quanto sostiene Maninchedda in questa puntata:

“Continuiamo nella nostra analisi dell’ordinanza di custodia cautelare della procura di Oristano, accompagnata a ottobre dello scorso anno da una conferenza stampa dei vertici della procura e della Polizia Giudiziaria. Continuiamo per evitare che su questa vicenda cada l’inerzia della quotidianità, che tutto travolge, tutto fa dimenticare e tutto confonde.

Sotto la rubrica «La composizione delle commissioni di esame dei due concorsi», il Gip cita (in modo curioso, perché intermittente, giacché per altri concorsi aveva citato altra normativa) il Dpr 220/2001 che prevede che un componente della Commissione di concorso sia nominato dal Collegio di direzione dell’ospedale e uno dal Direttore generale.

A proposito della nomina da parte del Collegio di Direzione, alle pagine 51 e 52 dell’Ordinanza, due medici, che chiameremo MEDICO 1 e MEDICO 2 dichiarano: MEDICO 1: «Ricordo che io e MEDICO 2 avevamo intenzione di rompere gli schemi dettati dai colleghi apparentati da uno stesso vincolo di appartenenza politica (sottolineato dal Gip) …omissis… ma non vi è stata minimamente la possibilità… in quanto i nominativi dei commissari da nominare erano in pratica già prescelti»; MEDICO 2: «I nomi erano già decisi ancora prima della riunione e loro avevano la maggioranza nel collegio, in pratica solo io e MEDICO 1 abbiamo tentato di rompere gli schemi per far nominare persone non legate al Partito dei Sardi. Sinceramente, sapevamo da subito che non saremo riusciti a portare avanti la nostra proposta, in quanto eravamo in minoranza rispetto ai restanti componenti del collegio che in buona parte sono legati tutti allo stesso partito politico ossia al Partito dei Sardi».

Sarebbe stato lecito chiedere in base a quali evidenze i due avessero classificato politicamente i loro colleghi, ma non è dato saperlo.

Tuttavia, con un po’ di fatica, ho ricostruito la composizione del Collegio di Direzione del tempo e vi ho individuato coloro che vengono dichiarati dall’inchiesta, a torto o a ragione, o militanti del Partito dei Sardi o simpatizzanti. Ad ogni nome affianco un Sì nel caso di vicinanza o militanza nel Partito dei Sardi reale o comunque addebitata dalla Procura (addebito che sarebbe da approfondire, ma sarebbe lungo farlo), e un No in caso contrario: 1. Dipartimento dei Servizi, dott. G. Tolu (No); 2. Dipartimento di Prevenzione, dott. G. Fadda (No); 3. Dipartimento di Medicina, dott. A. Pinna (Sì); 4. Dipartimento di Chirurgia, dott. A. Succu (Sì); 5. Dipartimento Dea, dott. S. Manca (No); 6. Direttore dei Presidi Ospedalieri, dott. N. Orrù (No); 7. Direttore Distretto di Oristano, dott. A. Delabona, (No); 8. Direttore del Distretto Ghilarza Bosa, dott. F. Pes (No); 9. Direttore Distretto di Ales Terralba, dott. P. Figus (No); 10. Direttore Professioni Sanitarie, dott. G. Piras (Sì?); 11. Direttore Servizi socio-sanitari, dott. G. Pitzalis (No); 12. Direttore Sanitario, dott. G. Mastinu (sì); 13. Direttore Amministrativo, dott. L. Oppo (No); 14. Commissario, dott.ssa M.G. Porcu (Sì).

Nove membri non prossimi o militanti nel Partito dei Sardi contro cinque (quattro). Non vi era dunque alcuna maggioranza legata a militanze politiche reali o addebitate.

Ad altra puntata, poi, l’evidenza che anche i medici militanti o simpatizzanti del Partito dei Sardi arrivarono alla riunione con proposte differenti, cioè il contrario dei nomi “già decisi prima della riunione”. (Paolo Maninchedda, www.sardegnaeliberta.it).

