Ott 26

Il “Rosatellum” e il senso del pudore.

Walter Tocci è un senatore del Pd, di 65 anni. Già deputato e vicesindaco di Roma, si occupa di  università, ricerca, cultura e urbanistica. Perchè vi parlo di Tocci? Perché di Tocci mi ha particolarmente colpito il suo intervento al Senato sul Rosatellum, la pessima legge elettorale che, di fatto, esautora i cittadini da ogni possibilità di scelta. Un intervento chiaro, diretto, che si discosta nettamente da quello sentito, in questi ultimi tempi, dai lacchè della politica. Leggetelo, ne vale la pena.

“Signor Presidente, il disegno di legge elettorale mi scaraventa in un paradosso. Da un lato condivido tutto e dall’altro non condivido niente. Siamo alla fine della legislatura e c’è in aula una proposta per superare il Consultellun, che è la soluzione peggiore non solo per le sue gravi anomalie ma per la definitiva delegittimazione del Parlamento. Se lo scenario fosse solo questo non potrei che votare a favore. Ma non riesco a non domandarmi: come siamo arrivati fin qui? E soprattutto con quali forzature istituzionali? E quali inganni contengono queste norme?

La legislatura si chiude come si era aperta, con strappi inusitati allo stile repubblicano. La legge elettorale andava approvata subito dopo la sentenza della Corte sul Porcellum, concludendo nel 2014 la legislatura per restituire la parola agli elettori. Invece, in contrasto con il buon senso prima che con le buone regole, si affidò l’arduo compito di riscrivere la Costituzione a un Parlamento eletto con legge incostituzionale. È stato l’inizio di tutti gli errori successivi e ne portano la responsabilità in tanti, sia chi comanda adesso nei partiti sia chi allora ne era a capo.

Oggi non si può accettare il voto di fiducia sulla legge elettorale. Non si invochi il caso della legge truffa, perché allora il presidente del Senato respinse la richiesta del voto di fiducia e poi si dimise dalla carica. Era un vecchio liberale come se ne trovano pochi oggi in Italia. L’altro precedente è l’Italicum, che meritava solo l’oblio, almeno per un senso di pudore.

Sono caduti tutti i freni inibitori: anche la mozione parlamentare contro la Banca d’Italia conferma che perfino i propositi più sconvenienti possono essere messi ai voti. Ormai si può fare tutto, se è funzionale a uno scopo. Il ceto politico, in gran parte, non è più capace di darsi liberamente dei limiti, di fermarsi prima di apparire sguaiato, di evitare ciò che è inopportuno anche se non è vietato. Le pulsioni politiche perdono ogni riguardo, svestendosi delle forme istituzionali. Se manca il senso del pudore, si rischia di perdere anche il dovere della responsabilità. Il limite della politica è l’essenza di ogni Costituzione.

Il voto di fiducia, cioè l’atto politico più solenne della dialettica parlamentare, è stato banalizzato in questi anni per svilire la vita parlamentare. Ormai viene usato quasi settimanalmente nella legislazione ordinaria, per imporre un monocameralismo di fatto, senza ragioni e senza garanzie. Però non si era mai arrivati a utilizzarlo in accordo con parte dell’opposizione per ratificare un’intesa raggiunta dai capi partito fuori dal Parlamento, senza un’adeguata istruttoria nei gruppi e nelle commissioni parlamentari. Non si era mai arrivati a utilizzarlo per una banale questione di agenda extraparlamentare, per l’ossessione di concludere prima delle elezioni siciliane.

Il voto di fiducia oggi qui non delimita il confine tra maggioranza e minoranza ma mostra la frattura tra i parlamentari chiamati solo a ratificare e i capi-partito di maggioranza e di minoranza che decidono da soli. Questi hanno anche il vezzo di scrivere nella legge elettorale un inedito status di capo partito, fino a insidiare le prerogative del Quirinale sull’incarico di governo. Promettono la potenza della decisione, ma rappresentano solo l’impotenza di una politica ormai sradicata dalla società. Dovrebbero essere leader forti – così si sono raccontati in questi anni – sembravano capaci di grandi imprese, protesi verso plebisciti popolari, eppure non riescono neppure a convincere i propri parlamentari. Ricorrono ai vincoli di legge perché hanno desertificato la democrazia interna dei loro partiti.

