Dic 05

La dorsale sarda del GNL (di Giuseppe Biggio).

In Sardegna l’insularità è sempre stata un fardello troppo pesante da sostenere. Dietro l’alibi delle maggiori distanze da coprire, i costi di energia e di trasporto delle merci hanno sempre rappresentato per la Sardegna un grosso problema.

Talvolta troppo grosso, per fornire alle imprese sarde pari concorrenzialità rispetto a quelle continentali. Per tanti anni le insistenti richieste di metanizzazione della Sardegna sono risultate inutili, pur essendo l’unica regione italiana a non essere dotata di questa infrastruttura.

A distanza di tanto tempo i problemi rimangono. Eppure oggi la Sardegna esporta nella penisola gran parte dell’energia elettrica prodotta, infatti a fronte di 12355 Gwh generati (di cui circa la metà da fonti rinnovabili), vengono consumati in Sardegna solo 8761 Gwh. Quindi si esportano 3594 Gwh (più del 40,8% del proprio fabbisogno) (fonte Sardegna Imprese). Il tutto attraverso due elettrodotti di sezione limitata che rappresentano il collo di bottiglia del sistema di trasporto dell’energia verso la penisola. E malgrado tutto ciò il costo dell’energia in Sardegna non è inferiore a quello delle altre regioni. Anzi, risulta spesso sensibilmente maggiore.

La corsa allo sviluppo non prevede mai un percorso rettilineo, anzi è disseminata di incognite e imprevisti che costringono molto spesso a ritornare indietro per imboccare una nuova direzione. Il tempo che ora stiamo vivendo rappresenta proprio uno di questi momenti. Il riscaldamento globale impone soluzioni drastiche e urgenti.

Le nazioni più progredite e inquinanti devono modificare le loro politiche energetiche per ridurre drasticamente i gas climalteranti e le più virtuose stanno lavorando in questa direzione. In prima fila l’UE, che ha tracciato un percorso chiaro verso la conversione dal fossile alle FER (fonti energetiche rinnovabili).

A fronte di queste prospettive la Sardegna che fa? Con grande clamore annuncia la realizzazione prossima di un metanodotto che costituirà la dorsale regionale. Si tratta di circa 400 km di metanodotto che ricalca grossomodo il tracciato della SS 131; che attraverserà territori di notevole pregio ambientale e che economicamente graverà soltanto sulle casse dei sardi.

In questo momento storico la Sardegna potrebbe trasformare il suo ritardo sulla metanizzazione in un vantaggio: risparmiando quelle risorse per concentrarle sulle fonti rinnovabili e sulle nuove frontiere della ricerca per gli accumulatori elettrici.

Ma anche se improvvisamente dovessimo ipotizzare un’improbabile impennata della domanda di energia da parte del settore industriale, tale da non consentire una maggiore produzione da fonti rinnovabili, allora la migliore soluzione sarebbe quella di utilizzare sì il metano dei rigassificatori, ma di trasformarlo immediatamente in energia elettrica nelle vicinanze del rigassificatore stesso, per poi distribuire l’energia elettrica prodotta attraverso la rete già esistente di Terna. Anche in questa ipotesi astratta la realizzazione del metanodotto diventerebbe inutile e dispendiosa.

Il governo centrale insiste per la realizzazione di un nuovo elettrodotto, piuttosto che per la dorsale. E’ evidente il suo interesse ad utilizzare al massimo la maggiore produzione dell’energia sarda. Ma il gasdotto cui prodest ? Molti sono i soggetti che se ne avvantaggerebbero, ma non di certo i sardi e la Sardegna. Per questo abbiamo la necessità e l’urgenza di farci sentire.

Di rimettere al centro la voce dei diritti: maggiori risorse economiche per lo sviluppo, minore inquinamento, più tutela dell’ambiente e del paesaggio, più sicurezza per le popolazioni. Queste le proposte che risolverebbero i problemi di migliaia di famiglie sarde. (Giuseppe Biggio, www.sardegnasoprattutto.com).

Dopo cinque mesi e mezzo di lavori, la Casa Museo Antonio Gramsci di Ghilarza riaprirà i battenti alle 17.30 di giovedì 12 dicembre, e farà parte della prima edizione dell’International Gramsci Festival, evento che proseguirà anche venerdì 13 e sabato 14 dicembre con un ricco calendario di appuntamenti. “Il nostro obiettivo è quello di coinvolgere un pubblico più vasto rispetto a quello specialistico al quale ci siamo rivolti finora”, ha spiegato il presidente della Fondazione Casa Museo, Giorgio Macciotta, che ha presentato l’iniziativa assieme al direttore della Casa Museo, Paolo Piquereddu. Tre giorni di appuntamenti, mostre, dibattiti e tanto altro con un tema guida che quest’anno sarà quello del carcere. Se ne parlerà con ospiti del calibro di Giovanni Maria Flick, Seba Pezzani, Sam Millar, Sahm Venter e Fabio Cavalli. Presente anche il nipote del politico e intellettuale sardo, che ne porta il nome. Non mancherà neppure un parallelo tra la figura di Antonio Gramsci e quella di Nelson Mandela. Coinvolte nel progetto del Festival anche le associazioni Antonio Gramsci e Onnigaza di Ghilarza e l’associazione Casa Natale di Ales. L’attesa riapertura del Museo rappresenta invece il primo passaggio del progetto del Polo museale che coinvolgerà tutto il territorio, e per il quale il Comune di Ghilarza ha già pubblicato un bando internazionale da un milione di euro. La Casa Museo intanto è già cresciuta grazie all’acquisizione da parte della Fondazione dell’edificio confinante, che per tanti anni ha ospitato la sezione locale del Partito Comunista, e che adesso ospiterà i servizi amministrativi e di accoglienza che finora ne hanno limitato la piena fruizione.

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