“Intanto, nei giorni scorsi, sono state depositate le motivazioni della sentenza del tribunale del riesame di Cagliari che ha annullato la sospensione di un anno dalle funzioni comminata dal Gip di Oristano alla dott.ssa Maria Giovanna Porcu nell’ambito dell’inchiesta Ippocrate.
È una severa e argomentata lezione in punta di diritto su alcuni aspetti dell’inchiesta di cui non trovate alcuna traccia sui giornali sardi (ormai avviati ad essere letti in 90 secondi netti).
La Procura loquace di Oristano, quella delle conferenze stampa con parate di divise e telecamere, dovrebbe, con gesto nobile, fare ora una conferenza stampa dando conto al popolo (al cui plauso tiene tanto) non solo delle sue accuse, da dimostrare, ma anche del vaglio delle sue azioni da parte di un soggetto terzo.
Ma non lo farà. Siamo in Italia: esibizione pubblica della propria forza, oscuramento dei propri errori, in modo che nella memoria rimanga solo sul proprio momentaneo trionfo e la vergognosa umiliazione altrui.
Leggere questa sentenza (di cui non posso parlare finché non ne parlano altri) e metterla a confronto con le 11 righe della sentenza con cui il Gip di Oristano ha respinto, nei giorni scorsi, l’istanza di scarcerazione presentata da uno degli indagati detenuti, consente di sperimentare la variazione della cultura giuridica al mutare delle latitudini.
Giacché il detenuto si è avvalso della facoltà di non rispondere, il Gip deduce, in 11 righe, che (secondo logiche che di logico non hanno alcunché) egli intratterrebbe ancora (da prigioniero dimissionato e/o dimissionario da tutto) rapporti con altri indagati e quindi potrebbe reiterare il reato. Nient’altro. Nessun esame delle ragioni addotte dalla difesa rispetto al mutato quadro che aveva portato agli arresti. Zero argomentazioni; solo decisioni senza giustificazioni. La Cassazione sarà contenta di come le sue sentenze non facciano scuola. Secondo questa logica, l’indagato, cui la Costituzione riconosce lo statuto di innocente fino all’ultima sentenza utile, dovrebbe stare in carcere sino a quando decide di rispondere, e deve rispondere anche dinanzi a una Procura che indaga da anni senza mai interrogarlo, ma aspettando solo di arrestarlo e dopo averlo arrestato, pretende di interrogarlo con le carte coperte. Torquemada si complimenterebbe per la cultura e la pratica.
Non è una sana cultura giuridica. Un tempo nelle università serie si insegnava il principio, sacrosanto, “sub lege libertas”; a Oristano sembra in vigore il “sub lege arbitrium”, la legge del marchese del Grillo e della sua più celebre battuta.
Ben altra cultura ad Aosta.
Il Presidente della Regione, non un cittadino comune, è indagato per associazione mafiosa. Non è stato arrestato. Ha ricevuto un avviso di garanzia e può difendersi nel processo. A Oristano no. Prima si arresta, poi si parla. A Nuoro, a pochi mesi dagli arresti di alcuni amministratori, è arrivato il fine indagini. A Oristano no, nel Marchesato censito dall’Istat come quello dove si commettono meno reati, il carcere è strumento per indurre alla loquacità. A Oristano il processo è un fastidio, un inutile orpello rispetto al ferrigno e superbissimo incedere delle affermazioni (non delle ragioni) dell’accusa.
Ebbene, dinanzi a tutto questo c’è chi ha paura e tace e chi non ne ha e combatte. Il Marchese troverà sempre chi piegherà il ginocchio, ma può star certo che ci sarà sempre qualcuno che rimarrà in piedi. Sono sempre a casa, se serve”. (Paolo Maninchedda).

Stava lavorando con la motosega quando, a causa di un movimento errato, l’attrezzo gli è sfuggito di mano e ha rischiato di tagliarsi la gamba, procurandosi una profonda ferita. Per questo motivo un 28enne è stato ricoverato con codice rosso all’ospedale di Oristano: è grave ma non sarebbe in pericolo di vita. La dinamica dell’incidente non è ancora chiara: il giovane infatti ha cercato di raggiungere da solo l’ospedale, aiutato da un compagno di lavoro, ma è stato intercettato sulla statale 131 da un’ambulanza del 118 che lo ha poi trasportato al pronto soccorso.

