Gen 11

Violenze sugli anziani: scoperta casa lager a Silì.

Violenze psicologiche, offese, insulti e minacce, ma anche violenze fisiche. Poi La notte la struttura per anziani diventava una sorta di casa degli orrori: piedi schiacciati, percosse al seno e pollici premuti contro gli occhi.

E se qualcuno degli ospiti era troppo “esuberante” veniva sedato. Il tutto, secondo l’indagine della Procura di Oristano, che ha portato agli arresti domiciliari la titolare della struttura, Loretta Turnu di 59 anni, accadeva nella casa alloggio Villa Rosina, nella frazione oristanese di Silì.

L’accusa è di maltrattamenti nei confronti di assistiti non autosufficienti (che, peraltro, non avrebbe potuto accogliere), e somministrazione di farmaci senza averne titolo. In tre occasioni dosi tanto abbondanti di sedativi da dover portare l’ospite in ambulanza al Pronto soccorso dell’ospedale San Martino.

Secondo quanto hanno sostenuto in una conferenza stampa il procuratore della Repubblica di Oristano, Ezio Domenico Basso, e il dirigente della Squadra Mobile della Questura, Samuele Cabizzosu, era proprio la signora Turnu, titolare assieme al figlio, Bruno Pistis, della società che gestisce la casa alloggio, a maltrattare gli ospiti durante il turno di notte quando era sola assieme agli ospiti. L’indagine della Squadra Mobile era scattata nella primavera del 2017 dopo la denuncia di tre operatrici socio sanitarie che poi si erano licenziate, ma alcuni fatti risalirebbero al 2015.

L’indagine si è rivelata lunga e difficile per l’impossibilità, date le dimensioni ridotte della struttura, di piazzare le telecamere che dovevano provare i maltrattamenti. E’ stato possibile, infatti, sistemare solo delle cimici che registravano 24 ore su 24 quanto succedeva nelle tre stanze di Villa Rosina dove erano alloggiati anche fino a 13 persone invece delle sette per le quali era abilitata. Alcune foto con i lividi riportati dagli anziani sono state scattate dalle operatrici socio sanitarie che poi avevano lasciato il lavoro. Un’altra dipendente, assunta come tirocinante, è rimasta solo due giorni nella casa alloggio e poi ha raccontato tutto alla Polizia.