Oggi mi si chiede disciplina, ma come senatore ho potuto seguire solo sui giornali il dibattito della legge elettorale. Il Gruppo a cui appartengo, ma credo valga anche per altri, non è mai stato riunito se non per ratificare l’esito finale; in altri tempi i senatori sarebbero stati coinvolti in sede politica anche se la legge fosse stata incardinata alla Camera. Per la prima volta in epoca repubblicana il Senato non è messo in grado di discutere ed emendare una legge elettorale secondo procedure normali.

Se le cose seguiteranno così, si finirà per dare ragione a chi propose di delegare l’attività legislativa alla riunione dei capigruppo. Con la stessa logica fu approvato il Porcellum per affidare ai capi-partito la nomina dei parlamentari sottraendo di fatto la scelta agli elettori.

Eppure – mi rivolgo ai senatori della destra – devo riconoscere non senza sofferenza che quella di Berlusconi fu un’invenzione lungimirante, perché tracciò una via che nessun’altra forza politica seppe poi abbandonare. Tutti i disegni di legge elettorali arrivati all’esame dell’aula in questa legislatura, anche il finto-tedesco condiviso dai Cinque Stelle, hanno avuto un unico punto fermo: l’indebolimento del potere degli elettori nella selezione degli eletti. Per tutto il resto, invece, sono cambiate rapidamente le soluzioni, perfino su un tema dirimente come il rapporto tra maggioritario e proporzionale.

Quell’innovazione tanto lungimirante negli effetti quanto sciagurata nei contenuti, all’inizio, venne coperta di insulti. Finì però per essere messa in pratica anche dagli oppositori, perché coglieva una tendenza strutturale della politica del nostro tempo. Il leader mediatico cerca una legittimazione diretta con il proprio popolo e non può tollerare l’esistenza di un altro canale di legittimazione tra eletto ed elettore. Non sarà un caso se le principali personalità politiche italiane, in varie forme, hanno mostrato un’idiosincrasia per la libertà di mandato dei parlamentari suggellata dall’articolo 67 della Costituzione. L’uomo solo al comando ha bisogno di un Parlamento debole e screditato.

Viene dall’alto, non dal basso, la corrosione populistica delle istituzioni. Il Porcellum è l’evento politico più importante della politica italiana di questo inizio secolo. Ha spezzato la relazione eletti-elettori che si alimentava, pur con tanti limiti, nei collegi del Mattarellum. Da quel momento si è accentuata la separazione della classe politica dal paese reale, è iniziata la polemica sulla Casta che ha portato poi a destrutturare il breve bipolarismo della seconda Repubblica. Non è colpa solo della legge elettorale, ma certamente essa ha fatto da catalizzatore della crisi politica italiana.

Sarebbe il tempo per una svolta, e invece si prosegue nella vecchia strada. Di più, gli elettori sono ingannati tre volte.

Il primo inganno è nell’incatenamento del voto tra uninominale e proporzionale. Sostenendo il candidato di collegio l’elettore è costretto a votare alcuni partiti senza averli scelti. Inoltre, capiterà a molti elettori di votare il candidato uninominale e di trovarsi poi rappresentati in Parlamento da un esponente designato dai capi partito.

Il secondo inganno è nella coalizione che serve solo a raccogliere voti ma non diventerà mai un’alleanza di governo. Si promuovono tante liste di ambito locale o su argomenti particolaristici che andranno a rafforzare i consensi del leader, anche senza un programma di coalizione. L’esito sarà un Parlamento più frammentato e più ingovernabile.

Il terzo inganno è nel votare senza poter conoscere tutti gli effetti del voto, a causa di meccanismi aleatori come le pluri-candidature e la ripartizione del voto uninominale sulle liste dei partiti. Inoltre, le norme sono tanto confuse da prevedere perfino che l’Ufficio elettorale possa dotarsi di esperti per interpretarle. Le regole elettorali dovrebbero essere facilmente comprensibili per i cittadini.

Non posso approvare questa legge che conserva la politica italiana nella palude dell’ultimo decennio. Per uscirne bisognava cancellare per sempre la logica del Porcellum, delle liste bloccate e anche delle preferenze. Si doveva ricostruire un rapporto diretto tra eletti ed elettori, collegando ogni deputato a un collegio piccolo come un quartiere di città o una unione di comuni. Su questa base sarebbe tecnicamente possibile un mix accettabile tra maggioritario e proporzionale.

