Apr 21

Renato Soru chiede il congresso del Pd e polemizza con assenti e Maninchedda (Pds).

Apertura della fase congressuale per eleggere un nuovo segretario, bacchettata per gli assenti, e strali contro Maninchedda.

Sono state queste, in estrema sintesi, le fasi che hanno catalizzato maggiormente l’attenzione delle duecento persone presenti (di cui 35 delegati, tutti della corrente soriana. ndr) del discorso di Renato Soru durante l’assemblea regionale del Pd, convocata ad Abbasanta da oltre un quinto dei delegati, tutti appartenenti all’aera Soru.

“Questa non è una riunione d’area – ha sottolineato Renato Soru -, ma un’assemblea convocata da un presidente autorevole, nel rispetto di una regola che tutela le minoranze. Spero che ci siano altre assemblee alle quali prenderò parte anche se convocate dagli altri”. All’hotel “Su Baione” non c’era nessuno dei tre parlamentari sardi eletti col Pd. “Mi dispiace – ha detto Soru -, tutti noi li abbiamo votati e fatti votare il 4 marzo, e questo è stato ripagato con l’assenza”.

Sul segretario regionale, Giuseppe Luigi Cucca, l’europarlamentare ha detto: “Quando ho appreso di essere un ostacolo per il partito, io mi sono dimesso due minuti dopo. C’è una regola nei partiti: se si perde ci si mette da parte, proprio per facilitare la discussione, ma l’insistenza con cui il segretario dimostra di stare in direzione, sembra fatta apposta per ammazzare la discussione”.

Su chi, come Silvio Lai, ha chiesto un rinvio dell’Assemblea per poter promuovere un referendum nei circoli e attraverso l’articolo 13 dar vita a un Pd sardo, Soru ha osservato: “Siamo già il Pd sardo; certo se stiamo a casa dimostriamo di essere solo dei rimestatori che non pensano al bene della politica in Sardegna.

Tra dieci mesi – ha ricordato l’ex segretario – si vota per le regionali. Di questi tempi, nel 2014, si facevano direzioni a Oristano per discutere di primarie e candidati, quindi è il caso che il congresso parta prima possibile”.

Soru ha, inoltre, fatto un’analisi del voto del 4 marzo: “Ci siamo dimenticati dei poveri, dei senza lavoro, dei disperati, degli esclusi e dei giovani. Li abbiamo persi di vista. Quindi loro si son dimenticati di votarci”.

L’europarlamentare ha poi lanciato alcune stoccate contro Paolo Maninchedda segretario del PdS. “A Ottana si è tenuta una riunione molto partecipata – ha detto Soru – ma non ho ancora capito se fosse un incontro di sindaci, del Pds, della giunta regionale, o di uno con il 3% che si candida a guidarci tutti con le sue idee folk. Ho trovato molto curioso lo slogan “mai più divisi”– ha continuato Soru riferendosi a Maninchedda -. E’ interessante sentirlo dire da chi ha diviso qualsiasi cosa in cui è stato: eletto col Progetto Sardegna, dopo qualche mese è diventato di destra ed è venuto qui al Nuraghe Losa per dare la bandiera a Berlusconi col Psd’Az; poi stanco di dividersi si è fatto un partito con il quale è in giunta pur non partecipando ai vertici di maggioranza. Poi però – ha detto ancora Soru – ci spiega che lui è stato bravo ad amministrare. Il sindaco di Sennori può testimoniare: quando c’è stato un bando per finanziare le opere pubbliche del comune, il sindaco è stato finanziato undici volte, e non stupirà che il sindaco di Sennori sia diventato un esponente importante del Partito dei sardi. A forza di sindaci di Sennori uno oggi può pensare di essere grande come un rospo che si gonfia, ma aveva e ha il 3%. Noi speriamo di ripartire dal 15% che comunque è cinque volte il 3%”.

11 comments

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    • Mario on 22 aprile 2018 at 8:12
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    Non accettando il rinvio Soru ha notificato al Pd che di Cucca e Cabras non gliene può fregar di meno. Continuando di questo passo altro che unità di partito…

    • drastico on 22 aprile 2018 at 9:26
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    la bagarre tra soru e maninchedda dura da anni. i due non si sono mai sopportati fin dai tempi di progetto sardegna. allora maninchedda aveva mollato il “dittatore” soru, forse perchè non era riuscito a sottrargli il movimento, così come ha fatto nel psd’az, finchè non si è fatto un suo partitino personale. che tristezza!

    • Pino on 22 aprile 2018 at 11:30
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    Invece di dimettersi, dopo una delle più sonore sconfitte della storia repubblicana, i dirigenti del Pd continuano a blaterare a vanvera, senza meditare seriamente sul perchè della batosta. I capetti sardi sono sempre lì a parlare di rinnovamento, purchè il cambiamento non coinvolga loro. Sono così penosi da fare quasi tenerezza.

