Set 22

Il Pd, un partito ibrido e ormai liquefatto.

La maggior parte dell’opinione pubblica ritiene che il Pd sia un partito defunto. Ma come faccia a defungere un partito mai nato, ancora non è dato sapere.

Il Pd, infatti, a nostro modesto avviso, altro non è che un “non partito”, un  ibrido venuto fuori da due soggetti politici con storie completamente differenti che hanno prodotto un pessimo bardotto. Un non-partito che ha da tempo toccato il fondo, visto che mai come negli ultimi anni si era vista una classe dirigente così drasticamente mediocre e una moltitudine di comprimari, commis, lecchini e servi sciocchi che gli ruota attorno, che dal punto di vista politico mai ha dato segno di funzioni cerebrali autonome.

I cittadini, che sono molto più intelligenti di quanto i politici del Pd possano pensare (anche se quest’ultima riferita ai Dem è una parola grossa. ndr), hanno abbandonato in massa un raggruppamento che ha fatto carne di porco della questione morale, delle politiche sociali, sanità, scuola e lavoro. E sentire ancora oggi i politici del Pd pontificare senza vergogna, non rendendosi minimamente conto che ormai hanno perso credibilità e consenso tra la gente, è una cosa che tra le persone dotate di un minimo di comprendonio procura immediati conati di vomito.

Steso da parte nostra un velo pietoso sulla situazione del pessimo Pd attuale, su quanto sta accadendo in casa Dem vi proponiamo un articolo della politologa Nadia Urbinati, dal titolo “Renzi o gli altri, qualcuno nel Pd è di troppo”.

“A seguire i social, si ha l’impressione che delle cene (elitarie o popolari) proposte, promesse e disdette da alcuni leader Pd interessi ben poco. Le uniche note di commento sono: per recriminare questi “signori sistemati” che poco o nulla sanno di quel che succede fuori; per esprimere un sospiro di sollievo per lo scioglimento di un partito nato gracile; per dire basta, e chiedere che si smetta di parlare di quel che non c’è per dedicarsi a capire che cose può esserci.
Il Pd appartiene al passato. E’ fuori del presente. Quel che nel presente c’è e occupa le pagine dei giornali (più per curiosità da tabloid che altro) è l’opinione dei soliti noti del Pd, che sembra siano la sinistra, che siano il partito, che siano l’opposizione. Fanno tutto questo malissimo eppure hanno solo loro voce rappresentativa. E’ possibile sperare che si facciano da parte? Deve essere possibile. Ma c’è il congresso. Il quale sembra diventare ogni giorno che passa la zattera di salvezza per tutti. E questa è la condizione peggiore, perché questo congresso post 4 marzo dovrebbe servire a rifondare.

E’ la condizione peggiore perché, appunto, è visto e sarà usato come una zattera: ciascuno dei naufraghi cercherà di occupare il posticino che lo salverà, a costo di buttare a mare il vicino. E resteranno i più scaltri, i più cinici, i più amorali – coloro che riusciranno a far fuori gli altri. Nel “mors tua vita mea” non si radica alcuna impresa collettiva. E’ come lo stato di natura di Hobbes, dal quale al massimo emergono bande di predoni, che non sono proprio la soluzione alla condizione di massima incertezza e insicurezza. Ecco perché riporre aspettative nel congresso è perdente. Perché non esiste tra i congressisti un progetto comune. Esistono progetti di conquista ed esclusione. E le primarie – altra iattura che ha contribuito a creare guerre intestine senza fine – sanciranno le divisioni, poiché chi vincerà non verrà riconosciuto da chi perde. Le elezioni sono infatti condizioni di pace civile solo se c’è fiducia minima di base tra i contendenti – se si accetta di ubbidire a chi vince, sapendo che non sarà una vittoria assoluta. Ma ci vogliono garanzie per le minoranze, e ci vuole saggezza e leadership nella maggioranza – condizioni che nel Pd “homo homini lupus” non ci sono.

Che fare? Come si può riuscire ad azzerare questo cumulo di errori che si moltiplicano e intensificano con il passare dei giorni? Propongo di riflettere seriamente e senza animosità, ovvero con mente lucida, su due opzioni.