Un’assemblea di oltre 600 deputati legati a piccoli collegi sarebbe una Camera stimata dai cittadini, sovrana nella politica nazionale, autorevole tra le istituzioni europee. Sarebbe l’incipit di una nuova stagione della democrazia italiana. (Walter Tocci, Senatore del Partito Democratico).

Come già si vocifera da tempo a Oristano, sarà Antonio Giandolfi, 30 anni, su Componidori che guiderà la Sartiglia di domenica 11 febbraio 2018 per i Contadini. Lo ha ufficializzato il presidente del Gremio di San Giovanni, Mario Perria, che lo ha comunicato ai componenti del Gremio e poi al diretto interessato. Giandolfi sarà accompagnato dai compagni di pariglia, con cui partecipa alla Sartiglia da anni, Andrea Manias ed Andrea Piroddi, con i quali ha mietuto premi a iosa nelle pariglie, grazie alle loro spericolate piramidi.  Quest’anno la priorità negli allenamenti per Giandolfi non sarà la piramide ma sa remada, che se effettuata come Dio comanda costituisce da sempre la ciliegina sulla torta da tramandare ai posteri.

ll progetto delle scarpette rosse in ceramica per dire no alla violenza sulle donne varca il Tirreno e diventa nazionale. L’assemblea e il consiglio direttivo dell’Aicc, l’Associazione italiana città della ceramica, ha approvato il progetto del Comune di Oristano all’insegna dello slogan “Le Città della Ceramica dicono NO alla violenza” e i comuni di antica tradizione ceramica stanno lavorando alle singole iniziative. La proposta, che all’assemblea dell’Aicc è stata presentata dall’assessore all’Artigianato del comune di Oristano, nonchè consigliere dell’Aicc, Pupa Tarantini, si collega al progetto in corso “Oristano dice NO alla violenza”, integrandone e sviluppandone le azioni a livello nazionale. Da anni, la scarpa rossa identifica la campagna di lotta contro la violenza sulla donna e il femminicidio, che si concretizza, ogni anno, nella giornata internazionale fissata per il 25 novembre, anniversario dell’uccisione avvenuta, nel 1960, delle tre sorelle Mirabel da parte dell’allora regime dittatoriale della Repubblica Domenicana. “A Oristano, coinvolgendo i ceramisti locali, abbiamo lanciato per primi l’iniziativa di una scarpetta rossa in ceramica, in diversi punti del centro storico, quale simbolo costante, sempre visibile da parte dei cittadini, del rifiuto della violenza – hanno detto il sindaco Andrea Lutzu e l’assessore Pupa Tarantini -. L’Associazione italiana città della ceramica ha fatto propria l’iniziativa, estendendola alle 34 città aderenti alla rete nazionale, e progettando una campagna di comunicazione e promozione nazionale”. “Il primo appuntamento per tutti sarà il 25 novembre, data simbolo della lotta alla violenza sulle donne – ha precisato Pupa Tarantini -. Ma tutte le città della ceramica, a partire da Oristano, sono impegnate 365 giorni all’anno per attuare iniziative specifiche o collettive, itineranti o realizzate in specifici momenti, o durante eventi nazionali. Ad esempio, in occasione dell’8 marzo, o a giugno per la manifestazione nazionale Buongiorno ceramica. Oristano si sente impegnata costantemente sul tema della lotta alla violenza sulle donne – ha concluso l’assessore Tarantini -. Se ne parlerà anche martedì, in consiglio comunale, quando si voterà una mozione della consigliera Patrizia Cadau per l’adesione del comune di Oristano alla campagna Anci “365 giorni per no alla violenza contro le donne”. Sarà una nuova occasione per discutere di questo triste fenomeno, tanto diffuso quanto poco conosciuto, che va combattuto e sconfitto con ogni mezzo”.

