Apr 29

Christian Solinas: “Per la giunta regionale tempi non ancora maturi”. Campa cavallo…

“Quando saranno maturi i tempi ci saranno gli altri assessori”. Così ha risposto il presidente della Regione, Christian Solinas, a chi gli faceva notare che, nonostate siano trascorsi due mesi, la Regione Sardegna ha ancora una giunta incompleta.

Solinas ha però voluto tranquillizzare tutti con questa brillante esternazione: “Non manca il responsabile delle sette deleghe, perché il presidente in persona ha assunto gli interim. La giunta esiste, sta lavorando, vengono adottate deliberazioni, e l’unico fatto di rilievo rispetto a questa situazione è che i sardi stanno risparmiando sette stipendi ogni mese”.

La domanda, a questo punto, sorge spontanea: “E perchè, visto il disastroso incipit della legislatura, non risparmiarne addirittura sessanta e mandare tutti a casa, invece di rimanere ostaggio di partiti che come valenza politica contano come il due di picche?”

Capiamo che, a differenza di quanto avveniva in passato, il neo presidente stia meditando (visti i tempi, in maniera molto profonda) a chi assegnare i sette assessorati rimanenti, in modo tale da riuscire, come da lui sostenuto, a fare sintesi tra competenza e rappresentatività, e stia sudando le proverbiali sette camicie nel cercare la quadratura del cerchio per soddisfare tutti gli appetiti e affidare le remunerative presidenze di enti, agenzie, aziende, consorzi e istituti. Ma, tutto ciò considerato, dal quarto d’ora di salviniana memoria a due mesi c’è una bella differenza.

A tenere vergognosamente i sardi sulle spine, valutati i tanti problemi da risolvere che la giunta di centrodestra a trazione sardoleghista ha ereditato dalla giunta Pigliaru (l’esecutivo più disastroso della storia autonomista. ndr), sono la cupidigia e le solite beghe tra i partiti della coalizione vincitrice, a iniziare da quelle piccole forze politiche che hanno raccolto una manciata di voti e che spesso e volentieri battono i piedi per avere più di quanto il consenso ricevuto  e decenza richiederebbe.

Altri, pur di autoproporsi o di proporre l’amico o l’amico dell’amico per occupare le poltrone che contano, sono capaci addirittura di tenere in scacco per mesi la coalizione, a causa dei forti contrasti tra consiglieri neo eletti, così com’è accaduto alla lista 20.Venti (con Tunis da una parte e Gallus e Moro dall’altra, in guerra acerrima tra loro), senza provare vergogna alcuna.

Altro freno, la questione delle “quote rosa” nell’esecutivo, un obbrobrio  che va a cozzare con una parolina che i partiti hanno messo in soffitta da tempo, la meritocrazia (sistema di valutazione e valorizzazione degli individui, basato esclusivamente sul riconoscimento del loro merito). Una parolina che, se ritornasse di moda, spazzerebbe via dalla politica marchette e clientelismo, e in base alla quale (udite, udite) sarebbe possibile varare, per esempio, una giunta composta da sole donne. Ciò che adesso, invece, è praticamente un’utopia.

Per i partiti, infatti, la meritocrazia è come la kryptonite per Superman (anche se ai miei tempi questo supereroe si chiamava Nembo Kid. ndr). Una cosa deleteria da cui rifuggire nella maniera più assoluta. Oggi si può, infatti, attribuire un incarico di alta responsabilità e di inubbia competenza, come quello di assessore, affidandolo semplicemente secondo criteri di merito e non in base all’appartenenza a lobby e caste varie? Certo che no! Altrimenti sarebbe impossibile gratificare l’infinità di yes men e servi sciocchi, genuflessi fuori e dentro i partiti, che il capobastone di turno manovra a proprio uso e consumo. In politica a far paura è l’intelligenza, la preparazione, la competenza, la lungimiranza, ed è proprio per questo motivo che chi muove le marionette preferisce nei posti chiave commis di basso spessore, la cui dote più importante è il servilismo e l’obbedienza.

Consapevoli di rasentare la fantapolitica, e che il discorso ci porterebbe lontano, rientriamo nel seminato per ricordare che per alcuni dei sette assessorati “vacanti”, c’è già l’accordo tra Solinas e i partiti, mentre non sono state ancora superate le difficoltà dei posti da affidare alle donne. Solinas in un primo tempo pare avesse accettato alcuni nominativi, poi sembra abbia fatto marcia indietro, perchè qualcuna delle donne segnalate pare non fosse laureata. Se così fosse, quella di Solinas sarebbe una gaffe non da poco, visto i fiumi di inchiostro che, recentemente, sono stati versati in riferimento alla sua laurea, argomento sul quale è meglio stendere un velo pietoso. Secondo alcuni anche sugli assessorati riservati alle donne sarebbero state fatte soltanto delle illazioni, messe in giro ad arte per destabilizzare un quadro già di per se precario.

Non pensiamo sia, invece, solo apparenza, il fatto che l’esecutivo (e ciò che gli ruota attorno) sia troppo sbilanciato sulle posizioni della Lega. E l’elezione del leghista Michele Pais alla presidenza del consiglio regionale, dopo il braccio di ferro con i Riformatori (che tra gli sponsor avevano lo stesso governatore), ne è una chiara conferma. Episodio questo che, nonostante si sia ancora alle prime battute, pare stia già preoccupando non poco gli altri partiti.

Così come non sono per niente delle bufale, i mal di pancia che stanno creascendo in maniera esponenziale all’interno della coalizione di centrodestra per le rappresentanze dei territori nell’esecutivo che, in attesa della squadra definitiva, ha visto finora primeggiare nettamente la Gallura. Altre realtà sono rimaste, infatti, letteralmente a bocca asciutta, come per esempio la provincia di Oristano, nonostante le promesse e le rassicurazioni di Christian Solinas. Fatto questo, che i pochi rappresentanti dell’Oristanese di Forza Italia ancora rimasti hanno denunciato anche duramente e che, con tutta probabilità, sono lamentele  destinate a rimanere lettera morta, considerato che a Oristano (e non solo) i partiti sono defunti da tempo.

Detto che l’intesa (secondo noi politicamente contro natura) del Psd’Az con la Lega ha finora, risultati alla mano, dato ragione al neo presidente della Regione, e in attesa di sapere che ripercussioni politiche si avranno nell’Isola dopo ciò che accadrà, a livello nazionale, nel post europee tra la Lega e il Movimento 5 Stelle (altra alleanza, secondo il nostro modesto parere, di artificiosa forzatura. ndr), speriamo che nel frattempo Christian Solinas ritrovi un po’ di quell’orgoglio sardista, che gli elettori hanno mostrato di apprezzare, e riesca per il bene della Sardegna ad affrancarsi dal giogo leghista.

Nel pieno rispetto di chi la pensa diversamente, una cosa è, infatti, l’alleanza, altra la sudditanza.

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