Mag 02

Paolo Maninchedda: Stampa sarda giuliva e l’intervista del Procuratore di Oristano.

“Continua la scelta dei media sardi di oscurare la questione delle procedure amministrative della laurea del Presidente della Giunta regionale. Ai tempi della furbizia, il più furbo è re e tutti gli altri si riconoscono in lui.

Ieri i giornali sardi erano giulivamente distanti dalla realtà. Ne parliamo come dei giornali di oggi perché “valgono” due giorni, data la festa del 1° maggio.

Nell’Unione Sarda troviamo un’intervista lunare al Presidente del Consiglio regionale che teorizza la Sardegna divisa in due province autonome come il Trentino. Benissimo! Torniamo al Seicento, alla disputa sui santi del Capo di Sopra e di Sotto, ai privilegi delle due città della Sardegna e a tutto il resto del territorio sardo condannato al loro servizio. Per il resto, notiziole sulle compensazioni per la la formazione della Giunta e sant’Efisio.

La Nuova Sardegna si guarda bene dall’andare a chiedere conto al Rettore e al Dipartimento di Giurisprudenza di ciò che è accaduto cinque mesi fa (d’altra parte, mi pare che nel 2009 la Facoltà di Giurisprudenza turritana di allora volesse dare la laurea honoris causa a Gheddafi), ricorda i 66 giorni di ritardo nella formazione della Giunta, dimentica la distruzione della continuità aerea a stagione turistica iniziata e tutela il desiderio della Gallura di ritornare ad essere provincia, cioè smentisce ciò che il Presidente del Consiglio dice sull’Unione.

Sull’Unione fa però capolino un’intervista rarissima al Procuratore della Repubblica di Oristano che rivendica lo scrupoloso attenersi ai fatti del suo ufficio, la distanza da intuizioni o da teoremi, il rispetto dell’evidenza dei fatti da sottoporre alla valutazione del giudice. Credo che il Procuratore sia sincero, ma le cose, viste e verificate dall’altra parte del suo temutissimo ufficio, non stanno così.

Sarebbe interessante e utile pubblicare integralmente gli atti di diversi dibattimenti per le richieste di rinvio a giudizio e vedere come sono finite alcune indagini di grande impatto sull’opinione pubblica e sulla vita delle persone.

Bisognerebbe pubblicare e glossare alcune ricostruzioni della Polizia Giudiziaria a commento di alcune intercettazioni, fondate sull’ignoranza non solo della legislazione regionale ma anche della avvenuta pubblicazione di atti dell’amministrazione regionale che invece vengono spacciati come segreti.

Bisognerebbe verificare l’iscrizione al registro degli indagati per reati gravissimi di persone che non sono mai state raggiunte da avvisi di garanzia e non lo sono neanche oggi a distanza di almeno un triennio dai reati ipotizzati.
Bisognerebbe leggere alcuni profili psicologici d’accatto tracciati sulla base del tono della voce degli intercettati o sulle loro battute o, talvolta, dall’inversione del valore dei contenuti ascoltati, e poi divulgati in più di un processo come se si trattasse non di ipotesi investigative ma di sentenze già emesse.

Bisognerebbe chiedere e verificare quanto siano costate tutte queste indagini inconcludenti fondate sull’ossessione a dimostrare reati inesistenti, alimentate dalla preoccupazione di dimostrare di non aver sbagliato e quindi animate inconsapevolmente dalla compulsiva pulsione a ripetere in eterno l’errore.

Bisognerebbe rendere pubblici i fascicoli personali dei magistrati per vedere quante volte hanno sbagliato e perché, e verificare che cosa si sia fatto e si faccia affinché non continuino a sbagliare qualora si accerti che continuano a farlo.

Vorrei dire al Procuratore di Oristano di provare a immaginare come viva un cittadino che sappia di avere contro una Procura che non trova nulla da anni, che divulga a giumelle con i legali di tante parti, nei processi, profili politico-morali delle persone interessate, ipotetici e non verificati attraverso un giudizio e non riscontrabili nei fatti (che sono inesistenti) e poi legga che, a detta di una persona autorevole e rispettabile come il Procuratore della Repubblica di Oristano, va tutto bene.

Va tutto bene, signor Procuratore, quando in Italia ormai in tanti siamo valutati per la nostra competenza mentre la Polizia Giudiziaria spesso affida ancora le indagini, rafforzate dall’ultima legislazione, a persone di forte determinazione e convinzione ma non di altrettanta provata competenza giuridica, culturale, psicologica e investigativa?

Quis custodiet custodes, signor Procuratore? Avevo fiducia che lo facesse Lei, ma il suo ottimismo mi disarma.

NO, signor Procuratore, non va per niente bene, ma non c’è da preoccuparsene finché esistono cittadini che anche di fronte a Lei stanno in posizione eretta, forti della loro coscienza e della trasparenza del proprio conto corrente, senza paura, nutriti non dal consenso delle masse ma dall’intensità della propria vita spirituale, universo sconfinato sottratto alla giurisdizione di magistrati, carabinieri e guardia di finanza”. (Paolo Maninchedda, Partito dei Sardi, www.sardegnaeliberta.it).