Il cortile del Chiostro del Carmine, a Oristano, ha ospitato il tradizionale “Welcome Day”, la giornata di benvenuto per le matricole aperta anche a tutti gli studenti e i docenti della sede oristanese dell’Università. Dopo i saluti istituzionali sono stati presentati lo staff del Consorizo Uno, illustrati servizi a disposizione degli studenti, gli appuntamenti e le iniziative in programma per l’Anno accademico appena iniziato. Alla cerimonia era presente anche il sindaco di Oristano, Andrea Lutzu, che ha ribadito l’impegno del comune per difendere la presenza universitaria in città e ha salutato i nuovi iscritti, rivolgendo loro gli auguri di buon lavoro. “Come sindaco desidero porgere a tutti gli iscritti un caloroso benvenuto a Oristano e ovviamente il più affettuoso “in bocca al lupo!”. La Città di Oristano – ha detto Lutzu – accoglie con entusiasmo la comunità che voi rappresentate, una presenza attiva e vivace, e che sa gettare il cuore oltre l’ostacolo. Questo mi pare sia il vostro compito, una delle sfide più importanti della vita e una delle esperienze che connoterà il futuro che avete davanti. La Città – e chi la amministra assieme a me – vuole manifestare un segnale di attenzione nei confronti dell’Università. Lo facciamo in una fase delicata per l’intero territorio – ha detto ancora Luztu. Sapete bene, infatti, che la nostra Isola attraversa ancora un periodo critico dal punto di vista dello sviluppo e della modernizzazione, una modernizzazione e uno sviluppo che vogliamo e dobbiamo incoraggiare, nella consapevolezza del grande patrimonio, umano e intellettuale, rappresentato da tutte le competenze e conoscenze che il Consorzio Uno rappresenta e accresce, anno dopo anno, con l’offerta formativa che vi è stata proposta, e che avete scelto, arricchendo Oristano, il suo tessuto culturale ed umano, civile e sociale. Grazie perciò a tutti voi. Anche in tempi difficili, l’Università serve l’Italia. Il Consorzio Uno – ha proseguito il sindaco -, i docenti e quanti vi lavorano sono interpreti delle aspettative della nostra comunità, dei giovani che si adoperano in queste aule a darle futuro, e quindi delle sfide che connotano il mondo della cultura e della ricerca, elementi fondamentali e precondizioni ineccepibili della crescita e perciò della nostra democrazia. Alcuni mesi fa, una persona assolutamente autorevole ha evidenziato che è compito degli studenti impegnarsi (anche come Università) in progetti di condivisione e di servizio per far crescere, nella Città d’adozione, il senso di appartenenza ad una “patria comune”. Non mancano le opportunità, non mancheranno le occasioni perché siate protagonisti di azioni costruttive che favoriscono l’incontro e la solidarietà, insomma quella “fiducia nella vita” che in ogni ambiente, e specialmente in quello accademico, nasce, cresce e matura nello stare assieme. Parole queste che ho preso a prestito da Papa Francesco. Ogni cambiamento, ogni passaggio (ha aggiunto il Pontefice) porta con sé difficoltà, fatica e sofferenza. Ma tutto ciò consente l’apertura di nuovi, inattesi ed imprevedibili orizzonti di bene. Chi lavora – ha concluso il sindaco Luztu -, chi insegna, chi studia, chi fa ricerca, e contribuisce a farla, consentendone la condivisione nella comunità e per la comunità, sa che per fare la differenza occorre essere affamati fino in fondo, insomma “essere folli per la vita”, come disse Steve Jobs. Care ragazze, cari ragazzi, possa essere questa la prima delle tante virtù che annoterete nel vostro curriculum. Viva l’Università. Viva Oristano”.

