Apr 03

Dove si annida l’inequità delle pensioni dei parlamentari.

Le regole attuali per il trattamento previdenziale dei parlamentari sono simili a quelle dei lavoratori ordinari. Il problema riguarda i vitalizi maturati prima del 2012: se non si interviene, continueranno a gravare a lungo sul bilancio pubblico.

In parlamento si discute la revisione dei vitalizi dei parlamentari. Già nel 2012, però, è stata approvata una loro drastica riduzione con l’introduzione di principi contributivi. Rispetto al trattamento riservato ai normali contribuenti rimangono alcune differenze: per i parlamentari l’età pensionabile è di 65 anni dopo cinque anni di mandato (ridotta a 60 con due mandati), contro i 70 e 7 mesi previsti dalla legge Fornero per la pensione di vecchiaia o i 66 e 7 mesi per quella di anzianità; i coefficienti di trasformazione sono leggermente più favorevoli e non è previsto il tetto di 100 mila euro sulla base imponibile.

Al di là di questo, però, il sistema è identico a quello vigente per i lavoratori ordinari. A essere decisamente sproporzionati sono invece i vitalizi maturati prima della riforma e per ottenere risparmi significativi è su questi che bisogna intervenire. L’applicazione delle regole contributive ai vitalizi è sicuramente utile a mantenere una giusta proporzione tra indennità e pensione, ma ha poco a che vedere con la sostenibilità del sistema. Le regole contributive, infatti, la garantiscono quando il contribuente e l’ente erogatore della pensione sono soggetti diversi.

Per i vitalizi, invece, i contributi sono versati trattenendo una quota di circa un terzo dall’indennità dovuta al parlamentare. Di fatto, sono perciò pagati dal parlamento, lo stesso ente responsabile dell’erogazione del vitalizio. L’esercizio di bilanciamento tra contributi e spese è così puramente teorico, in quanto l’eventuale ammanco verrebbe ripianato dallo stesso ente che versa i contributi, ossia il parlamento e, in ultima istanza, dai contribuenti. L’equilibrio tra contributi e spesa è dunque semplicemente indice di proporzione tra indennità e pensione.

Il vitalizio non svolge esclusivamente una funzione previdenziale, ma è garanzia di indipendenza nello svolgimento del mandato e di libero accesso alla politica, dunque le differenze che permangono tra il sistema previdenziale dei parlamentari e quello dei lavoratori ordinari non rappresentano sicuramente il problema principale, soprattutto date le enormi sproporzioni rimaste nei vitalizi ottenuti prima della riforma.

Stando alle simulazioni riportate dal Fatto Quotidiano, secondo le regole vigenti, un parlamentare con un mandato ottiene il diritto a quasi mille euro di vitalizio netto (circa 1.500 con due legislature): molti soldi per i soli cinque anni di contributi. Va però precisato che gli assegni sono proporzionati alla base imponibile sulla quale sono calcolati. La ragione per la quale i parlamentari ottengono vitalizi importanti pur con pochi anni di contributi sono le indennità percepite durante la carica, non il sistema di calcolo della pensione. Se l’obiettivo è il contenimento dei costi, basta rivedere le indennità di carica: i contributi, e di conseguenza i vitalizi, ne risulterebbero proporzionalmente ridotti.

Per quanto riguarda invece i numeri riportati da Oscar Giannino sul quotidiano Il Mattino e ribaditi al programma televisivo l’Arena, è doveroso precisare che sono errati, e non di poco. I dati indicati da Giannino come le cifre spettanti secondo le norme oggi vigenti sono in realtà riferiti a vitalizi dovuti secondo le norme precedenti la riforma del 2012. Le cifre reali sono decisamente inferiori ed invero paragonabili a quelle percepite dagli omologhi francesi o tedeschi. Se consideriamo le cifre corrette, il sistema di calcolo vigente per i mandati successivi al 2012 non risulta sproporzionato.

Rivedere marginalmente le regole equiparandole del tutto a quelle vigenti per i lavoratori ordinari non comporterebbe risparmi significativi e sarebbe una conquista meramente simbolica. Anche se si applicasse pedissequamente la legge Fornero ai parlamentari in carica oggi – come proposto dal Movimento 5 Stelle – gli assegni rimarrebbero alti perché calcolati su indennità molto generose. La proposta non andrebbe inoltre a toccare la vera fonte di iniquità: i vitalizi spettanti ai parlamentari in carica prima della riforma contributiva, che graveranno sul bilancio dello Stato per molti decenni.

