Nov 24

Violenza sulle donne: il fenomeno in provincia di Oristano.

 

La violenza di genere continua a essere un fenomeno rilevante anche nel territorio oristanese. Sono state 28, nel primo semestre 2017, le donne che si sono rivolte al Pronto Soccorso per violenze, lesioni e maltrattamenti, 5 quelle che hanno chiesto aiuto ai Consultori familiari della Assl di Oristano.

Numeri, questi, che si sommano a quelli del Centro antiviolenza, dove sono state accolte 53 vittime di violenza, e delle forze dell’ordine, che hanno proceduto a 52 interventi. Se eterogeneo è, dal punto di vista socio-economico e anagrafico, l’identikit di chi compie e subisce violenza, una costante è il rapporto dell’autore con la vittima: due volte su tre si tratta del compagno o l’ex compagno della donna.

E’ questa la fotografia scattata dalla Prefettura di Oristano, che dal 2014 ha avviato il monitoraggio del fenomeno nella nostra provincia, incrociando i dati provenienti da Ospedali, Consultori familiari, Forze dell’ordine, Centro antiviolenza, attuando quanto previsto dal Protocollo d’intesa interistituzionale in materia di prevenzione e contrasto della violenza sulle donne, firmato il 25 novembre 2013.

Un accordo promosso dall’allora Asl di Oristano ed oggi recepito dall’Ats, che era stato sottoscritto anche da Prefettura, Procura della Repubblica, Tribunale, Questura, Comando Provinciale dei Carabinieri, Provincia, Comune di Oristano, Centro antiviolenza “Donna Eleonora”, Plus, Ufficio scolastico provinciale, Ordine degli Avvocati, Osservatorio nazionale sul diritto di famiglia, emittente radiofonica Radio Cuore.

L’intesa aveva dato vita alla prima Rete interistituzionale sarda contro la violenza di genere, coordinata dalla Azienda sanitaria oristanese, e aveva gettato le basi per una presa in carico del fenomeno a 360 gradi, partendo dall’approccio culturale orientato alla parità di genere, nelle scuole come nei media, fino al sostegno coordinato alle vittime da parte di strutture sanitarie, forze dell’ordine, centri antiviolenza e tutti gli altri luoghi a cui le donne in difficoltà si rivolgono.

A quattro anni dalla firma di quel protocollo, molti passi sono stati fatti per prevenire e contrastare la violenza di genere. Oltre all’istituzione dell’Osservatorio per il monitoraggio del fenomeno, la Assl ha promosso corsi di formazione di primo e secondo livello che hanno coinvolto tutti i soggetti aderenti alla Rete antiviolenza, per insegnare loro a parlare un linguaggio comune e a condividere i percorsi di sostegno alle vittime, concorsi nelle scuole, manifestazioni culturali, iniziative di sensibilizzazione.

Ultima in ordine di tempo, ma non meno importante, azione di contrasto alla violenza di genere è stato l’avvio del Centro d’ascolto uomini maltrattanti (Cam): una struttura, ospitata nei locali della Assl oristanese, in cui uno staff multidisciplinare, composto da psicologi, psicoterapeuti, counselor, criminologi con una formazione e un’esperienza specifica nel settore, aiuta gli uomini a riconoscere i propri comportamenti violenti per poterli interrompere, attraverso un’assunzione di responsabilità.

Il Cam è presente a Oristano dal giugno 2015 e in un anno ha preso in carico otto uomini, considerati idonei a effettuare il percorso, anche se le richieste sono state nettamente superiori. Tutti gli otto uomini che ancora fanno il percorso hanno interrotto la violenza fisica, mentre sono più lunghi i tempi per il riconoscimento e interruzione della violenza psicologica. Il 60% per cento di loro accede al servizio su base spontanea, il 35% su invio della propria compagna e una bassissima percentuale su indicazione di altri professionisti o enti.