Opzione 1: Matteo Renzi dovrebbe uscire e con i suoi e le sue fedeli costituire un nuovo partito. Personalmente penso alla ragionevolezza di questa opzione da quando Renzi ha conquistato la dirigenza del Pd, ma soprattutto da quando ha cominciato a voler vincere e a perdere per voler vincere (il 4 dicembre 2016). Il suo stile, i suoi contenuti e le sue aspirazioni poco si accordavano con la logica del collettivo alla quale nonostante tutto il Pd si rifaceva, almeno in una sua parte. Un partito liberal-progressista a guida Renzi&Co. avrebbe liberato energie nella zona centrista, e avrebbe tolto il tappo che intrappola le varie energie del Pd. Il quale è stato costretto a subire il dominio di Renzi, anche dopo le sue dimissioni da segretario. Tutto immobile e quindi tutto in veloce cancrena. Non è troppo tardi – se Renzi avesse piglio, coraggio e leadership farebbe il gesto prima; senza prepararsi a fare guerriglia al congresso. Ora riuscirebbe a fare un partito, forse piccolo, ma unito e con una prospettiva futura poiché non è vero che “tutti gli italiani” sono di destra e salviniani. I moderati non hanno a questo punto alcun partito rappresentativo decente. Se Renzi invece andrà a congresso riuscirebbe a fare solo una fazione, e quindi a continuare la guerra civile.

Opzione 2: Resta Renzi e gli altri escono. La prima uscita dal partito era già avvenuta, ma essendo stata sbagliata nei tempi ha prodotto un’uscita fallimentare, una fazione anch’essa; tra l’altro senza alcuna seria volontà di costruire un partito perché comunque fazione del Pd, e quindi con il desiderio di tornare a espugnare la cittadella. L’uscita di LeU in vista di un ritorno, quindi, nella speranza di tornare in un partito diverso. Fallimento. Però, se coloro che non si riconoscono in Renzi&Co. avessero coraggio, lungimiranza e leadership lascerebbero la casa (che comune non è già più) per costruire altrove; costruire daccapo, ma con nuovo entusiasmo, come nelle fasi costitutive. Si avrebbe un’unità di intenti; si avrebbe finalmente la determinazione di buttare a mare quel pessimo e fallimentare Statuto (perché gli editori si rifiutano di stampare il manoscritto di Antonio Floridia, fermo da mesi e che prova quanto quello Statuto sia stato responsabile del “Pd partito spagliato”?). I sentimentalismi sulla casa espropriata da fratellastri e sorellastre sono un poco ridicoli. Qui si tratta non di case di qualcuno ma di un partito, uno strumento per creare consenso e conquistare voti, per vincere una battaglia durissima con un nemico corazzato quale la Lega.

Entrambe queste opzioni rispecchiano una visione molto chiara: il partito è l’anima della democrazia, che senza partiti declina, perché o diventa terra di divisioni e lotte tra minoranze agguerrite non disciplinate, o diventa terra di conquista di “caudilli” e capipopolo. Partito forte sta insieme a democrazia solida. E chi è convinto del valore della democrazia deve volere un partito forte e efficace, organizzato e con un programma di intenti condiviso. Entrambe le opzioni qui proposte riflettono questa convinzione, per impedire che le fazioni facciano a brandelli quel che resta della possibilità di fare un partito”. (Nadia Urbinati, accademica, politologa, giornalista, www.libertaegiustizia.it).

Il reddito di cittadinanza è una misura strutturale che produce effetti positivi per l’economia, sia dal lato della domanda che dal lato dell’offerta. Il reddito di cittadinanza, infatti, permette non soltanto di abbattere la povertà e le disuguaglianze, ma anche e soprattutto di riqualificare la forza lavoro: in Italia, oltre ai 2,8 milioni di disoccupati ufficiali, ci sono 3 milioni di lavoratori “scoraggiati” che l’Istat considera come forze di lavoro potenziali. Permettendo a molti di questi lavoratori di formarsi tramite i centri per l’impiego, che riformeremo, aumentiamo la produttività del lavoro ed il nostro PIL potenziale, rispondendo anche alla necessità sollevata dal Pilastro europeo dei diritti sociali siglato nel 2017, che richiede a tutti i paesi europei di dotarsi dello strumento del reddito di cittadinanza. Dal lato della domanda, il reddito di cittadinanza produce effetti positivi sui consumi e gli investimenti perché aumenta il potere d’acquisto di coloro che ne hanno maggiormente bisogno e che hanno una maggiore propensione al consumo, innescando un virtuoso processo di crescita. Il moltiplicatore medio della spesa pubblica italiana, secondo diverse stime prodotte dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, si colloca intorno all’unità, e ciò significa che nel tempo il reddito di cittadinanza è in grado di autofinanziarsi: inoltre, dal momento che la spesa viene indirizzata laddove è maggiormente in grado di produrre consumi, il moltiplicatore può essere rivisto al rialzo. La spesa necessaria per finanziare il reddito di cittadinanza, poi, non si traduce esclusivamente in spesa per consumi, ma migliora le aspettative delle imprese ed è perciò in grado di indurre una maggiore crescita degli investimenti. Assieme alle tutele fornite dal decreto dignità, inoltre, puntiamo a conseguire un modello di sviluppo basato sulla stabilità dei consumi e che induca le imprese a competere non sulla compressione dei costi del lavoro, bensì sulla qualità e l’innovazione tecnologica che le enormi forze creative del Paese sono in grado di generare. (M5S, www.ilblogdellestelle.it).

