Apr 13

“Cemento mori”: Così il Pd dà il via libera a ecomostri e cemento in Sardegna.

Paolo Biondani, giornalista de “l’Espresso”, nel luglio dello scorso anno aveva pubblicato un articolo dedicato all’orrido disegno di legge urbanistica (meglio conosciuto come ddl “Vannini-Pigliaru-Erriu”), che vorrebbe riportare la Sardegna ai tempi precedenti il Ppr di Gian Valerio Sanna (assessore all’Urbanistica nella giunta Soru), quando ad imperare era la cementificazione selvaggia.

Sia il consulente Aldo Vannini che l’attuale presidente della commissione “sgoverno” del territorio, Antonio Solinas (solennemente “trombato” alle recenti elezioni politiche a Oristano e provincia. ndr), altro non sono che la longa manus di Antonello Cabras, indiscusso capobastone della corrente più consistente del Pd sardo, che pare abbia ordinato al suo scudiero Solinas di accelerare il passo. Se ci siano dietro chissà quali interessi (Qatar a parte) non è dato sapere con assoluta certezza, ma sentire tanti comprimari del Pd che sostengono di volere varare al più presto la nuova legge urbanistica per il bene della Sardegna, fa veramente sbellicare dalle risate.

Sostenere questa panzana è, infatti, un’offesa alla media intelligenza dei sardi, e bene hanno fatto Sardegna Soprattutto, Lamas e Paesaggio Gramsci ad organizzare nell’Isola una serie di seminari pubblici (a cui hanno partecipato relatori di comprovata competenza) per ribadire e ricordare a tutti quanto sia importante tutelare il bene più prezioso della Sardegna: il paesaggio.

Sardegna Soprattutto sta pubblicando sul suo sito, www.sardegnasoprattutto.com, con il titolo “Memorandum”, una serie di scritti di tecnici e specialisti del settore, apparsi sulla rivista online dal momento in cui il decreto fu licenziato dalla giunta Pigliaru. Un pro memoria utile anche ai consiglieri regionali che, di fronte a un argomento tanto importante, dovrebbero anteporre gli interessi della Sardegna a quelli del proprio partito o del loro capobastone.

Molti consiglieri regionali, anche dello stesso Pd, sanno benissimo, infatti, che non si tratta soltanto di sostituire o eliminare alcuni articoli di questo pessimo decreto legge, ma di cancellarlo totalmente e riscriverlo da capo. Anche perchè, nel caso la nuova (sic al quadrato!) legge urbanistica venisse approvata da questa rabberciata maggioranza di centrosinistra, fra qualche mese chi sarà alla guida della Regione (da cui è facile prevedere l’esclusione del Pd. ndr), come primo atto depennerà immediatamente una simile sconcezza.

Tra i vari “Memorandum” di Sardegna Soprattutto, è apparso oggi un interessante articolo di Paolo Biondani, pubblicato sull’Espresso nel luglio 2017, che riproponiamo anche a beneficio dei consiglieri regionali, visto che è in discussione, in questi giorni, l’agghiacciante legge urbanistica proposta dal centrosinistra.

– L’Espresso, 15 luglio 2017. Titolo: “Così il Pd dà il via libera a ecomostri e cemento in Sardegna”. Maxi aumenti di volume per hotel e lottizzazioni sul mare: il centrosinistra copia il piano casa di Berlusconi. Renato Soru insorge: “Il Pd ha tradito”.

“Il Pd di Berlusconi, pardon, il Pdl ha varato nel 2009 il famoso piano casa: più cemento per tutti, senza regole e senza piani urbanistici, sfruttando un sistema di aumenti automatici di volume per la massa dei fabbricati esistenti. Ora la giunta del Pd che governa la Sardegna progetta un inatteso bis, sotto forma di piano alberghi: via libera con un’apposita legge a nuove costruzioni turistiche, ecomostri compresi, perfino nella fascia costiera finora considerata inviolabile, cioè spiagge, pinete, scogliere e oasi verdi a meno di trecento metri dal mare.

Il programma di questo presunto centrosinistra sardo è di applicare proprio il sistema berlusconiano degli aumenti di volume in percentuale fissa (che premia con maggiori quantità di cemento i fabbricati più ingombranti) a tutte le strutture ricettive, belle o brutte, piccole o enormi, presenti o future, compresi ipotetici hotel non ancora esistenti. Una deregulation edilizia in aperto contrasto con la legge salva-coste approvata dieci anni fa dall’allora governatore Renato Soru e dal suo assessore all’urbanistica Gianvalerio Sanna, cioè con una riforma targata Pd che nel frattempo è stata presa a modello da una generazione di studiosi, architetti, urbanisti e amministratori pubblici non solo italiani.

