Mag 31

Comunali: 7 domande a Marco Piras candidato per il Partito dei Sardi.

Marco Piras, laureato in architettura, insegnante, presidente e cofondatore dell’associazione “Oristano nascosta”, consigliere comunale uscente, candidato per il Partito dei Sardi.

–   Cosa ti ha spinto a candidarti con  questa lista?

 Marco Piras: La decisione, sofferta, è arrivata dopo che non è andato in porto il progetto che avrebbe portato tutti, a 360 gradi, a fare un passo indietro e condividere un programma di pochi punti, concreti e realizzabili; progetto che non è andato a buon fine per l’arroganza di alcuni che volevano anteporre il proprio orticello all’interesse della città. Ho scelto, quindi, la soluzione che a mio parere era più convincente e ho accettato la candidatura nel PdS .

–    Nella passata consiliatura sei stato eletto tra le fila del Pd. Poi sei andato via sbattendo la porta e ti sei schierato all’opposizione. Perché?

Marco Piras: E’ bene precisare che sono stato cacciato. Racconto due episodi:
1) Quando, per spirito di servizio, solo all’ultimo, ho accettato la candidatura  perché la lista era incompleta, una amica, dirigente del partito, si è offerta di darmi una mano; due giorni dopo mi chiama: “Marco per te nel partito le porte sono blindate”.
2) Il capogruppo dell’allora mio partito si presenta in conferenza capigruppo e propone una norma che non consentisse al primo dei non eletti di essere nominato nelle partecipate del comune.  Chi era il primo dei non eletti è facile immaginarlo.

–    Tra i consiglieri dell’opposizione molti ti ricordano come tra i più preparati e i più combattivi. Che cosa non ti è andato a genio della gestione Tendas?

Marco Piras: Premesso che nel primo colloquio col sindaco, prima di entrare in aula,  affermai che ero pronto a sostenerlo, fermo restando che il programma doveva essere rispettato; ricordo che lo stesso sindaco, circa 2 mesi dopo, mi ringraziò pubblicamente perché ero stato l’unico, sino ad allora, che aveva assunto la sua difesa e quella dell’assessore ai lavori pubblici, per un episodio relativo ai lavori in via Amsicora, a fronte di un attacco strumentale. Ma poi, a poco a poco, mi sono reso conto che il programma veniva trascurato, se non tradito del tutto, e ho quindi deciso di difendere non il sindaco ma il programma.

–    Quali sono, in particolare, gli argomenti contro i quali tu ti sei battuto con tutte le tue forze?

Marco Piras: A) La prima circostanza è stata sulla famosa circonvallazione. Qui faccio una premessa. Il circolo del Pd, del quale facevo parte, all’epoca dell’approvazione del Puc contestò l’eccessivo sviluppo verso viale Repubblica, compreso l’alto costo che avrebbe dovuto sostenere  chi avrebbe lottizzato. Ebbene, quando si portò in maggioranza questo argomento (racconto solo la mia posizione per correttezza) dissi che se tale soluzione, a mio avviso pasticciata, fosse stata portata in aula non l’avrei votata, perché era solo un pretesto per agevolare le lottizzazioni di quell’area, sino allora ferme. Come del resto poi avvenne .
B) Parliamo del presunto piano particolareggiato del centro storico. Appena arrivato in consiglio, si era nella fase embrionale, chiesi le carte; carte che ho avuto solo un anno e mezzo dopo. Quelle carte presentavano 24 aree speciali. Premesso, per i più poveri di nozioni urbanistiche, che l’intero centro storico è di per se un’area speciale in cui sono previste norme differenti dall’intero Puc, nessuno ha saputo spiegarmi con quale logica, con quali linee di indirizzo erano state individuate quelle 24 aree, o per meglio dire quei 24 soggetti. Invito tutti a leggere le 24 incongruenze individuate  e quante come queste sono presenti nel centro storico ma non sono state considerate. Perché?
C) Insediamento Ivi Petrolifera a Torre Grande, dissi: “Se il progetto è in stato avanzato, per rispetto del voto di chi mi ha preceduto voto a favore, ma se torna una seconda volta in aula  io chiedo chiarimenti”.  Cosi  avvenne, e  chiesi come era stato possibile in un intervento turistico utilizzare una norma, per le seconde case, Piani Integrati d’Area per l’edilizia economica popolare. Non ho ricevuto nessuna risposta.
D) Impianto biomasse di San Quirico. Ero carente di informazioni, in materia, per cui d’accordo con Giampaolo Lilliu chiedemmo la collaborazione di esperti a livello nazionale, e  andammo a rileggere il progetto. Risultato: primo, l’impianto era localizzato in un’area che sia il Piano Paesaggistico Regionale che il Puc classificavano come area “agricola”, quindi tale impianto non poteva essere ammesso, salvo una variante al Puc.  Incredibile la dichiarazione in aula del sindaco Tendas: “Non posso vietare ad un privato di fare quello che vuole nel suo terreno”. Sconcertante.

