Gen 13

E’ possibile oggi ricostruire una nuova Sinistra?

Nell’estate del 2017 Anna Falcone e Tomaso Montanari avevano rivolto un appello a tutti i cittadini. In particolare a coloro che non si sentivano più rappresentati dai soggetti politici allora sulla scena o che avevano timore che un voto a sinistra finisse per essere una semplice testimonianza.

Un voto ininfluente sulle politiche che da anni stavano impoverendo l’Italia, sia dal punto di vista materiale che culturale.

L’appello per una mobilitazione civica aveva lo scopo di aprire uno spazio politico nuovo, che Montanari (storico dell’arte, accademico, politilogo) e Falcone (avvocato amministrativista, costituzionalista, politologa) avevano sintetizzato in alcuni punti.

E cioè “…uno spazio politico

– in cui il voto delle persone torni a contare;

– che dia vita ad una proposta politica che parta dai programmi, non dalle leadership;

– che metta al centro il diritto al lavoro, il diritto a una remunerazione equa o a un reddito di dignità, il diritto alla salute, alla casa, all’istruzione;

– che contrasti l’egemonia delle leggi del mercato sui diritti e sulla vita delle persone;

– che riduca le diseguaglianze e persegua una crescita sostenibile, basata sulla economia della    conoscenza;

– che dia priorità all’ambiente, al patrimonio culturale, a salute, scuola, università e ricerca;

– che metta al centro la pace e la solidarietà”.

Partendo da questi punti base, Anna Falcone (poi inspiegabilmente confluita in Leu. ndr) e Tomaso Montanari, intendevano costituire una lista unitaria, autenticamente di sinistra, per partecipare alle ultime politiche con un programma costruito dal basso, attraverso la partecipazione dei cittadini.

Il progetto non andò in porto perche tra coloro che avevano aderito all’appello c’erano anche i segretari di sedicenti partiti di sinistra, come Mdp, Sinistra italiana e Possibile che, come aveva allora denunciato con durezza Montanari chiamandosi fuori dai giochi, “…nella migliore tradizione messianica italiana hanno lanciato un’assemblea, che si sta costruendo come una spartizione di delegati tra partiti, con equilibri attentamente predeterminati; e per di più un’assemblea che potrà decidere, sì e no, il nome e il simbolo della lista: ma non certo la leadership, scelta a priori, dall’alto e dal dentro (Pietro Grasso. ndr), fatta a tavolino senza consultare la base, non il programma (collage di quelli dei partiti), non le liste (saldamente in mano alle segreterie); un teatro, che copre l’obiettivo reale: rieleggere la fetta più grande possibile degli attuali gruppi parlamentari”.

Insomma niente era cambiato per partiti che, evidentemente, solo sulla carta si definivano di sinistra, e per i quali ciò che contava era soprattutto la spartizione percentuale dei candidati da rieleggere. Partiti che, quindi, avevano stracciato “sic et simpliciter” la proposta politica per una nuova sinistra che partisse dal basso, dai programmi e non dalle leadership.

Il progetto del Brancaccio (dal nome del teatro della prima assemblea. ndr) di Montanari e Falcone prevedeva, invece, qualcosa di autenticamente nuovo, nel linguaggio e nello stile prima di tutto, e nella dichiarata alternatività al Pd (partito con Renzi non più di sinistra), che scaturiva da una revisione critica della stagione del centro-sinistra. Qualcosa di nuovo, con una leadership scelta dal basso, con un programma scaturito da cento assemblee effettuate nelle piazze d’Italia e, per quanto riguardava le elezioni politiche, con candidature con almeno il 50% dei posti eleggibili riservati a non-parlamentari, a donne, e a giovani sotto i quarant’anni.

Poi sappiamo com’è andata a finire.

Perchè abbiamo riportato questo episodio? Perchè da allora nulla è cambiato. Nel senso che a sinistra c’era il vuoto e il vuoto è rimasto. Perchè in questo momento storico è difficile identificare quello spazio politico “vacante” con qualcuno che lo rappresenti. Perchè, dopo essersi smembrata in mille frattaglie, la sinistra si è inesorabilmente estinta e le sue ceneri sparse al vento. Perche è bene ricordare per quali ragioni il progetto del Brancaccio (unico e serio tentativo di ridare vita a una sinistra autentica) aveva emesso i primi vagiti.