La contro-riforma odierna è nascosta tra i cavilli del disegno di legge approvato il 14 marzo scorso dalla giunta regionale presieduta da Francesco Pigliaru, il professore di economia eletto nel 2014 alla testa del Pd. La normativa ora è all’esame finale della commissione per il territorio: l’obiettivo della maggioranza è di portare in consiglio regionale un testo blindato, da approvare in tempi stretti, senza modifiche, subito dopo l’estate.

Sulla carta avrebbe dovuto trattarsi della nuova legge urbanistica che la Sardegna attendeva da un decennio per completare la riforma di Soru, con impegni precisi: stop all’edilizia speculativa, obbligo per tutti i comuni di rispettare limiti chiari anche fuori dalla fascia costiera, per difendere tutto il territorio, fermare il consumo di suolo e favorire il recupero o la ristrutturazione dei fabbricati già esistenti.

All’articolo 31, però, spunta il colpo di spugna: «al fine di migliorare qualitativamente l’offerta ricettiva», si auto-giustifica il testo di legge, «sono consentiti interventi di ristrutturazione, anche con incremento volumetrico, delle strutture destinate all’esercizio di attività turistico-ricettive». Il concetto chiave è l’incremento volumetrico: la norma approvata dall’attuale giunta di centrosinistra, proprio come il piano-casa del governo Berlusconi, autorizza aumenti di cubatura del 25 cento «anche in deroga agli strumenti urbanistici» in vigore, compresa la legge salvacoste. Insomma, se siete in vacanza in una spiaggia immacolata della Sardegna, fatevi un bel bagno: potrebbe essere l’ultimo.

Hotel, alberghi, pensioni, residence, multiproprietà e lottizzazioni turistiche di ogni tipo vengono infatti autorizzati non solo a gonfiarsi di un quarto, cementificando nuovi pezzi di costa, ma anche a sdoppiarsi, spostando gli aumenti di volume in «corpi di fabbrica separati». «In pratica si può costruire un secondo hotel o residence in aggiunta al primo anche nella fascia costiera in teoria totalmente inedificabile», denuncia l’avvocato Stefano Deliperi, presidente del Gruppo d’intervento giuridico (Grig), che per primo ha lanciato l’allarme.

«Ma non basta: i nuovi aumenti di volume si possono anche sommare agli incrementi autorizzati in passato, ad esempio con il piano casa o con le famigerate 235 deroghe urbanistiche che furono approvate tra il 1990 e il 1992 dall’allora giunta sarda», sottolinea il legale, che esemplifica: «Un hotel di 30 mila metri cubi che deturpa una spiaggia, per effetto dei due aumenti cumulativi del 25 per cento ciascuno, sale quasi a quota 50 mila: per l’esattezza, si arriva a 46.875 metri cubi di cemento».

L’ex presidente della Regione, Renato Soru, spiega all’Espresso di essere «molto preoccupato per la cecità di una classe dirigente che sta mettendo in pericolo il futuro della Sardegna».

«Con l’assessore Gianvalerio Sanna eravamo partiti da una constatazione pratica», ricorda Soru: «Grazie ad anni di studi e ricerche abbiamo potuto far vedere e dimostrare che più di metà delle coste della Sardegna, parlo di circa 1.100 chilometri di spiagge, erano già state urbanizzate e cementificate. Di fronte a una situazione del genere, in una regione come la nostra, qualsiasi persona di buonsenso dovrebbe capire che i disastri edilizi del passato non devono più ripetersi. Oggi tutti noi abbiamo il dovere morale e civile di difendere un territorio straordinario che è la nostra più grande risorsa e la prima attrattiva turistica: le bellissime spiagge della Sardegna sono la nostra vera ricchezza, che va conservata e protetta per le generazioni future. Per questo la nostra legge prevede una cosa molto semplice e logica: nella fascia costiera non si costruisce più niente. Zero cemento, senza deroghe e senza eccezioni per nessuno. E in tutta la Sardegna bisogna invece favorire la riqualificazione dell’edilizia esistente, il rifacimento con nuovi criteri di troppe costruzioni orrende o malfatte. Quindi via libera alle ristrutturazioni, alle demolizioni e ricostruzioni, al risparmio energetico. Con regole certe e uguali per tutti, perché l’edilizia in Italia può uscire veramente dalla crisi solo se viene tolta dalle mani della burocrazia e della politica».