–    Nella passata esperienza che cosa avresti dovuto portare avanti con maggior decisione?

Marco Piras: Forse una maggiore capacità di stimolo verso il resto della maggioranza al rispetto del programma.

–    Vincenzo Pecoraro, il candidato a sindaco della vostra coalizione “Prima Oristano”, ha elencato, recentemente alcune priorità per Oristano. Oltre queste, quali ritieni siano le priorità per la città?

Marco Piras: Riportare Oristano al livello che merita, e rilanciare il centro storico stimolando il recupero, perché se si ripopola automaticamente si superano anche i problemi che hanno generato i famosi comitati dei cittadini. Un centro storico rivitalizzato evidentemente da linfa a tutta la città e da luogo a una gestione più economica. Banale rilevare che una città allargata costa notevolmente di più. E poi la cultura. Oristano è una città che ha una potenzialità straordinaria, una città che all’epoca degli Arborea sedeva al tavolo dei grandi d’Europa. Quando poco tempo fa ho accompagnato una troupe di Rai3 nei viottoli del centro storico, per un servizio sulla nostra ricerca dei “cunicoli” presenti ancora in città, il giornalista a un certo punto mi ha detto: ”Sai che non conoscevo questo aspetto di Oristano, da l’idea di una città che ha avuto una storia importante”.

–    Perchè gli oristanesi dovrebbero votarti?

Marco Piras: Credo di aver dimostrato di amare Oristano sopra ogni cosa, di aver studiato per poter affrontare le problematiche in maniera costruttiva, anteponendo  sempre l’interesse della città. E poi perché sono rimasto un cittadino che vuole il meglio per la sua città.

La caccia al successore di Paolo Maninchedda continua ma, almeno per oggi, il Partito dei Sardi, che lo ha indicato nella giunta Pigliaru, non ha dato alcuna indicazione in merito. E non è detto che non trascorra del tempo prima che lo faccia. “Perché ha spiegato il capogruppo in consiglio regionale, Gianfranco Congiu – non siamo qui per derubricare la questione politica a un’altra di avvicendamento soggettivo su un assessorato; questo non ci interessa”. Ciò che invece il gruppo ha fatto è stato porre una questione politica: “Proponiamo il tema del confronto con lo Stato in maniera vigorosa, e vorremmo farlo con l’appoggio del presidente, Francesco Pigliaru, e, a cascata, di tutta la maggioranza di centrosinistra e indipendentista – ha detto Congiu -. Questa è la ragione politica alla base di un atteggiamento dimissionario”. Per il segretario del partito, Franciscu Sedda, “…non bastano le parole, servono gesti concreti, che devono ridare il senso di portare avanti un governo insieme, perché c’è un soffitto di vetro che ci impedisce di respirare a pieni polmoni, e il soffitto è lo Stato italiano. A Pigliaru – ha sottolineato Sedda – chiediamo di sfondare il vetro e interpretare da sardo il conflitto tra Sardegna e Stato italiano: ne va della dignità e dell’efficacia dell’azione di governo. Sediamoci e facciamo sintesi per ridare senso e anima all’alleanza”. Quindi l’ultimatum: “Senza questo salto, senza gesti di rilancio dell’alleanza, con serenità tireremo le somme e faremo altre scelte”, hanno detto i vertici del Partito dei Sardi.  Il prossimo banco di prova è fissato per il 24 ottobre, quando la Corte Costituzionale si pronuncerà sulla Agenzia sarda delle Entrate, una legge “…votata democraticamente dalla maggiore Assemblea del popolo sardo”. Intanto, in attesa del conronto von il PdS pare che Pigiaru sia intenzionata ad affidare ad interim l’assessorato ai lavori pubblici a Paci, uno degli assessori più deludenti e contestati, per la sua lunga serie di flop, dell’attuale giunta regionale.