Sessantaquattro scarpette rosse di ceramica davanti all’ingresso del Municipio e due particolari testimonial di eccezione. Sono le carte giocate dal Comune di Oristano in occasione della Giornata internazionale promossa dalle Nazioni unite contro le violenze sulle donne. Le scarpette sono quelle preparate dai ceramisti oristanesi, nell’ambito di un progetto esportato anche nella penisola, in collaborazione con l’Associazione italiana delle città di antica tradizione ceramica di cui Oristano fa parte. I due testimonial messi in campo appartengono a epoche molto diverse. La prima è la giudicessa Eleonora d’Arborea, che nel 1392 inserì nella sua Carta de Logu una norma contro lo stupro che non aveva eguali in nessun altro territorio italiano di allora. Il secondo è il pubblicitario Gavino Sanna, che proprio a Eleonora d’Arborea si è ispirato per lo slogan della campagna “Oristano è contro la violenza”, stampato a caratteri cubitali sulle magliette indossate dal sindaco Andrea Lutzu e da sua giunta. Le magliette sono state realizzate e indossate proprio in occasione dell’evento ospitato nell’aula consiliare e nell’antistante piazza Eleonora per celebrare la giornata internazionale contro le violenze di genere. L’evento, che è dedicato in particolare agli studenti delle scuole superiori, continuerà anche nei prossimi mesi con un concorso riservato proprio alle scuole. Gli studenti saranno invitati a realizzare un progetto artistico o culturale sul tema della violenza di genere.

Il dialogo tra la Giudicessa Eleonora d’Arborea e il sindaco Andrea Lutzu, nella Sala degli Evangelisti, sintetizza perfettamente il senso del 25 novembre a Oristano. Nella giornata dedicata alla lotta contro la violenza alle donne, in quella sala, sede del consiglio comunale di Oristano, si sono fuse due grandi tradizioni della città: quella giuridica e civile, che trova il suo fondamento nella Carta de Logu promulgata sei secoli fa da Eleonora d’Arborea che conteneva norme a difesa delle donne, e quella dell’arte ceramica che ha avuto nei figoli i suoi più grandi interpreti. La Giudicessa e il sindaco si sono confrontati su un tema che oggi è di attualità, ma che a fine 1300 solo un personaggio illuminato poteva avere il coraggio di affrontare a livello legislativo. “La prima legge contro lo stupro fu scritta in Sardegna nel 1392”, recitava un manifesto esposto all’ingresso del Palazzo Comunale.

Con la manifestazione Scarpette rosse in ceramica contro la violenza alle donne, lanciata dall’assessorato all’artigianato del comune di Oristano, promossa a livello nazionale dall’Associazione italiana città della ceramica, e infine tradotta in una bella campagna di comunicazione dal pubblicitario Gavino Sanna, la città di Eleonora e tante altre città ceramiche, hanno dato un contributo forte nella giornata internazionale dedicata alla lotta contro il femminicidio e la violenza alle donne. Tanti i simboli che hanno reso più forte il messaggio: le scarpette rosse in ceramica nella piazza del comune, sulla scalinata del palazzo degli Scolopi; le magliette contro la violenza indossate da studenti, politici e da tanti semplici cittadini; la sala del Consiglio comunale nella piazza dedicata alla Giudicessa d’Arborea che per una giornata intera è stata il centro di un fitto confronto sul significato del 25 novembre.

Dopo l’incontro degli studenti con le istituzioni e il dibattito con le autorità c’è stato ampio spazio per l’arte, la musica e la ceramica. Ospiti d’eccezione Gavino Sanna, che ha ringraziato la città “…per aver accettato le mie fantasie positive in un mondo cattivo e inaccettabile” e l’opinionista televisiva Kety Caraffa, che riferendosi agli scandali che hanno coinvolto lo star system ha invitato le donne a denunciare violenze e maltrattamenti perché “…non c’è una scadenza per denunciare questi gesti”.

