Nov 09

Regionali: Pd alla canna del gas spera in Zedda e in un’ampia coalizione.

Il Pd, vista la mala parata, sta tentando di tutto per allargare la coalizione di centrosinistra, che potrebbe essere guidata da Massimo Zedda, che però non ha ancora sciolto la riserva.

Oggi si sono tenuti due incontri: uno, già previsto, tra il segretario regionale del Pd, Emanuele Cani, e il sindaco di Cagliari, Massimo Zedda. L’altro, del tutto inaspettato, tra Cani e il presidente e il capogruppo in consiglio regionale del Partito dei Sardi, Franciscu Sedda e Gianfranco Congiu.

Al vertice non ha preso parte il segretario del PdS, Paolo Maninchedda, che ha spesso criticato duramente il Pd, e che recentemente aveva scritto sul suo blog di non essere disponibile “…ad alleanze fatte a tavolino; per noi del PdS le alleanze si costruiscono con processi democratici, con dibattiti seri sulle cose fatte e da fare, chiamando al voto gli elettori sulle proposte”.

L’incontro, a quanto è dato sapere, sarebbe stato positivo (?), anche se sul contenuto è trapelato poco e nulla, tranne che si è discusso anche di primarie. Primarie, peraltro, già lanciate dal Partito dei Sardi, con tanto di doppia scheda, una per la scelta del candidato governatore e l’altra per chiedere ai sardi “…se si sentono una nazione oppure no”.

L’incontro di Cani con Zedda ha preceduto quello con la delegazione PdS, ma è, comunque, da escludere che l’attuale sindaco di Cagliari possa mettersi in gioco in consultazioni primarie con regole stabilite da una sola forza politica. Su questo punto pare si stia cercando un accordo secondo alcuni, un vero e proprio compromesso secondo altri, in modo da trovare la “quadra” per chiudere una coalizione assieme.

Anche perchè è facile ipotizzare, in caso di una scelta tra Maninchedda e Zedda per la presidenza della Regione, a chi andrebbe la preferenza degli alleati. E’ vero, infatti, che pur essendo il Pd in caduta libera, i numeri che comunque possono vantare i Dem sono sempre superiori, e non di poco, a quelli di una piccola forza politica come il Partito dei Sardi, a cui le “primarie-referendum” sulla nazione sarda, al di là dei proclami, nuoceranno non poco.

Senza contare che Zedda può contare su un gradimento personale che va oltre le superficiali cassandre (che, come al solito, si svegliano dal letargo prima di ogni consultazione elettorale) che alle ultime comunali lo vedevano soccombente, e che poi sono state, invece, clamorosamente smentite dallo stratosferico successo di Massimo Zedda al primo turno. Insomma, in caso di un gandhiano duello tra Zedda (che sembra possa contare anche sull’ipotetico sostegno di un centinaio di sindaci) e Maninchedda non ci sarebbe partita in favore del primo.

Questo, chiaramente, non vuol dire che con Zedda come candidato alla presidenza il centrosinistra (che, grazie al Pd, si è reso protagonista di una delle legislature peggiori di sempre) vincerà le elezioni. I sondaggi, infatti, sembrano siano tutti a favore del centrodestra e della Lega in particolare. Per questo motivo, il centrosinistra sa benissimo che se vuole avere qualche possibilità di vittoria (a dire il vero abbastanza residua) ha bisogno di una coalizione che sia la più ampia possibile, con Massimo Zedda (se scioglierà la riserva) candidato alla presidenza come valore aggiunto.

Per quanto riguarda il Movimento 5 Stelle, a cui non ha certo giovato la condanna del candidato presidente Mario Puddu (con relativo abbandono), c’è da osservare come, anche in Sardegna, il vento pentastellato abbia perso consistenza. Ottimistiche dichiarazioni del leader Di Maio a parte, i Cinquestelle stando al governo (e dovendo combattere quotidianamente con lo scatenato leghista Salvini, malato di protagonismo, e non solo, che gli ruba costantemente la scena) sembrano essersi adagiati e aver affievolito passione, determinazione, grinta, e quella spinta propulsiva che solo la protesta dal basso riesce a dare. Perplessità e rinvii su alcuni argomenti cardine e la marcia indietro su altre materie ritenute prioritarie dal popolo grillino non hanno agevolato finora il cammino del M5S, né gli hanno permesso di mettere il classico fieno in cascina, anche in vista delle prossime regionali.

La situazione, com’è constatabile, è al momento molto fluida e non di facile lettura, anche se, visti i probabili schieramenti in campo, non occorre di certo essere dei maghi per prevedere, per chiunque dovesse vincere le regionali, grosse difficoltà nel formare l’esecutivo e, ancora di più, nel governare.