In una lettera inviata al Direttore generale e al Settore igiene pubblica della Assl 5 di Oristano; al dipartimento Arpas di Oristano; al Servizio Demanio e patrimonio e autonomie locali di Oristano; al Comandante della Capitaneria di Porto di Oristano; al Coteam bonifiche ambientali, l’Associazione regionale ex esposti amianto, tramite il suo presidente, Giampolo Lilliu, ha espresso tutta la sua insoddisfazione relativamente ai quesiti posti dall’Associazione sulle operazioni di bonifica dall’amianto lungo il litorale di Torregrande. In una lettera del 14 aprile scorso L’Associazione ex esposti amianto aveva, infatti, posto l’accento su alcune criticità,  che, a suo dire, non possono e non debbono verificarsi durante i lavori di bonifica dell’amianto come, per esempio, “…attività di altri cantieri (presumibilmente a carattere balneare-ricettivo) nell’area sottoposta alla bonifica amianto denominata “Area Cani”; la presenza di cittadini nel litorale, nonostante i cartelli di segnalazione “presenza bonifica ambientale amianto”; né viene definito, nella risposta alla nostra lettera del 14 aprile, quale programma è previsto per l’utilizzo da parte dei cittadini del litorale nella stagione estiva , visto che , nei mesi estivi, i lavori saranno sospesi ma il cantiere rimarrà in essere. Ci pare inverosimile – ha ribadito Giampaolo Lilliu – che da parte delle istituzioni non ci sia una presa di posizione chiara e precisa a tutela dell’igiene pubblica e della salute dei cittadini dall’ esposizione-amianto e sulla responsabilità dell’utilizzo da parte dei cittadini di quella porzione di litorale accreditato da presenza dell’ amianto. Altro punto fondamentale, che a nostro avviso non ha avuto risposta, è quello relativo a quale sistema di verifica e di controllo venga messo in atto a garanzia della tutela dell’ambiente e della salute dei cittadini durante la fase di rimozione dei frammenti di manufatti in cemento amianto”. Per tutti questi motivi, l’Associazione regionale ex esposti amianto ha chiesto agli anti interessati “…un autorevole intervento, ciascuno per il proprio compito e ruolo, al fine di garantire la salute dei cittadini e la salvaguardia dell’ambiente. Comunichiamo fin da ora –ha conluco il presidente dell’Associazione, Giampaolo Lilliu – che nell’eventualità di una non risposta ci rivolgeremo alla magistratura, al fine di fare luce sui temi da noi esposti”.

Questa mattina, il sindaco di Cabras, Cristiano Carrus, e il consigliere Gianni Meli hanno inviato una nota al presidente della Regione, Francesco Pigliaru, e agli assessori regionali all’Agricoltura Caria e all’Ambiente Spano (e, per conoscenza, al Prefetto di Oristano e alle associazioni di categoria) per rimarcare, per l’ennesima volta, le difficoltà che tantissimi agricoltori stanno vivendo in questo periodo a causa degli ingenti danni causati dalla presenza, sempre più numerosa, di cornacchie,  gabbiani e cinghiali.  Si calcola che gli ettari coltivati tra meloni e angurie siano circa 180 ha, con un investimento di circa settemila euro a ettaro, mentre sono più di 3500 ha, quelli coltivati a grano e orzo. Una situazione che ha già compromesso il 20% delle coltivazioni, e che, se dovesse perdurare, rischierebbe di compromettere l’intero raccolto mettendo in ginocchio le aziende agricole lagunari. “L’agricoltura rappresenta, per Cabras e per tutta la provincia di Oristano, un settore di vitale importanza che, nonostante la grave crisi economica, garantisce ancora  occupazione a numerose famiglie.  Riteniamo, quindi – hanno sostenuto Carrus e Meli – sia fondamentale trovare un’immediata soluzione, non solo per risarcire chi ha subito danni gravissimi, ma anche per contrastare la devastazione che cornacchie, gabbiani e cinghiali compiono ogni anno. Chiediamo, inoltre, che venga istituito un capitolo di spesa, come hanno già fatto altre Regioni, per il ristoro dai danni subiti dalla fauna selvatica, in modo da non intaccare il regime “de minimis” utilizzato dagli agricoltori per altre finalità”. I due amministratori cabraresi hanno anche chiesto la convocazione di un incontro urgente per affrontare il problema,  a cui siano invitate anche le associazioni ambientaliste, in modo che possano verificare sul posto, assieme agli operatori agricoli, i danni causati dalla fauna selvatica.