Che sia per un principio di equità o per razionalizzare la spesa pubblica, è sui diritti acquisiti prima del 2012 che bisogna agire. Il Pd propone un contributo di solidarietà triennale fortemente progressivo. La proposta non distingue però tra il reddito maturato con metodo contributivo e quello ottenuto con le norme precedenti la riforma. Una soluzione più equa e probabilmente compatibile con le sentenze emesse dalla Consulta consisterebbe nell’applicare un’imposta duale che discrimini tra il reddito ottenuto secondo regole contributive e quello calcolato col vecchio sistema, tassando in maniera più incisiva il secondo, come proposto su lavoce.info da Antonio Massarutto. (di Simone Ferro, Fonte: lavoce.info, www.ilfattoquotidiano.it)

L’evasione tributaria c’è stata, ma non c’era il dolo perché venga configurata come un reato. A questa conclusione è arrivato il sostituto procuratore generale, Giancarlo Moi, che ha chiesto l’assoluzione per Renato Soru. Il fondatore di Tiscali, ed eurodeputato del Pd, era stato condannato nel maggio dello scorso anno a tre anni di reclusione dal giudice del Tribunale di Cagliari, Sandra Lepore. Dopo quella sentenza si era dimesso dalla carica di segretario del Pd sardo. Soru era accusato di aver evaso 2,6 milioni di euro nell’ambito di un prestito fatto dalla società Andalas Ldt (sempre di Soru) a Tiscali. Oggi, nel processo di secondo grado che si sta celebrando in Corte d’Appello, a Cagliari, il pg ha chiesto l’assoluzione per “insussistenza del dolo specifico” per Soru. In questi mesi, intanto, il patron di Tiscali ha estinto il proprio debito con l’Agenzia delle Entrate, pagando oltre 7 milioni di euro (compresi anche gli interessi e le sanzioni). Soru ha quindi chiuso anche la parte tributaria della vicenda. Dopo le parole del sostituto procuratore generale la parola è passata all’avvocato Amodio, mentre l’8 maggio parlerà l’altro difensore Pili. Quello stesso giorno la Corte potrebbe chiudersi in camera di consiglio per la sentenza.

Anche se ai cittadini la sfida per la segreteria regionale del Pd tra i giovani virgulti Giuseppe Luigi Cucca e Francesco Sanna sembra non appassionare minimamente, per mero dovere di cronaca riferiamo che  sono state tre, come previsto, le liste presentate (per complessivi 462 candidati) per  eleggere i 160 posti disponibili nell’Assemblea regionale del quanto mai frantumato Pd sardo.  Le liste sono “Insieme per Cucca”, “Popolari riformisti” e “Comunità democratica in movimento”.  Le prime due sono collegate al senatore Giuseppe Luigi Cucca, la terza all’altro candidato alla segreteria regionale, il deputato Francesco Sanna. I collegi sono otto. Il numero dei candidati è così diviso: 45 a Oristano, 156 a Cagliari, 99 a Sassari, 48 a Nuoro, 45 a  Olbia-Tempio, 33 nel Medio-Campidano, 36 a Carbonia-Iglesias,  e 18 in Ogliastra.

Sarà Alessandro Perdisci, nuovo segretario generale territoriale, assieme a Salvatore Usai ed Elena Aroffu, a guidare la Cisl della provincia di Oristano nei prossimi anni. Perdisci, che è subentrato a Federica Tilocca (che ha lasciato l’incarico recentemente per entrare a far parte della segreteria regionale), è stato eletto, a “Sa Mola” di Bonarcado, da 64 delegati, espressione dei 15 mila iscritti della Cisl in provincia di Oristano. Il nuovo segretario provinciale è stato eletto, alla presenza del segretario regionale, Ignazio Ganga,  a conclusione del decimo congresso territoriale, dal titolo “La centralità del lavoro e della persona per il rilancio e lo sviluppo dell’Oristanese”.