A questo punto Soru confessa di essere uscito dai palazzi della regione, alla fine della sua presidenza, proprio «a causa dei continui scontri sull’urbanistica». E dall’altra parte della barricata, a tifare per il cemento, non c’era solo il centrodestra, ma anche «quella parte del Pd che ora è al potere». Da notare che Soru, per eleganza o per imbarazzo, evita di fare il nome dell’attuale presidente, anche se sarebbe legittimato ad accusarlo di tradimento politico, visto che Pigliaru era stato suo assessore ai tempi della legge salva-coste.

Oggi però lo stop al cemento sulle spiagge più belle d’Italia rischia di trasformarsi in un bel ricordo. Gli avvocati del Grig hanno già catalogato «ben 495 strutture turistico-ricettive della fascia costiera che potrebbero approfittare dell’articolo 31. Stiamo parlando di milioni di metri cubi di cemento in arrivo», rimarca Deliperi, evidenziando che il disegno di legge ha una portata generale, per cui si applica anche, anzi soprattutto alle strutture più contestate, quelle che si sono meritate l’epiteto di ecomostri. Come il residence-alveare “Marmorata” di Santa Teresa di Gallura, l’albergone “Rocce Rosse” a picco sugli scogli di Teulada, la fallimentare maxi-lottizzazione turistica “Bagaglino” a ridosso delle spiagge di Stintino, i turbo-hotel “Capo Caccia” e “Baia di Conte” ad Alghero e troppi altri. Il premio percentuale infatti non dipende dalla qualità del fabbricato, ma dalla cubatura: più l’ecomostro è grande, più è autorizzato a occupare terreno vergine con nuove colate di cemento.

Il progetto di legge, per giunta, equipara agli alberghi da allargare, e quindi trasforma in volumi gonfiabili di cemento, addirittura le «residenze per vacanze», sia «esistenti» che ancora «da realizzare», cioè quelle montagne di seconde case che restano vuote quasi tutto l’anno, arricchiscono solo gli speculatori edilizi, ma deturpano per sempre il paesaggio.

Con la nuova dirigenza del Pd, insomma, il vecchio piano casa è diventato un piano seconde case, secondi alberghi e seconde lottizzazioni. E tutto questo in Sardegna, la regione-gioiello che tra il 2004 e il 2006 aveva saputo cambiare il clima politico e culturale sull’urbanistica, spingendo decine di amministrazioni locali di mezza Italia a imitare la legge Soru, fermare il consumo di suolo e limitare finalmente uno sviluppo edilizio nocivo e insensato.

Gianvalerio Sanna, l’ex assessore regionale oggi relegato a fare politica nel suo comune d’origine, ama parlar chiaro: «Questo disegno di legge è una vera porcata. La giunta del Pd sta facendo quello che non era riuscito a fare il governo di centrodestra. Le nostre norme, ancora in vigore, favoriscono con incentivi e aumenti di volume solo la demolizione e lo spostamento dei fabbricati fuori dalla fascia costiera dei 300 metri. Questo vale già adesso anche per gli alberghi e i campeggi. Per allargarli e rimodernarli con criterio non c’è nessun bisogno di cementificare le spiagge».

I dati sono allarmanti già oggi. «Le coste della Sardegna sono invase da oltre 210 mila seconde case: appartamenti sfitti, che mediamente restano disabitati per 350 giorni all’anno», enumera Sanna: «Il nostro obiettivo, condiviso da migliaia di cittadini che proprio per questo hanno votato Pd alle elezioni regionali, era di liberare dal cemento, gradualmente e armonicamente, tutta la zona a mare, che è la più preziosa. La nuova giunta sta facendo il contrario. L’edilizia è tornata merce di scambio: il piano casa, che fu giustificato da Berlusconi come rimedio eccezionale contro la crisi dell’edilizia, diventa la norma. La deroga diventa la regola. Così la politica si mette al servizio delle grandi lobby, degli interessi di pochi, a danno della cittadinanza e di tutte le persone che amano la Sardegna».

Quando allude a scambi, Sanna non usa parole a caso. Nella minoranza del Pd rimasta fedele a Soru sono in molti a evidenziare una singolare coincidenza: la controriforma urbanistica sta nascendo proprio mentre gli sceicchi del Qatar, i nuovi padroni miliardari della Costa Smeralda, annunciano l’ennesima ondata di progetti edilizi per super ricchi, per ora bloccati proprio dalla legge Soru. Per ingraziarsi la classe politica sarda, lo stesso gruppo arabo ha comprato dal crac del San Raffaele anche il cantiere fallimentare del nuovo ospedale di Olbia. E ora gli sceicchi sembrano aspettarsi che i politici, in cambio, aboliscano proprio i vincoli ambientali sulla costa.