Si è svolta questa mattina, presso l’aula consiliare della Provincia di Oristano, la cerimonia di premiazione degli studenti delle scuole medie superiori che hanno partecipato alle fasi provinciali delle Olimpiadi della Matematica 2017. Gli studenti e i professori sono stati accolti dall’amministratore straordinario della Provincia, Massimo Torrente, che nel saluto di apertura ha voluto sottolineare l’importanza della matematica nell’ambito formativo dei ragazzi, complimentandosi anche con gli insegnanti e i dirigenti scolastici che hanno contribuito alla buona riuscita della manifestazione. Nel suo intervento, il responsabile provinciale della Olimpiadi della Matematica, Marco Castriota, ha illustrato le diverse fasi della competizione: la prima, denominata “I giochi di Archimede”, ha avuto luogo nello scorso mese di novembre nei diversi Istituti scolastici della provincia, con il coinvolgimento di quasi mille studenti. La seconda fase, invece, si è svolta a febbraio, e ha visto impegnati i 40 migliori alunni provenienti da 5 istituti superiori.. I più bravi, come ha sottolineato Marco Castriota, sono stati gli alunni del primo biennio: 1° classificato Davide Angheleddu, classe II, con 38 punti, IIS “Mariano IV” di Oristano; 2° classificato Mauro Prinzis, classe II, con 31 punti, ISIS “Othoca” di Oristano; 3° classificato Simone Schirru, classe I, con 27 punti, ISIS “Othoca” di Oristano; 3° classificato (a pari merito), Luca Perseu, classe II, con 27 punti, IIS “Mariano IV” di Oristano. Premiati anche i  primi classificati di Istituto:  al 9° posto assoluto: Giovanni Pira, classe III, con 23 punti, Liceo Classico “De Castro” di Oristano; 11° Luca Obinu, classe II, con 22 punti, ISIS “Mossa Brunelleschi” di Oristano; 16° Andrea Azzarelli, classe V, con 19 punti, IIS “Mariano IV” di Ghilarza; 18° Giada Ministru, classe I, con 17 punti, Istituto Pischedda di Bosa.

