Lug 16

Correre fa bene, ma senza esagerare.

All’approssimarsi della bella stagione aumenta in maniera vertiginosa, anche a Oristano, il numero dei podisti. Presentarsi al mare dopo aver smaltito qualche chilo di troppo fa sempre piacere, fa stare in pace con se stessi e fortifica l’autostima.

I primi etti smaltiti portano, però, la maggior parte dei “runners con pancetta” e gli appassionati della corsa alle prime armi (o avanti negli anni) a bruciare le tappe e a farsi ingolosire dai chilometri, commettendo quello che è l’errore più comune: aumentare improvvisamente il carico settimanale di allenamento.

Perchè se è vero che, in generale, correre fa bene, è altrettanto vero che non bisogna esagerare. Questo, perlomeno, secondo quanto ha scritto recentemente il dottor Sergio Migliorini, medico sportivo e fisiatra, su “Runner’s world”, il network internazionale della corsa più seguito al mondo.

“Uno degli errori più grandi che un runner può fare – si legge nell’articolo – è quello di aumentare improvvisamente il carico degli allenamenti. Succede spesso e per vari motivi, ad esempio quando si va in pensione, oppure occasionalmente durante il periodo delle vacanze estive o invernali. Di colpo il cuore, i muscoli, i tendini e le articolazioni si trovano a essere sottoposti a un sovraccarico esagerato che va a rompere quel delicato equilibrio raggiunto con difficoltà negli anni. Così diventa facile incappare anche in seri problemi fisici”.

A detta di Migliorini, schematicamente, sono tre le possibili conseguenze.

L’overtraining (sindrome psicofisica frequente negli atleti, conseguente ad un carico di lavoro eccessivo rispetto alle capacità di recupero del corpo, caratterizzata da molteplici sintomi tra cui insonnia, depressione, debolezza, perdita dell’appetito…) non è solo appannaggio degli atleti d’élite, perché anche un runner di 40-50 anni può incorrere in un importante scadimento delle prestazioni. “Di colpo – sostiene il dottor Migliorini – non si riesce a fare allenamenti che pochi giorni prima erano quasi una passeggiata. Ci si sente stanchi: lo squilibrio fra il carico degli allenamenti e il loro recupero porta a uno scadimento delle prestazioni. La riduzione della produzione di testosterone e l’incremento di quella di cortisolo si accompagna a una depressione della corteccia surrenale e, a volte, della funzione ipotalamica, con alterazione della produzione ormonale. L’overtraining altera anche l’attività del sistema nervoso centrale, con riduzione di performance e frequenza cardiaca, e con ipotensione, sonnolenza o insonnia, depressione, dolori muscolari persistenti, irritabilità, perdita di motivazione e ansietà”.

Leggendo l’articolo, la prima domanda che un runner si pone è: “Come posso evitare tutto ciò?”. Secondo Migliorini con una buona programmazione dell’allenamento e rispettando i periodi di scarico. Un carico eccessivo e improvviso supera, infatti, le capacità dell’organismo di adattamento. Se poi si trascura anche la condizione generale (per esempio la presenza di un’anemia) o gli impegni lavorativi e familiari, il risultato può essere solo un severo quadro di sovrallenamento.

Parlando dei “problemi di sovraccarico”, Sergio Migliorini fa l’esempio di un runner che corra da 20 o 30 anni, o che abbia più di 40 o 50 anni. Runner che, per il medico sportivo e fisiatra, ha già “consumato” le cartilagini delle sue articolazioni, o i menischi o i tendini. “Ve ne accorgete – afferma Migliorini – dai dolori più o meno importanti che vi accompagnano quotidianamente, spesso di primo mattino, o quando fate le scale o vi alzate dopo essere stati seduti per molto tempo. Spesso anche il referto delle risonanze articolari (RMN, Risonanza Magnetica Nucleare) descrive la “degenerazione” dei menischi, e i gradi di usura della cartilagine del vostro ginocchio o dell’anca. Se a 50 anni decidete di fare la gara che non avete mai fatto in vita vostra, o che comporta un aumento importante del chilometraggio, oppure la corsa su terreni non abituali per voi (terreni sconnessi, montagna) o entrambe le cose, le possibilità d’incorrere in una importante lesione meniscale e cartilaginea, o tendinea, sono elevatissime! Tanti runners hanno dovuto ridimensionare grandemente i loro chilometri di allenamento e le loro ambizioni, dopo aver gareggiato in un trail o in una ultramaratona. Alcuni passano mesi o anni a curare una tendinosi dell’achilleo, oppure devono sottoporsi a un intervento artroscopico al ginocchio per il trattamento della lesione meniscale o dell’usura della cartilagine.

