Dic 29

Quel sottile ricatto contro chi dissente in Sardegna su cemento, urbanistica e sanità.

Le scorciatoie previste da quella che sarebbe dovuta essere la deleteria nuova (sic!) legge urbanistica del binomio Pigliaru-Erriu, per aggirare i vincoli del Piano paesaggistico regionale di  Gian Valerio Sanna (allora assessore all’Urbanistica nella giunta Soru), non sono andate a buon fine.

La vergognosa legge urbanistica targata Pd ha (fortunatamente) trovato un’opposizione trasversale da parte di politici e cittadini, e al binomio cementificatore non è rimasto altro da fare che battere in ritirata. I due sono poi caduti dalla padella alla brace, manifestando tutta la loro incapacità nel non riuscire a concludere il contrastato iter della legge e per questo motivo hanno prorogato il piano casa (meglio conosciuto come “piano cemento”) fino al giugno 2019. Insomma, un autentico disastro, a dimostrazione, se mai ce ne fosse bisogno, di quanto sia stata finora ottusa e miope in materia urbanistica (e non solo) la legislatura della giunta regionale di centrosinistra a guida Pd.

Nonostante gli inviti alla cautela, il duo delle meraviglie Pigliaru-Erriu non aveva voluto sentire ragioni, e alle giuste rimostranze dei sardi contro la nefasta legge urbanistica, il presidente della Regione aveva risposto in maniera abbastanza piccata, prevedendo scenari apocalittici per l’Isola in caso di mancata approvazione della legge.

Sull’argomento mi è capitato, recentemente, di rileggere un ottimo articolo di Vindice Lecis, pubblicato qualche mese fa sul sito www.fuoripagina.it, che porto alla vostra attenzione perchè ancora attuale.

“Come una qualunque agenzia di rating o istituzione finanziaria internazionale prima del referendum del 4 dicembre – cha paventavano catastrofi economiche in caso di vittoria del No – anche il presidente della giunta regionale Francesco Pigliaru (renzianissmo) annuncia disastri in arrivo. C’è da chiedersi: che cosa deve accadere alla Sardegna che non sia ancora successo? Lo spiega il nostro presidente in una lunghissima nota su facebook questa volta a proposito della legge urbanistica.

Rispondendo a giuristi, ambientalisti, forze sociali che hanno denunciato i pericoli di cementificazione e aggressione delle nostre coste, il professor Pigliaru replica con l’usurato argomento che già Renzi usò di fronte alle osservazioni di chi voleva difendere la Costituzione. “Se la nostra proposta venisse bocciata, avremmo di fronte a noi lo scenario peggiore: strutture ricettive che invecchiano e che, pur continuando a occupare la fascia dei 300 metri, saranno sempre meno in grado di produrre lavoro e benessere per il territorio. Questa è l’alternativa di fronte a noi”.

Dunque si profilano disastri. Vecchio armamentario propagandistico capace solo di fidelizzare i suoi sostenitori. Il presidente parla di questa legge urbanistica come fosse il piazzista di un banale piano casa berlusconiano, strizzando l’occhio alla solita scorciatoia cementizia e al miraggio di qualche posto di lavoro in più. Pigliaru, come già fece Renzi, chiede a tutti di uscire da “ideologie” o “brutali semplificazioni” (e ti pareva), non dicendo che il 25% di incrementi volumetrici con premi di cubatura nelle strutture esistenti non sono una semplice tinteggiatura o “valorizzazione”. Ci si mette poi anche l’assessore Erriu, anche lui come Boschi o Delrio, a parlare di “pregiudizio ideologico”. Deve essere una fissazione questa “ideologia”. Guai dunque a dissentire dai sacerdoti del mattone.

La stessa fatwa è stata lanciata nella sanità sarda. Come per l’urbanistica, anche in questo settore che è gran parte del bilancio regionale, la giunta Pigliaru procede con la logica dello smantellamento. I pazienti si portano farmaci e panni da casa a Sassari dove si rischia la chiusura delle sale operatorie. La brest unit è una chimera sommersa di promesse. A Olbia non si fanno analisi, ovunque mancano garze e siringhe. Le liste d’attesa sono eterne. L’assistenza di base, quella garantita dalla Costituzione, non è più dunque un diritto. Invece la giunta regionale va avanti nelle sue scelte: ponti d’oro agli emiri qatarioti e accentramento in una Asl unica che blocca appalti e forniture. La scellerata idea che la sanità sia un costo, un peso e quindi da tagliare – altra cosa sono gli sprechi, ma cominciamo a sfoltire le ricche prebende dei manager – è da respingere in blocco.