«Con questa legge vergognosa il presidente Pigliaru sta contraddicendo anche se stesso», commenta amaramente Maria Paola Morittu, la combattiva avvocata di Cagliari che oggi è vicepresidente nazionale di Italia Nostra: «Per smentire la sua giunta, al professor Pigliaru basterebbe rileggere le proprie pubblicazioni accademiche, in cui scriveva e dimostrava che il consumo di suolo è disastroso non solo per l’ambiente, per il paesaggio, ma anche per lo sviluppo economico».

Carte alla mano, l’avvocata di Italia Nostra e il suo collega Deliperi passano in rassegna la successione di leggi edilizie della Sardegna, per concludere che oggi il Pd sardo sta facendo indietro tutta. La buona urbanistica insegna come e dove costruire case sicure in luoghi vivibili senza distruggere il territorio. In Italia se ne parla solo quando si contano le vittime evitabili di alluvioni, frane, valanghe, terremoti e altri disastri che di naturale hanno solo le cause immediate.

In Sardegna, dopo decenni di edilizia selvaggia, la legge Soru e il conseguente piano paesaggistico regionale – studiato da un comitato tecnico-scientifico presieduto da Edoardo Salzano, un gigante dell’urbanistica – hanno fissato per la prima volta due principi fondamentali: basta cemento a meno di 300 metri dal mare; solo edilizia regolata e limitata in tutta la restante fascia geografica costiera, che di norma si estende fino a tre chilometri dalle spiagge. «In campagna elettorale il Pd guidato da Pigliaru aveva promesso di estendere la legge Soru a tutta la Sardegna, obbligando anche i comuni interni ad applicare i piani paesaggistici», osservano desolati i due avvocati. Passate le elezioni, il vento è cambiato.

In Italia, prima della recessione, venivano cementificati a norma di legge oltre 45 milioni di metri quadrati di terra all’anno. Nel 2015, nonostante la crisi, si è continuato a costruire nuovi appartamenti e capannoni per oltre 12 milioni di metri quadrati (dati Istat). «Con la legge salvacoste la Sardegna ha saputo lanciare un nuovo modello di sviluppo sostenibile», rivendica Soru. Ora la grande retromarcia della giunta seduce le lobby dei grandi albergatori, che organizzano convegni esultanti contro «l’ambientalismo che danneggia il turismo». Resta però da capire se, alle prossime elezioni, la maggioranza dei cittadini sardi si fiderà ancora di un Pd che imita il berlusconismo, col rischio di riabilitarlo”. (Paolo Biondani, l’Epresso).

Per l’appalto dei servizi di igiene urbana e complementari del comune di Oristano ci sarà un nuovo bando o è prevista una proroga? Se lo è chiesto il consigliere comunale dell’Udc, Giuseppe Puddu, che sull’argomento ha presentato un’interrogazione urgente. Dopo aver ricordato che la gestione dei servizi era stata affidata alla ditta Ecologica, che poi aveva ceduto il ramo d’azienda relativo alla raccolta e al trasporto dei rifiuti urbani e speciali al Consorzio Formula Ambiente, Puddu ha sottolineato come la precedente amministrazione avesse richiesto al gestore alcune modifiche. E, precisamente: a) limitare l’aumento del costo del servizio a carico dei cittadini; b) individuare, quale opportuno strumento gestionale, la facoltà di proroga contrattuale, concedendo al gestore la proroga di due anni a fronte del miglioramento complessivo della qualità dei servizi resi. Fatta questa premessa, Giuseppe Puddu ha chiesto di conoscere: 1) se sia stata attuata la delibera della giunta Tendas che, tra l’altro, prevedeva di concedere al gestore dei “servizi di igiene urbana e complementari del comune di Oristano” la proroga di due anni, o se sia intenzione dell’amministrazione Lutzu procedere al suo annullamento; 2) se l’attuale amministrazione sia a conoscenza che il 30 ottobre 2018 è in scadenza la gestione dei servizi, e se sia a conoscenza della complessità della gara d’appalto e dell’importanza che il servizio riveste per la collettività; 3) quali siano le reali motivazioni che hanno spinto la giunta Lutzu a non fornire, a tutt’oggi, alcun indirizzo in merito all’indizione del nuovo bando, oppure quali siano gli ostacoli che non le hanno consentito, e non le consentano, di assumere le proprie determinazioni in merito; 4) cosa intenda fare l’amministrazione Lutzu per non pervenire impreparata alla scadenza, tenuto conto della complessità dell’appalto e dell’essenzialità del servizio.