Lotta ai pescatori illegali, diversa gestione delle autorizzazioni concesse dalla Regione e marchio identificativo per la tracciabilità dei ricci. Sono queste alcune delle azioni condivide dall’assessore regionale, Pier Lui gi Caria, e i ricciai, oggi in presidio davanti alla Regione, per sollecitare una soluzione al drastico calo del prodotto in mare, tanto che in diverse aree la risorsa è a rischio estinzione. Oggi sono 187 in tutta l’Isola e ogni pescatore professionista autorizzato può prelevare circa 3.000 ricci, equivalenti a sei ceste, ma il prodotto inizia a scarseggiare proprio per colpa dell’abusivismo. Così quest’anno ci saranno verifiche anche nei ristoranti, e l’anno prossimo potrebbero esserci temporanei fermi biologici, se i dati sul ripopolamento non dovessero essere soddisfacenti. Quest’anno la stagione prenderà il via con 14 giorni di ritardo, dal 15 novembre, per poi chiudersi il 20 aprile. Nel frattempo si è aperto il confronto sull’eventuale riduzione degli orari consentiti per il prelievo, e su potenziali sospensioni parziali da attivare dalla stagione 2018. Intanto, saranno consegnate alla Regione e al Ministero dell’Ambiente le 9.300 firme contro la pesca indiscriminata dei ricci nel Golfo di Oristano, raccolte su Change Org dal gruppo Facebook Su Pallosu. I promotori dell’iniziativa puntano, senza mezzi termini, a influenzare le decisioni del Ministero dell’Ambiente e della Regione, che si apprestano a prendere una decisione in merito al calendario di prelievo dei ricci nella stagione ormai imminente. “Le 9.300 firme raccolte in soli sette giorni – hanno spiegato i promototi dell’iniziativa – sono il segno di un sentimento diffuso e spontaneo di chi è stufo di stare a guardare impotente, di fronte a un assalto che dura da decenni. hiediamo regole nuove e severe che servano a salvare i ricci e, di conseguenza, a lungo termine anche i ricciai e la stessa attività della pesca. Sono le firme di chi guarda senza illusioni ma con grande attenzione a ogni possibile proposta che vada in direzione della concreta tutela dei ricci, come il fermo biologico o la chiusura annuale di intere aree a rotazione per consentire il ripopolamento. Saranno gli atti concreti, attesi per i prossimi giorni, a certificare se le istituzioni a Cagliari e a Roma quest’anno saranno più sensibili alla salvaguardia dell’ecosistema marino o alla cattura di consenso elettorale come è stato finora”.

I depuratori di Is Arenas di Cagliari e di Su Tuvu di Nuoro sono tra i migliori e più efficienti d’Italia, ma anche Oristano e Sassari possono vantare delle percentuali alte (rispettivamente il 97% e il 94%). I dati verranno presentati lunedì 30 ottobre, a Milano,  alla presenza del ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti, e sono il frutto del report annuale sulle performance ambientali dei comuni capoluogo, “Ecosistema urbano”, realizzato da Legambiente, Ambiente Italia, e Il Sole 24 Ore. L’amministratore unico di Abbanoa, Alessandro Ramazzotti, ha però anticipato i risultati sardi della graduatoria a “Climathon 2017”. Un tema, quello della risorsa trattata e restituita in natura in condizioni eccellenti, che si sposa perfettamente con la tutela dell’ambiente. Abbanoa, a detta di Ramazzotti, attraverso la gestione di oltre 340 impianti depura gli scarichi per rilasciarli puliti nell’ambiente e preservare le coste dell’Isola, premiate ogni anno con le bandiere blu e richiamo turistico per milioni di visitatori.

Sarà cinque volte più resistente dell’acciaio e per realizzarlo non sarà necessario sbancare il terreno: entro la fine dell’anno sarà indetta la gara d’appalto per rifare i primi sei chilometri dell’acquedotto di Bosa, alimentato dal potabilizzatore del Temo. L’opera sarà realizzata con una tecnica innovativa, il relining, che garantirà tempi rapidi di esecuzione nel pieno rispetto dell’ambiente e soprattutto nuove condotte ultraresistenti in kevlar, che per le sue qualità viene utilizzato anche per realizzare i giubbotti antiproiettile. Le tecniche scelte da Abbanoa per risanare la condotta della Planargia consentono di operare senza scavo. Nei giorni scorsi è stata indetta la conferenza di servizi per raccogliere i pareri obbligatori da parte di tutti gli enti interessati. Tra questi figurano il Comune di Bosa che dovrà rilasciare il nullaosta per l’esecuzione dei lavori, il servizio territoriale opere idrauliche di Oristano, l’Ufficio Tutela del paesaggio, il Servizio valutazioni ambientali, Soprintendenza e Corpo Forestale. La procedura si chiude il 29 novembre: termine entro il quale dovranno arrivare le determinazioni degli enti coinvolti. Successivamente sarà bandita la gara d’appalto per realizzare le imponenti opere previste. Il tratto interessato dell’acquedotto è quello che da sempre è il più problematico: sei chilometri dal partitore di Barrasumene alla diga di Monte Crispu. Soltanto negli ultimi anni è stato necessario effettuare più di trenta interventi di riparazione sul vecchio acquedotto con notevoli difficoltà legate soprattutto al territorio molto impervio che rende difficile l’intervento dei mezzi pesanti. Nel “Piano Bosa” non c’è soltanto il nuovo acquedotto, ma anche un intervento per rifare le reti idriche cittadine dove il tasso di dispersione è elevatissimo. Abbanoa ha già previsto un investimento di un milione di euro: non ci si limiterà alla semplice sostituzione di tratti di rete ammalorati, ma saranno installate anche innovative apparecchiature per il controllo delle pressioni e delle portate in distribuzione nelle varie zone del centro abitato.