    • Bizio on 22 aprile 2018 at 12:43
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    Un’assemblea regionale a cui partecipa una sola corrente, quella di Soru, non è più un’assemblea. Con quale coraggio Soru si permette di chiedere le dimissioni di G.L. Cucca, quando è anche grazie alla sua catastrofica direzione da segretario se il partito è ridotto in queste pessime condizioni? Soru ha una bella faccia tosta, ma anche i vari Lai, Manca, Cocco, Cabras, Fadda, Ganau, Marroccu, ecc. ecc., non sono da meno!

    • rino on 22 aprile 2018 at 14:14
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    perche sprecare del tempo a parlare ancora di soru e maninchedda… uno è senza idee mentre l’altro vende fumo. sono politici che rappresentano il passato. gli unici a rappresentare il vero cambiamento sono i cinque stelle.

    • Andrea S. on 22 aprile 2018 at 17:03
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    Lettera di Maninchedda a “La Nuova Sardegna” – Qualcuno dovrebbe leggerla:
    “Egregio,
    quanti sardi sono consapevoli che il porto di Olbia è il più importante della Repubblica italiana per numero di passeggeri? E quanti si chiedono perché è così subordinato agli interessi di Genova, Livorno, Civitavecchia e Napoli? Quanti sanno che la Sardegna è la prima regione d’Europa per la produzione di latte ovino ed è invece rappresentata in Europa dall’Italia che, senza la Sardegna, è solo un marginale produttore di latte vaccino? Quanti sardi sono consapevoli che gli standard ottimali di efficienza per la scuola italiana (400 alunni per istituto) sono immensamente ingiusti in Sardegna, dove pressoché la metà dei paesi sta sotto i mille abitanti o giù di lì? Quanti sanno che la Sardegna è in sanità la prima regione della Repubblica italiana per la cosiddetta spesa catastrofica, ossia quella cui il paziente ricorre rivolgendosi ai privati per una spesa superiore al 40% della sua capacità di indebitamento?
    Bisogna partire da qui: gli interessi nazionali dei sardi sono in competizione con quelli dell’Italia e il conflitto degli interessi è regolato, nelle democrazie, dalle leggi e dalla politica.
    Il Partito dei Sardi nasce proprio come partito degli interessi nazionali. Forti del nostro scarso 3% alle ultime elezioni, abbiamo partecipato lealmente alla maggioranza e al governo con la forza della nostra coscienza nazionale che ci ha sempre impedito di fraintendere l’alleanza con la complicità. Ci siamo opposti sin dal principio al ritiro dei ricorsi sugli accantonamenti presentati dalla Regione presso la Corte costituzionale.
    Dicemmo che era sbagliato l’atteggiamento fiducioso verso il Governo Renzi, perché era pur sempre uno dei governi italiani, storicamente interpreti di una sequenza innumerevole di slealtà di Stato verso la Sardegna. Venimmo isolati nella maggioranza, inascoltati in Giunta; oggi tutti ci danno ragione. Sin dal 2014 abbiamo detto che nelle aree rurali della Sardegna – Ottana in particolare – è molto più difficile che altrove trovare lavoro e che chi lo perde non lo ritrova. Chiedemmo una politica del lavoro specifica per il Centro Sardegna. Oggi che vivere nei paesi è diventato impossibile si scopre che avevamo ragione, ma allora venimmo ignorati.
    Ci battemmo moltissimo per evitare che si facesse l’errore della costituzione della Asl unica della Sardegna. Il Presidente della Regione pose comunque una sorta di voto di fiducia e noi mantenemmo il patto con gli elettori, ma dissentimmo. Oggi tutti sperimentano il peggioramento dei servizi.
    Ci opponemmo al referendum costituzionale di Renzi e avvertimmo che era sbagliato aderire a una visione centralista dello Stato. Venimmo ignorati dalla Giunta e dalla maggioranza. I sardi sentenziarono in modo brutale che avevamo ragione.
    Forti del nostro piccolo 3% abbiamo riaperto la Strada Statale 131 che da un decennio era un cantiere aperto all’altezza di Villasanta, abbiamo aperto quattro lotti della Sassari-Olbia, abbiamo liberato l’ingresso di Olbia da un cantiere a cielo aperto, abbiamo realizzato il più ampio piano asfalti per le strade comunali dell’ultimo trentennio, abbiamo predisposto il più grande piano di manutenzione delle dighe mai realizzato in Sardegna, abbiamo realizzato i lavori a Villagrande e a Capoterra, abbiamo risanato il bilancio di Abbanoa e iniziato le manutenzioni della rete, ci siamo ripresi due centrali idroelettriche e due dighe che prima erano dell’Enel. Proprio per questa vocazione al fare, recentemente abbiamo posto all’attenzione della Regione la grave situazione in cui versano i diabetici sardi e siamo stati ignorati. Abbiamo posto con forza il problema dell’Ara e delle Apa e siamo stati ignorati.
    Abbiamo riproposto il tema del lavoro nei paesi della Sardegna per schierarci a difesa del sindaco di Ottana e di tutto il mondo dei paesi della Sardegna dove è diventato impossibile vivere e dai quali può partire la pacifica e legale rivoluzione di cui la Sardegna ha bisogno. La risposta è stata ritualistica. In questo quadro è stata convocata una riunione di maggioranza incardinata non sui problemi sollevati ma sulla maggioranza. Noi c’eravamo e ci siamo ancora per difendere gli interessi dei sardi. Non ci siamo per i ritualismi. Noi lavoriamo a realizzare l’evento che l’Italia non si aspetta: l’unità dei sardi, oltre i centrosinistra, i centrodestra e i movimentismi italiani, verso una convergenza nazionale dei sardi che ci faccia esistere realmente in Europa e nel mondo. Mai più divisi, mai più poveri, mai più infelici. Per cui, gentilissimo direttore, non a noi deve chiedere concretezza e laboriosità: noi ci siamo, come ci siamo sempre stati. Ma Le chiedo cortesemente di vederci per quello che siamo: una novità che non pratica i tatticismi della politica italiana.