Urbanistica e sanità punti dolenti ai quali si devono aggiungere i trasporti. L’aeroporto di Alghero licenzia 45 addetti, lo scalo è semideserto. Tutto accade mentre non c’è più uno straccio di industria e il Pd si balocca con una legge elettorale che nemmeno Scelba: vogliono un sistema elettorale che punti a un presidenzialismo regionalistico con sbarramenti antidemocratici e meno rappresentanza. Ora che il Giro è passato e l’arrostita sassarese dei record digerita, riflettiamo sulla nostra condizione”. (Vindice Lecis, www.fuoripagina.it).

Vanno presentate nel primo fine settimana di febbraio – giorni 3 e 4 – le liste per le Politiche del 2018: vuol dire che, tolta la pausa di Capodanno, coordinatori e gruppi dirigenti hanno un mese di tempo per trovare la quadra. Da accontentare ci sono intanto i parlamentari uscenti che, almeno nei partiti tradizionali, reclamano la ricandidatura, mentre il Movimento Cinque Stelle sceglierà gli aspiranti deputati e senatori con le Parlamentarie). A fare da cornice, i sondaggi. E quello DiBimedia sulla Sardegna, pubblicato ieri da Sardinia Post, non è incoraggiante per Pd e Forza Italia: l’M5s è dato in testa, al 34,5 per cento, con un vantaggio di cinque punti e mezzo sul centrodestra (al 29) e di sette punti e mezzo sul centrosinistra (al 27). Col voto di marzo, l’Isola eleggerà venticinque parlamentari, di cui diciassette deputati (uno in meno rispetto agli uscenti) e otto senatori (come sono attualmente). Nel compilare le liste dovrà essere rispettato l’obbligo dell’alternanza uomo-donna. Nelle sei circoscrizioni uninominali della Camera, pari ad altrettanti deputati da eleggere, le sfide saranno dirette: si aggiudicherà il seggio chi prenderà più voti e per questo sono avvantaggiate le coalizioni. In attesa di capire come andranno le Parlamentarie, ecco i possibili candidati dei partiti tradizionali: nel Sardegna 01 (Cagliari più altri otto Comuni) il centrodestra dovrebbe correre con Ugo Cappellacci che, in caso di vittoria, libererà un posto in Consiglio regionale. Pd e alleati starebbero puntando sulla dem uscente Romina Mura. Nel Sardegna 02 (Barbagia, Ogliastra, uno spezzone dell’ex provincia di Cagliari e diversi centri dell’Oristanese) non si esclude una sfida tra consiglieri regionali con Pietro Pittalis (Forza Italia) e Franco Sabatini (Pd). Nel Sardegna 03 (Sulcis più altri centri dell’hinterland di Cagliari), è quasi certa la ricandidatura del democratico uscente Emanuele Cani, ma non filtrano indiscrezioni sul papabile di centrodestra. Anche nel Sardegna 04 (il Sassarese) si ipotizza ancora uno scontro elettorale tra esponenti della massima assemblea sarda con l’azzurro Marco Tedde da una parte e il dem Gavino Manca dall’altra. Il Pd, tuttavia, in questo collegio potrebbe anche candidare il ministro uscente Graziano Delrio. Nel Sardegna 05 (Gallura più qualche Comune del Nuorese) il sindaco di Golfo Aranci, Giuseppe Fasolino (Forza Italia), che è ugualmente un consigliere regionale, è considerato un possibile avversario del deputato dem uscente Gian Piero Scanu. Nel Sardegna 06 (gran parte della provincia di Oristano, il Medio Campidano più alcuni centri del Cagliaritano) ancora un esponente della massima assemblea sarda viene dato come papabile in quota centrodestra: è Attilio Dedoni (Riformatori). Il centrosinistra, invece, potrebbe candidare la deputata uscente Caterina Pes (Pd). Gli altri undici seggi di Montecitorio verranno attribuiti col sistema proporzionale, cioè ogni partito che presenta una lista diversa, nei due collegi plurinominali in cui l’Isola è stata divisa. Col primo – che accorpa Cagliari (01) Sulcis (03) e Oristano (06) – saranno eletti sei deputati (pari al numero