Prendendo spunto dall’iniziativa di educazione ambientale, relativa alla pulizia della rotonda di Brabau, da parte dai ragazzi del Centro giovani, con il contributo organizzativo dell’amministrazione comunale di Oristano, il presidente dell’Associazione regionale ex esposti amianto, Giampaolo Lilliu, interviene con una reprimenda. “Ancora una volta importanti iniziative rivolte ai cittadini, e in particolare ai giovani – ha detto Lilliu – per sensibilizzare soprattutto le nuove generazioni al rispetto dell’ambiente, come la raccolta dei rifiuti, sono finalizzate al niente e utili solo a nascondere responsabilità gravi”. Secondo Lilliu, queste iniziative vengono proposte senza una adeguata conoscenza dei luoghi in cui si svolgono e il più delle volte strumentalizzate per nascondere una situazione di degrado ambientale molto più grave e non più tollerabile. Il presidente dell’associazione regionale ex esposti amianto di Oristano ha denunciato che la pulizia della rotonda si è svolta in una zona altamente inquinata, a causa di una forte presenza di amianto. “Una situazione – sostenuto Lilliu – già segnalata alle istituzioni, all’amministrazione comunale, e alla Procura della Repubblica di Oristano”. I responsabili dell’iniziativa, secondo il presidente dell’Associazione ex esposti amianto, avrebbero esposto i giovani che hanno preso parte alla raccolta dei rifiuti al pericolo della fibra killer “…visto che, con tutta probabilità, nei sacchi usati per il conferimento dei rifiuti potrebbero essere finiti anche materiali inerti in cemento amianto. L’Associazione – ha sottolineato Lilliu – già da anni ha promosso nelle scuole e nei luoghi di aggregazione culturale iniziative rivolte a far conoscere il drammatico problema della presenza massiccia dell’amianto, che mette a rischio la salute e l’ambiente. Per questo motivo, ci preoccupiamo quando vediamo simili iniziative di educazione ambientale (oggi a Brabau, all’inizio dell’estate a Torregrande), che sono avvenute nel silenzio delle istituzioni e che hanno messo a rischio coloro che vi hanno preso parte. Il più delle volte, infatti, le istituzioni affrontano il tema ambientale con molta superficialità, con campagne ambientaliste più utili a nascondere che ad affrontare il problema concretamente”. A detta di Lilliu, se le istituzioni e le amministrazioni non affronteranno seriamente il problema del degrado ambientale, che è sempre più presente in città e nelle periferie, investendo in informazione e formazione, condanneranno i cittadini a condizioni di vita non più sostenibili. “L’associazione crede che sia indispensabile attivare, rafforzare e migliorare il rapporto tra amministrazione/istituzioni e le associazioni ambientaliste di volontariato sui temi ambientali. Collaborazione che, in alcuni casi, come per esempio per il progetto “Nonni attivi”, ha dato risultati positivi. L’Associazione regionale ex esposti amianto di Oristano – ha affermato ancora Lilliu – contatterà i responsabili del Centro giovani, per poter iniziare con loro momenti di informazione e formazione in materia di educazione ambientale e, nello specifico, sul rischio amianto, a cui peraltro sono stati inconsapevolmente esposti”. Dopo aver ricordato che la fibra amianto è un killer che uccide in Italia, per esposizione ambientale, circa 2000 persone l’anno, Lilliu ha annunciato che “… quella sarà anche l’occasione per annunciare un bando di concorso, indirizzato agli studenti della città, promosso dall’Associazione, in collaborazione con la Regione, la Provincia di Oristano e la Fondazione Sardegna. Il tema del concorso sarà, chiaramente, l’amianto e le nuove tecnologie per eliminarlo in modo definitivo”. Secondo il presidente, con questa iniziativa, toccando temi e valori per uno stile di vita migliore, l’Associazione ex esposti amianto dimostra di voler contribuire, in modo concreto, ad approfondire la conoscenza di un argomento così delicato e importante per le nuove generazioni.

