Mar 08

In Sardegna Pd sempre più nel caos.

Dopo la preannunciata e sonora sconfitta del Pd anche in Sardegna, è saltata la riunione della segreteria regionale prevista per oggi, pare per sopraggiunti impegni del segretario regionale, Giuseppe Luigi Cucca, in quel di Roma.

A parte il consueto parlarsi addosso e la lontananza di qualsiasi dibattito interno al Partito democratico sui problemi concreti della gente, che hanno portato un gruppo politico così scalcinato al minimo storico, non si capisce di che cosa di “nuovo e costruttivo” si possa parlare in casa dem che non vada al di là dell’autoreferenzialità.

Visti i numeri catastrofici, è facile prevedere un’acerrima resa dei conti (brrrrr….!) tra correnti, correntine e spifferi vari (affidati alla guida di cariatidi politiche che hanno fatto il loro tempo, e non da oggi, e che sono ancora lì a pontificare grazie a una marea di lacchè e servi sciocchi. ndr) che formano un partito per alcuni sempre più alla deriva, per altri già defunto da tempo.

Di nodi e beghe interne al Partito democratico sardo si dovrebbe discutere nella direzione che si terrà la prossima settimana, a Oristano, con tutta probabilità venerdì 16 o sabato 17 marzo.

Non crediamo che la sede di Oristano sia stata scelta per sottolineare la “debacle” del Pd  nel collegio della città di Eleonora, dove (è bene ricordarlo) si è consumata una delle più cocenti delusioni del Partito democratico, con la possente batosta del consigliere ragionale, Antonio Solinas, finito addirittura terzo, a una distanza siderale da Luciano Caddeddu del Movimento 5 Stelle, vincitore  delle politiche nel collegio oristanese nell’uninominale per la Camera.

La fallimentare performance di Antonio Solinas è la dimostrazione lampante di come gli oristanesi non si facciano più menare per il naso e abbiano severamente punito il Pd e il suo disastroso candidato. Il rappresentante, cioè, di una politica vecchia, stantia, rancida, ammuffita, anacronistica, che ormai non fa più presa tra i cittadini, che hanno esplicitato col voto di avere bisogno di respirare a pieni polmoni aria nuova, aria pulita.

Tornando alla riunione del Pd, non è escluso che, alla luce del terremoto elettorale che ha fatto precipitare il Pd sotto il 15%, il segretario regionale possa anche dimettersi (atto politico, questo, che non appassiona più di tanto i sardi, e anzi, a dire il vero, a molti di loro non può assolutamente fregar di meno. ndr). Il passo indietro di Cucca è già stato chiesto da un altro luminare della politica isolana, il deputato uscente e “trombato”, Francesco Sanna, nonchè dall’ex segretario Renato Soru e da altri illustri (si fa per dire) politici del Pd sardo.

Nel frattempo non si terrà nemmeno il vertice di maggioranza, fissato sempre per oggi, chiesto dalle forze politiche che sostengono la giunta Pigliaru, e che, quindi, con lui sono complici di aver attuato una politica disastrosa per la Sardegna, tanto da fregiarsi, nessuno escluso (anche se alcuni, alla ricerca di una nuova verginità politica, tentano di prenderne le distanze. ndr) di questo apocalittico risultato. Il rinvio sembra sia dovuto a impegni istituzionali legati alle celebrazioni per l’8 marzo.

Il pressing dei partiti su Pigliaru per un “cambio di passo” (e questo a un anno dalle elezioni fa veramente sfasciare dalle risate. ndr), dovrebbe portare, secondo i i tifosi del centrosinistra, a un nuovo rimpasto in giunta, con una squadra più politica che traghetti l’esecutivo e la maggioranza sino a fine mandato (come se i sardi fossero tutti scemi e, per giunta, con la memoria corta. ndr).