E’ stata presentata, questa mattina, nella sala giunta del Comune di Oristano, l’edizione 2019 di “Monumenti Aperti”, coordinata da Imago Mundi Onlus, che si svolgerà sabato 4 e domenica 5 maggio. Per Oristano si tratta dell’undicesima partecipazione alla manifestazione che è giunta alla sua 23esima edizione. Nella sola Sardegna sono 62 le amministrazioni comunali coinvolte, 12 in più rispetto allo scorso anno, per un evento che può contare su un esercito di circa 20 mila volontari, impegnati a guidare i visitatori alla scoperta dei monumenti sardi, alcuni dei quali sono visitabili soltanto in questa occasione. Durante la conferenza stampa, il sindaco di Oristano, Andrea Lutzu, ha sottolineato l’importanza di questa manifestazione sotto l’aspetto turistico e promozionale del territorio. “La nostra amministrazione – ha detto Lutzu – sta dando molta importanza alla cultura, attraverso la conoscenza della storia cittadina. Ogni anno cresce l’apprezzamento per “Monumenti Aperti”, così come sta aumentando, di pari passo, il numero dei visitatori. L’intento principale è sempre quello di far conoscere al maggior numero di persone la ricchezza e la bellezza del patrimonio culturale della nostra città; un’operazione possibile solo attraverso la consapevolezza di vivere e di far parte di una comunità che ha bellezze da offrire”. Il vicesindaco e assessore alla Cultura, Massimiliano Sanna, ha parlato, invece, dell’organizzazione. “Prima di tutto, un sentito grazie ai ragazzi che si impegneranno al massimo per la buona riuscita dell’evento. Saranno una sessantina – ha sostenuto Sanna – i siti visitabili, e sono fiducioso di riuscire a renderne disponibili alcuni che, in queste ore, avevano evidenziato qualche criticità, che stiamo però risolvendo. Alle testimonianze dell’arte e della storia arborense, che quest’anno si aggiungono all’offerta, per la gioia dei numerosi visitatori in città, ci piace sottolineare l’importanza del progetto “MuseoOristano” che, presentato proprio nelle giornate di Monumenti Aperti dello scorso anno, sta contribuendo alla scoperta e valorizzazione di Oristano”. Anche l’assessore alla Pubblica Istruzione, Stefania Zedda, ha concordato sull’importanza dei volontari. “Sono moltissime – ha affermato Zedda – le scuole coinvolte, con tanti docenti e ragazzi che si sono resi disponibili. La loro collaborazione è indispensabile perché sono capaci di affrontare temi importanti, e a volte impegnativi, rendendoli facili e gradevoli, grazie alla passione e alla naturalezza tipica della narrazione dei giovani, dimostrando allo stesso tempo grande competenza”. Giuseppe Murru, responsabile della comunicazione regionale per “Monumenti Aperti” ha aggiunto che “…sono circa 20 mila i volontari impegnati in Sardegna nei vari comuni che aderiscono all’iniziativa, e Oristano è fra quelli più importanti per la quantità e qualità dei monumenti visitabili”. Alla conferenza stampa era presenta anche Francesco Obino, direttore della Fondazione Sa Sartiglia, e responsabile del comitato organizzatore locale.

Tra le novità che arricchiscono questa edizione di “Monumenti Aperti”, la presentazione del progetto di valorizzazione del tracciato delle mura medievali della città di Oristano, attraverso il quale, grazie a segni grafici orizzontali e pannelli verticali, è possibile riscoprire queste importanti fortificazioni, di cui oggi rimangono pochi ma significativi tratti. Di grande interesse anche i siti di documentazione: l’Archivio Storico Comunale, l’Archivio di Stato, la Biblioteca comunale, Terracotta – Centro di documentazione sulla ceramica, il rinnovato Centro di documentazione sulla Sartiglia, e il Centro di documentazione sul commediografo Antonio Garau. La maggior parte dei monumenti sono però legati alla vita religiosa della città: il palazzo Arcivescovile, la cattedrale di Santa Maria Assunta, il seminario Tridentino, il museo diocesano arborense, la chiesa e il convento di San Francesco, l’oratorio della Purissima, la chiesa di San Sebastiano, la chiesa e il convento del Carmine, la chiesa e il convento di San Domenico, la chiesa di Santa Lucia, la chiesa di San Saturnino,la chiesa della Beata Vergine Immacolata, la chiesa di San Martino, il cimitero di San Pietro, la chiesa di San Giovanni Battista, la chiesa e il monastero di Santa Chiara, la chiesa di Sant’Efisio Martire e la chiesa del Santo Spirito. Saranno inoltre aperti alle visite guidate il palazzo Giudicale (ex carcere), la cinta muraria medievale, il palazzo de Castro, l’Hospitalis Sancti Antoni, il liceo classico “De Castro”, la sede della Pro Loco, l’Antiquarium Arborense, il palazzo di Città, il palazzo degli Scolopi, palazzo Campus Colonna, palazzo Arcais, e la sede del Gremio dei Falegnami. Alcuni monumenti si trovano invece fuori dal centro abitato: la chiesa di San Nicola Vecchio ai margini dell’abitato di Massama, la Gran Torre nell’abitato di Torre Grande, la chiesa di S. Maria Maddalena a Silì, la chiesa di San Nicola e l’Oratorio delle Anime a Massama, la chiesa di Santa Petronilla e la casa madre della Compagnia del Sacro Cuore Evaristiani a Donigala Fenugheddu, e il Santuario della Basilica del Rimedio. Sono infine visitabili, ma solo esternamente, la piazza con la statua di Eleonora d’Arborea, l’antica canonica della cattedrale, la chiesa di San Mauro Abate, la torre di Mariano II, il teatro S. Martino, palazzo Corrias Carta, la chiesa e il monastero delle Cappuccine, la casa di Eleonora, il teatro civico Antonio Garau, la torretta medievale, la torre di Portixedda e il portale di Vito Sotto.