Sull’incontro a porte chiuse tra il sindaco di Oristano e i cavalieri della Sartiglia, di cui abbiamo dato ieri un breve resoconto, vi proponiamo oggi la nota dell’Ufficio stampa del comune di Oristano:
“Una pista in città per le prove e le selezioni, l’impegno a trovare le risorse per il pagamento dei premi arretrati e per l’esatta applicazione della Circolare Martini per i controlli doping a campione. Sono le proposte concrete del Sindaco Andrea Lutzu ai cavalieri per disinnescare la mina della protesta che accompagna la vigilia della Sartiglia 2018.
Ieri sera, nella Sala consiliare del Comune, il Sindaco, affiancato dall’intera Giunta comunale, ha incontrato l’Associazione Cavalieri per ascoltare i motivi della loro protesta. L’invito è stato raccolto da più di 80 cavalieri che hanno apprezzato l’iniziativa del Sindaco: “Era da tanti anni che non accadeva ed è ciò che aspettavamo, avere la considerazione delle istituzioni e la disponibilità del Comune ad ascoltarci e a stare al nostro fianco per la soluzione dei nostri problemi”.
Il confronto, durato oltre due ore, se da un lato ha consentito ai cavalieri di ribadire le ragioni del malcontento (dalla pista per gli allenamenti, alle assicurazioni, ai rimborsi, ai controlli antidoping) dall’altro ha dato al primo cittadino l’occasione per sottolineare che i cavalieri non sono stati lasciati soli e che “tutti (Cavalieri, Fondazione, Comune, Gremi, Sindaco) devono essere uniti per il bene della manifestazione. I Componidoris e tutti i cavalieri della Sartiglia sono gli eroi dei nostri figli. Dovete essere orgogliosi e costituire un esempio per i nostri figli”.
Il sindaco Lutzu ha esordito con una importante novità: “Questa mattina ho svolto un sopralluogo all’impianto della Soe, a Sa Rodia, e credo che ci siano le condizioni perché quella sede, con gli opportuni accorgimenti, possa essere utilizzata per le prove e le selezioni. Non è l’unica soluzione, ma al momento è quella che sembra più consona alla soluzione del problema. Vale la pena ricordare, però, che la pista di Cort ‘e Baccas, oggi criticata, anni fa era stata scelta dal Comune, dalla Fondazione e dai cavalieri che avevano accolto con entusiasmo la nuova sistemazione”.
“Con la Fondazione Sa Sartiglia stiamo lavorando per ottenere dal Banco di Sardegna un’anticipazione per il pagamento di una parte dei rimborsi relativi alle scorse Sartiglie – ha aggiunto Lutzu -. Mi faccio garante perchè la vostra richiesta sia una priorità, però tutti dobbiamo essere consapevoli delle difficoltà economiche della Fondazione, dell’aumento dei costi dovuto alle nuove misure di sicurezza imposte dal contesto internazionale e dalle nuove norme, ma anche ai ritardi con cui la Regione liquida i contributi. Il Comune fa la sua parte e per il 2018 ha aumentato il contributo di altri 25 mila euro”.
Uno dei temi caldi era quello dell’applicazione della Circolare Martini e dei controlli antidoping: “Io voglio attenermi a quanto dice la norma, niente di più e niente di meno. Con la Fondazione Sa Sartiglia ho già manifestato più volte questa posizione in incontri ufficiali e non cambierò posizione. Se si è parlato di controlli (alcoltest e narcotest) estesi a tutti i cavalieri è perché Questura e Associazione Cavalieri si sono trovati d’accordo così. Ragioni organizzative e le norme dicono però che i controlli si devono fare a campione e io sono pronto a sostenere ancora questa posizione nei prossimi giorni, nel rispetto dei ruoli di tutte le parti coinvolte”.
Per il Presidente dell’Associazione Cavalieri Francesco Castagna “…rientrare a Oristano sarebbe un sogno. La proposta del Sindaco Lutzu è più che allettante e apprezziamo anche l’impegno a farsi garante per il rimborso dei lavori eseguiti sulla pista (41 mila euro) e per i premi delle ultime due edizione della Sartiglia (39 mila euro per il 2016 e 36 mila euro per il 2017). Non chiediamo che questo accada domani mattina, ma abbiamo necessità che la disponibilità si traduca in un documento scritto con precise scadenze”.
“Sui controlli antidoping – ha aggiunto Castagna – tutti i 126 cavalieri che parteciperanno alla Sartiglia sono disponibili a fare ciò che chiede la Circolare Martini con controlli a campione eseguiti col metodo del sorteggio nel contesto della gara, certamente non fuori dalla Sartiglia”.
Altro capitolo le assicurazioni: i cavalieri hanno chiesto l’estensione della loro validità per una copertura anche nella fase delle prove.
“Il confronto è aperto, ma è sicuramente positivo che questo incontro ci sia stato per dirci apertamente quali sono i problemi e come lavorare tutti insieme per risolverli – ha concluso il Sindaco Lutzu -. Ci rivedremo ancora nei prossimi giorni ci rivedremo per stilare un documento che riassuma gli impegni di tutti gli attori coinvolti”.

Carlo Rubia, premio nobel per la fisica nell’84, e “creatore” del solare-termodinaico, pur non conoscendo dettagliatamente il progetto dell’impianto che si vorrebbe realizzare a San Quirico, aveva sostenuto,  in una intervista di Roberto Petretto su La Nuova Sardegna, che trattandosi di un piccolo impianto, l’impatto sul territorio sarebbe stato praticamente irrisorio. Rubia, chiaramente, non poteva che difendere la sua creatura, ma l’averlo fatto semplificando il problema e con una certa supponenza ha dato molto fastidio agli oristanesi, ambientalisti e non,  e fatto infuriare non solo gli agricoltori della zona. Tra coloro che sono rimasti  sbigottiti dall’intervista di Rubia c’è anche Sergio Vacca, già professore di Scienza del Suolo all’Università di Sassari, che ha scritto a Rubia una lettera aperta, pubblicata sul sito di Sardegna Soprattutto.