    • Luca on 22 aprile 2018 at 17:19
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    Barroseddu Soru. Se continua così rischia di svegliare tutti i pesci lessi del Pd. Vai Soru, candidati alla segreteria regionale e se non ti basta a quella nazionale, tanto hai a che fare con degli zombi. Tra parlamentari, consiglieri regionali, sindaci, consiglieri comunali e dirigenti non ce n’è uno in grazia di Dio. A frori seisi.

    • Salvatore on 22 aprile 2018 at 18:01
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    Ho letto la lettera di Maninchedda e sono rimasto estasiato dalle belle parole. Maninchedda non è uno stupido e anche se quasi sempre dà solo aria alla bocca sa bene come portare il santo in chiesa. Secondo me, e non credo proprio di essere il solo a pensarla così, l’indipendentismo all’acqua di rose di Maninchedda è una chimera senza sbocchi e quello che è successo in Catalogna, che in fatto di indipendentismo ha una certa esperienza, dovrebbe insegnare qualcosa. Da buon indipedentista Maninchedda, con molta coerenza, è andato a braccetto con i partiti nazionali ed è entrato come assessore nella giunta Pigliaru, facendo da tappetino al Pd. Poi quando ha visto che le cose si mettevano male si è dimesso ma, sempre con molta coerenza, ha lasciato il Pds in maggioranza. Adesso lui e il Pds fanno i capricci strumentalmente per distinguersi dagli altri partiti del centrosinistra per alzare il prezzo prima delle elezioni regionali. Lo sanno anche le pietre che il chiodo fisso di Maninchedda è la presidenza della Regione e che tutto il casino che sta facendo mira solo a scaricare le colpe su Pigliaru e il Pd. Ma con chi si candida Maninchedda? Con il suo partito del 3%? Con altri movimenti indipendentisti che vedono Maninchedda come il fumo negli occhi? Col Pd di Soru che lo sta aspettando a braccia aperte? Ripeto, quelle di Maninchedda sono solo belle parole. Peccato che con il coerente curriculum politico che si ritrova, a parte il 3% del Pds che pende dalle sue labbra, gli credano in pochi. Per finire, Maninchedda non è credibile e farebbe bene, per amor di patria, a non parlare più di Abbanoa – molto amata dai sardi -, nè della 131 date le pessime condizioni in cui si trovava e si trova tuttora la strada più importante della Sardegna.

    • Emanuele on 22 aprile 2018 at 18:16
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    Come tutti gli ex democristiani Paolo Maninchedda è un gran furbacchione.

    • Alessandro on 22 aprile 2018 at 18:55
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    Maninchedda è un politico capace ma purtroppo nel suo partito è il solo ad amergere. Il vento però tira tutto da un’altra parte e credo che alle prossime regionali il Partito dei sardi rischia di scomparire insieme al Partito democratico e Forza Italia. Le prossime elezioni le vincerà alla grande il Movimento 5 stelle, che è l’unico movimento davvero vicino alla gente.

    • Silvio on 22 aprile 2018 at 19:04
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    Se al Partito dei sardi non va bene niente di quello che fa la Giunta Pigliaru non capisco perchè non esce dalla maggioranza. Mi sa che ha ragione Salvatore, quella del Pds è una contestazione strumentale.

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