Primo incontro operativo per la Sartiglia 2019. All’Hospitalis Sancti Antoni di Oristano, Fondazione Sa Sartiglia, Gremi di San Giuseppe e San Giovanni si sono incontrati per iniziare a parlare della prossima edizione della giostra. La riunione è servita per avviare un percorso condiviso che consenta di presentarsi preparati alla Sartiglia del 2019. Già dalle prossime settimane si svolgeranno altri incontri con tutti i soggetti coinvolti nella manifestazione per stabilire le migliori modalità per tutti gli aspetti organizzativi.

Il Gal Sinis e l’agenzia di formazione Araform hanno organizzato tre tavoli tematici nell’ambito dei progetti Sviluppo integrato imprese sostenibili (Sinis) e Giganti in Formazione. “I veri protagonisti di questi incontri saranno le imprese del territorio dell’Unione dei comuni Costa del Sinis Terra dei Giganti – ha spiegato Alessandro Murana, presidente del Gal Sinis – perché sono loro che dovranno indicarci le necessità formative delle loro imprese e i profili professionali più richiesti dal mercato. Saranno, inoltre, coinvolti, in percorsi di assistenza e creazione di impresa, i giovani e i disoccupati. L’obiettivo è quello di supportare lo sviluppo turistico sostenibile del territorio”. “Abbiamo previsto tre appuntamenti territoriali per avvicinarci alle imprese e conoscere il contesto in cui operano” – ha detto Massimo Castangia, di Araform -. Per questo ci aspettiamo una loro partecipazione attiva, in particolar modo nei settori dell’agricoltura, dell’alloggio e ristorazione, e dei servizi turistici”. Questi gli appuntamenti previsti: giovedì 19 aprile, alle 17. 30, a San Vero Milis presso l’Aula Consiliare, via S. Michele; venerdì 20 aprile, ore 17.30, a Baratili San Pietro, presso l’Ex Cantina Madau, via Dante Alighieri 14; lunedì 23 aprile, alle 17.30, a Cabras, presso la sede del Gal Sinis, Corso Italia 108. Entrambi i progetti sono finanziati dal Por Sardegna Fse 2014-2020 nell’ambito dell’Avviso pubblico Green & Blue Economy. Per maggiori informazioni le imprese possono visitare il sito www.galsinis.it.

Tempo permettendo, ogni giorno della prossima settimana potrebbe essere quello giusto per dare il via alle operazioni di rimozione e affondamento in mare della carcassa del capodoglio, rinvenuta il 22 marzo scorso tra gli scogli di Maimoni, nel litorale di  Cabras. Il progetto predisposto dal comune di Cabras, in collaborazione con gli specialisti dell’area Marina Protetta, ha ottenuto il via libera della Azienda sanitaria locale e della Guardia Costiera di Oristano e ora resta solo da decidere la data di avvio delle operazioni, che prevedono anche il ricorso a una impresa privata. Intanto, la carcassa del capodoglio, una femmina subadulta lunga una decina di metri e pesante almeno cinque tonnellate,  è in fase di avanzata decomposizione, e non c’è più la processione dei curiosi che, nei giorni successivi al rinvenimento, aveva destato anche qualche preoccupazione, tanto che il comune aveva dovuto emanare una ordinanza che impediva di avvicinarsi alla carcassa. Il progetto di rimozione prevede l’imbragamento della carcassa, che sarà poi trascinata al largo per essere affondata non lontano dallo scoglio del Catalano, all’interno dell’Area Marina Protetta, dove è vietata la navigazione e qualsiasi attività di pesca.

Gli uomini della Squadra Mobile della Questura di Oristano hanno  eseguito un ordine di carcerazione emesso dalla Procura della Repubblica di Genova a carico di un pregiudicato, residente a Scano di Montiferro, irreperibile dal gennaio 2017. Irreperibilità che era stata poi formalizzata, con decreto della Procura ligure, il 10 luglio 2017. Dopo indagini e appostamenti vari, gli agenti della Polizia di Stato di Oristano hanno individuato l’appartamento che il ricercato condivideva con la madre, dopo che aveva lasciato la casa in cui abitava con la compagna, deceduta qualche mese fa. L’uomo, che non ha opposto resistenza al momento dell’arresto, è stato accompagnato al carcere di Massa, dove dovrà scontare un anno e tre mesi di reclusione e pagare una sanzione pecuniaria di ottomila euro, per i reati di lesioni, resistenza, violenza e ricettazione.