Da giovedì 1° giugno, fino a domenica 4 giugno, il Sarrabus sarà attraversato dalla carovana di medici, infermieri e pazienti diabetici impegnati nella settima edizione della ultramaratona a tappe “Diabete in cammino… prevenire e curare”. La storica manifestazione, organizzata dal servizio di Malattie metaboliche e diabetologia dell’Ats-Assl di Oristano, in collaborazione con la sezione sarda dell’Aniad (Associazione nazionale italiana atleti diabetici) e l’associazione Diabete senza confini, ha lo scopo di sensibilizzare le comunità sarde sull’importanza dell’attività fisica come strumento di prevenzione e cura del diabete e di molte altre patologie.  Nei quattro giorni di cammino saranno percorsi oltre 100 chilometri e attraversati i centri di Muravera, Villaputzu, San Vito, gli stagni di Colostrai e Feraxi, le località di Porto Corallo, Murerau, Gennarella e Su Moddizzi.  L’iniziativa, nata a Oristano come primo esperimento del genere in Italia, è oggi diventata un vero e proprio format. Come sempre, protagonisti della ultramaratona saranno i pazienti affetti da diabete mellito di tipo 1 e 2, affiancati da uno staff composto da medici e infermieri del servizio di Malattie metaboliche e diabetologia. Accanto a loro ci sarà anche il direttore dell’Assl oristanese, Mariano Meloni, che per la quarta volta parteciperà all’iniziativa. “E’ importante – ha detto Meloni – esserci per testimoniare in prima persona l’importanza del movimento come alleato della salute: fare attività fisica in maniera costante ed abituale significa prevenire non solo il diabete, ma anche le malattie cardiovascolari e altre patologie. Questo si traduce in una migliore qualità della vita e una minore possibilità di andare incontro a ictus, infarti e tumori”. “Il nostro obiettivo – ha spiegato il responsabile del servizio di Malattie metaboliche e diabetologia dell’Ats-Assl di Oristano, Gianfranco Madau – è quello di incontrare le comunità che saranno toccate lungo il percorso per parlare di prevenzione e cura del diabete”. Per questo, sabato 3 giugno, alle18,  nell’aula polifunzionale della scuola elementare di Villaputzu si terrà un incontro-dibattito rivolto alla popolazione sulle strategie per prevenire e tenere sotto controllo il diabete. “Scopo non meno importante dell’iniziativa – ha proseguito il diabetologo – è quello di sperimentare sul campo i benefici dell’attività fisica nei nostri pazienti”.  Il diabete di tipo 2 negli ultimi vent’anni ha avuto un incremento inarrestabile, a causa di un eccesso alimentare associato a una scarsa o nulla attività fisica, soprattutto nelle classi di minore livello socio-economico, dove fatica a radicarsi la cultura di una sana alimentazione e del movimento come assicurazioni sulla propria salute. Sul banco degli imputati, accanto a una dieta scorretta, anche la sedentarietà che, oltre ad essere un fattore di rischio per molte malattie croniche, tumori e ictus, causa 1 milione e 900 mila morti all’anno e riduce l’aspettativa di vita di oltre 3 anni. A compensare gli effetti di una vita complessivamente sedentaria non basta la sola attività fisica, come camminate o palestra: è necessario ridurre al minimo il tempo trascorso davanti al pc o alla tv, e interrompere la sedentarietà con frequenti pause e attività che favoriscono il movimento. Ma oltre che per prevenire il diabete, l’attività fisica è preziosa anche nella sua cura. I pazienti affetti da diabete di tipo 1 che si sottopongono a un allenamento regolare vanno incontro a minori complicanze della malattia e vivono più a lungo dei pazienti inattivi. Gli studi epidemiologici condotti su pazienti insulino-dipendenti hanno, inoltre, dimostrato che esiste un rapporto inversamente proporzionale tra attività fisica e complicanze microvascolari, molto comuni nei pazienti diabetici.

Una via di Torre Grande sarà intitolata a Vanina Sechi. La strada è una delle prime traverse di accesso al mare, sul tratto di via del Pontile, che dalla piazza della torre conduce sino all’ex Hotel del Sole. Il comune di Oristano nel 2015 aveva assegnato alla memoria di Vanina Sechi e delle sorelle Bice e Maria, nota Mimì, l’onorificenza “Premio Oristanesi nel mondo – Stella della Sartiglia” per ricordarne i molteplici meriti in campo culturale. Alla cerimonia di giovedì 1° giugno, a Torregrande, assieme ai familiari di Vanina Sechi, saranno presenti anche gli studenti dell’Istituto comprensivo n. 2 – Scuola secondaria di 1° grado “Via Marconi” di Oristano che hanno vinto il primo premio del Concorso nazionale patrocinato dal Senato, denominato “Sulle vie della parità”. “Vanina Sechi. Una donna eccezionale”, è il titolo del lavoro con il quale gli studenti, allievi della professoressa Daniela Murgia, si sono aggiudicati il primo premio (sezione letteraria) nazionale. Vanina Sechi (1924-2008), oristanese di nascita, era una studiosa e ricercatrice di filosofia, ma anche un’artista e pittrice d’eccezione, che ha trascorso periodi di studio e lavoro in Francia, Danimarca, Messico, Canada e Stati Uniti, non interrompendo mai i legami con la terra e la città natale.