Ma i veri protagonisti sono stati gli studenti che hanno animato il dibattito con interventi stimolanti e mai scontati. Dopo di loro spazio ai rappresentanti delle istituzioni civili e religiose (il sindaco Lutzu, il prefetto Guetta, il questore Aliquò, l’arcivescovo Sanna, l’ambasciatore dell’Aicc Giuseppe Sanna e il segretario della Confartigianato Marco Franceschi a rappresentare i ceramisti che hanno realizzato le scarpette rosse). “Eleonora d’Arborea, con la Carta de Logu fu antesignana nella lotta contro i maltrattamenti di genere” , ha detto l’Assessore Pupa Tarantini, che per prima, nei mesi scorsi ha lanciato l’iniziativa, riuscendo a farle varcare i confini regionali grazie al coinvolgimento dell’Aicc e delle città italiane della ceramica. “Oggi – ha detto Tarantini – raccogliamo il testimone che ci ha lasciato la storia, perché sono più numerose le donne in difficoltà fuori dalle porte delle istituzioni che da quelle degli ospedali. Tutti dobbiamo dare un contributo”. “L’esempio deve partire dagli uomini – ha aggiunto il sindaco Lutzu -. Noi per primi dobbiamo essere portatori di un pensiero positivo in una battaglia di civiltà, partendo dai nostri figli che a loro volta sapranno interpretarlo e renderlo vivo con i loro compagni per un futuro migliore”.

Grave incidente di caccia nelle campagne tra Santu Lussurgiu, Scano di Montiferro e Macomer. Un cacciatore di 57 anni, originario di Cagliari, è stato ferito alla testa. L’uomo è stato soccorso dal 118 e trasportato con l’elicottero dei Vigili del Fuoco all’ospedale di Sassari. Sul posto è intervenuto anche l’elicottero dei Vigili del fuoco, ma le operazioni di soccorso sono state ostacolate dalla natura impervia del luogo. Assieme ai Vigili del fuoco sono  intervenuti anche i Carabinieri della Compagnia di Ghilarza, che dovranno accertare la dinamica dell’incidente ed eventuali responsabilità.

Potrebbe risalire ad un periodo compreso tra il terzo Secolo avanti Cristo e il quinto Secolo dopo Cristo, lo scheletro rinvenuto poco lontano dalle rovine di Tharros, nei pressi della spiaggia di San Giovanni di Sinis, a Cabras, dopo un imponente cedimento della falesia di arenaria. La linea di frattura della falesia ha diviso in due parti la sepoltura, mettendo in evidenza una parte dello scheletro. Il cranio e alcune ossa lunghe sono già stati recuperati dall’archeologo della Soprintendenza, Alessandro Usai. Per recuperare il resto dello scheletro bisognerà invece attendere almeno fino a domani. Il recupero si annuncia difficile per il rischio di crollo della grossa fetta di roccia che si è staccata dalla linea di costa e minaccia di precipitare in mare. La sepoltura al momento non avrebbe rivelato la presenza di un corredo funerario che aiuterebbe a datarla, e ancora non è chiaro se sia di epoca romana o punica. La sepoltura messa in evidenza dal cedimento della falesia non è stata comunque una sorpresa per gli archeologi. In quel tratto di scogliera sono infatti ben visibili numerose tombe portate alla luce da crolli della falesia, avvenuti anche in epoche molto lontane. A qualche decina di metri, tra le case dei villeggianti di San Giovanni di Sinis, c’è la cosiddetta necropoli occidentale di Tharros, già nota dall’800, che è ancora oggetto di scavi archeologici.