Andrea Cossu è il nuovo presidente della Pro loco di Oristano. Lo ha eletto il Consiglio di amministrazione del sodalizio, dopo 25 anni di regno di Giorgio Colombino. Il presidente uscente ha evidenziato come in tutti questi anni siano stati fatti enormi passi avanti nella valorizzazione delle tradizioni e della cultura della città e, in particolar modo, nella crescita della Sartiglia. Il nuovo direttivo della Pro loco sarà composto, oltre che dal neo presidente Andrea Cossu, da Giorgio Colombino, vicepresidente (nonché presidente onorario); Cristina Romano, segretaria; Alberto Muru, cassiere. Andrea Cossu, già segretario della Pro Loco di Oristano, dopo aver ringraziato tutti coloro che lo hanno preceduto, ha detto che “…senza passato non vi può essere futuro, ma è indispensabile che vi sia l’apporto di nuove energie, affinché la Pro loco possa proseguire la propria attività istituzionale. Faccio quindi un appello a tutti i cittadini oristanesi affinché si avvicinino alla nostra associazione contribuendo, ognuno con le proprie idee e competenze, a dare lustro alla città.  Il mio compito non sarà facile. Nelle prossime settimane ci sarà da lavorare intensamente per capire nel dettaglio le normative che regolano la vita delle Pro loco, e programmare le attività per il 2017.  E’ d’obbligo rivolgere un appello agli enti territoriali ed alle istituzioni comunali, affinché si possa proseguire il proficuo rapporto di collaborazione che negli anni  ha permesso di raggiungere ottimi risultati”.

Non bastano i ritardi e i guasti meccanici (oramai all’ordine del giorno) che nei treni è stata segnalata un’altra interessante novità: ci piove dentro. E’ quanto accaduto nel treno Oristano-Cagliari delle 6.30, dove i passeggeri hanno trovato  l’ennesima sconcertante sorpresa. A segnalarlo sono stati alcuni studenti e il portavoce regionale di  “Destra Sociale” Gianmario Muggiri. “E’ una cosa inaudita – ha detto Muggiri – che i treni sardi facciano, nel verso senso della parola, acqua da tutte le parti. Studenti e lavoratori pendolari devono combattere con queste problematiche, tutti i gorni, oggi l’acqua domani l’aria condizionata, dopodomani i pochi posti e i ritardi del treno. Già si viaggia spesso ammassati, ma vedere la gente quasi rinunciataria verso un servizio che si paga è veramente triste. Alcuni passeggeri – ha detto ancora Muggiri – si sono alzati dalle poltroncine infuriati, altri l’hanno presa a ridere. Speriamo che questa nostra segnalazione possa arrivare a chi di dovere per sistemare subito il problema. Si parla spesso di rispettare l’ambiente e di non usare l’auto, ma se questi sono i servizi per i pendolari sardi… Riflettiamoci tutti”.

L’erosione del mare lo ha reso quasi irriconoscibile, ma ha più o meno 2000 anni ed è il primo cippo funerario di epoca romana rinvenuto a Tharros. Merito di una mareggiata più forte delle altre che, la settimana scorsa, lo ha riportato alla luce nella spiaggia di San Giovanni di Sinis, nell’oristanese. Pesa due quintali e mezzo, e per recuperarlo il Museo civico di Cabras e la Soprintendenza hanno dovuto chiedere l’intervento dei Vigili del fuoco di Oristano.  Oggi la presentazione ufficiale, col sindaco del paese lagunare, Cristiano Carrus; il comandante dei pompieri, Luca Manselli; la direttrice del Museo, Carla Del Vais; e l’archeologo della Soprintendenza, Alessandro Usai. Il sindaco Carrus non ha dubbi: “Contiamo di poterlo esporre al pubblico già nelle prossime settimane; il cippo  contribuirà sicuramente ad attirare ancora più visitatori al nostro museo che grazie ai Giganti di Mont’e Prama sta già registrando numeri da record”. La direttrice del museo è già al lavoro per trovargli una adeguata collocazione nel percorso espositivo. “E’ un ritrovamento importante perché ci aiuta a definire meglio l’estensione di Tharros in epoca romana imperiale”, ha spiegato  Carla Del Vais, ricordando che quanto è stato scavato sinora a Tharros è forse meno di un terzo di quello che è ancora nascosto sotto terra. Resta ancora misterioso il foro centrale che caratterizza il cippo. “E’ sicuramente di età successiva, ma non sappiamo quando e perché è stato fatto” hanno  detto gli archeologi.