La situazione dell’Ospedale San Martino sarà al centro dell’attenzione del Comitato di distretto sanitario di Oristano. L’organismo è stato convocato, con urgenza, dal presidente Andrea Lutzu per mercoledì 14 novembre, alle 15.30, nella sala giunta del Comune di Oristano, per esaminare la difficile situazione dell’ospedale (tra i vari problemi: le carenze di organico, la chiusura del servizio di patologia neonatale del reparto di pediatria e la situazione del Pronto soccorso) e decidere le iniziative più opportune per difendere l’importante presidio sanitario. Il Comitato di distretto sanitario è composto dai sindaci di Allai, Baratili San Pietro, Bauladu, Cabras, Milis, Narbolia, Nurachi, Ollastra, Oristano, Palmas Arborea, Riola Sardo, Samugheo, San Vero Milis, Santa Giusta, Siamaggiore, Siamanna, Siapiccia, Simaxis, Solarussa, Tramatza, Villanova Truschedu, Villaurbana, Zeddiani e Zerfaliu. Alla riunione del Comitato sono stati invitati anche i vertici del’Ats e della Assl di Oristano e il presidente dell’Ordine dei medici Antonio Sulis.

“Garantiamo alla sua azienda un risparmio sul costo del lavoro di almeno il 15 per cento”. Con questa formula pubblicitaria, ultimamente le aziende della provincia di Oristano vengono contattate da società di outsourcing, che si propongono come gestori dell’amministrazione del personale. L’Ordine dei Consulenti del lavoro della provincia di Oristano, in allarme dopo alcune segnalazioni pervenute da più iscritti, ha chiesto un incontro d’urgenza con l’Ispettorato nazionale del lavoro, durante il quale si è evidenziata la criticità di un fenomeno in forte espansione. L’Ispettorato ha garantito una immediata e puntuale verifica di alcune situazioni, volta ad arginare i pericoli derivanti dall’affidamento della gestione del personale a società di dubbia correttezza operativa, tutelando nel contempo la regolarità delle aziende presenti nel territorio provinciale e salvaguardare i diritti dei lavoratori. L’esternalizzazione del personale è un fenomeno dilagante che, in un momento di grave crisi economica, trova nelle aziende che occupano lavoratori dipendenti ampi consensi. Con il contratto di “appalto” di servizi, che nella stragrande maggioranza dei casi è fittizio, le imprese locali incaricano una ditta esterna che, assume direttamente il personale utilizzando una politica di risparmio in violazione alle norme di legge sul lavoro dipendente, in particolare nell’applicazione dei contratti nazionali di lavoro, della contribuzione previdenziale e assistenziale. In alcuni casi, al lavoratore viene ad esempio proposto un contratto di lavoro “di secondo livello” o aziendale, contenente accordi o retribuzioni non conformi alla Contrattazione collettiva nazionale e soprattutto non certificati nella regolarità dagli organi preposti al controllo. In altri casi vengono denunciate agli enti previdenziali retribuzioni nettamente inferiori rispetto a quanto riconosciuto a livello retributivo, con relativo esiguo pagamento dei contributi, che portano quale conseguenza la notevole diminuzione dell’imponibile al fine pensionistico o delle indennità sostitutive del reddito (Naspi). L’appalto o la somministrazione di manodopera offerta da queste aziende ben si differenzia dai servizi offerti per esempio dalle società che operano nella somministrazione (agenzie interinali) autorizzate dal ministero; queste ultime infatti operano nella totale legittimità contrattuale e non promettono alcun risparmio retributivo né contributivo. I rischi dell’affidarsi a queste società non regolarmente autorizzate dal Ministero, sono notevoli e portano e gravi conseguenze anche su un piano sociale: il lavoratore si troverebbe a subire il cosiddetto Dumping contrattuale, che sfrutta il lavoro e ne lede i diritti, sia dal punto di vista retributivo che contributivo; l’azienda locale utilizzatrice, dal canto suo si troverebbe automaticamente ad operare nella totale irregolarità e spesso anche nell’illegittimità. L’impresa utilizzatrice di questi servizi verrebbe coinvolta nell’attività illecita di chi appalta i servizi e diventa responsabile solidale per tutte le irregolarità contrattuali, retributive e contributive che venissero accertate dagli organi di vigilanza, con conseguenti irrogazioni di sanzioni di un certo peso. L’Ordine dei Consulenti del lavoro di Oristano invita pertanto ad una sensibilizzazione su questo fenomeno e si rende disponibile per il tramite dei proprio iscritti a fornire alle aziende ed ai cittadini le informazioni di cui possono necessitare in relazione a tale argomento. Lo Sportello lavoro, attivo in Comune ogni martedì e giovedì, è a disposizione degli utenti per maggiori chiarimenti.

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