Gli agenti della terza sezione della Squadra Mobile di Oristano e i Carabinieri della Stazione di Cabras, coordinati dal Pm Marco De Crescenzo, hanno eseguito la misura cautelare degli arresti domiciliari, disposta dal Gip Silvia Palmas, nei confronti di un 36enne con numerosi precedenti, residente nella borgata oristanese di Torregrande. L’uomo sarebbe responsabile di vari furti in abitazioni ed esercizi commerciali di Oristano, Torregrande e Cabras, tra il dicembre 2017 e il gennaio 2018. I reati contestati sono quelli di ricettazione (almeno sette casi accertati) e violazione di domicilio. Il 36enne utilizzava alcuni appartamenti a sua disposizione, e almeno un altro abitato solo nel periodo estivo da persone residenti nella Penisola (di cui aveva forzato il portone di ingresso), come dei veri e propri depositi dove veniva accatastata la refurtiva in attesa di acquirenti. Gran parte di quanto è stato trovato, e poi sequestrato, è già stato riconosciuto dai proprietari, ai quali verrà restituito dopo il dissequestro. Vari gli oggetti ritrovati: monili d’oro, denaro contante, orologi di marca, materiale edile ed elettrico, televisori, affettatrici, attrezzatura da sub, pensiline, condizionatori d’aria e tanto altro. L’uomo è stato condotto, agli arresti domiciliari, preso la sua abitazione, dalla quale non potrà uscire, né contattare persone estranee al suo nucleo famigliare, in attesa che il giudice si pronunci sulla sua posizione. Intanto, Polizia e Carabinieri raccomandano ai cittadini “…di segnalare ogni individuo che si aggiri con fare sospetto nei pressi delle loro abitazioni”.

La Sardegna ha conquistato la vetta della prestigiosa rassegna internazionale del Vinitaly di Verona. Alla Vernaccia di Oristano Doc “Riserva 2004” di Silvio Carta va, infatti, è andato l’ambizioso riconoscimento della rivista “5 star Wine”, con il massimo del punteggio: 97. “Questo risultato è una vittoria per tutta la Sardegna e per le sue tante imprese vitivinicole che da anni hanno dimostrato nei mercati internazionali di avere le carte in regola per sedere fra i grandi nomi – ha detto l’assessore regionale dell’Agricoltura, Pier Luigi Caria -. La qualità delle produzioni, la storia di un territorio e la tradizione nelle lavorazioni sono la vera marcia in più con cui la Sardegna può conquistare nuovi mercati e consolidarsi in quelli storici”. Per Silvio Carta “…è stato un grosso piacere ricevere questo riconoscimento, non solo per noi ma per la Sardegna intera. Come regione abbiamo ancora tanto da esprimere in termini di qualità delle produzioni e sul piano della promozione dei vini e dei territori”. Complessivamente sono una quarantina le etichette sarde che sono riuscite a convincere la giuria della 52esima edizione della rassegna e ad essere inserite nella classifica pubblicata nel libro. Nelle prima posizioni, a 93 punti, si trova un’altra Vernaccia di Oristano Doc, “Antico Gregori” 2016 di Contini (Cabras). A quota 92, il Carignano del Sulcis “Arruga” 2014 della cantina Sardus Pater di Sant’Antioco, il il “Cagnulari” 2016 di Poderi Parpinello (Sassari), il “Lugherra” 2013 di Chessa (Usini), il “Funtanaliras Oro” 2017 della Cantina di Monti, il Vermentino “Sciala” 2016 delle Vigne Surrau, di Arzachena e il “Canayli” 2017 della Agricola di Tempio. Novantuno su 100, invece, per il Nepente “Carros” 2013 della cantina Puddu di Oliena, e il “Cupanera” 2016, un vino biologico di Giuliana Puligheddu, sempre di Oliena. Stesso punteggio anche per il “Passito Bianco” 2016 di Su’Entu di Sanluri, per il Vermentino di Gallura Docg, il “Tenuta Matteu-Solianu” 2017 della cantina Ledda di Bonnanaro e per il Vertemntino “Indolente” 2017 della Tenuta Asinara di Cargeghe (Sassari).

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