Il progetto era nato “… dalla necessità di rispondere insieme ai grandi problemi del Paese (il crescere delle disuguaglianze e della miseria, la precarizzazione del lavoro e la disoccupazione), di dare risposte alla sfiducia crescente di ampi settori della popolazione verso la politica politicante, di destra, di centro e di sinistra”. Per questo si proponeva “…di mettere insieme quanto restava della sinistra politica non ancora arresa ai dogmi del neoliberismo dominante e l’antagonismo sociale e culturale che faticava a trovare spazio nella politica dei partiti. La sua ambizione era quella di costruire una coalizione civica nazionale, capace di ricreare una speranza nella possibile trasformazione dell’economia e della società, e di mettere in atto un vero e radicale rinnovamento della politica”.

Ma il nobile tentativo di Montanari e Falcone “…per evitare che si riproducesse la stanca divisione fra le sinistre, sedicenti rivoluzionarie o riformiste, attraverso una mobilitazione di base che mettesse in primo piano i protagonisti delle lotte e delle azioni dirette sul territorio, naufragò per la ostinata autoreferenzialità degli attori che avrebbero dovuto giocare un ruolo da protagonisti, a partire dalla disponibilità a mettere in discussione se stessi”.

Si era, infatti, rivelata ingannevole e illusoria l’idea di coinvolgere i gruppi dirigenti delle organizzazioni già esistenti in un progetto che doveva puntare proprio al loro superamento. Quelli che Montanari e Falcone pensavano di unire stavano vivendo (forse senza rendersene conto) la fase estrema di un loro declino, che era poi il declino di un intero modo di pensare e praticare l’idea di sinistra.

Politici che non vedevano allora e non vedono tuttoggi al di là del naso, e che ancora discutono con chi allearsi, se sono o non sono un partito, se devono unirsi o separarsi. Ovvero la fotografia delle macerie che una vera sinistra dovrebbe necessariamente rimuovere se vuole provare ad intraprendere un nuovo cammino; se vuole occupare, seppure in un contesto politico profondamente cambiato, lo spazio lasciato desolatamente vuoto dal Pd renziano, certamente più vicino alla destra neoliberista e al cento medio che agli ultimi.

Ripartire proprio dai già citati punti base del progetto del Brancaccio potrebbe essere un’idea. Perchè, come hanno sempre sostenuto coloro che hanno dato vita al progetto, “… di nuove idee e di nuove speranze ci sarà bisogno per superare il vuoto di prospettive del presente”.

5 comments

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    • drastico on 13 gennaio 2019 at 17:32
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    con i politici attuali è impossibile.

    • Gianni on 13 gennaio 2019 at 19:10
    • Rispondi

    Per me è difficile, perchè i partiti sedicenti di sinistra, come ha detto Pig, sono solo una brutta copia di ciò che dovrebbe essere realmente oggi la sinistra e non sono più credibili. Oggi chi prima votava Pd, che ora tutto può essere ma non è di certo un partito di sinistra, vota 5 stelle oppure non va a votare. Anche se si riuscirà quindi a creare di nuovo un partito o un movimento di sinistra sarà molto ma molto difficile convincere gli elettori a votarlo perchè la delusione del Pd e degli altri partitini cosiddetti di sinistra è stata grande.

    • Gianfranco on 13 gennaio 2019 at 21:37
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    Quel poco che è rimasto della sinistra grazie a Renzi ormai non c’è più e, non essendo più il Pd il partito di riferimento, chi prima votava a sinistra ha sostituito il Pd con M5s e Lega che hanno parlato alla pancia della gente. Ora come ora non credo sia facile rimettere in piedi un partito o una coalizione civica nazionale di sinistra. Per riconvincere la gente ci vorranno anni.

    • Riky on 14 gennaio 2019 at 9:06
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    E’ possibile se si azzerano tutti i partiti dal Pd in giù, se i capoccia si levano dalle p…., se si ripartirà dal basso e se il nuovo soggetto politico avrà una forte connotazione civica. Altrimenti nisba.

    • Davide on 14 gennaio 2019 at 10:35
    • Rispondi

    Se guardo chi sono i dirigenti dei partiti di “sinistra” per il momento la ritengo una cosa assurda.

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