A nostro avviso è, comunque, difficile che un presidente con il paraocchi e politicamente limitato come Francesco Pigliaru possa azzerare la giunta o rinunciare ad alcune (da lui sopravvalutate) pedine dell’esecutivo, come il contestatissimo Paci o il deleterio Erriu. Gli alleati però spingono in tal senso, anche se molti sanno perfettamente che un rimpasto in giunta sarebbe un semplice palliativo che non porterebbe alcun beneficio alla Sardegna.

Visto il fallimento politico di Pigliaru e della maggioranza di centrosinistra a guida Pd, anzichè continuare a camminare a tentoni nel deserto e prolungare l’agonia, al presidente della Regione non rimane, a nostro parere, da fare che una sola cosa buona e giusta, suo dovere e fonte di salvezza per la Sardegna: rassegnare le dimissioni e richiamare anticipatamente i sardi alle urne.  Amen.

La Sartiglia è finita da un pezzo e, a dimostrazione di quanto inutili fossero nell’immediatezza i test sui cavalieri (con tutto il caos che questo ha poi procurato), solo oggi un sartigliante è risultato “…positivo alla cocaina e suoi metaboliti”. Il fatto è avvenuto nell’ambito dei controlli antidoping disposti dalla Questura di Oristano nel corso della giostra equestre dello scorso 11 febbraio e affidati al Nado, l’organismo di controllo del Coni. A rendere noto il risultato del test è stato lo stesso Nado, con un comunicato ufficiale, in cui si annuncia il provvedimento di sospensione cautelare del cavaliere disposto dalla Prima sezione del Tribunale nazionale antidoping, su richiesta della Procura nazionale. Il provvedimento nei confronti del cavaliere è scattato in quanto tesserato della Federazione italiana sport equestri (Fise), come tutti i cavalieri della Sartiglia. Come tutti ricorderanno, la giostra di quest’anno era stata caratterizzata dallo sciopero, contro le modalità relative ai controlli antidoping della Questura durante la manifestazione di domenica 11 febbraio, da parte dei cavalieri che non avevano effettuato le pariglie acrobatiche. Fatto questo che aveva suscitato un’infinità di polemiche, che sono proseguite anche nei giorni successivi, sino alla giusta decisione della Fondazione Sa Sartiglia di rimborsare i biglietti agli spettatori che non avevano potuto assistere alle pariglie. Le polemiche non si sono placate neppure settimane dopo, quando il questore (secondo alcuni si tratta di “un atto dovuto”, secondo noi di “una grande sciocchezza”. ndr) ha deciso di denunciare i due Componidoris e i loro aiutanti per offese a pubblico ufficiale. Una decisione, quest’ultima che ha lasciato a bocca aperta tutti gli oristanesi, che non si aspettavano di certo un epilogo così sconcertante della diatriba tra il questore Aliquò e i Capicorsa, soprattutto dopo che la questione sembrava essersi conclusa tra le parti in causa con una stretta di mano durante su Marrulleri, a Marrubiu. Una questione che, grazie al buon senso, sembrava essersi risolta pacificamente avrà invece degli strascichi giudiziari. E poi ci si chiede come mai il solco che separa i  cittadini dalle istituzioni si faccia ogni giorno più ampio.

Sulla natura dolosa dell’atto incendiario non ci sono dubbi. Sono, invece, ancora tutti da accertare i motivi del rogo che questa notte ha danneggiato, in maniera non grave, la porta d’ingresso dello studio dell’avvocato civilista di Santa Giusta, Milena Figus. Per appiccare il fuoco è stato utilizzato il bidone della spazzatura di un vicino. Il fatto è successo intorno all’una di notte, al numero 78 di via Giovanni XXIII, a poche decine di metri dalla Basilica romanica intitolata alla martire cristiana che ha dato il nome al paese. Via Giovanni XXIII è la strada principale del paese, ed è anche quella che collega la statale 131 all’ingresso Sud di Oristano. Chi ha appiccato il fuoco ha corso quindi il rischio di essere visto e magari riconosciuto. L’indagine, avviata dai Carabinieri della Compagnia di Oristano e coordinata dal capitano Francesco Giola, ha subito preso in considerazione l’ipotesi di un atto intimidatorio che potrebbe essere collegato alla attività dell’avvocato Figus. Non si esclude, però, neppure l’ipotesi di una stupida bravata.