Un mio paziente quarantenne – ricorda il dottor Migliorini – aveva una condropatia di terzo grado alla rotula e una frattura cartilaginea del piatto tibiale. In quest’ultimo caso le possibilità di riprendere a correre allo stesso livello e impegno precedente all’infortunio sono estremamente scarse, indipendentemente dal trattamento conservativo o chirurgico. Come evitarli, allora? Io faccio sempre il paragone con le gomme di un’auto: se avete una gomma già “segnata” e consumata, cosa fate? Andate a cercare ogni buco e sconnessione della strada, o li evitate? Quindi se avete già avuto infortuni da sovraccarico o se gli accertamenti clinici e radiologici (RMN) hanno già evidenziato situazioni “critiche” è opportuno chiedersi se il vostro tendine o i vostri menischi saranno in grado di correre su quei terreni accidentati o di sopportare tutti i chilometri che alcune gare richiedono”.

Nell’articolo Sergio Migliorini affronta, poi, quello che è il problema più serio: i disturbi cardiovascolari. “Molti runners hanno corso per 30 anni senza problemi e di colpo si trovano ad essere sospesi o bocciati nella visita d’idoneità medico-sportiva per la comparsa di extrasistoli o aritmie, o per l’ingrossamento eccessivo del setto interventricolare o della parete del ventricolo sinistro. Anche in questo caso – spiega il dottor Migliorini -, l’improvvisa variazione del carico di allenamento porta sul piano clinico a situazioni di estrema gravità. Molti sono gli studi che evidenziano nel miocardio degli atleti di resistenza una diffusa fibrosi muscolare che si crea dopo anni di attività e che può favorire anche gravi aritmie. Alcuni devono smettere completamente (cardiomiopatie dilatative), altri devono sottoporsi a uno studio elettrofisiologico e ad ablazione, altri impiantare il pace-maker o gli stent alle coronarie”.

Problemi seri, quindi, che secondo l’esperienza di Migliorini,  riportata su “Runner’s world”, in molti casi si sono verificati quando l’atleta, finalmente libero da impegni lavorativi (pensione) o meno pressato dal lavoro, può dedicarsi in gran parte o a tempo pieno alla sua attività sportiva preferita, aumentando a dismisura il suo impegno.

Come si può evitare di cadere in queste situazioni? “La visita medica e l’elettrocardiogramma – afferma il dottor Migliorini – sono alla base di ogni prevenzione cardiovascolare; la prova da sforzo e l’ecocardiogramma vi daranno un’ulteriore visione delle vostre condizioni. Se questi accertamenti evidenziano un problema, sarà vostra cura seguirne nel tempo l’evoluzione (anche con altri accertamenti più invasivi) e, con i consigli del medico dello sport e del cardiologo, praticare l’attività sportiva nei modi e tempi suggeriti”. Attenzione, quindi, con il cuore non si può scherzare!