massimo delle persone da mettere in lista). In quota Pd è un’ipotesi che sia l’uscente Francesco Sanna a fare il capolista, mentre la consigliera regionale Alessandra Zedda potrebbe guidare i candidati azzurri. Nella seconda circoscrizione plurinominale della Camera, che mette insieme Nuoro (02), Sassari (04) e Gallura (05), la capolista dem potrebbe essere Giovanna Sanna, anche lei uscente di Montecitorio, mentre in quota Forza Italia non si può escludere la corsa del consigliere regionale Pietro Pittalis anche sul plurinominale. Nella lista Fratelli d’Italia l’ipotesi è al Sud Paolo Truzzu, anche lui esponente della massima assemblea sarda, e al Nord Bruno Murgia, altro uscente di Montecitorio. In questo collegio saranno attribuiti cinque seggi. Per quel che riguarda gli otto senatori che esprimerà la Sardegna, tre saranno i vincenti delle altrettanti nelle circoscrizioni uninominali e cinque verranno eletti col sistema proporzionale attraverso il collegio unico per tutta l’Isola. Nella circoscrizione uninominale Sardegna 01 (Cagliari più Sulcis), il centrosinistra dovrebbe scegliere Luciano Uras, l’ex Sel del Campo progressista che è un uscente di Palazzo Madama. Uras a fine novembre è stato rinviato a giudizio per peculato nell’ambito dell’inchiesta sui fondi ai gruppi. Ma la sua posizione giudiziaria non sembra avere alcuna incidenza, anche perché il 13 febbraio, cioè una settimana dopo la presentazione delle liste per le Politiche, ci sarà l’udienza con la quale verrà decisa l’eventuale apertura del processo nei confronti di esponenti dem. Uras quindi potrebbe non essere il solo candidato rinviato a giudizio. A rischio c’è anche il senatore Silvio Lai che, ugualmente, viene dato per sicuro nel collegio uninominale Sardegna 02 (Sassarese più Gallura). Nella circoscrizione Sardegna 03 (Nuoro e Oristano) dovrebbe correre Giuseppe Luigi Cucca, segretario del Pd e altro uscente di Palazzo Madama (la sua posizione nell’inchiesta è stata archiviata un anno fa). Sempre per il Senato, Cucca potrebbe fare anche il capolista del collegio plurinominale unico della Sardegna, proprio in qualità di leader dem. Ogni partito dovrà presentare una rosa da cinque nomi. Il secondo della lista potrebbe essere Ignazio Angioni, altro uscente del Pd che, nel caso in cui Cucca vincesse nella circoscrizione uninominale, avrebbe un’alta possibilità di tornare a Palazzo Madama. In quota centrodestra, il candidato più probabile nel collegio uninominale di Cagliari e Sulcis (Sardegna 01) è il senatore uscente Emilio Floris (Forza Italia). Sulla circoscrizione Sardegna 02 (Nuoro e Oristano) non filtrano nomi, mentre il sindaco di Tempio Andrea Biancareddu, quota scudocrociato, fedelissimo di Giorgio Oppi, ex consigliere ed assessore regionale, potrebbe correre nel collegio Sardegna 03 (Sassari e Gallura). Per Pierpaolo Vargiu, deputato uscente dei Riformatori eletto nel 2013 con Scelta civica di Monti, si può profilare una candidatura da capolista nel collegio unico plurinominale. Quanto all’esordio di Liberi e uguali (Leu), i giochi in Sardegna sono ancora tutti da fare: il nuovo movimento che mette insieme i bersaniani di Art 1-Mdp, Possibile di Giuseppe Civati e gli ex Sel di Sinistra italiana, ha fissato due riunioni per l’8 e il 9 gennaio. I Leu dell’Isola, visto che vengono dati al 7 per cento, non hanno possibilità di vincere nei collegi uninominali e sono obbligati a puntare sui plurinominali sperando di essere eletti attraverso il sistema proporzionale. I papabili sono il deputato uscente Michele Piras (ex Sel), l’assessore bersaniano di Cagliari, Yuri Marcialis, e il coordinatore di Possibile Sardegna, Thomas Castangia. (Alessandra Carta, www.sardiniapost.it).