Nuovo incendio doloso, a Santa Giusta. Nel mirino di chi ha appiccato il fuoco ancora uno studio professionale. Questa volta ad essere preso di mira dal presunto piromane seriale è stato lo studio del geometra Antonello Musu, a pochi passi dallo studio dell’avvocato Milena Figus, che si trova nella centrale via Giovanni XXIII. Quasi identiche le modalità dell’attentato incendiario. Le fiamme sono state appiccate, infatti, alla base del portoncino di ingresso dello studio che si trova al piano terreno, mentre l’abitazione del titolare è al piano superiore. Anche in questo caso il tempestivo allarme ha permesso di limitare i danni che sono molto lievi. Sul posto sono intervenuti i Vigili del fuoco e la Polizia di Stato.

Un incendio, che poteva avere gravi conseguenze, si è sviluppato poco prima delle 8 nella stiva della motonave turca “Recep Kuru”, ormeggiata al porto industriale di Oristano con un carico di grano destinato al pastificio Cellino. Le fiamme sono partite da una piccola pala meccanica utilizzata per lo smassamento del carico. Il tempestivo intervento del personale di bordo con gli estintori in dotazione ha permesso di limitare i danni e scongiurare ogni pericolo per l’equipaggio. Sul posto sono poi intervenuti i Vigili del fuoco del comando provinciale di Oristano e il personale della Guardia Costiera, che ha già avviato una indagine per accertare il rispetto delle misure di sicurezza a bordo della motonave. La “Recep Kuru” è una motonave General cargo del 1994, lunga 99 metri, e con una stazza di 3.229 tonnellate. L’ultimo porto toccato prima di Oristano è stato quello di Poti nello Stato della Georgia.

5 comments

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    • Bizio on 8 marzo 2018 at 17:35
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    Se continueranno a parlarsi addosso, cercando giustificazioni per il fallimento alle Politiche, quelli del Pd non andranno da nessuna parte. Secondo me deveno ripartire da zero.

    • Vittorio on 8 marzo 2018 at 19:03
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    Il Pd è morto da un pezzo. Da quando Renzi ha preso il potere e ha trasformato tutti in marionette.
    Il Pd se vuole rilanciarsi deve ritornare ad essere un partito di sinistra, altrimenti è meglio che sparisca definitivamente.

    • Mario on 8 marzo 2018 at 20:30
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    Con questa classe dirigente il risutato era scontato. Tra cariatidi, come ha detto Pig, e mezze calzette non c’è futuro! Alle prossime elezioni scenderanno sotto il 10%.

    • Fernando on 8 marzo 2018 at 22:08
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    Una analisi seria della disfatta del Pd non può prescindere da una censura chiara e senza sconti alla lesionistica politica di Renzi. Ma la colpa non è solo di Renzi ma di tutto il cerchio magico e di tutti quelli che nel Pd sono saliti subito sul carro del vincitore. La colpa è quindi anche di chi ha accettato senza protestare la trasformazione del Pd da partito della classe operaia e della classe media al partito dei ricchi e alta finanza. Ciò, in poche parole, ha comportato che i ceti meno abbienti si siano sentiti abbandonati perchè non vedevano nel Pd chi potesse difenderli e dargli una speranza. Speranza che invece hanno ora ritrovato nei 5 Stelle, che hanno votato in massa punendo il Pd.

    • Ignazio on 9 marzo 2018 at 14:51
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    Mi sapete dire sé lunedì prossimo la Pes e Solinasa parteciperanno alla direzione nazionale del P.D.I.?

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