Il 1° giugno, alle 11, riapre finalmente la torre costiera di Torregrande. Fino a ottobre al suo interno sarà possibile visitare la mostra sulle torri costiere della Sardegna della collezione “Monagheddu-Cannas”, composta da una selezione di riproduzioni di 22 tra torri e forti costruiti a difesa della Sardegna. La mostra è a cura della Conservatoria delle coste. La ricostruzione è stata eseguita in scala 1:40, utilizzando gli stessi materiali con i quali furono realizzati i fabbricati originali. Ogni manufatto è stato riprodotto nelle fattezze in cui si trovava quando era in funzione, sulla base di un’accurata e rigorosa ricerca d’archivio. Gli interni di ogni modello sono minuziosamente arredati. le porte, i ponti levatoi e le saracinesche mobili. L’apertura della Torre, la più grande della Sardegna, è frutto di un accordo tra il comune di Oristano e la Conservatoria delle coste per la valorizzazione dell’edificio. L’accordo prevede l’apertura al pubblico almeno nel periodo estivo e, se le condizioni lo consentono, anche negli altri periodi dell’anno. Le visite guidate saranno a cura dell’Associazione turistica Pro Loco di Oristano.

Note sul faro e la torre di Torregrande:
Inizialmente chiamata Torre del “puerto de Oristan” (1639), solo in età sabauda assunse la denominazione attuale: “Grande de Oristan”, Torre d’Oristano e Gran Torre. È la torre costiera più grande in Sardegna, poiché pensata già in origine come “torre de armas”, cioè come torre “gagliarda”, atta alla difesa pesante. Pur iniziato nella prima metà del ‘500, il torrione è di concezione aragonese, come testimoniano i caratteri dell’architettura di transizione: dalla garitta in muratura sulla porta d’ingresso alla posizione delle bocche da fuoco. È dotata di cannoniere superiori in barbetta (la batteria scoperta), e di troniere inferiori, le feritoie, posizionate in casamatta (la camera coperta a prova di bomba). Di forma cilindrica con un diametro di oltre 20 metri, si sviluppa su due livelli: il primo è a circa 8 metri dal terreno, destinato quasi tutto a una grande camera, voltata, dove avevano posizione quattro grossi pezzi d’artiglieria, puntati in varie direzioni, sia verso il fiume che verso il mare. Il piano superiore è circoscritto a forma di ballatoio per contenere, attraverso varie troniere, altre armi da fuoco manovrabili manualmente. La costruzione iniziò nel 1542, dopo le disposizioni di Carlo V nel 1535, con l’impiego di denaro della città di Oristano, ma ancora nel 1553-54 il Parlamento si lamentava della lentezza dei lavori della torre. Venne quindi ultimata dopo il 1555 grazie alle entrate legate al diritto di ancoraggio che la città di Oristano ottenne dal Viceré. L’ultimazione dell’opera è, comunque, da porre prima del 1572, anno della relazione del capitano Camos, in cui viene censita la torre. Nonostante fosse di grandi dimensioni e in grado di ospitare una guarnigione di 20 soldati e di sostenere un assedio di qualche giorno, nel 1637, in piena Guerra dei Trent’anni, 42 bastimenti a vela francesi, comandati dall’ammiraglio Carlo di Lorena, duca di Hancourt, riuscirono a sbarcare e a depredare la città di Oristano per cinque giorni. Quindici anni più tardi, nel 1652, il governo spagnolo si liberò del gravame amministrativo della torre, cedendola insieme alle peschiere di Cabras e Santa Giusta a Girolamo Vivaldi. Nel 1684 vennero compiute opere di restauro e altre nel 1692. Secondo la relazione del Ripol, inviato del re sabaudo, nel 1767 la torre era servita da una guarnigione composta da un alcaide (capitano), un artigliere e sei soldati; un numero pari, all’epoca, alla sola torre di Bosa. Nel 1786 sono documentati lavori di restauro e per tutto il XIX secolo si hanno notizie di opere di manutenzione che hanno garantito ottime condizioni architettoniche e statiche. La torre venne utilizzata dal La Marmora e dal De Candia come punto geodetico per la realizzazione di carte topografiche. Accanto al fortilizio vennero costruiti dei magazzini che custodivano svariate mercanzie. Dopo lo scioglimento dell’amministrazione delle torri nel 1842 continuò ad essere presidiata come stazione semaforica. Nel XIX secolo, nella piazza d’armi, a 17 m dal suolo, fu edificata un’abitazione civile in stile neoclassico per il farista. (Fonte sito internet Regione Sardegna).

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