Giornata di violenza nel carcere di Oristano, dove un ergastolano ha aggredito un agente della Polizia penitenziaria impegnato nelle abituali procedure di controllo. Lo ha denunciato il sindacato Sappe, rilanciando l’allarme sicurezza nelle carceri italiane. “Il detenuto è andato improvvisamente in escandescenza – ha detto il segretario regionale del sindacato, Luca Fais – e ha colpito l’agente, senza alcuna ragione, sferrandogli un violentissimo pugno in pieno volto. Il tempestivo intervento degli altri poliziotti in servizio ha evitato più gravi conseguenze per l’agente ferito. E questo è l’epilogo di una serie di criticità interne al carcere di Oristano”. Ma il tema sicurezza riguarda tutte le strutture penitenziarie del Paese. “E’ vero – ha commentato il segretario generale del Sappe, Donato Capece – quel che ha detto il presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, durante la conferenza stampa di fine anno, ossia che avere un sistema carcerario più moderno e più umano aiuta la sicurezza. Ma la realtà in Italia non è affatto così. Oggi, nelle 190 prigioni del Paese, sono presenti 58.115 detenuti, quasi 20 mila dei quali sono stranieri, ben oltre quindi la capienza regolamentare, e gli eventi critici tra le sbarre (atti di autolesionismo, risse, colluttazioni, ferimenti, tentati suicidi, aggressioni ai poliziotti penitenziari come quella verificatasi a Oristano) si verificano quotidianamente con una spaventosa ciclicità. I suicidi di detenuti in cella, poi, sono stati oltre 50 dall’inizio dell’anno”. “Da tempo – ha sostenuto Capece – il Sappe denuncia, inascoltato, che la sicurezza interna delle carceri è stata annientata da provvedimenti scellerati, preferendo una vigilanza dinamica e il regime penitenziario aperto”.

Dal 1° gennaio, Pos obbligatori per artigiani, professionisti e commercianti per pagamenti superiori ai 5 euro. In Sardegna (i dati si riferiscono alla fine del 2016) i lettori di moneta elettronica sono quasi 54 mila, uno ogni 31 abitanti. Il numero delle “macchinette” in 6 anni è cresciuto di 41.486 unità. Sono queste le cifre dell’osservatorio di Confartigianato Sardegna, su dati della Banca d’Italia. “Un vantaggio per i consumatori ma uno svantaggio per artigiani e commercianti – ha commentato Antonio Matzutzi, presidente di Confartigianato Imprese Sardegna – che dovranno sostenere i costi di gestione del Pos delle banche, che possono raggiungere cifre non indifferenti, se si tiene conto che spesso ad essere coinvolte sono piccole e medie imprese con fatturati annui contenuti”. A livello provinciale, 19.413 Pos si trovano a Cagliari, cresciuta di 3.370 “lettori” in 3 anni. Seguono Sassari con 12.753 (+3.207), Nuoro con 5.494 (+1.968) e Oristano con 3.588 (+835). “Non siamo mai stati contrari ad accettare i pagamenti elettronici e a combattere il nero – ha sottolineato Matzutzi -, però il problema principale restano le commissioni bancarie. Per alcuni settori i ricarichi sono talmente bassi che l’incidenza di uno o due punti percentuali sul transato significa rinunciare al profitto. Non vogliamo che a subire siano sempre imprese e consumatori”. L’associazione ha, infatti chiesto la massima attenzione. “Ricordiamo che già due anni fa – ha detto ancora il presidente Matzutzi-, secondo la legge di Stabilità  si sarebbero dovuti fissare i tetti delle commissioni da applicare ai pagamenti elettronici, commisurandoli ai servizi effettivamente erogati. Nulla ci pare sia stato fatto”.

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