“Caro Professor Rubbia, non vorremo tediarla, come non  vorremo tediare i lettori di questa rivista , che periodicamente ospita puntuali riflessioni sulla Sardegna, riportando all’attenzione l’argomento “Suolo”, peraltro da lei richiamato nell’intervista “Ostacoli senza senso al termodinamico”, rilasciata alla Nuova Sardegna giovedì 11 gennaio. Ho richiamato il problema degli impatti degli impianti di solare termodinamico il 5 gennaio,  con la nota http://www.sardegnasoprattutto.com /archives/16334, e l’argomento è stato ripreso il 10, dalla Consulta “Ambiente, Territorio ed Energia”,  http://www.sardegnasoprattutto.com /archives/16365 , nel cercare di fare il punto della situazione sulle iniziative di localizzazione di tali  impianti, a seguito della bocciatura da parte del Governo del progetto “Gonnosfanadiga”. Caro Professore, ci permetta anzitutto di professarci suoi estimatori per il suo livello scientifico e per aver illustrato il nostro Paese; condividiamo con lei la necessità della progressione del livello scientifico-tecnologico riguardo agli impianti di produzione energetica con l’obiettivo di affrancarci in tempi ragionevoli dalle fonti energetiche non rinnovabili. Ci perdoni,  Professore, ciò che non abbiamo apprezzato della sua intervista è la sufficienza, quasi il fastidio, nel dover rispondere a domande riguardanti gli impatti sul territorio di impianti basati sull’energia solare, quale che sia la taglia. I problemi non sono locali! O meglio, sono locali nella misura in cui può risultare comodo mantenerli a quel livello; aumentano di scala in relazione ad interessi di investitori, sempre più spesso stranieri, che praticano il Land grabbing in ogni dove. Questa è l’esperienza che la nostra Isola ha dovuto affrontare con le iniziative che la  Società EnergogreenRenewables “Gonnosfanadiga”  e la gemella “Fluminimannu” hanno portato avanti negli ultimi cinque anni. Si trattava inizialmente di impianti di taglia decisamente inferiore, ripresentati, per sottrarli al giudizio sull’impatto di livello regionale, come impianti di taglia superiore, nella convenienza presunta di farli giudicare positivamente dal livello nazionale. Il Governo, come è giusto che fosse, ha bocciato l’impianto “Gonnosfanadiga”; speriamo che faccia altrettanto con l’impianto “Fluminimannu”. Vede, Professore, l’isola, particolarmente per quanto riguarda le sue potenzialità naturali, non è particolarmente dotata in fatto di suoli di potenzialità media e alta. Lo affermo da geografo di suoli che, sotto la guida dei proff.  Angelo Aru e Paolo Baldaccini, collaborò, negli anni ’70 e ’80 del secolo trascorso, al rilevamento dei suoli delle aree potenzialmente irrigabili dell’isola. Quattrocento ventimila ettari, che rappresentano meno del 20% della superficie territoriale della Sardegna: la  massima potenzialità esprimibile. Terre che per giacitura, vicinanza a centri abitati o localizzazione geografica subiscono un’erosione costante in termini di consumo a causa dell’espansione urbana, industriale, commerciale, con fenomeni di abbandono per più lucrosi cambi di destinazione d’uso. Siamo per questo, Illustre Professore, tra i più gelosi custodi del nostro patrimonio pedologico, della pedodiversità, che in Sardegna rappresenta la collezione di suoli più importante del Mediterraneo. Mi permetta in chiusura di citare Luigi Einaudi che nel 1951 scrisse:“La lotta contro la distruzione del suolo italiano sarà lunga e dura, forse secolare. Ma è il massimo compito d’oggi, se si vuole salvare il suolo in cui vivono gli italiani”. Di questo si parlerà a Bologna nel corso della presentazione del Decalogo del Suolo:  http://www.pedologiasipe.it/decalogo-del-suolo-25-gennaio-2018-bologna/”. (Sergio Vacca, già professore di Scienza del Suolo all’Università degli Studi di Sassari).