Herzlich Willkommen in Nughedu. Benvenuti a Nughedu Santa Vittoria, borgo di poco meno di 500 abitanti nell’oristanese. Per fronteggiare il fenomeno dello spopolamento arriva il “turismo morbido”, un modello di accoglienza che permette di adattare le piccole produzioni stagionali e a “metro zero” ai piccoli flussi di viaggiatori pronti a vivere esperienze uniche a contatto con le comunità. Il primo gruppo di tedeschi è stato, infatti, accolto recentemente in un ambiente familiare. Durante una bella giornata di sole c’è stata l’opportunità di provare il nuovo sistema di accoglienza diffusa lanciato la scorsa estate da “Nughedu Welcome”, iniziativa sostenuta dall’amministrazione comunale per far vivere di persona l’anima dei luoghi e di chi li abita. Il gruppo in arrivo da Berlino ha potuto assistere alla lavorazione del pane fresa, conoscere da vicino le evidenze archeologiche dei primi insediamenti storici e preistorici della comunità di Nughedu, assaggiare, ospiti a pranzo di una famiglia del paese, pasta in brodo, pecora bollita e al sugo, seadas, salumi e altre specialità che raccontano il territorio. “I tedeschi amano le tradizioni, i gusti autentici, la biodiversità, il contatto con le personee sono entusiasti di questa vacanza unica”, ha sottolineato la guida turistica Usci Rickter. Un pacchetto ideato per far sperimentare un soggiorno immersi nel clima e nella cultura e ammirare i segni che la storia ha lasciato. Da quella testimoniata delle Domus de janas, che si incontrano sia nel centro abitato che nella periferia del paese, alle architetture, chiese e monumenti. Un’occasione per lasciarsi sorprendere dall’incanto del paesaggio immerso nel verde e ricco di panorami mozzafiato, come la vista dall’alto della vallata, con le sue colline verdi e il lago Omodeo. “Un angolo di Sardegna, nell’oristanese, nel Barigadu, da ammirare attraverso un turismo “morbido”, lento, esperienziale ed elastico, capace di adattarsi alla domanda in base alla stagionalità e ai tempi delle piccole produzioni locali”, ha spiegato Tomaso Ledda, project manager di Nabui, la società che ha sviluppato il progetto. Altri arrivi a Nughedu Santa Vittoria; sempre per piccoli gruppi di sei o dodici persone, sono previsti ad aprile, maggio, settembre e ottobre. I nughedesi custodi della tradizione locale partecipano al progetto riuniti nell’associazione “Nughedu Welcom”e. Una vacanza quindi all’insegna della condivisione.