L’alternanza scuola-lavoro consiste nella realizzazione di percorsi progettati, attuati, verificati e valutati, sotto la responsabilità dell’istituzione scolastica o formativa, sulla base di apposite convenzioni con le imprese, o con le rispettive associazioni di rappresentanza, o con le Camere di commercio, enti pubblici e privati, inclusi quelli del terzo settore, disponibili ad accogliere gli studenti per periodi di apprendimento in una situazione lavorativa. Di questo e altro si è discusso presso l’Istituto “Don Deodato Meloni” di Nuraxinieddu, dove si è riunito il Comitato tecnico scientifico (Cts) regionale dei progetti per l’alternanza scuola-lavoro. Del Cts, che ha un rapporto continuo con gli enti locali, fanno parte dirigenti scolastici, imprenditori (in rappresentanza del mondo del lavoro e delle professioni), docenti universitari, docenti qualificati nella ricerca scientifica e tecnologica, rappresentanti di associazioni ed enti locali. La riunione di Nuraxinieddu è stata dedicata alla valutazione dei risultati raggiunti nello scorso anno scolastico, alla presentazione di alcune idee progettuali legate all’alternanza scuola-lavoro (rivolte alle scuole sarde), e approvate dal ministero dell’Università e della ricerca, dall’Unione Europea, dall’Inapp e dalla Regione. Il tutto in sintonia con le funzioni del Comitato tecnico scientifico regionale, che sono quelle di analizzare il fabbisogno formativo del territorio, la domanda di occupazione (figure professionali richieste dal mercato), il bisogno di competenze delle imprese destinatarie dell’offerta di diplomati, l’attivazione di indirizzi e opzioni (eventuali insegnamenti alternativi), attività di orientamento e di sviluppo dell’immagine dell’Istituto nel territorio, e modifiche dei profili in uscita in termini di conoscenze, abilità, competenze. Compito del Comitato è anche quello di individuare forme di collaborazione scuola-mondo del lavoro-territorio (stage, tirocini, alternanza scuola-lavoro, percorsi di inserimento lavorativo, scuola-università) e analizzare, valutare e proporre attività progettuali anche in relazione alle indicazioni dell’Unione europea. Durante l’incontro di Nuraxineddu sono entrati a far parte del Comitato i rappresentanti della Compagnia Grimaldi, Federalberghi, Comuni di Golfo Aranci e Milis, agenzie Artfour, Sardinia Cabras, Laore e Forestas.

“Mi interessano le teste e i cuori dei sardi, e l’accoglienza di queste 24 ore mi ha davvero commosso”. Così Matteo Salvini, leader della Lega, alla fine della due giorni a Cagliari. “Ieri alla Fiera è stato l’inizio di un percorso – ha detto – mi piacerebbe radunare gli autonomisti che nell’Isola, per rivalità e gelosie, si sono sparsi in tanti partiti nel corso degli anni, e portare un messaggio di autonomia e buona politica in tutta Italia: meno scelte e meno vincoli vengono imposti dallo Stato e dall’Unione europea e meglio si sta in Sardegna come in tutta Italia. Il fatto di avere più di mille persone in un sabato pomeriggio, a Cagliari, ci dice che siamo sulla strada giusta. Per il centrodestra che deve governare il Paese tra i primi problemi da risolvere c’è l’immigrazione incontrollata, a Cagliari come in tutta Italia non è possibile che il mare sia veicolo di morte e di invasione. L’impegno serio concreto, e sottoscritto del centrodestra, deve essere quello di fare 100 mila espulsioni l’anno, mezzo milione di clandestini riportati al loro paese. Mezzo milione di persone che non scappano da nessuna guerra. Tutto il resto viene dopo, quando uno non è sicuro uscendo da casa sua”.