E’ polemica dopo la pubblicazione sul web di video e foto, da parte di alcuni turisti “indignati” (che hanno persino chiamato i Carabinieri), perché nelle terme romane di Fordongianus un gruppo di persone stava lavando pentole e piatti sporchi, anche con detersivo, nell’acqua calda che da millenni scorre nella zona. Un’usanza, a quanto pare, molto comune nella zona e che resiste nel tempo, quella di lavare non solo panni ma anche stoviglie nella sorgente. Ma il giorno del 1° maggio nella zona vi erano tanti turisti, tra cui un gruppo di inglesi e cinesi che non ha gradito la scena e si sono lamentati con i residenti che, dopo il pranzo all’aperto organizzato dalla Pro Loco, stavano pulendo pentole e piatti nell’acqua delle antiche terme. Per poco non è scattata una rissa e sono dovuti intervenire i Carabinieri per riportare la calma. Secondo il racconto dei turisti le persone che stavano lavando le stoviglie avrebbero reagito in malo modo, giustificandosi col fatto che loro avevano sempre fatto così. Sul caso è intervenuto anche il sindaco di Fordongianus, Serafino Pischedda. “Sono molto dispiaciuto – ha detto Pischedda -, così si dà un’immagine sbagliata del paese e non capisco perché si è scelto di andare a lavare le pentole al fiume, quando c’è il lavatoio. La cosa più grave è che abbiano perseverato con questo comportamento nonostante ci fossero persone che facevano il bagno”.

Niente prezzo imposto, e solo due agriturismo, contro i 38 tra ristoranti, locande e trattorie per l’edizione 2019 della rassegna gastronomica “Le isole del gusto”, nata in provincia di Oristano per iniziativa della Camera di Commercio, ma ora estesa a tutta la Sardegna, grazie alla collaborazione di Unioncamere e delle Camere di Cagliari, Nuoro e Sassari. La rassegna, presentata dal presidente e dal segretario della Camera di Commercio di Oristano Nando Faedda e Enrico Massidda, dal presidente di Unioncamere Agostino Cicalò e dal sindaco di Cabras Andrea Abis, prenderà il via sabato 4 maggio e proseguirà fino al 23 giugno, con regole nuove rispetto al passato. La più importante forse è proprio quella che consente a ogni struttura partecipante di stabilire autonomamente il prezzo del proprio menù. La maggior parte oscilla tra i 30 e i 40 euro, ma ci sono anche menù da 25 e da 50/60 euro. L’altra novità riguarda la suddivisione della rassegna in cinque categorie, dedicate ciascuna ai prodotti tipici regionali, che dovranno essere i protagonisti del menù proposto. 9 esercizi hanno scelto la categoria “Vernaccia e bottarga”, frutto di una collaborazione all’iniziativa del Comune di Cabras; 12 categoria “Prodotti ittici”; 11 “Paste e pani tipici”; 2 “Frutta e verdura”; 6 “Carni e loro lavorazioni”. In tavola, naturalmente, solo vini di cantine e produttori sardi, con una scelta di ben 74 etichette diverse. Gli obiettivi della rassegna, hanno spiegato gli organizzatori, restano quelli di sempre e cioè da una parte promuovere le produzioni di qualità delle produzioni agroalimentari dell’isola e le attività di ristorazione e dall’altra far crescere la qualità dei servizi di ristorazione. Non a caso la giuria (composta da Gilberto Arru, Roberto Dessanti e Tomaso Sussarello) dovrà valutare non solo la qualità dei piatti ma anche l’abbinamento con i vini e la qualità del servizio. Anche i clienti potranno esprimere il proprio gradimento con un voto.

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