Ott 20

Manuel Careddu è morto per i colpi ricevuti in testa. Tra i 5 arrestati c’è un “pentito”.

Manuel Careddu è stato colpito alla testa con uno o più oggetti contundenti ed è morto per politrauma cranico.

È quanto emerge dall’autopsia effettuata, questo pomeriggio, dal perito torinese Roberto Testi sul cadavere del 18enne di Macomer  ucciso da una banda di cinque giovanissimi, due dei quali minorenni. Anche oggi non è stato possibile identificare con certezza il cadavere, e quindi bisognerà attendere qualche giorno, quando cioè arriveranno i risultati sul Dna.

Il perito, che in passato ha lavorato sull’omicidio di Cogne, quello di Simonetta Cesaroni e quello di Garlasco, ha prelevato dei campioni biologici che saranno consegnati ai Ris dei Carabinieri di Cagliari per la comparazione della traccia genetica e la conseguente identificazione del corpo.

L’autopsia è durata poco meno di tre ore e ha confermato che la morte del giovane, come già detto, è avvenuta per i colpi ricevuti in testa. Il cranio era fratturato in più punti. Lo scheletro era intatto, non sarebbe stato sezionato o fatto a pezzi, ma di sicuro è stato fatto scempio del corpo. La salma sarà restituita ai familiari per il funerale solo dopo che arriveranno i risultati dell’esame del Dna, anche se gli inquirenti hanno assicurato che non trascorreranno molti giorni.

Intanto, qualcuno dei cinque arrestati starebbe collaborando, raccontando per filo e per segno agli inquirenti quanto accaduto la notte dell’11 settembre, quando sulle sponde del lago Omodeo è stato barbaramente ucciso il 18enne Manuel Careddu.

Ancora non è chiaro chi sia, ma appare certo che il “pentito” sia uno del branco, due minorenni di 17 anni e gli altri tre di 20, accusati del delitto e dell’occultamento del cadavere. Gli atti dell’interrogatorio al momento sarebbero stati secretati dal procuratore della Repubblica di Oristano, Ezio Domenico Basso, e dal sostituto Andrea Chelo, perché l’indagine è delicatissima. Ci sono, infatti, ancora ruoli e dinamiche da chiarire, ma soprattutto persone da identificare e i cui ruoli sono al vaglio della Procura.

Tra i difensori dei cinque fermati il riserbo è strettissimo e nessuno vuole scoprono le carte. Fonti vicine agli investigatori, però, svelano che più di un indagato avrebbe fornito elementi utili (poi legati assieme dagli inquirenti), ma anche che ci sia un “collaboratore” che avrebbe iniziato da subito a raccontare con chiarezza i dettagli del delitto.

Nessuna conferma, invece, di una vera e propria confessione esplicita dell’eventuale esecutore materiale. L’inchiesta della Procura oristanese, tra l’altro, starebbe proseguendo su due piani distinti: il primo è chiarire con precisione i ruoli di ciascuno e il numero dei presunti complici del delitto (si parla insistentemente di un sesto uomo), l’altra è verificare quante persone sapessero della tragica fine di Manuel Careddu nei giorni successivi alla sua scomparsa, quando ancora la famiglia e gli investigatori lo stavano cercando.

Avendo visto davanti all’ingresso del cimitero di Oristano i consiglieri comunali Efisio Sanna e Maria Obinu pensavamo fossero lì per il funerale del Pd, partito che, come tutti gli elettori sanno, è in coma da tempo. Sanna e Obinu non erano soli, ma con altri consiglieri della minoranza: Giuseppe Puddu dell’Udc, Vincenzo Pecoraro (Partito dei Sardi), Andrea Riccio (Capitale Oristano), Monica Masia (Sport, Salute…), Francesco Federico (Indipendente). Il sit-in davanti al cimitero, effettuato per denunciare le condizioni in cui, a detta della minoranza, si trovava il cimitero, è stato un mezzo flop (o quantomeno fuori tempo massimo), considerato che da giorni gli operai sono al lavoro per la pulizia di erbacce e quant’altro. I consiglieri dell’opposizione hanno quindi puntato il dito contro i rubinetti rotti, lavandini  ostruiti, ghiaia, raccolta differenziata, celle frigo fuori uso, scarsa gestione delle concessioni cimiteriali, regolamento del cimitero, mancata realizzazione di una struttura per le cremazioni come promesso in campagna elettorale.  Insomma, niente di nuovo, praticamente, rispetto alle condizioni in cui il cimitero si trovava durante la pessima gestione  del precedente esecutivo di centrosinistra, dove Efisio Sanna e Maria Obinu erano assessori.

Brutta sorpresa, questa mattina, per i titolari della pizzeria-gastronomia “Da Davide”, in via Mazzini, a Oristano, che all’apertura si sono accorti che la vetrina era stata sfondata. Dopo la denuncia, la polizia locale si è immediatamente attivata e in poco tempo ha scoperto, grazie alle telecamere, l’autore dell’episodio. Un automobilista di Cabras, poco prima dell’alba, ha perso il controllo della macchina ed è finito contro la vetrina della gastronomia. Con tutta calma ha poi fatto retromarcia ed è andato via. La polizia locale ha rintracciato l’automobilista che, in attesa di ulteriori accertamenti, per il momento dovrà pagare i danni ai titolari della pizzeria-gastronomia.

 

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