Sull’argomento è poi intervenuto anche il Gruppo di intervento giuridico: “Carlo Rubia, vincitore del Premio Nobel per la Fisica 1984, non ha bisogno di presentazioni. E’, fra i tanti meriti scientifici, il padre della tecnologia del solare termodinamico e, in tale veste, ha sostenuto in una recente intervista al quotidiano La Nuova Sardegna (“Il Nobel Rubbia: Ostacoli senza senso al termodinamico”, 11 gennaio 2018) il progetto ibrido di centrale solare termodinamica + centrale a biomassa (potenza complessiva lorda 10,8 MW elettrici) presentato dalla società bolzanina San Quirico Solar Power s.r.l., nella località agricola di San Quirico, verso le pendici del Monte Arci, in Comune di Oristano, interessante circa 55 ettari. Recentemente, con la deliberazione n. 52/24 del 22 novembre 2017, la Giunta regionale sarda ha concluso positivamente con condizioni il relativo procedimento di valutazione di impatto ambientale (Via). La realtà è, però, un po’ di più complessa di quella descritta dal prof. Rubbia, secondo il quale non vi sarebbero impatti ambientali e solo convenienza da impianti simili. Infatti, 1) il dato fondamentale della “fotografia” del sistema di produzione energetica sardo è che oltre il 46% dell’energia prodotta “non serve” all’Isola e viene esportato (dati Pears, 2016). Qualsiasi nuova produzione energetica non sostitutiva di fonte già esistente (p. es. termoelettrica) può esser solo destinata all’esportazione verso la Penisola e verso la Corsica: oltre i collegamenti esistenti (SaPeI, capacità 1.000 MW, e SaCoI, SarCo, Corsica, capacità 300 MW + 100 MW) non si può andare. E già ora non si può andare oltre. Visto che la realizzazione di impianti da fonte rinnovabile non comporta la sostituzione automatica degli impianti “tradizionali” (anzi), visto che attualmente non la si può immagazzinare, dell’energia prodotta in eccesso che ne facciamo? E’ pura speculazione per ottenere incentivi pubblici e certificati verdi o no? Il prof. Rubbia non lo dice e, in verità, non lo vuol dire nessuno, Regione autonoma della Sardegna in primo luogo; 2) come onestamente riconosce il prof. Rubbia, “è chiaro che c’è incompatibilità con l’agricoltura: o si pianta un albero o si fa un impianto come quello. Non si possono fare le due cose insieme, è evidente”, alla faccia di tutti quelli che, interessatamente, sostengono il contrario. Sorge, banale ma senza risposta, la domanda: per quale cavolo di motivo questi progetti di impianti industriali non vengono proposti in aree industriali, attualmente ampiamente disponibili in Sardegna, già infrastrutturate e senza ulteriore consumo di suolo? In proposito, si ricorda, che la Regione autonoma della Sardegna si è dotata di norme per la salvaguardia dei suoli agricoli (art. 13 bis della legge regionale n. 4/2009 e s.m.i. e art. 3 del D.P.G.R. 3 agosto 1994, n. 228, direttive per le zone agricole, criteri per l’edificazione nelle zone agricole), avendo competenza legislativa primaria in materia urbanistica (art. 3, comma 1°, lettera f, della legge cost. n. 3/1948 e s.m.i.). Siamo innanzitutto favorevoli al risparmio energetico, così come alla produzione energetica da fonte rinnovabile, in primo luogo quella solare, soprattutto quando è sostitutiva di quella proveniente da fonti fossili tradizionali, ma tale produzione non può che essere inserita in un più ampio contesto di corretta gestione del territorio, senza assurdi e controproducenti “consumi” di suoli agricoli o, peggio, di valore ambientale e naturalistico, come nel caso di San Quirico, dove esistono aziende agricole e agrituristiche nonché presenze faunistiche di primaria importanza (Gallina prataiola, Tetrax tetrax)”. (Gruppo d’Intervento Giuridico onlus).

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