Il Museo Diocesano Arborense propone tanti appuntamenti, rivolti sia al pubblico adulto che ai bambini, con aperture serali tutti i martedì di luglio e agosto. Dopo l’appuntamento del 12 luglio, con il concerto “La tromba nella storia del Jazz dalle origini ai nostri giorni”, di Andrea Tofanelli e Simone Sassu, con cui l’Ente Concerti Alba Pani Passino ha inaugurato il ciclo Musica nelle notti d’estate nella Sala San Pio X del museo, e quello di venerdì 13 luglio, a cura dell’associazione “Leggendo Ancora Insieme”, con Francesco Abate che ha presentato il suo nuovo romanzo “Torpedone Trapiantati” (Einaudi), dialogando con Jimmy Spiga, mercoledì 18 luglio, il giovane e talentuoso scrittore Matteo Porru presenterà il suo libro “Quando sarò grande”, dialogando con Sabrina Sanna; l’evento è sempre in collaborazione con l’associazione “Leggendo Ancora Insieme”. Dal 1° al 4 agosto il giardino del museo ospiterà la settima edizione della rassegna letteraria “Leggendo ancora insieme”, dal titolo “Nidi”, metafora della preparazione alla vita. Nel corso delle 4 serate si svolgeranno eventi e attività di lettura condivisa sulle dinamiche del cammino femminile, ponte verso l’altro, e la vita. La rassegna sarà inaugurata dall’anteprima del 26 luglio con la presentazione del libro di Salvatore Satta “Mia indissolubile compagna. Lettere a Laura Boschian”, a cura di Angela Guiso, che sarà presente per parlare dell’opera. Come detto sono previste aperture serali, tutti i martedì sera, dalle 21.30, dedicate principalmente ai più piccoli, con il seguente programma: 17 luglio – Una notte al museo, visita guidata per grandi e piccini alla scoperta del museo diocesano e della Cattedrale. 24 luglio – Corsa al parafritto, giochi per bambini con Antonio Marchi. 31 luglio – 10 minuti per un racconto, laboratorio di costruzione burattino-marionette con Antonio Marchi. 7 agosto – Il Campanile della Cattedrale di Santa Maria, visita guidata. 21 agosto – Il mago dei castelli, racconti per bambini con Antonio Marchi. 28 agosto – Disegniamo insieme: i colori dei bambini nell’opera di Tilocca, laboratorio di disegno per bambini, a cura di Norma. Il museo diocesano, oltre alla collezione del Tesoro del Duomo, ospita due mostre temporanee: “Il Novecento sardo. L’opera di Gavino Tilocca”, che presenta oltre cento opere, tra ceramica, gessi, bronzi e oli, dell’importante artista sardo, e la mostra internazionale “Resurface” di Chia Devis.

6 comments

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    • Tore on 16 luglio 2018 at 16:30
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    Ottimo articolo, caro Pig, utile soprattutto per gli invasati della corsa.

    • Michele on 16 luglio 2018 at 17:44
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    Quando vedo signori e signore di una certa età, vestiti tecnicamente per la corsa di tutto punto e che mentre corrono non fanno altro che guardare il satellitare perchè “troppo convinti” di dover raggiungere chissà quali tempi… e poi li vedo correrre storti, ingobbiti, sgraziati, mi faccio una grande risata e penso a quanto sia variopinto il genere umano!

    • Zacca strada on 16 luglio 2018 at 19:12
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    Spero che leggano questo articolo gli appassionati delle gare in montagna o delle ultramaratone.

    • Carlo M. on 16 luglio 2018 at 20:27
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    Corricchio anch’io ma riconosco che molti runners si comportano poprio come, secondo quanto è scritto nell’articolo, non dovrebbero comportarsi. Il bello – o il brutto – è che a comportarsi così sono spesso e volentieri runners che hanno superato i 50 anni e che pensano ancora di essere dei trentenni. Eppure nonostante dolori fisici a manetta e stop forzati per tendiniti, crampi e lesioni varie dovrebbero suggerire una certa prudenza, appena sono a posto loro se ne fregano e continuano a fare chilometri e chilometri fino allo stop successivo. Se non è farsi del male questo non so cosa sia.

    • ciok on 17 luglio 2018 at 10:37
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    per me sono patetici!

    • Sergio on 17 luglio 2018 at 12:06
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    D’accordo con Carlo. Anche tra i cosiddetti “tapascioni” ci sono un sacco di montati che non sono consapevoli dei propri limiti.

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