E’ nato in Sardegna il “Polo dell’autodeterminazione”, con un primo, importante paletto: “Nessuna collaborazione con i partiti italiani”. Il consigliere regionale dei Rossomori, Emilio Usula, ha annunciato, questa mattina, nel corso di una conferenza stampa, la costituzione del nuovo raggruppamento dell’area identitaria, che comprende oltre ai Rossomori, l’associazione “Sardos”, i movimenti “Gentes”, “Comunidades”, “Sardegna possibile”, e i partiti indipendentisti Liberu, Irs e Sardigna Natzione. I rappresentanti delle otto formazioni politiche (Paolo Mureddu, Alberto Filippini, Alessandro Mongili, Valentina Sanna, Marta Onnis, Pier Franco Devias, Gavino Sale e Bustianu Cumpostu), tutti presenti alla conferenza stampa, hanno designato portavoce il giornalista ed ex direttore dell’Unione Sarda, Anthony Muroni, con il compito di “…illustrare obiettivi e finalità del nuovo schieramento, alternativo rispetto al quadro politico italiano”. Muroni, ugualmente presente, ha detto che si tratta di “…un progetto aperto e destinato a durare nel tempo, che si fonda sui valori della democrazia, del progresso, della solidarietà, della crescita economica ed etica, della non violenza, dell’integrazione e dell’accoglienza”. Muroni ha poi tenuto a sottolineare che il Polo dell’autodeterminazione “…non collaborerà con i partiti italiani, né farà alleanze con le coalizioni del falso bipolarismo italiano, perché i partiti del centrodestra e del centrosinistra non contemplano l’autodeterminazione dei sardi”. Sollecitato anche dalla domande dei giornalisti, Muroni non ha escluso la partecipazione del Polo alle elezioni politiche di marzo. “Il Rosatellum – ha spiegato – non comporta l’obbligo del superamento di alcuna soglia di sbarramento per l’attribuzione dei seggi nei collegi uninominali”. Ma la sfida che più interessa è quella per l’elezione del consiglio regionale. “Sulla vertenza entrate e per gli accantonamenti – ha sostenuto Muroni – la giunta regionale ha dimostrato di non essere dalla parte dei sardi”. Invece, per quanto riguarda la classe politica in generale, secondo l’ex direttore dell’Unione Sarda, “…non è stata capace di salvaguardare gli interessi dei sardi nel complicato rapporto tra la Sardegna e lo Stato. “Noi lavoriamo per consentire ai sardi di poter scegliere il loro orizzonte statuale – ha concluso Muroni -, e siamo convinti che il crescente fenomeno dell’astensionismo possa trovare un freno davanti a un’offerta politica diversa e alternativa rispetto a quella rappresentata dai poli italiani negli ultimi vent’anni”.

La tassa annuale sui rifiuti urbani in Sardegna, nel 2017, ammonta a 363 euro, rispetto ai 300 euro di media nazionale e in aumento (+3,4%) rispetto ai 351 euro del 2016. In testa Cagliari (549 euro), che risulta il capoluogo più caro di Italia e registra l’incremento maggiore rispetto al 2016 (+10,9%) tra le province sarde. E’ questo il quadro che emerge dalla annuale rilevazione dell’Osservatorio prezzi e tariffe di Cittadinanzattiva che per il decimo anno consecutivo ha realizzato un’indagine sui costi sostenuti dai cittadini per lo smaltimento dei rifiuti in tutti i capoluoghi di provincia, prendendo come riferimento nel 2017 una famiglia tipo composta da 3 persone, con un reddito lordo complessivo di 44.200 euro ed una casa di proprietà di 100 metri quadri. Dopo Cagliari la tariffa media più alta si trova a Nuoro 335 euro, con un taglio, però, dell’1,8%, rispetto al 2016 quando il costo era stato di 341 euro. Seguono Oristano e Sassari, dove le tariffe, in un anno, sono rimaste invariate: rispettivamente 295 euro e 272 euro. Nell’Isola crescono i livelli di raccolta differenziata: nel 2016, secondo i dati Ispra, si è arrivati a livello nazionale al 52,5% (+5% rispetto al 2015), stabile lo smaltimento in discarica che nel 2016 si attesta al 25%. In Sardegna si registra una percentuale di raccolta differenziata pari al 60,2% (+3,8 % rispetto al 2015). “Quest’anno la nostra indagine si inserisce in un contesto paradossale in cui molti Comuni hanno sbagliato il calcolo della spesa dovuta, nel passaggio da Tarsu a Tia, a Tares e quindi a Tari, determinando così una spesa molto più onerosa per alcune famiglie – ha commentato Antonio Gaudioso, segretario generale di Cittadinanzattiva – Ancora più paradossale è che, dichiarato l’errore, si lasci comunque, come stabilito dalla recente circolare del Mef, l’onere della ricostruzione dei calcoli corretti ai cittadini”.

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