La 131 è stata bloccata per circa 4 ore, a causa di un tir che, all’altezza di Losa si era rovesciato nella cunetta, con l’autista praticamente illeso. L’automezzo si stava immettendo sulla 131 ma dopo una sbandata improvvisa è finito prima sul guardrail e poi in cunetta. Sul posti sono intervenuti i Carabinieri di Ghilarza e i Vigili del fuoco di Abbasanta che hanno faticato per ore prima di rimettere in strada il tir.

La gara d’appalto per il servizio di ristorazione scolastica a ridotto impatto ambientale era valida e l’operato del Comune di Oristano è da considerarsi sostanzialmente corretto. Il Tar Sardegna ha dato ragione al Comune di Oristano, patrocinato dall’avvocato dell’ente, Gianna Caccavale, nella controversia con la Sodexo che aveva presentato ricorso contro l’aggiudicazione dell’appalto alla società Serenissima Ristorazione. “La decisione del giudice amministrativo conferma la bontà dell’operato del Comune – ha detto il sindaco Andrea Lutzu -. La commissione giudicatrice e gli uffici hanno operato correttamente nell’aggiudicazione dell’appalto e nell’attribuzione del punteggio tecnico, così come nella valutazione delle giustificazioni dell’offerta anomala presentata dalla società Serenissima. Mi sembra importante rilevare che con il nuovo appalto non solo abbiamo puntato sulla qualità del servizio, ma il Comune ha ottenuto anche un significativo risparmio sui costi”. Il Tribunale amministrativo regionale ha accolto il ricorso della Sodexo limitatamente alla esclusione della stessa società alla gara d’appalto, ma ha respinto la richiesta di annullamento dell’aggiudicazione definitiva. La gara d’appalto era stata bandita dal Comune nell’agosto del 2018, tramite la pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale di una procedura aperta per l’affidamento del servizio a ridotto impatto ambientale di ristorazione scolastica per nidi d’infanzia, sezioni primavera, scuole dell’infanzia e primarie. L’importo a base d’asta soggetto a ribasso era di 4 euro e 50 centesimi per ogni pasto, per un importo complessivo dell’appalto di 1 milione 890 mila euro oltre oneri di sicurezza non soggetti a ribasso pari a 4 mila euro Iva esclusa. Alla gara avevano partecipato, oltre alla Sodexo e alla Serenissima ristorazione, la Markas srl, Ep spa, Elior Ristorazione spa, Serist srp e Cocktail Service srl. A seguito dell’esame della documentazione delle offerte tecniche il Comune aveva escluso la Sodexo, la Serist e la Cocktail Service. Lo stesso Comune, a seguito di un’ordinanza cautelare del Tar, aveva poi riammesso la Sodexo. La gara si è quindi conclusa con l’aggiudicazione dell’appalto alla Serenissima Ristorazione, atto contro il quale ha fatto ricorso la Sodexo, lamentando l’illegittimità dell’aggiudicazione e l’erronea attribuzione del punteggio all’offerta tecnica. Il Tar, che aveva già ritenuto illegittima l’esclusione della Sodexo dalla gara, ha rigettato le altre richieste della multinazionale francese della ristorazione, condannandola alle spese di giudizio in favore del Comune di Oristano e della società aggiudicataria dell’appalto, la Serenissima Ristorazione. Il servizio è garantito dalla Serenissima Ristorazione spa che aveva offerto un ribasso del 12% (quello della Sodexo era dell’11,30%). Il singolo pasto costa 3,96 euro (prima era 4 euro e 5 centesimi) al netto dell’Iva, e l’importo presunto dell’intero appalto basato sulla media dei pasti erogati nell’ultimo triennio è di un milione 659 mila euro più IVA. In media, sulla base dei dti dell’ultimo triennio, sono 770 i pasti giornalieri per un totale di circa 140 mila pasti. Il Comune ha disposto l’avvio del servizio regolarmente, il 2 settembre 2019, con l’apertura degli asili, in via d’urgenza e sotto riserva di legge con la Serenissima spa, aggiudicataria dal 31 luglio 2019.

