Feb 03

Desogus: “Noi il cambiamento”. Maninchedda al Pd: “Capisco tutti meno i bugiardi”.

“Centrodestra e centrosinistra non hanno un progetto per la Sardegna e provano a nascondere ai sardi i loro fallimenti. Noi siamo il vero cambiamento e noi vinceremo le elezioni”.

Lo ha detto il candidato alla presidenza della Regione per il Movimento 5 Stelle, Francesco Desogus, davanti ad oltre 250 persone che questa mattina hanno partecipato, a Tramatza, all’assemblea organizzata dal Movimento 5 Stelle, durante la quale candidati, portavoce e parlamentari hanno illustrato il programma elettorale.

“Ormai – ha sostenuto Desogus – centrodestra e centrosinistra non hanno neanche più ritegno a copiare parti del nostro programma. Dopo aver preso le distanze dalla Asl unica, pochi giorni fa Massimo Zedda (centrosinistra) ha smentito Pigliaru (Pd) sulla dorsale del metano, e ha dovuto perfino ammettere che il reddito di cittadinanza avrà una ricaduta positiva. Allo stesso modo, centrodestra e centrosinistra pensano di dare più potere ai comuni, dopo aver fatto della Regione uno strumento accentratore di potere. Non sono credibili”.

Alla riunione pentastellata eran presenti, fra gli altri, i sindaci di Dorgali e Porto Torres, Itria Fancello e Sean Wheeler, e i parlamentari Emanuela Corda, Elvira Lucia Evangelista e Alberto Manca.

“Abbiamo un’opportunità storica e la dobbiamo cogliere – ha continuato Desogus -; siamo di sicuro la prima forza politica in Sardegna e rappresentiamo la parte del popolo sardo che vuole speranza. Chistian Solinas si nasconde dietro il volto di Salvini per provare a illudere i sardi, mentre Massimo Zedda non spiega perché al posto suo non c’è Pigliaru. Era lui che si doveva ripresentare al giudizio degli elettori. Zedda, inoltre, sta mancando di rispetto ai cittadini perché, secondo me, doveva mantenere il suo impegno da sindaco.

Una cosa è certa – ha concluso Desogus -, dopo aver vinto le elezioni governeremo solo nell’interesse dei cittadini, mentre centrodestra e centrosinistra faranno gli interessi di fazioni e gruppi di potere, come purtroppo i sardi hanno già sperimentato”.

“È giunto il tempo di una sforbiciata senza precedenti dei costi della politica e non solo. Qua i sacrifici li fanno tutti tranne i politici o i conduttori Rai pagati con denaro pubblico che sono giornalisti, ma non hanno contratti da giornalisti”. Lo ha detto l’ex parlamentare dei Cinquestelle, Alessandro Di Battista, che fa un elenco di sette interventi di spending review (e cioè l’esame delle spese sostenute dallo Stato per il funzionamento dei suoi uffici e per la fornitura di servizi ai cittadini, allo scopo di ridurre gli sprechi e di apportare miglioramenti al bilancio) che dovrebbe fare il governo.
1. Taglio di 3500 euro al mese sullo stipendio dei deputati (con un risparmio di circa 22 milioni di euro all’anno);
2. Taglio di 3500 euro al mese sullo stipendio dei senatori (risparmio circa 11 milioni all’anno);
3. Taglio di 3500 euro al mese sullo stipendio di tutti i consiglieri regionali (circa 36 milioni di euro all’anno);
4. Abolizione totale di tutte le doppie indennità (doppi stipendi), sia alla Camera che al Senato che nei Consigli regionali;
5. Taglio di oltre 300 parlamentari;
6. Adeguamento dei contratti di Fazio e Vespa. Sono giornalisti e guadagnino come loro (massimo 240.000 euro lordi all’anno);
7. Abolizione dell’assegno di fine mandato – Tfr – per tutti i parlamentari (io, per una sola legislatura ho preso 43.000 euro, ovviamente restituiti, pensate le centinaia di milioni di euro che finiscono nel Tfr dei parlamentari).
“Questo governo – ha concluso Di Battista – ha la possibilità di farlo. Coraggio!”.

Altra polemica a distanza tra il segretario e candidato governatore per il Partito dei Sardi, Paolo Maninchedda, e il Pd. “Oggi sull’Unione Sarda – ha scritto sul suo sito Maninchedda – il segretario regionale del Pd, Emanuele Cani, risponde a una domanda del giornalista, addebitando a me la volontà del mancato accordo col Pd. Io capisco tutto e tutti, meno i bugiardi. Il Pd ha rifiutato di fare le Primarias perché ha paura della democrazia. Io non ho alcuna responsabilità per l’orticaria del Pd a rispettare il popolo anziché subordinarlo. Il Pd rifiuta di considerare la Sardegna una Nazione perché non ha alcuna visione della Sardegna e si nutre solo del suo istinto a volerla comandare, non governare. Il Pd – ha scritto ancora Maninchedda – ha sfasciato la sanità sarda e ha comunque imposto a Massimo Zedda la candidatura dell’assessore Arru, svelando a tutti chi comanda nella coalizione. Queste le ragioni principali per cui noi e il Pd siamo alternativi. Il fatto che tutti ci attacchino, che si costruiscano bugie clamorose su di noi (devo dire, soprattutto da sinistra, dove il nervosismo aumenta ogni giorno che passa), che i giornali ci oscurino (e vendano sempre meno, anzi, ce n’è uno, il ballista militante, che si sta anche assottigliando per pagine e consistenza cartacea) significa che stiamo lavorando bene. Se si pensa di intimorire gente come noi con le balle da salotto, allora si è alla frutta”.

5 comments

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  1. Maninchedda sparando contro il Pd cerca di prendere le distanze da chi in questi ultimi 5 anni ha fatto retrocedere la Sardegna a livello di terzo mondo. Fa bene però a parlare adesso, perchè dopo che vedrà il risultato elettorale starà zitto per anni.

    • Angelo on 3 febbraio 2019 at 18:51
    • Rispondi

    La sanità sarda è allo sfascio anche grazie a Maninchedda che ha sostenuto questa maggioranza; ormai è troppo tardi.

  2. Ohi Ohi povera Sardegna, già siamo presi bene con questi aspiranti governatori…..

  3. Solinas e Zedda sono delle brave persone, peccato che di politica non capiscano un tubo!

  4. Se fossi al posto degli altri candidati presidenti lascerei parlare solo Zedda. Ogni volta che questo signorino radical chic apre bocca il centrosinistra perde voti.

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