L’attuale scenario internazionale, la costante minaccia terroristica e i gravi eventi delittuosi degli ultimi tempi, hanno reso necessario rimodulare l’addestramento delle Forze di Polizia italiane. Per questi motivi, il Dipartimento di Pubblica sicurezza ha diramato una circolare in cui istituisce una fase di sperimentazione in otto province, tra le quali Oristano, per mettere alla prova alcune modifiche. Le nuove modalità d’addestramento prevedono, tra l’altro, prove di precisione, velocità e reattività sia con la pistola che con la pistola mitragliatrice, e l’impiego di nuove sagome come bersagli. Per le prove di velocità e reattività sarà anche prevista la possibilità di impiegare una barricata. Le Questure hanno tempo fino al 15 dicembre per effettuare tre sperimentazioni del nuovo addestramento.

Con i primi freddi autunnali tornano in funzione i primi impianti di riscaldamento. Ma da quando è possibile accendere i termosifoni? Per quante ore? E qual è la temperatura da non superare? Chi vive in un appartamento con riscaldamento centralizzato non può scegliere quando e come accendere i termosifoni. Infatti le date di accensione e spegnimento variano, anche notevolmente, da città a città in base alle diverse zone climatiche in cui è suddiviso il territorio italiano. Questa divisione viene fatta sulla base delle temperature medie registrate durante l’anno, anche se i sindaci hanno la possibilità di variare le date sulla base di particolari condizioni meteorologiche. Per chi invece ha il riscaldamento autonomo non esiste alcun tipo di restrizione, e non deve dunque attenersi a nessuna indicazione o data. Solitamente gli impianti di riscaldamento devono essere accesi dopo le 5 del mattino e vanno spenti entro le 23. La temperatura interna non può superare i 20 gradi, pur esistendo una tolleranza di due gradi all’interno di abitazioni, scuole e uffici. L’Italia è suddivisa in sei zone sulla base, anche, del loro fabbisogno energetico. Si parte dall’area A (zona con clima più temperato), per arrivare alla F, dove l’inverno è particolarmente rigido. Oristano appartiene alla Zona C. Per le città inserite nella Zona C, i termosifoni verranno accesi il 15 novembre e spenti il 31 marzo, per un totale di dieci ore al giorno. (www.blizquotidiano.it).

In questo fine settimana torna l’ora solare.  Le lancette dovranno essere portate indietro di un’ora, dalle 3 alle 2, nella notte tra sabato 28 e domenica 29 ottobre. Spostando le lancette dell’orologio indietro di 60 minuti dormiremo un’ora in più, ma le giornate saranno più corte, visto che il buio, in vista dell’inverno, arriverà prima. L’ora legale tornerà domenica 25 marzo 2018.

 

5 comments

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    • Gino on 27 ottobre 2017 at 15:36
    • Rispondi

    Sono più che d’accordo con Tocci.

    • Roby on 27 ottobre 2017 at 16:49
    • Rispondi

    Le parole del Senatore Tocci sono stilettate contro Renzi e il Pd e riflettono quello che pensa la gente. Al bugiardo fiorentino però di quello che dice Tocci e la gente non può fregar di meno. Che squallore.

    • Adriano S. on 27 ottobre 2017 at 17:19
    • Rispondi

    Tocci descrive esattamente l’attuale condizione della nostra politica, dei partiti – o di ciò che ne rimane – e delle aule parlamentari, ormai “esautorate” nel senso etimologico del termine, cioè spogliate di “auctoritas”. E mette i puntini sulle “i” di questa ennesima legge elettorale, decisa e scritta fuori dal Parlamento, e in cui al cittadino-elettore si lascia sempre meno possibilità di scelta. Ovviamente il suo discorso non ha scosso molti animi!

    • Benito on 27 ottobre 2017 at 18:54
    • Rispondi

    Perche chiamarlo “Rosatellum”? Sarebbe stato più adatto “Fascistellum”.

    • Silvio on 27 ottobre 2017 at 20:00
    • Rispondi

    La nuova legge elettorale è una sconcezza! Quello che mi meraviglia è come il popolo, che per il trio Renzi- Berlusconi-Salvini non conta nulla, possa accettare un’imposizione del genere. Il trio delle pagliacciate ha capito che può fare quello che vuole, tanto non reagiamo più a nulla!

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