Primarie nazionali sarde (caspiterina, che novità! ndr.), a finre novembre, “…a cui può partecipare chiunque dica solo una cosa: la Sardegna è una nazione, una comunità di valori e di interessi nazionali che vuole i poteri necessari per difenderli e interpretarli”. E’ questa la proposta che è arrivata dall’assemblea dei sindaci, riuniti ad Abbasanta dal Partito dei Sardi. Circa 200 persone che hanno partecipato alla riunione in vista delle elezioni regionali, che si terranno probabilmente domenica 24 febbraio. Una proposta allargata a tutti gli amministratori e anche agli esponenti politici di tutti gli schieramenti per “una rivoluzione legale… per scegliere il candidato presidente – ha detto il segretario PdS, Paolo Maninchedda, nel suo intervento -. Non importa dove ognuno militi, dove militino i candidati; importa che ci si riconosca in uno schema di costituzione e difesa dei nostri interessi. Non primarie del centrosinistra, del centrodestra o autonomiste o indipendentiste (insomma, tutti nel calderone. ndr). Poi vinca chi prende più voti. Serve un evento storico inatteso, non servono i veti incrociati, le divisioni a priori”, ha osservato Maninchedda facendo un riferimento indiretto allo stop per un’alleanza col PdS del centrodestra (più che legittimo per chi ancora è al governo col Pd alla Regione, nonostante per motivi elettorali stia cercando di prenderne ora le distanze. ndr). “Nessun candidato alla presidenza imposto da nessuno – ha argomentato Maninchedda .- Scegliamolo tutti insieme, ma dentro una cornice che ci unisca. Un candidato che si autocandidi, fa un esercizio di narcisismo. Un candidato che venga scelto dalle segreterie dei partiti, svela di essere subordinato alle oligarchie di partito. Un candidato scelto dal popolo, rappresenta il popolo”. Infine l’appello agli amministratori locali: “Candidatevi, per portare non i localismi nel consiglio regionale ma il senso dell’unità della nostra società. Non capisco perché si chieda loro di essere presìdi istituzionali per cinque anni e portatori d’acqua alle elezioni. Le avanguardie di partito – ha concluso – devono accettare sportivamente il confronto con le eccellenze istituzionali”. Sono già aperte le scommesse su chi vincerà le primarie proposte dal PdS: Maninchedda viene dato allo 0,001.

Nessun nuovo caso di febbre del Nilo accertata nelle persone, oltre ai tre casi riscontrati quest’estate nell’Oristanese e alla sacca di sangue trovata positiva alla West Nile il 3 settembre. Il fenomeno non deve essere sottovalutato ma “…per la popolazione non esiste alcun rischio”. E’ il messaggio che l’assessorato regionale alla Sanità, Luigi Arru, ha voluto veicolare illustrando i dati epidemiologici aggiornati sulla diffusione della Febbre del Nilo nell’Isola. “Abbiamo pensato di ricondurre a giusta dimensione e proporzione il problema – ha detto Arru -.Ci sono stati tre casi clinici, ma ricordo ai cittadini che la maggior parte delle volte l’infezione non determina la malattia. Oggi vogliamo spiegare che il sistema sanitario regionale, con la collaborazione dei servizi veterinari, del dipartimento di prevenzione e dell’istituto zooprofilattico, ha sviluppato un monitoraggio con trappole per verificare il numero di zanzare positive al virus”. Arru ha anche ricordato che quello in corso “…è un periodo particolare per piovosità, temperature elevate e umidità”. L’unità di crisi ha comunque ribadito le indicazioni sulla prevenzione della West Nile, tutte elencate in un opuscolo dell’Ats, che Arru ha definito “norme elementari”. Tra queste, l’utilizzo di repellenti per zanzare all’aperto, schermare porte e finestre con zanzariere, svuotare di frequente i sottovasi per evitare che l’acqua ristagni, verificare la pulizia di grondaie.