Un concorso per gli studenti delle scuole medie, un Atlante dei Partigiani dell’oristanese e una conferenza su Antonio Gramsci. Quest’anno la Festa della Liberazione si celebra a Oristano con alcune iniziative a cura del comune e del Comitato provinciale dell’Anpi, l’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia, che da anni collaborano in città nell’organizzazione dei festeggiamenti per il 25 aprile. Il programma è stato presentato questa mattina dagli ormai quasi assessori comunali alla Cultura e allo Spettacolo Maria Obinu ed Emilio Naitza (che per decenza, in perisodo pre-elettorale, dovrebbero smettere di fare gazzosa con le conferenze stampa. ndr), dal presidente dell’Anpi di Oristano Carla Cossu, e da Aldo Borghesi direttore dell’Istituto per la Storia dell’Antifascismo e dell’Età contemporanea nella Sardegna centrale (Istasac). Il comune di Oristano, a 80 anni dalla morte, vuole offrire un ricordo su Antonio Gramsci. L’appuntamento è per il 24 aprile, all’Hospitalis Sancti Antoni, con la lettura, accompagnata da un sottofondo musicale, de “I quaderni dal carcere” la raccolta degli appunti, dei testi e delle note che Gramsci ebbe la possibilità di scrivere a partire dal febbraio del 1929 e fino al 1935, durante la prigionia nelle carceri fasciste.  Due le iniziative curate direttamente dall’Anpi (e certemente più importanti di quelle del comune): un premio per gli studenti delle scuole medie intitolato a Flavio Busonera, e un censimento dei partigiani oristanesi che hanno dato il loro contributo per la liberazione dell’Italia dalla dittatura fascista e dall’occupazione nazista. Il concorso è rivolto agli studenti delle terze classi delle Scuole Medie, e si propone di  promuovere nelle nuove generazioni la consapevolezza di quanto lungo e tragico sia stato il  percorso che ha condotto alla nascita della Repubblica, della Costituzione e della libertà degli Italiani. Gli studenti possono partecipare con saggi, temi, lettere, racconti, fumetti (anche in modalità multimediale) su una tematica a scelta tra le caratteristiche della Costituzione Italiana e le vicende storiche che hanno portato alla sua nascita, il contributo dei giovanissimi alla Resistenza e le ragioni della loro scelta e la vicenda umana di Flavio Busonera. Gli elaborati, presentati da studenti singoli, gruppi o intere classi, dovranno pervenire entro il 10 aprile, e saranno valutati da una giuria composta dal presidente dell’Anpi Carla Cossu, e dai giornalisti Patrizia Mocci dell’Unione Sarda ed Enrico Carta della Nuova Sardegna. Le premiazioni si svolgeranno nei giorni precedenti il 25 aprile, presumibilmente nel Centro Giovani intitolato a Flavio Busonera, medico e partigiano oristanese, impiccato dai fascisti a Padova il 17 Agosto del 1944, alla cui memoria lo scorso anno è stato intitolato il Centro Giovani di Sa Rodia.  L’Anpi è impegnata con l’Istasac di Nuoro, l’Istituto per la Storia dell’Antifascismo e dell’età contemporanea nella Sardegna centrale, per la pubblicazione dell’Atlante dei Partigiani dell’Oristanese. Si tratta di un progetto che parte quest’anno con un manifesto e un pieghevole con mappa geografica, cartacea e interattiva, nella quale ad ogni paese dell’Oristanese sono associate tante sagome corrispondenti ai partigiani censiti e riconosciuti. Per ciascuno compare una legenda con i nomi e una sintesi biografica. Nella mappa interattiva multimediale una descrizione più completa con i link per accedere alle notizie e agli archivi dai quali i nomi e le informazioni sono stati tratti. La base è costituita da un elenco di 150 partigiani di 52 comuni della provincia, 14 oristanesi. 40 erano militari effettivi in servizio presso nelle varie armi (esercito, finanza, carabinieri) e 16 sono stati decorati.

Il Centro regionale di formazione della Croce Rossa Italiana della Sardegna, con sede in Bosa, ha ospitato per tre fine settimana il Corso di formazione d’Istruttori di Protezione civile. Hanno partecipato alla formazione le istituzioni del territorio, tra cui i Nas, i Vigili del fuoco, e la psicologa Angela Maria Quaquero.  Il Dipartimento di Protezione civile della Sardegna, rappresentato da vari delegati nazionali e,  fra gli altri, dalla presidente regionale della Croce Rossa della Sardegna, Giovanna Sanna, ha nominato otto istruttori di Protezione civile Cri a titolo pieno, e 3 rivedibili, dei 12  partecipanti al corso. Tutti gli istruttori saranno risorse da spendere nella divulgazione della cultura della Protezione civile, nella formazione di personale interno ed esterno all’associazione,  con l’obiettivo di sviluppare nella popolazione una cultura della resilienza.

 

 

3 comments

    • A. S. on 3 aprile 2017 at 18:21
    • Rispondi

    L’articolo di Ferro spiega esattamente la situazione. Ovviamente accanto a quello dei vitalizi ante 2012 c’è il problema delle sempre attuali “indennità molto generose”!

    • Gianfranco on 3 aprile 2017 at 19:05
    • Rispondi

    Vi rendete conto che un mucchio di nuovi inetti scaldapoltrone tra pochi mesi maturerà il diritto alla pensione mentre io ho dovuto lavorare più di 40 anni per avere una misera pensione… Per questo quando sento questi fannulloni parlare di equità mi si girano le p….!

    • Anonimo on 4 aprile 2017 at 21:16
    • Rispondi

    In questo caso, credo l’unico da quando partecipo a questo blog, non concordo con l’ottimo Angelo. Il titolo tra l’altro mi sembra piuttosto fuorviante.

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