Sono 41, su complessivi 158, i Comuni in provincia di Oristano (dove spicca una tra le più piccole comunità sarde, Bidonì, con 147 abitanti) che saranno chiamati al voto nel 2020. Sono, quindi, quasi la metà i Comuni della Sardegna che rinnoveranno le amministrazioni nella primavera di quest’anno. Un appuntamento che sarà anche un primo test per la maggioranza sardoleghista alla Regione, che dopo essersi insediata nel febbraio del 2019 ha fatto perdere le sue tracce. Tra i 158 Comuni, Nuoro è il solo capoluogo di provincia che si recherà alle urne, mentre saranno quattro i paesi con popolazione superiore ai 15.000 abitanti in cui si voterà con il sistema maggioritario a doppio turno: Quartu Sant’Elena (terza nell’Isola per numero di residenti) e Sestu nella città Metropolitana di Cagliari, dove sono coinvolti complessivamente sei Comuni; Porto Torres, unico Comune al voto guidato da una giunta pentastellata e, come detto, il capoluogo barbaricino. Nel Nuorese saranno in tutto 31 i paesi al voto; 40 in quella di Sassari e 40 nella provincia del Sud Sardegna.

Contro le stragi del sabato sera, il Movimento 5 Stelle ha lanciato “Mi diverto sicuro”, campagna istituzionale che parte dalla Sardegna per combattere l’abuso di alcolici e droghe, e un marchio da attribuire ogni anno ai locali notturni che aderiscono all’iniziativa. Il tutto è nella proposta di legge illustrata oggi dai quattro consiglieri regionali, Alessandro Solinas, Desirè Manca, Michele Ciusa e Roberto Li Gioi. In campo una serie di misure che coinvolgono diversi attori: prefetture, Comuni, Forze dell’ordine, gestori dei locali, scuole e università. Tutti si impegnano a promuovere e rispettare un codice etico che prevede, ad esempio, l’identificazione del “guidatore designato” che si impegna a non bere alcolici e che in cambio potrebbe beneficiare dell’ingresso gratuito o scontato nei locali; la riduzione del costo delle bevande analcoliche; il divieto di ingresso in discoteca o di somministrazione di alcolici per le persone già in stato di ebbrezza; la diffusione all’interno dei locali delle informazioni sui danni procurati da alcol e droghe. La capogruppo del M5S, Desirè Manca, ha evidenziato che il testo di legge “…riguarda un tema quanto mai attuale. Nel 2018 in Sardegna sono state eseguite 772 operazioni antidroga. Inoltre, su 34.362 conducenti controllati dalla Polstrada il 6,5% (pari a 2.229) è risultato positivo all’alcol test, l’1,6% (537 conducenti) a una o più sostanze stupefacenti. I minori denunciati per reati legati alla droga sono stati 71 (il 5,57% dei minori segnalati a livello nazionale), con un incremento del 9,23% rispetto all’anno precedente. Anche i casi di morte provocati dall’abuso di stupefacenti sono aumentati: +50% in un anno, corrispondente al 4,49% del totale nazionale. Dati – ha detto Manca – che ci hanno colpito fortemente e che ci hanno spinto a scrivere questa proposta”.

Partirà lunedì 13, nelle province di Oristano e Sassari, la transizione della televisione verso il digitale terrestre di seconda generazione (TV 4.0), una transizione cruciale per l’intero sistema radiotelevisivo che avverrà gradualmente e si concluderà a fine giugno 2022. Per i cittadini significa che alcuni programmi nazionali e locali del digitale terrestre (attualmente diffusi sui canali dal 50 al 53, che non sono però il numero del telecomando di casa, ndr) saranno associati a diverse frequenze di trasmissione. Gli utenti che dovessero vedere apparire lo schermo nero su alcuni programmi, per ora dovranno semplicemente procedere alla risintonizzazione del proprio televisore, per continuare ad accedere a tutta l’offerta televisiva del digitale terrestre. Si tratta di una migrazione provvisoria che, nelle province di Sassari e Oristano interesserà i programmi trasmessi dai Mux 1 e 4 di Mediaset. Negli apparecchi televisivi di recentissima generazione, con la transizione di frequenza la risintonizzazione dovrebbe avvenire automaticamente.

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