Si sono concluse con 7 denunce, le verifiche effettuate dai Carabinieri del Nas di Cagliari sulle autocertificazioni e sui documenti relativi alle vaccinazioni per le iscrizioni degli alunni a scuola. In particolare sono state denunciate tre persone in provincia di Cagliari e quattro nell’Oristanese. Tutti devono rispondere di falso ideologico. Si tratta dei genitori degli alunni che hanno dichiarato falsamente nelle dichiarazioni presentate agli istituti scolastici di aver adempiuto, in tutto o in parte, agli obblighi dei vaccini. Complessivamente i Nas, coordinati dal maggiore Davide Colajanni, hanno effettuato verifiche in 20 istituti comprensivi (10 a Cagliari e 10 a Oristano) analizzando circa 1200 autocertificazioni.

“Tensioattivi superiori il triplo della norma, accertato che si tratta di scarichi di reflui sul fiume Tirso. Quello successo sul lago Omodeo è di una gravità inaudita”. Lo ha sostenuto il leader di Unidos, Mauro Pili, non appena venuto a conoscenza dei risultati delle analisi richieste dal comune di Sedilo. “Le analisi svolte dal comune di Sedilo ribaltano totalmente quanto scritto da alcuni soggetti pubblici nei giorni scorsi. Bene ha fatto il sindaco, Salvatore Pes, a rivolgersi ad un laboratorio esterno per accertare la verità. Secondo queste analisi si tratta, senza ombra di dubbio, di scarichi reflui nell’asta fluviale del Tirso. Un fatto di una gravità inaudita, che va perseguito in tutti modi come attentato all’ambiente e inquinamento delle risorse idriche. Tutto questo conferma quanto avevo già denunciato nei mesi scorsi sulla grave condizione del Tirso e degli scarichi reflui, depurati in modo totalmente inadeguato, scaricati sul più importante corso d’acqua della Sardegna. Per quanto mi riguarda – ha detto Pili – affiancherò il comune di Sedilo in tutte le azioni, anche giudiziarie, per individuare e perseguire i responsabili di questo disastro ambientale e di eventuali omissioni, e nelle prossime ore pubblicherò i risultati delle analisi svolte dal laboratorio certificato”.

Da lunedì 1° ottobre ricominciano le attività di tiro a fuoco nel poligono di Capo Frasca, utilizzato dall’aeronautica e la marina militari italiana per le esercitazioni. Di conseguenza, a seguito della comunicazione ricevuta dal Comando del Poligono, la Capitaneria di Porto di Oristano ha emanato una ordinanza che dispone la interdizione nell’area regolamentata, denominata “Nuova Tango 812”, di tutte le attività connesse agli usi pubblici del mare e, in particolare, navigazione, pesca e mestieri relativi, sosta di navi e natanti di qualsiasi genere e tipo, turismo nautico e balneazione. I divieti resteranno in vigore fino a venerdì 26 ottobre, dalle 7.30 alle 17.30, tutti i giorni della settimana, esclusi il sabato e la domenica.

4 comments

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    • Orazio on 25 settembre 2018 at 9:48
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    Il Pd è un partito morto e defunto. Con i politici di pessimo livello che si ritrova non poteva essere altrimenti!

    • Vincenzo on 25 settembre 2018 at 10:33
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    Dopo la figuraccia al referendum e la pesante sconfitta alle politiche, Renzi ha fatto scappare a gambe levate le poche persone che pensavano al Pd come a una cosa seria prima del ciclone Renzi. Anche in Sardegna i lecchini di Renzi hanno fatto disastri e gli elettori hanno già deciso per le prossime elezioni di mandare a quel paese Pigliaru, il Pd e tutti i suoi alleati. Per chiudere in bellezza, la proposta da parte della penosa Giunta regionale di una legge urbanistica ributtante, che verrà rinviata per scongiurare l’ennesima figuraccia.

    • Angelo on 25 settembre 2018 at 14:29
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    Il presidente Pigliaru ha rinviato l’approvazione della legge urbanistica, rispedita alla commissione! Che figurona di m….! Mi dispiace per Solinasa… Ah… Ah… Ah…

    • Maurizio on 25 settembre 2018 at 15:50
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    D’accordo con Pig, ai piddini le susse che hanno ricevuto non hanno insegnato niente e continuano a sputare sentenze e aria fritta come se niente fosse. Patetici!

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